Ricchezza della piena certezza del nostro intendimento
“I loro cuori siano confortati, affinché essi siano armoniosamente uniti insieme nell’amore e in vista di tutte le ricchezze della piena certezza del loro intendimento, in vista di un’accurata conoscenza del sacro segreto di Dio, cioè Cristo”. — Col. 2:2, NM.
1. Come acquistiamo la piena certezza dell’intendimento? Per quale scopo?
GEOVA Dio vuole che il suo popolo intenda la sua Parola scritta, la Bibbia. Intendendo, noi acquistiamo la piena certezza di ciò che crediamo. È solo quando intendiamo che possiamo manifestare le nostre credenze ad altri e possiamo farlo con la ferma convinzione di possedere la verità, la quale è degna d’essere accettata da tutti. Non vi è molta utilità nell’ascoltare qualche cosa e non intenderla, poiché in questo caso essa non ha alcun significato per noi. Noi non possiamo mai operare giustamente senza intendere qual è la volontà di Dio. Siamo piuttosto sicuri di agire stoltamente agli occhi suoi, e questo non ci farebbe ottenere la sua approvazione. Ma quando comprendiamo la sua volontà com’è contenuta nelle sue istruzioni scritte, possiamo eseguirla. E mentre la eseguiamo essa edifica in noi una piena certezza di speranza, e possiamo conservare saldamente questa speranza sino alla fine, finché ereditiamo ciò che Iddio ha promesso e mietiamo la sua buona ricompensa per il nostro servizio. Noi vogliamo intendere come avvicinarci dovutamente a lui con la preghiera e per che cosa pregare, onde possiamo essere esauditi. Allora possiamo avvicinarci a lui con piena certezza. Vogliamo intendere determinatamente qual è la speranza che egli ci ha posta davanti, affinché non proviamo mai il disinganno di false speranze, dopo aver sprecato tutti i nostri sforzi in aspirazioni errate. (Ebr. 6:11, 12 e 10:22, 23) Quindi non possiamo permetterci di sottovalutare la ricchezza della piena certezza dell’intendimento.
2. Perché agli Ebrei ai giorni di Nehemia era necessario che la Bibbia fosse tradotta?
2 Per la gran maggioranza del genere umano, la Bibbia, nella quale sono espressi il proposito e la volontà di Dio, è scritta in lingue morte, l’ebraico e l’antico greco comune (koiné). Perciò la Bibbia originale dovette esser tradotta affinché possiamo conoscere ciò ch’essa dice. Ciò malgrado essa deve esser tradotta o spiegata in modo tale da darci un intendimento di quello che dice. Fin da cinque secoli avanti Cristo gli stessi Ebrei o Israeliti dovettero farsi tradurre le loro proprie Scritture Ebraiche per afferrarne il contenuto. Gerusalemme era stata distrutta e i sopravvissuti erano stati deportati prigionieri a Babilonia. Durante i settant’anni del loro esilio era cresciuta una nuova generazione. A causa delle strette relazioni della nuova generazione con i Babilonesi essi avevano perduto la loro lingua materna ed avevano cominciato a parlare l’aramaico, una lingua simile all’ebraico e al quale somigliava. Questa era la lingua che parlavano quando furono ristabiliti nella loro patria. Ottantadue anni dopo il loro ritorno il governatore Nehemia riuscì a ricostruire le mura di Gerusalemme. Si fece una celebrazione di questo avvenimento, durante la quale il sacerdote Esdra e altri Leviti lessero la Bibbia al popolo radunato. Ma affinché l’uditorio la comprendesse quei lettori dovettero interpretarla loro. A questo proposito leggiamo in Nehemia 8:7, 8: Essi “spiegavano il significato della legge al popolo mentre questo stava in piedi; essi leggevano nel libro, nella legge di Dio, traducendo volta a volta e spiegando il significato, così che il popolo capiva ciò che veniva letto”. (Mo) Mediante la traduzione del testo della Bibbia dall’ebraico nell’aramaico ch’esso parlava, il popolo intese che cos’era la legge di Dio.
3. Perché sono appropriate le traduzioni moderne della Bibbia oggi? Qual è fra di esse una delle più eccezionali versioni?
3 Oggi in molti paesi parecchie delle nostre traduzioni della Bibbia sono in una lingua fuori uso e per questo non sono completamente intelligibili, ma han bisogno d’essere spiegate in termini moderni. Per esempio la versione cattolica romana Douay della Bibbia fu completata nel 1610. La popolare traduzione tedesca di Martin Lutero fu completata nel 1534, ma in seguito riveduta da lui. L’edizione inglese più popolare della Bibbia, la Versione del re Giacomo o Versione Autorizzata, fu pubblicata nel 1611, e la nota versione di Giovanni Diodati fu completata nel 1607. Quindi queste versioni della Bibbia sono vecchie di secoli, e ora le lingue sono passate per grandi mutamenti nel significato delle parole e nelle forme d’espressione. La nostra comprensione del significato dell’ebraico, dell’aramaico e del greco originale è pure migliorata, tanto da render possibile una traduzione più accurata. Giustamente molte traduzioni che si servono dei vantaggi dei giorni nostri sono apparse in linguaggio moderno, e queste gettano tutte una luce più brillante sulle pagine delle Sacre Scritture. Al momento di questa pubblicazione, l’ultima e senza dubbio la più eccezionale versione apparsa è quella inglese intitolata “Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane”, rilasciata per la prima volta il mercoledì pomeriggio, 2 agosto 1950, all’Assemblea Internazionale Incremento della Teocrazia dei testimoni di Geova, nello Yankee Stadium della città di New York. La lettura di questa versione, presentata dal Comitato di Traduzione del Nuovo Mondo della Bibbia aumenta mirabilmente la nostra ricchezza della piena certezza del nostro intendimento della Parola di Dio. I suoi rimarchevoli pregi sono molti. Mentre qui ne consideriamo alcuni sarebbe bene che ogni lettore che ha una copia di questa nuova versione la tenga a portata di mano per consultarla.
DISTINZIONE DEL SIGNIFICATO DELLE PAROLE
4. Come distingue questa versione le parole tradotte mondo?
4 Nella Versione del re Giacomo come in altre vecchie versioni furono causati molti malintesi dalla traduzione di due o più parole dell’originale greco in una sola parola inglese. La Traduzione del Nuovo Mondo invece mantiene una precisa distinzione fra le parole originali, e in tal modo aiuta a trovare la corretta interpretazione delle Scritture. Prendiamo, per esempio, la parola “mondo”. Nella Versione del re Giacomo essa è adoperata per tradurre quattro diverse parole greche: aión, ge, kósmos e oikouméne. Nella profezia di Gesù sulla fine dell’organizzazione di questo mondo queste parole ricorrono tutte e quattro. La Versione del re Giacomo non fa differenza alcuna fra tre di esse; le rende tutte e tre con “mondo”. Ma si noti come le rende la nuova versione dove si trovano le tre parole in Matteo 24:3, 14, 21; 25:34, NM: “Mentre sedeva sul monte degli Ulivi, i discepoli gli si accostarono privatamente, dicendo: ‘Dicci, quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua presenza e della consumazione del [aión] sistema di cose?’ Gesù rispose: “Questa buona novella del regno sarà predicata in tutta la [oikouméne] terra abitata per una testimonianza a tutte le nazioni, e allora verrà la fine compiuta”. “Perché allora vi sarà grande afflizione come non v’è stata dal principio del [kósmos] mondo fino ad ora, no, né vi sarà più”. “Venite, voi che avete la benedizione del Padre mio, ereditate il regno preparato per voi sin dalla fondazione del [kósmos] mondo”. Questa traduzione non può in alcun modo far dedurre ai lettori che la nostra terra letterale sia quella che deve aver fine, ma è il sistema di cose. Che il termine “terra”, che la Versione del re Giacomo rende “mondo” in Apocalisse 13:3, può essere adoperato in senso simbolico è dimostrato dalla nuova traduzione: “E tutta la terra [ge] seguì la bestia selvaggia con ammirazione”. (NM) Qui, naturalmente, terra significa le persone che dimorano sulla terra. Così vediamo che una sola parola [kósmos] è tradotta mondo in tutta la nuova versione. L’unica eccezione in cui non fu tradotta mondo è quella di 1 Pietro 3:3 dove la parola kosmos è applicata all’ornamento della donna.
5. Quale miglioramento reca essa sulla traduzione precedente della parola Gentili?
5 Il nome Gentile(i) è stato eliminato e la forza della parola originale è messa in evidenza rendendola “nazioni”, “uomo delle nazioni”, o “persone delle nazioni”. (Matt. 24:14; 18:17; 6:7, NM) Si noti questo caso, il comando finale di Gesù ai suoi discepoli: “Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni battezzandole [le persone, non le nazioni] nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo.” — Matt. 28:19, NM.
6. Come mette in chiaro il senso della parola “pneuma” in cinque modi?
6 La parola pneuma ha il significato fondamentale di forza invisibile, attiva, e la nuova traduzione la rende in cinque modi. Primo, come forza invisibile in azione, sia vento o spirito impersonale: leggiamo: “Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il suono, ma non sai da dove viene e dove va. Così è ognuno che è nato dallo spirito”. (Giov. 3:8, NM) Secondo, come persona invisibile, celeste: “Iddio è uno Spirito”. (Giov. 4:24, NM) Terzo, come attitudine o inclinazione mentale: mentre la Versione Riveduta dice: “Il Signore sia col tuo spirito,” la nuova versione dice: “Il Signore sia con lo spirito che tu manifesti”. (2 Tim. 4:22, NM; anche Filip. 4:23, NM) Quarto, come forza stimolante o ispiratrice: invece di adoperare l’espressione incerta “nello spirito”, si fa dire a Giovanni: “Mediante ispirazione mi trovai nel giorno del Signore”. (Apoc. 1:10, NM) Questo mostra che Giovanni si trovò sotto il potere dello spirito. Quinto, come dichiarazione ispirata da una sorgente invisibile: “Diletti, non credete ad ogni espressione ispirata, ma provate le espressioni ispirate per sapere se sono da Dio, perché molti falsi profeti sono usciti fuori nel mondo. . . . questa è l’espressione ispirata dell’anticristo la quale avete udito che doveva venire”. (1 Giov. 4:1-3, NM) “E vidi tre immonde espressioni ispirate simili a rane uscire fuori dalla bocca. . . . Esse sono, in realtà, espressioni ispirate dai demoni e fanno dei segni, e si recano dai re di tutta la terra abitata, per radunarli insieme per la guerra del gran giorno di Dio l’Onnipotente”. — Apoc. 16:13, 14, NM.
7. Come distingue essa tra felicità e beatitudine?
7 La Versione Riveduta rende col termine “beato” due diverse parole greche. La nuova versione le distingue sempre e rende una di esse (makários) “felice”. Per esempio, nel sermone sul monte leggiamo: “Felici son quelli che sono consci della loro necessità spirituale, perché il regno dei cieli appartiene a loro. Felici sono quelli che fanno cordoglio, perché saranno consolati”. E così di seguito; cosicché non possiamo più chiamarle “beatitudini” in accordo con la Volgata latina. Dobbiamo chiamarle stati di felicità. (Matt. 5:3-12, NM) Conformemente, si sente Maria la madre umana di Gesù che dice: “L’anima mia magnifica Geova, . . . Perché, ecco! d’ora innanzi tutte le generazioni mi dichiareranno felice”. (Luca 1:46-48, NM) Leggiamo parimenti del “felice Iddio” e del “felice e unico Potentato”. (1 Tim. 1:11; 6:15, NM) Iddio e il suo Figlio sono felici!
8. Come mostra da quanto tempo esistono i testimoni di Geova?
8 In Ebrei 12:1 nella Versione Riveduta, il motivo per cui lo scrittore introduce improvvisamente la parola “testimoni” ha condotto a una varietà d’interpretazioni, e molti pensano che egli voglia dire spettatori che sono testimoni di una gara atletica. Ma la nuova versione mostra che il menzionato verbo che significa “recar testimonianza” è adoperato quattro volte nel capitolo precedente dove egli ragiona della fede e dove dice: “Per mezzo di essa fu resa agli uomini degli antichi tempi una buona testimonianza”. Egli nomina specificatamente Abele ed Enoc come aventi questa testimonianza, e termina il capitolo dicendo: “E tutti questi sebbene fosse stata a loro recata una testimonianza mediante la loro fede, non ottennero l’adempimento della promessa, perché Iddio aveva in vista per noi qualcosa di migliore”. Egli quindi comincia il capitolo seguente, dicendo: “Poiché, dunque, abbiamo un così gran nuvolo di testimoni che ci circondano, deponiamo anche noi ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvince, e corriamo con perseveranza la corsa”. (Ebr. 11:2, 4, 5, 39, 40; 12:1, NM) Così ci accorgiamo del fatto che lo scrittore intende parlare dei testimoni di Geova da Abele fino a Giovanni Battista. Con questo comprendiamo che i testimoni di Geova non ebbero inizio nel 1931, quando questo nome scritturale venne pubblicamente confessato al nostro congresso internazionale di Columbus, Ohio, perché ci distinguessimo dalle centinaia di sette che professano d’esser cristiane.
9, 10. Come mette in evidenza la promozione del fedele, prudente servitore?
9 Delle versioni moderne rendono parecchie parole greche “casa”, compresa la parola che ricorre solo una volta, in Matteo 24:45. Ma qui la nuova versione fa una netta distinzione e rende così il testo: “Chi è realmente lo schiavo fedele e discreto che il suo padrone ha costituito sopra i suoi domestici [oiketeia] per dar loro il loro cibo a suo tempo?” (NM) Il testo simile di Luca 12:42 amplifica il significato della parola domestici adoperando l’espressione “corpo di servi”, mostrando che cosa significa “domestici”. Pare che vi sia un’altra versione inglese soltanto che traduce “domestici”, e questa è la traduzione di Murdock dalla versione siriaca. La traduzione dal siriaco di A. S. Lewis la rende “compagni”, vale a dire compagni nella schiavitù. Tutte le altre versioni inglesi traducono indifferentemente “casa”. Ma la Versione Riveduta e la traduzione francese di Osty del 1949 concordano nel renderla “domestici”; e le traduzioni tedesche di Lutero e di Perk (1947), e la Elberfelder, concordano, come pure le traduzioni spagnuole di Nácar-Colunga, (1948) e di Bover-Cantera (1947) e la Hispano-Americana, e anche la traduzione portoghese di J. F. D’Almeida.
10 Con questa accurata traduzione noi possiamo apprezzare come il Signore promuove questa consacrata organizzazione di servizio ch’egli raffigura come lo “schiavo fedele e discreto” in questa fine del mondo. Prima d’esser promosso lo schiavo è costituito solo sopra i “domestici”, o “corpo di servi” del Signore, per dar loro il cibo spirituale a suo tempo, e quindi possiamo vedere come uno della sua posizione potrebbe divenir malvagio e cominciare a percuotere gli schiavi suoi compagni. Ma quale promozione ottiene l’organizzazione dello schiavo discreto per aver nutrito fedelmente i domestici del Signore? La profezia di Gesù sulla fine del mondo risponde: “Felice è quello schiavo se il suo padrone arrivando lo trova così occupato. In verità io vi dico che lo costituirà su [che cosa?] TUTTI i suoi beni!’ (Matt. 24:46, 47, NM; Luca 12:43, 44) Ed ora i fatti mostrano che Gesù promosse la classe del suo unto schiavo in questo modo nel 1919.
STATO DI MORTE, “INFERNO” E ANIMA
11. Come mostra che lo stato di morte è simile al sonno?
11 Gesù paragonò la morte al sonno. Parlando della morte del suo caro amico egli disse: “Il nostro amico Lazzaro è andato a riposare ma io vado a svegliarlo dal sonno”. Quindi egli spiegò esplicitamente ai suoi discepoli: “Lazzaro è morto”. (Giov. 11:11-14, NM) La nostra nuova versione mostra dove il verbo “dormire” significa morte. Quando il martire Stefano fu lapidato ed ebbe pronunziato la sua ultima parola, leggiamo: “E dopo aver detto questo egli si addormentò nella morte”. Anche, Davide “si addormentò nella morte e fu posto con i suoi antenati”. In quanto a una moglie, “se suo marito dovesse addormentarsi nella morte, ella è libera di maritarsi con chi vuole”. L’apostolo dice ai Cristiani: “Non vogliamo che siate in ignoranza circa quelli che dormono nella morte, affinché non vi rattristiate come fa il resto di quelli che non hanno nessuna speranza”. E fu predetto che quelli che ci mettono in ridicolo oggi a motivo del nostro avvertimento della fine del mondo ci avrebbero detto: “Infatti, dal giorno che i nostri antenati si addormentarono nella morte, tutte le cose continuano esattamente come dal principio della creazione”. — Atti 7:60; 13:36; 1 Cor. 7:39; 1 Tess. 4:13; 2 Piet. 3:4, NM.
12. In quanto all’“Inferno”, quali tre parole greche distingue essa? Come?
12 Conforme al fatto che lo stato di morte di quelli che son redenti da Gesù è simile al sonno, la nuova versione distingue chiaramente tre diverse parole greche, rendendole rispettivamente Hades, Geenna e Tartaro. La Versione del re Giacomo rende tutte e tre le parole con l’unico termine “inferno”. Questo ha fatto pronunziare molti sermoni su un inferno di fuoco e ha creato molta confusione e angoscia mentale in quelli che hanno perduto i loro cari nella morte. La parola “inferno” col terrore che il clero religioso le ha attribuito, non appare nella Traduzione del Nuovo Mondo. La sua appendice contiene una illuminante spiegazione sull’Hades, la Geenna e il Tartaro, che mostra il loro limitato significato e la loro differenza.
13. Come mostra essa l’applicazione o il significato di queste tre parole greche?
13 Le note in calce alla traduzione mostrano che l’Hades corrisponde all’ebraico “Sceol” e si riferisce al comune sepolcro del genere umano redento da Cristo e sarà un giorno completamente vuotato mediante la risurrezione di tutti quelli che si trovano nelle loro tombe individuali. Perciò Pietro applica la profezia a Gesù quando era nel comune sepolcro del genere umano: “Tu non dimenticherai l’anima mia nell’Hades!” Egli aggiunge che il profeta Davide “vide in anticipo e parlò della risurrezione del Cristo dicendo che non sarebbe stato lasciato nell’Hades!” (Atti 2:27, 31, NM) Più tardi Gesù dice a Giovanni: “lo ho le chiavi della morte e dell’Hades”. La visione di quando applica queste chiavi dice: “E la morte e l’Hades resero i morti ch’erano in loro, ed essi furono giudicati individualmente secondo le loro opere. E la morte e l’Hades furono gettati nel lago di fuoco. Questo significa la morte seconda, il lago di fuoco”. Questo significa la morte o fine dell’Hades. Il simbolico “lago di fuoco” corrisponde alla Geenna e raffigura la distruzione eterna. Gesù ce lo dice con le seguenti parole: “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può distruggere sia l’anima che il corpo nella Geenna”. Gesù mette in contrasto la vita e la Geenna, perché esser condannato alla Geenna significa esser cancellato da tutta la vita. (Matt. 10:28; 18:9; 23:33; Mar. 9:43-47, NM) Il terzo termine, Tartaro, si applica solo ai caduti angeli spirituali, e non a noi umani. Si riscontra una sola volta in 2 Pietro 2:4, e descrive la presente condizione di abbassamento di tali angeli per la loro ribellione peccaminosa contro Geova Dio.
14. Come mette in evidenza la mortalità dell’anima umana?
14 In uno dei testi appena citati, Gesù dichiarò che Iddio ha il potere di distruggere sia il corpo umano che l’anima nella Geenna. Questo ci desta al tremendo fatto che l’anima umana è distruttibile e per nessuna ragione immortale come insegnarono i filosofi pagani Pitagora, Socrate e Platone. La verità cristiana della mortalità e distruttibilità dell’anima umana è messa in insolita evidenza nella nuova versione della Bibbia per il fatto che questa traduce coerentemente la parola greca psyché con la parola “anima” nelle 102 volte che la parola greca ricorre. Questo non confonde, ma rivela come il clero della Cristianità ha adottato e insegnato falsità pagane relativamente all’anima umana invece della verità cristiana.
15. Come mostra l’appendice informazioni relative all’“anima”?
15 L’appendice raggruppa le ricorrenze della parola psyché sotto differenti titoli per mostrare che l’anima è distinta dallo spirito e che le persone viventi o creature sono esse stesse anime. Per esempio in 1 Corinzi 15:45 (NM) si legge: “Il primo uomo Adamo divenne un’anima vivente”. E in 1 Pietro 3:20 (NM) si legge: “La pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè, mentre veniva costruita l’arca, nella quale poche persone, cioè otto anime, furono portate in salvo in mezzo all’acqua”. Ma relativamente alla mortalità dell’anima umana, ascoltate queste altre parole di Gesù: “È legale il sabato fare un’opera buona o far del male, salvare un’anima o ucciderla?” (Mar. 3:4; Luca 6:9, NM) E ancora: “Chiunque cerca di tenere in salvo per sé la sua anima la perderà, ma chiunque la perderà la preserverà in vita”. “Colui che è affezionato alla sua anima la distrugge, ma colui che odia la sua anima in questo mondo la salvaguarderà per la vita eterna”. (Luca 17:33; Giov. 12:25, NM; si confronti con Giosuè 10:28, 30, 32, 35, 37, 39; 11:11) “L’anima mia è profondamente rattristata, fino alla morte”. (Matt. 26:38; Mar. 14:34, NM) E così per molti altri passi. Ma questa dottrina cristiana che la nostra anima muore e che i morti sono inconsci e inattivi è in perfetta armonia con la consolante dottrina della risurrezione.