L’annuncio della buona notizia porta frutto in tutto il mondo
1. Quale fu l’avvenimento sconvolgente del primo secolo E.V., e, prima che fosse noto in tutto il mondo, che cosa era stato predicato in tutto il mondo?
NEL PRIMO secolo con cui cominciò la nostra Èra Volgare, il più sconvolgente avvenimento fu non l’incendio della città di Roma nel 64 E.V., ma l’assedio e la distruzione della città di Gerusalemme nell’anno 70 E.V. Per la sua rimarchevole vittoria su quella città pesantemente fortificata, il generale romano Tito fu ricompensato al suo ritorno a Roma nel 71 E.V. con una processione trionfale, essendo eretto in suo onore un arco di trionfo. Comunque, la sanguinosa guerra contro i ribelli Giudei non finì che con la presa della loro ultima roccaforte giudaica, la fortezza di Masada che s’affaccia sul mar Morto, avvenuta nell’anno 73 E.V. Questo recò grande vergogna, biasimo e frustrazione religiosa ai Giudei di tutto il mondo, e decine di migliaia d’essi furono venduti schiavi. Comunque, anni prima che questa cattiva notizia divenisse nota in tutto il mondo a quei circoncisi Giudei, la buona notizia di un’eterna gioia era stata divulgata in tutto il mondo allora conosciuto. Era la buona notizia del messianico regno di Dio, regno che non dipende dalla Gerusalemme terrena.
2. (a) Chi furono i portatori di quella buona notizia in quel primo secolo E.V.? (b) Quanto si estese da est a ovest il cristianesimo prima dell’incendio di Roma?
2 Chi furono i portatori di quella buona notizia nel primo secolo E.V.? Non i naturali Giudei circoncisi che consideravano Gerusalemme il loro centro religioso. Piuttosto, coloro che l’imperatore Nerone accusò falsamente dell’incendio di Roma, cioè i pacifici, inermi seguaci di Gesù Cristo per la prima volta chiamati “cristiani” nella città sira di Antiochia. (Atti 11:26) Allora quei discepoli cristiani includevano migliaia di credenti giudei, come gli apostoli cristiani Simon Pietro e Paolo. Prima dell’incendio di Roma l’apostolo Pietro si trovò a Babilonia, in Mesopotamia, da cui scrisse ai cristiani in tutta l’Asia Minore. L’apostolo Paolo si trovò, almeno per i primi due anni del suo soggiorno a Roma, in Italia, agli arresti domiciliari e in attesa di presentare il suo appello a favore del cristianesimo dinanzi all’imperatore Nerone. (1 Piet. 5:13; Atti 28:30, 31) Da Babilonia, vicino al limite orientale dell’Impero Romano, a Roma stessa c’era una distanza di circa tremiladuecento chilometri. Una notevole espansione per il cristianesimo!
3, 4. (a) Prima della sua lettera ai Colossesi, in che modo la verità era penetrata a fondo in Africa e altrove? (b) Secondo la lettera di Paolo, quanto estesamente portava frutto la “buona notizia”?
3 Mediante la conversione dell’eunuco etiope della regina Candace ad opera dell’evangelizzatore Filippo, il cristianesimo era anche penetrato nell’estremo meridione, fino in Etiopia a sud dell’Egitto. (Atti 8:26-39) Pertanto la buona notizia del messianico regno di Dio penetrava a fondo in Africa e in Asia e in Europa. Tra i cristiani a cui l’apostolo Pietro scrisse nella sua prima lettera generale, in cinque province dell’Asia Minore, vi erano i cristiani di Colosse, Laodicea e Ierapoli nella provincia romana dell’Asia. (1 Piet. 1:1) Pressappoco al tempo della lettera generale di Pietro, l’apostolo Paolo scrisse direttamente alla congregazione cristiana di Colosse e menzionò loro la sua lettera alla congregazione in Laodicea. (Col. 4:16) A questi cristiani colossesi, Paolo parlò dell’“annuncio della verità di quella buona notizia” in tutto il mondo, e questo anni prima che venisse la fine sulla Gerusalemme terrena nell’anno 70 E.V. Insieme a questa buona notizia c’era una speranza per quelli che accettavano la buona notizia, e in riferimento a ciò Paolo scrive, dicendo:
4 “Di questa speranza avete già udito mediante l’annuncio della verità di quella buona notizia che s’è presentata a voi, come sta portando frutto e crescendo in tutto il mondo, come fa anche fra voi, dal giorno che udiste e imparaste a conoscere l’immeritata benignità di Dio in verità”. — Col. 1:4-6.
5. In Colossesi 1:23, come mise in risalto Paolo la predicazione mondiale della buona notizia?
5 Che la speranza del celeste regno di Dio fosse stata diffusa in tutto il mondo è messo in risalto da Paolo quando nella sua lettera ai Colossesi continua, dicendo: “Purché, naturalmente, rimaniate nella fede, stabiliti sul fondamento e saldi e non essendo smossi dalla speranza di quella buona notizia che avete udita, e che è stata predicata in tutta la creazione che è sotto il cielo. Di questa buona notizia io, Paolo, son divenuto ministro”. — Col. 1:23.
6. (a) Chi furono i ministri della buona notizia, oltre a Paolo? (b) In che modo quei ministri condivisero con altri quella speranza della buona notizia?
6 L’apostolo Paolo non fu a quel tempo il solo ministro della buona notizia. Tutti i fedeli cristiani di quel primo secolo lo furono, compreso il discepolo Epafra di Colosse, che visitò Paolo durante i suoi arresti domiciliari a Roma. (Col. 1:7, 8; 4:12, 13) Tutti questi ministri della buona notizia condivisero con altri la loro speranza, non particolarmente copiando a mano gli ispirati racconti evangelici della vita di Cristo e le lettere scritte dai suoi ispirati discepoli, ma specialmente con la parola della bocca, predicando a tutti gli uditori e impartendo insegnamento orale a tutti gli interessati. Possiamo solo immaginare quanto lavoro facessero a questo riguardo i lavoratori nelle circostanze del primo secolo. Quei ministri cristiani avevano l’unica buona notizia da annunciare al mondo del primo secolo. Essi non tacquero riguardo al Regno ma ne parlarono molto.
7. (a) Dato che il “seme” della buona notizia non era stato seminato su un terreno improduttivo, che cosa accadde nella congregazione dei Colossesi e in altre? (b) Dato che la “buona notizia”, veracemente dichiarata, ‘portava frutto’, che cosa si compì entro un periodo di trent’anni da quando Gesù aveva cominciato a predicare?
7 Il “seme” della “parola del regno” dichiarata loro non cadde su un terreno improduttivo. Ma dal terreno eccellente di cuori buoni e onesti germogliò una crescita che portò seme simile a quello seminato. Ci fu la moltiplicazione del seme della buona notizia del messianico regno di Dio mediante il suo annuncio a tutti quelli che si trovavano a una distanza tale da essere visitati o da udire. Pertanto, proprio come l’apostolo Paolo disse ai cristiani colossesi, “l’annuncio della verità di quella buona notizia . . . sta portando frutto e crescendo in tutto il mondo, come fa anche tra voi”. (Col. 1:5, 6) “L’annuncio della verità di quella buona notizia” portava frutto e cresceva non solo fra la congregazione di Colosse, ma anche in tutte le altre congregazioni di Europa, Asia e Africa. Il “seme” che avevano prodotto era usato per seminare il messaggio del Regno nel cuore di altri. Che meraviglia, quindi, che nel giro di trent’anni dal tempo in cui Gesù Cristo aveva cominciato a seminare il seme con la sua predicazione del regno di Dio tale testimonianza al Regno fosse portata in “tutta la terra abitata”! — Matt. 4:12-17; 24:14.
UNA SIMILE IMPRESA MODERNA?
8. Quanto è grande il potere di crescita di un seme giustamente seminato, e il seme della “parola di Dio” ha forse perso tale potere di crescita in questo ventesimo secolo?
8 Il potere di crescita di un seme piantato in terreno fertile è sorprendentemente grande. Il “seme” della “parola del regno” stupì il mondo con il suo potere millenovecento anni fa. Tale seme della “parola di Dio” ha forse perduto il suo potere in questo ventesimo secolo? Non doveva accadere e non è accaduto! Ciò che fu scritto agli Ebrei divenuti cristiani diciannove secoli fa è vero ancor oggi: “La parola di Dio è vivente ed esercita potenza ed è più tagliente di qualsiasi spada a due tagli”. — Ebr. 4:12.
9. (a) Ha il lungo tempo fatto diminuire il potere di crescita del “seme” della Parola di Dio? (b) Perché consideriamo qui l’aumento degli aderenti della cristianità?
9 Il passare del tempo non ha fatto diminuire il suo potere di crescita. Che cosa abbiamo per darne prova? Diremo che è il reame religioso noto come cristianità? Secondo i pubblicati calcoli sugli appartenenti alle chiese della cristianità, dopo aver raggiunto un massimo negli anni sessanta, essa subì una temporanea diminuzione di decine di milioni di aderenti. Ma gli ultimi calcoli danno ora un nuovo massimo di 985.363.400 aderenti alla cristianità. — Si veda The 1973 World Almanac and Book of Facts, pagina 343, sotto il titolo “Popolazione religiosa del mondo”.
10, 11. (a) Quale domanda sorge riguardo alla crescita della cristianità, e la crescita numerica prova forse che non è nel suo “tempo della fine”? (b) Quali condizioni predette da Paolo per gli “ultimi giorni” possono essere la ragione delle difficoltà religiose della cristianità?
10 Sia ammesso che il numero degli asseriti membri della cristianità non diminuisce. Tuttavia, si può anche dire che la qualità dei suoi aderenti cresca in spiritualità, per produrre altri veri cristiani? Paragoniamoli con la sorta di cristiani di Colosse, a cui Paolo fu fortemente e spontaneamente spinto a scrivere. Quei cristiani colossesi erano assai diversi da ciò che sarebbe stata la maggioranza di coloro che asserivano di servire Dio molto tempo dopo, “negli ultimi giorni”. Il fatto che la cristianità, dopo oltre sedici secoli d’esistenza aumenti, non smentisce che è nei suoi “ultimi giorni”. Che sia in “tempi difficili” non può esser messo in dubbio. Che cosa predisse l’apostolo Paolo che ne sarebbe stata la ragione, ed è questa la ragione delle difficoltà religiose della cristianità? Paolo disse:
11 “Ma sappi questo, che negli ultimi giorni vi saranno tempi difficili. [Perché?] Poiché gli uomini saranno amanti di se stessi, amanti del denaro, millantatori, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, ingrati, sleali, senza affezione naturale, non disposti a nessun accordo, calunniatori, senza padronanza di sé, fieri, senza amore per la bontà, traditori, testardi, gonfi d’orgoglio, amanti dei piaceri anziché amanti di Dio, aventi una forma di santa devozione ma mostrandosi falsi alla sua potenza”. — 2 Tim. 3:1-5.
12, 13. (a) Com’è, dunque, la cristianità se si paragona con l’antica congregazione colossese? (b) Come spiega la cristianità che si adempirà la preghiera del Padre nostro riguardo al regno del Padre celeste?
12 Chi può negare che questa descrizione profetica spiega la ragione delle odierne difficoltà della cristianità, dopo sedici secoli di crescita numerica? Adempiendosi su di essa questa ispirata profezia, la cristianità dà prova di essere diametralmente l’opposto di ciò che fu la congregazione colossese. In tutti questi secoli la cristianità ha regolarmente recitato quella che essa chiama la preghiera del Padre nostro. Questa preghiera modello, detta dal Signore Gesù Cristo nel suo Sermone del Monte, comincia dicendo: “Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”. (Matt. 6:9, 10, versione a cura di mons. S. Garofalo) Oggi la cristianità spiega che la venuta del celeste regno del Padre sia l’istituzione del Regno nei cuori dei credenti. Come disse il dott. Adam Clarke, commentando Matteo 6:10:
13 “Quando si è stabilito nel cuore il regno di giustizia, pace e gioia, nello Spirito Santo, allora s’è presa ampia disposizione per l’adempimento della volontà divina”. — Commentary, Vol. 5, pagina 86, col. 1.
14. (a) Dato che la crescita della cristianità rimane indietro rispetto alla crescita della popolazione mondiale come spiega il suo clero la venuta del Regno? (b) In che modo due guerre mondiali combattute entro trentadue anni fanno sorgere una domanda sulla venuta del Regno riguardo alla cristianità?
14 Per molto tempo si pensò che il regno di Dio venisse mediante la conversione di tutto il genere umano alle chiese della cristianità. Ma ora che la cristianità rimane indietro rispetto alla crescita della popolazione del mondo, il clero religioso dice che la venuta del Regno sia solo nei cuori di quanti credono. Non si insegna che il messianico regno di Dio verrà contro questo attuale sistema di cose mondano e lo distruggerà e quindi regnerà come un effettivo governo su tutti gli abitanti della terra, riempiendo l’intera terra di giustizia e pace e felicità per sempre. (Dan. 2:44; 7:13, 14) Gesù Cristo disse: “L’uomo buono trae il bene dal buon tesoro del suo cuore”. E: “Dov’è il tuo tesoro, ivi è anche il tuo cuore”. (Luca 6:45; 12:34) Ma dov’è la prova che il regno di Dio è stato stabilito sia pure nel cuore degli aderenti delle chiese della cristianità e che nel loro cuore abbiano come loro tesoro il regno di Dio? Due guerre mondiali combattute entro trentadue anni di questo ventesimo secolo sono forse la prova che il divin “regno di giustizia, pace e gioia, nello Spirito Santo” fu stabilito nel cuore delle centinaia di milioni di aderenti delle chiese della cristianità?
15. (a) Nel tempo intercorso tra le due guerre mondiali quale organizzazione è stata il “tesoro” della cristianità? (b) Che cosa fa riguardo alla corsa agli armamenti l’organizzazione succeduta alla Lega?
15 Nei vent’anni intercorsi fra le due guerre mondiali il tesoro della cristianità fu la Lega delle Nazioni per la pace e la sicurezza del mondo, poiché le sue chiese dissero: La Lega delle Nazioni è “l’espressione politica del Regno di Dio sulla terra”. Ma dov’è oggi la Lega delle Nazioni? E che cosa riescono a fare le Nazioni Unite, che le son succedute, per arrestare l’internazionale corsa agli armamenti per la superiorità militare in una terza guerra mondiale che minaccia l’esistenza di tutto il genere umano? La risposta è che fabbricano armi più micidiali.
16. Viene veramente il regno di Dio malgrado la condiziona della cristianità, e come si parla oggi di questo a tutto il genere umano?
16 Tutte queste cose sono la prova che il regno di Dio non è stato stabilito nel cuore del clero e degli aderenti delle chiese della cristianità e che esso non è venuto nel loro cuore. Non si può attendere che il regno di Dio venga in quel modo, e non verrà in quel modo. Tuttavia il regno di Dio retto da Cristo viene in risposta alla preghiera del Padre nostro, e questo governo teocratico è ora in realtà alle porte. Questo è ciò che oggi vien detto a tutto il genere umano con la “buona notizia del regno” che Gesù Cristo profetizzò sarebbe stata predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni, prima che venisse la fine. (Matt. 24:14) Questa buona notizia, “la parola del regno”, è seminata come seme in tutta la terra, in 208 paesi e gruppi insulari, e porta frutto come ai giorni dell’apostolo Paolo. E com’egli disse alla congregazione cristiana di Colosse, “sta portando frutto e crescendo in tutto il mondo, come fa anche tra voi”. (Col. 1:6) Questo seme della buona notizia viene seminato dentro la cristianità e fuori di essa.
17. (a) Se non il Regno, che cosa si stabilisce nel cuori dell’umanità, e come? (b) Quindi, come nel giorno di Paolo, in che modo la buona notizia ‘ha portato frutto ed è cresciuta’, malgrado la cristianità?
17 E riguardo alla relazione fra il regno di Dio e il cuore umano, non è il Regno a entrare nel cuore, ma il seme della buona notizia del messianico regno di Dio. Questo “seme” vi si stabilisce mettendo radici e portando frutto. Questo seme si semina con la predicazione della buona notizia a tutti quelli che l’ascoltano e la ricevono. Questo seme della buona notizia porta frutto facendo parlare la bocca, dall’abbondanza del cuore di quelli nel cui cuore è stato piantato il seme. Così mediante il “seme” piantato chiunque nel cui favorevole cuore il seme è stato seminato diventa un nuovo proclamatore della buona notizia. Questo è il modo in cui il seme della buona notizia cresce con la proclamazione della buona notizia da parte di un sempre crescente numero di predicatori del Regno. E mentre la cristianità cerca d’impedire la semina del seme del Regno nei cuori umani, i cristiani testimoni di Geova continuano a spargere il seme della buona notizia in tutto il mondo. Similmente, come ai giorni dell’apostolo Paolo, è stato portato frutto e c’è stata crescita, in tutto il mondo, malgrado la cristianità.
ALTRO FRUTTO
18. Che cos’ha prodotto la semina del “seme” oltre ad altri proclamatori del Regno, e così quali qualità contraddistinguono oggi i cristiani testimoni di Geova?
18 Questa semina del seme della buona notizia del Regno ha abbondantemente portato frutto ed è cresciuta producendo più che semplicemente altri proclamatori del Regno. Ha prodotto un altro frutto nel cuore di quelli nei quali è stato seminato il seme e che proclamano il Regno. Ha prodotto il contrario di ciò che l’apostolo Paolo preannunciò in II Timoteo 3:1-5 riguardo alla cristianità. Ha prodotto le stesse cose che produsse nei cuori e nelle vite della congregazione cristiana di Colosse a cui Paolo scrisse la sua lettera. Ha prodotto le qualità cristiane che Paolo menziona nella sua lettera, cioè amore, speranza e fede. I poteri e le capacità miracolose che contrassegnarono la vera congregazione cristiana poterono cessare dopo la morte degli apostoli cristiani, ma, disse Paolo, “ora, comunque, rimangono fede, speranza, amore, queste tre cose; ma la più grande di queste è l’amore”. (1 Cor. 13:13) Queste sono le cose che rimangono non nella cristianità afflitta dalla guerra, ma nei cristiani testimoni di Geova. Fede, speranza e amore li contraddistinguono.
19. (a) Che cosa dovette scrivere Paolo riguardo alla fede, all’amore e alla speranza della congregazione colossese? (b) Quale amore spinge i cristiani testimoni di Geova ad aprire la bocca nella predicazione?
19 Paolo disse ai Colossesi: “Abbiamo udito della vostra fede riguardo a Cristo Gesù e dell’amore che avete per tutti i santi a causa della speranza che vi è riservata nei cieli. Di questa speranza avete già udito mediante l’annuncio della verità di quella buona notizia . . . Epafra nostro diletto compagno di schiavitù . . . ci ha rivelato il vostro amore in modo spirituale”. (Col. 1:4, 5, 7, 8) Non l’amore sessuale, passionale e carnale che caratterizzava il pagano mondo di lingua greca nel giorno dell’apostolo Paolo, ma l’“amore in modo spirituale”, è ciò che è stato prodotto oggi dalla semina della buona notizia nel cuore dei cristiani testimoni di Geova. Questo vero amore cristiano fa parte del frutto dello spirito di Dio, secondo le parole di Paolo in Galati 5:22. Questo amore spirituale nel cuore li spinge ad aprire la bocca nella predicazione.
20. Secondo quanto era predetto, che cosa accade alla qualità dell’amore nell’odierna cristianità, e quindi devono agire in armonia con quale preghiera di Paolo, e come?
20 La profezia di Gesù sul termine di questo mondano sistema di cose si adempie oggi nella cristianità, cioè: “A causa dell’aumento dell’illegalità l’amore della maggioranza si raffredderà”. (Matt. 24:12) Ma la preghiera che l’apostolo Paolo espresse scrivendo ai Colossesi si adempie oggi nei cristiani testimoni di Geova: “affinché i loro cuori siano confortati, affinché siano armoniosamente uniti nell’amore”. (Col. 2:1, 2) Ma devono agire in armonia con la preghiera dell’apostolo a loro favore, facendo ciò che l’apostolo scrisse ai Colossesi: “Rivestitevi d’amore, poiché è un perfetto vincolo d’unione”. — Col. 3:14.
21. Come tale amore influisce sui testimoni di Geova che sono di ambienti così diversi nelle loro relazioni gli uni con gli altri?
21 Non è perciò sorprendente che, sebbene oggi i cristiani testimoni di Geova vengano da “ogni nazione e tribù e popolo e lingua”, non riconoscano fra loro nessuna barriera razziale, nazionale tribale o del colore della pelle. Non solo non combattono fra loro nelle loro congregazioni e assemblee generali, ma rifiutano di impegnarsi in qualsiasi antiteocratica guerra internazionale. Tali guerre obbligherebbero i testimoni cristiani di un paese a uccidere i conservi cristiani di un altro paese. — Riv. 7:9.
22. In quali cose devono avere fede per intraprendere tale condotta in questo mondo, e come devono essere simili ai Colossesi rispetto alla loro fede?
22 Ci vuole grande fede per intraprendere questa condotta in un mondo afflitto dalla guerra. Ma, come la congregazione di Colosse, i testimoni di Geova di questo ventesimo secolo hanno piena fede nella giustezza delle leggi e delle regole di condotta espresse nella Sacra Bibbia. Nutrono la fede che la Bibbia ha Dio come suo Autore e che è un Libro teocratico, a cui devono indiscutibilmente attenersi. Nutrono fede che Gesù Cristo è il Figlio di Dio e che è il loro Signore le cui parole e i cui esempi devono incrollabilmente seguire. Affinché non siano ‘esposti a nessuna accusa dinanzi a lui’, fanno come i Colossesi: rimangono “nella fede, stabiliti sul fondamento e saldi”. L’apostolo Paolo disse ai cristiani colossesi che si rallegrava della “fermezza della vostra fede verso Cristo”. (Col. 1:22, 23; 2:5) Per una ragione simile possiamo oggi rallegrarci dei testimoni di Geova.
23. (a) In questo tempo di signori politici, in chi ripongono fede come loro Signore? (b) Che cosa li rafforza per sopportare anche la morte violenta per mano di persecutori?
23 Sulla terra ci sono attualmente molti signori politici, ma i cristiani testimoni di Geova si astengono dalla politica mondana. Perché? Perché hanno “accettato Cristo Gesù il Signore”. Del tutto appropriatamente, quindi, ubbidiscono all’ammonizione che l’apostolo Paolo diede ai Colossesi: “Continuate a camminare unitamente a lui [Cristo], avendo messo radice ed essendo edificati in lui ed essendo resi stabili nella fede, quale vi è stata insegnata, traboccando di fede con rendimento di grazie”. (Col. 2:6, 7; 1 Cor. 8:5, 6) Nella storia del ventesimo secolo ci sono migliaia di esempi per dimostrare che i cristiani che adorano Geova quale Dio si atterranno a questa fede in Gesù Cristo quale loro Signore fino alla morte stessa, anche fino alla morte violenta per mano di persecutori. La loro fede nella risurrezione dei morti li rafforza in questo. Hanno la fede dei cristiani colossesi, che, come disse l’apostolo Paolo, è la “fede nell’operazione di Dio, che . . . destò [Cristo] dai morti”. — Col. 2:12.
24. (a) Quale altro fattore rafforzò i Colossesi perché si mantenessero accettevoli a Dio, e che cosa dovettero fare a questo riguardo? (b) Perché vissero in un tempo meraviglioso in quanto alla formazione della fede, e perché si sentirono altamente favoriti?
24 Diciannove secoli fa, oh quale “speranza” ebbero quei Colossesi! Fu un fattore essenziale che li aiutò a mantenersi accettevoli a Dio per mezzo di Cristo; e per tale valida ragione l’apostolo Paolo rammentò a quei cristiani colossesi di non essere “smossi dalla speranza di quella buona notizia che avete udita, e che è stata predicata in tutta la creazione che è sotto il cielo”. (Col. 1:22, 23) I cristiani colossesi, molti dei quali erano senz’altro convertiti provenienti da nazioni pagane, vivevano in un tempo assai meraviglioso in cui i segreti aspetti dei propositi di Dio erano per la prima volta resi manifesti, e questo permetteva ai credenti timorati di Dio di valersi di tale manifestazione. Certissimamente quei credenti colossesi dovettero sentirsi altamente favoriti a questo riguardo quando l’apostolo Paolo scrisse loro e disse che era stato reso ministro per “predicare pienamente la parola di Dio, il sacro segreto che fu nascosto ai passati sistemi di cose e alle passate generazioni. Ma ora è stato reso manifesto ai suoi santi, ai quali Dio si è compiaciuto di far conoscere quali siano le gloriose ricchezze di questo sacro segreto fra le nazioni. Esso è Cristo unitamente a voi, la speranza della sua gloria”. — Col. 1:25-27.
25. Che cosa significò quella dichiarazione di Paolo rispetto ai credenti di quel tempo, e quali qualità cristiane promosse quella speranza nei Colossesi?
25 Questo significava che per la prima volta esisteva una tale sacra disposizione in cui ‘Cristo era in unione’ non solo con i credenti giudei ma anche con i credenti di tutte le nazioni non giudaiche o pagane gentili. Essendo ora Cristo unito a tutti questi c’era la base di una rimarchevole speranza, “la speranza della sua gloria”. Questa speranza era perciò che partecipassero con Cristo il Messia al suo regno celeste per l’eterna benedizione di tutto il genere umano. Ah, dunque, quali eccellenti qualità cristiane produce una tale speranza! L’apostolo Paolo disse che l’amore e la fede dei Colossesi erano “a causa della speranza che vi è riservata nei cieli”. (Col. 1:4, 5) Tale meravigliosa speranza è nutrita oggi!
26. In questo tempo, qual è la speranza dei cristiani testimoni di Geova riguardo al dominio, e a quale scopo?
26 Qual è dunque la speranza dei cristiani testimoni di Geova in questo tempo di sconvolgimento mondiale e confusione politica? È la speranza di divenire re o regina d’Inghilterra? È quella di divenire presidente della repubblica francese? È quella di divenire primo ministro della Germania Occidentale? È quella di divenire presidente del partito comunista della Russia Sovietica? È quella di divenire governatore dello Stato di New York o di un qualsiasi altro stato degli Stati Uniti d’America? Nemmeno per un momento! La speranza dei testimoni cristiani non è di ricoprire tali cariche politiche in nessun governo mondano di questo condannato sistema di cose. I politicanti della cristianità e del paganesimo ricoprano pure sino alla fine gli incarichi mondani che cercano sulla terra. Quei testimoni di Geova che hanno la superna chiamata simile a quella dei Colossesi del primo secolo sperano in un incarico governativo riservato loro nei cieli, unitamente a Gesù Cristo il “Re dei re e Signore dei signori”. In quel regno celeste essi renderanno servizio a Dio e contribuiranno a benedire tutto il genere umano.
27. In quanto a quei Testimoni che desiderano vivere nella terra paradisiaca, quali sono le loro speranze riguardo al dominio, e come saranno fra quelli che Dio preserverà nel suo nuovo ordine?
27 In quanto a quei cristiani testimoni di Geova che desiderano vivere in una non inquinata, pacifica terra paradisiaca, la loro speranza non è quella di vivere per sempre sotto le “Stelle e Strisce per sempre”, né sotto “la Falce e il Martello” in ogni tempo avvenire, né sotto l’emblema di nessun’altra nazione di questo attuale sistema di cose. La loro speranza è di vivere per sempre sulla terra sotto il celeste regno di Geova Dio il Sovrano di tutto l’universo. In quel governo teocratico Gesù Cristo e la sua glorificata congregazione regneranno come re e sacerdoti per l’eterno benessere di tutto il genere umano, dei vivi e dei morti. Solo a questo Governo si rivolgono quelli che sperano in un Paradiso terrestre per essere liberati da ogni malgoverno sopra il genere umano da parte di Satana il Diavolo e di tutti i suoi agenti, demonici e umani. A causa di tale splendida, insuperabile speranza non hanno nessun desiderio e nessuna ambizione di incarichi politici nelle nazioni terrene. Non vogliono affatto partecipare alla responsabilità della comunità per i peccati e la corruzione della politica. Sanno che chi si mantiene puro da tali contaminazioni mondane sarà preservato da Dio nel Suo nuovo ordine.
28. A chi si deve rendere grazie per tale “buona notizia”, e quali qualità cristiane ha essa prodotto per spingere i predicatori a continuare sino alla fine?
28 Siano rese grazie a Geova Dio mediante Gesù Cristo per tale incomparabile “buona notizia”. Questa è la buona notizia predicata oggi in tutta la creazione sotto il cielo. L’annuncio di questa buona notizia porta frutto e cresce, per mezzo del vittorioso potere di Dio Onnipotente. Quelli che ricevono il seme di questa buona notizia, perciò, coltivano in sé fede, speranza e amore, nonostante siano in un mondo afflitto dalla guerra. Solo la vera “buona notizia” potrebbe produrre tali qualità cristiane. Spinti da queste qualità, i cristiani testimoni di Geova continueranno a predicare la buona notizia del messianico regno di Dio a tutta la creazione che è sotto il cielo, sino alla fine di questa feconda stagione di semina.