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VentoAusiliario per capire la Bibbia
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rendevano più tollerabile la calura. — Vedi EURAQUILONE.
USO FIGURATIVO
I venti possono iniziare all’improvviso e altrettanto improvvisamente cessare, perciò ben rappresentano la transitorietà della vita umana. (Giob. 7:7; Sal. 103:15, 6) Non avendo sostanza solida, il vento può indicare conoscenza e fatica vana e parole e speranze vuote Giob. 15:1, 2; 16:3; Eccl. 5:16; Osea 12:1) e anche il nulla. (Isa. 26:18; 41:29; Ger. 5:13) Poiché le opere vane finiscono in nulla, perseguirle è come “correr dietro al vento”. (Eccl. 1:14; 2:11) E l’uomo che reca ostracismo sulla sua casa prende “possesso del vento”. Non ottiene nulla che abbia valore o vera sostanza. — Prov. 11:29.
I venti disperdono e sollevano in aria oggetti e perciò essere ‘sparsi a tutti i venti’ o ‘divisi verso i quattro venti’ significa dispersione o divisione totale. (Ger. 49:36; Ezec. 5:10; 12:14; 17:21; Dan. 11:4) Come una nave senza rotta stabilita, sbattuta dai venti, coloro che non hanno maturità cristiana sono facilmente “portati qua e là da ogni vento d’insegnamento per mezzo dell’inganno degli uomini, per mezzo dell’astuzia nell’artificio dell’errore”. — Efes. 4:13, 14.
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VentreAusiliario per capire la Bibbia
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Ventre
[ebr. bèten].
Parte anteriore del corpo umano non racchiusa fra le costole, che contiene l’apparato digerente, ecc.; generalmente sinonimo di addome.
Oltre a indicare l’addome in generale (Giud. 3:21, 22; Prov. 13:25), questo termine è usato parecchie volte in relazione alla formazione del bambino nel corpo della madre. (Gen. 25:23, 24; Giob. 1:21; Sal. 127:3; Eccl. 11:5; Isa. 44:2; Osea 9:11) I figli sono il frutto del grembo o seno materno, che si trova nel ventre. Comunque, un altro termine ebraico, rèhhem (ràhham), riferisce specificamente all’utero o ventre, come si può notare in Giobbe 31:15 (NW): “Colui che fece me nel ventre non fece forse lui, e non era Uno solo a prepararci nel seno?” — Vedi anche Genesi 49:25; Salmo 22:10; Proverbi 30:16.
“Ventre” è usato in I Re 7:20 anche come termine architettonico, a proposito di una protuberanza, una “sporgenza tondeggiante”.
Nelle Scritture Greche Cristiane il termine koilìa significa “cavità” e secondo il contesto è tradotto ventre” (I Cor. 6:13; Filip. 3:19), “seno” (Luca 1:15, 41), “intestini” (Matt. 15:17) e “parte più intima”. Giov. 7:38.
“Ventre” è usato figurativamente per indicare un desiderio o appetito carnale (Rom. 16:18; Filip. 3:19), e la fonte di parole o dispute. (Giob. 15:2; 32:19) Giona si riferiva alla comune tomba del genere umano quando dal ventre del pesce disse: “Dal ventre dello Sceol invocai soccorso”. Infatti era bell’e morto se Geova non l’avesse salvato miracolosamente. — Giona 2:2.
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VergineAusiliario per capire la Bibbia
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Vergine
Il sostantivo ebraico bethulàh (da bathàl, che significa “separare”) indica, in senso letterale, una donna che se ne sta separata, cioè che non si è mai unita in matrimonio con un uomo e non ha mai avuto rapporti sessuali. (Gen. 24:16; Deut. 32:25; Giud. 21:12; I Re 1:2; Est. 2:2, 3, 17; Lam. 1:18; 2:21) Invece il termine greco parthènos si può riferire sia a donne che a uomini non sposati. — Matt. 25:1-12; Luca 1:27; Atti 21:9; I Cor. 7:25, 36-38.
Secondo la Legge, l’uomo che seduceva una vergine non fidanzata doveva dare al padre di lei cinquanta sicli d’argento, doveva sposarla (se il padre lo permetteva), e non poteva divorziare da lei “per tutti i suoi giorni”. (Eso. 22:16, 17; Deut. 22:28, 29) Ma la vergine fidanzata, essendo già considerata appartenente a un marito, doveva essere lapidata se non gridava quando le veniva fatta violenza. Non gridando avrebbe indicato di consentire e ciò equivaleva a essere adultera. (Deut. 22:23, 24; confronta Matteo 1:18, 19). Il fatto che una vergine fidanzata fosse considerata ‘proprietà’ di un marito spiega anche perché Gioele 1:8 poteva parlare di una “vergine” che faceva lamento “sul proprietario della sua giovinezza”.
A motivo della maggiore libertà nel servizio del Signore goduta da chi conserva la propria verginità, l’apostolo Paolo raccomandò il celibato come la condizione migliore per i cristiani che hanno padronanza di sé. (I Cor. 7:25-35) Ma osservò a proposito di chi non ha padronanza: “Se qualcuno pensa di comportarsi indebitamente verso la sua verginità, se questa è oltre il fiore della giovinezza, e così dovrebbe avvenire, faccia ciò che vuole; egli non pecca. Si sposino”. — I Cor. 7:36.
Il termine greco reso “verginità” in I Corinti 7:36-38 significa letteralmente “vergine”. Per questa ragione è stata avanzata l’ipotesi che Paolo parlasse del dovere di un padre o un tutore verso una figlia in età di sposarsi. Infatti la versione a cura di B. Mariani dice: “Se tuttavia qualcuno giudica che si comporterebbe in modo vergognoso con la sua figlia nubile se la lasciasse passare l’età adatta, e che così bisogna fare, faccia come vuole; non pecca: la faccia maritare”. Un’altra ipotesi è che il versetto si riferisca a un uomo che decide di sposare la ragazza con cui è fidanzato. La versione a cura di Ricciotti dice: “Se alcuno crede far brutta figura per la sua ragazza, quando questa oltrepassi il fiore dell’età, e sente il suo dovere così, faccia quel che crede, non pecca, le dia marito”.
Secondo il contesto però qui non si sta parlando di una ragazza vergine, ma della propria verginità. Dal momento che il termine greco parthènos può includere gli scapoli, la lezione “verginità”, che ricorre nelle traduzioni inglesi di J. B. Rotherham e J. N. Darby, nella tedesca Elberfelder Bibel come pure nella Traduzione del Nuovo Mondo, è appropriata e più aderente al contesto.
VERGINITÀ SPIRITUALE
Come il sommo sacerdote di Israele poteva prendere in moglie solo una vergine (Lev. 21:10, 13, 14; confronta Ezechiele 44:22), così il grande Sommo Sacerdote Gesù Cristo deve avere solo una “vergine” come “sposa” spirituale in cielo. (Riv. 21:9; Ebr. 7:26; confronta Efesini 5:25-30). Perciò l’apostolo Paolo si preoccupava molto della purezza spirituale della congregazione di Corinto, che desiderava presentare “come casta vergine al Cristo”. (II Cor. 11:2-6) La sposa di Cristo è composta di 144.000 unti dallo spirito che singolarmente conservano la propria ‘verginità’ rimanendo separati dal mondo e serbandosi moralmente e dottrinalmente puri. — Riv. 14:1, 4; confronta I Corinti 5:9-13; 6:15-20; Giacomo 4:4; II Giovanni 8-11.
CITTÀ, LUOGHI E POPOLI
Spesso il termine “vergine” ricorre a proposito di città, luoghi o popoli. Si parla della “vergine” o “vergine figlia” del “mio popolo” (Ger. 14:17), di Israele (Ger. 31:4, 21; Amos 5:2), di Giuda (Lam. 1:15), di Sion (II Re 19:21; Lam. 2:13), dell’Egitto (Ger. 46:11), di Babilonia (Isa. 47:1) e di Sidone (Isa. 23:12). Sembra che quest’uso figurativo significhi che i vari popoli o luoghi così
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