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Quattro parole che cambiarono l’impero mondialeLa Torre di Guardia 1965 | 15 settembre
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Babilonia, ma ha anche dichiarato la Sua sovranità.
24. Come dovette sentirsi Daniele mentre usciva dalla sala del banchetto?
24 Quando Daniele uscì dalla sala del banchetto, in quale stato di avvilimento lasciò Baldassarre e i suoi nobili! Queste quattro parole hanno rivelato una terribile sorte per Babilonia. ‘Quando cadrà?’ devono essersi chiesti. ‘Potrebbe essere questa notte stessa!’ Daniele deve aver ringraziato il suo Dio per l’amorevole benignità e misericordia mostratagli nel permettergli di vivere per vedere questo tempo ed essere usato per esprimere il giudizio di Dio. Come attendeva la liberazione dei Giudei entro i successivi due anni, e la loro restaurazione della vera adorazione a Gerusalemme! Proprio quella notte Babilonia cadde. I sorprendenti particolari di ciò saranno considerati nella prossima edizione de La Torre di Guardia.
25. (a) Come possiamo trarre forza da questo racconto? (b) Che cosa ci spinge a fare?
25 Da questo racconto possiamo trarre forza. Possiamo essere sicuri che Geova non dimentica mai le promesse fatte al suo popolo fedele. Abbiamo l’eccellente esempio di Daniele da cui trarre coraggio, per continuare intrepidamente la proclamazione del messaggio del Regno, compreso il giorno della vendetta di Dio, davanti a tutti, altolocati o meno. Possiamo essere certi che Dio sosterrà i suoi servitori e li rivendicherà, facendoli uscire vittoriosi da ogni opposizione da parte dei falsi capi religiosi di Babilonia la Grande. Viviamo nel giorno in cui il più grande Ciro, Cristo Gesù, governa come Re. Babilonia la Grande è stata trovata mancante sotto ogni aspetto, i suoi giorni sono stati contati ed essa è caduta, così che i prigionieri ne escono. Questi fatti dimostrati ci stimolano ulteriormente a fare ogni sforzo per aiutare altri ancora a uscire da essa, e ci assicurano che sarà completamente distrutta nel prossimo futuro. — Riv. 18:2, 4, 8; 17:16, 18.
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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1965 | 15 settembre
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Domande dai lettori
● In Matteo 24:3, quando i discepoli interrogarono Gesù in merito al “segno” della sua presenza, che cosa avevano in mente, dato che successivi avvenimenti mostrano che a quel tempo essi non compresero che sarebbe stata una presenza invisibile?
Quando Gesù venne sulla terra, fu battezzato come Messia e cominciò a proclamare: “Il regno dei cieli si è avvicinato”, i Giudei non lo accettarono. Chiesero che compisse il segno predetto in Daniele 7:13, 14, cioè apparire sulle nubi dei cieli per assumere il suo grande potere del regno. Aspettavano che il Messia liberasse la nazione giudaica dalla schiavitù di Roma e nel far questo rivelasse gloriosa potenza. Non tennero conto di profezie come Isaia, capitolo 53, che prediceva che egli avrebbe sofferto e sarebbe stato disprezzato e rigettato dagli uomini e avrebbe versato la sua anima nella morte come riscatto. In altre parole, si aspettavano che alla sua prima presenza facesse cose che doveva fare in effetti alla sua seconda presenza come Re celeste. Inciamparono in lui. — Mar. 8:11, 12.
Ora i discepoli di Gesù erano stati con lui durante la maggior parte del suo ministero. Sapevano che questa prima presenza fra loro era stata contrassegnata da molti avvenimenti caratteristici — adempimenti di profezie come mediante la predicazione di Giovanni Battista e la sua testimonianza all’unzione del Messia con lo spirito santo e alla voce venuta dal cielo, mediante la guarigione di malati, sordi, zoppi e ciechi e mediante la predicazione della buona notizia. Anche allora ci volle fede per riconoscerlo. (Matt. 11:2-6) D’altra parte, l’avevano udito dire a quelli che chiedevano un segno da lui che alla loro malvagia generazione non sarebbe stato dato alcun segno eccetto
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