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MelchisedecAusiliario per capire la Bibbia
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egli rimane sacerdote in perpetuo”. (Ebr. 7:3) Come gli altri esseri umani, Melchisedec nacque e morì. Tuttavia non conosciamo il nome di suo padre e di sua madre, non è rivelata la sua discendenza né la sua posterità, e le Scritture non forniscono alcuna informazione circa l’inizio dei suoi giorni o la fine della sua vita. Perciò poté appropriatamente prefigurare Gesù Cristo, il cui sacerdozio non ha fine. Come Melchisedec non aveva predecessore o successore conosciuto nel sacerdozio, così anche Cristo non è stato preceduto da alcun sommo sacerdote simile a lui, e la Bibbia spiega che non avrà neanche un successore. Inoltre, anche se per nascita Gesù apparteneva alla tribù di Giuda e alla discendenza regale di Davide, i suoi antenati carnali non ebbero nulla a che fare col suo sacerdozio, e non era in virtù di antenati umani che aveva riunito in sé l’incarico sia di sacerdote che di re. Queste cose dipendevano dal giuramento di Geova.
Un’idea presente nel Targum di Gerusalemme e in quello di Gionatan e che ha raccolto ampi consensi fra gli ebrei e altri è che Melchisedec fosse Sem figlio di Noè. In quel tempo Sem era ancora in vita e sopravvisse anche a Sara moglie di Abraamo. Inoltre Noè benedisse Sem in modo particolare. (Gen. 9:26, 27) Comunque una simile identificazione non è stata confermata. Resta il fatto che la nazionalità, la genealogia e la discendenza di Melchisedec non vengono rivelate nelle Scritture, e a buona ragione, poiché in tal modo poteva essere un tipo di Gesù Cristo, che mediante il giuramento di Geova “è divenuto sommo sacerdote secondo la maniera di Melchisedec per sempre”. — Ebr. 6:20.
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MenaemAusiliario per capire la Bibbia
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Menaem
(Menaèm) [confortatore].
Figlio di Gadi e re di Israele per dieci anni (ca. 791-780 a.E.V.). Saputo che Sallum aveva assassinato il re Zaccaria, Menaem da Tirza si recò a Samaria dove uccise l’assassino, per poi salire al trono. All’inizio del suo regno Menaem abbatté Tifsa “e tutto ciò che era in essa e il suo territorio fuori di Tirza, perché non aprì”. Evidentemente la città si era rifiutata di aprirgli le porte. (LXX, Vg, Sy) La popolazione subì un trattamento durissimo: “Ne sventrò tutte le donne incinte”. — II Re 15:10, 13-17.
Menaem fece ciò che era male agli occhi di Geova. Promosse l’adorazione dei vitelli anziché evitare i peccati di Geroboamo, il primo re del regno delle dieci tribù. Durante il suo regno il re Pul (Tiglat-Pileser III) invase Israele, e Menaem fu costretto a pagare al monarca assiro “mille talenti d’argento”, somma che si procurò imponendo una tassa di cinquanta sicli d’argento a ciascuno dei “potenti uomini di valore” di Israele. Poiché un talento d’argento equivaleva a circa 3.000 cicli, l’argento fu ottenuto da circa 60.000 uomini. Menaem diede l’argento al re d’Assiria “affinché le sue mani fossero con lui per rafforzare il regno nella sua propria mano”. Ricevuta la somma, Pul si ritirò dal paese. — II Re 15:19, 20.
Menaem compare in un’iscrizione di Tiglat-Pilser III come “Menaem di Samaria” (Minehimmu Samarina), insieme a Rezin (Rasunnu) re di Siria e a Hiram (Hirumu) re di Tiro (non lo stesso Hiram dei giorni di Davide), e da lui il monarca assiro vanta di aver ricevuto un tributo. Menaem morì verso il 780 a.E.V. e suo figlio Pecachia gli succedette sul trono di israele. — II Re 15:22.
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Mendicante, mendicareAusiliario per capire la Bibbia
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Mendicante, mendicare
Quella di mendicare o chiedere l’elemosina è evidentemente una consuetudine molto antica nei paesi orientali. Ciò rende ancor più notevole il fatto che nelle Scritture Ebraiche non ci sia nessuna indicazione che l’accattonaggio esistesse in qualche misura o costituisse un particolare problema nella nazione d’Israele dalla sua formazione fino al tempo dell’esilio in Babilonia. Quando uscirono dall’Egitto e dalla schiavitù in quel paese, gli israeliti “chiesero [forma del verbo ebraico sha’àl] agli Egiziani oggetti d’argento e oggetti d’oro e mantelli... ed essi spogliarono gli Egiziani”. (Eso. 12:35, 36) Questo però era avvenuto secondo il comando e la profezia di Dio ed era evidentemente considerato un giusto compenso per i duri anni di lavori forzati e le ingiustizie subite per mano degli egiziani. (Eso. 3:21, 22; confronta Deuteronomio 15:12-15). Non costituiva un precedente per l’abitudine di mendicare.
Sembra che durante il tempo intercorso fra il ritorno degli ebrei dall’esilio (537 a.E.V.) e la comparsa di Gesù sulla scena terrestre, si sia sviluppato fra gli ebrei il concetto che l’atto di fare l’elemosina o la carità facesse acquistare merito onde ottenere la salvezza. Questo è reso evidente dalla dichiarazione contenuta nel libro apocrifo di Ecclesiastico (3:29, CEI), ritenuto scritto verso il II secolo a.E.V., secondo cui “l’elemosina espia i peccati”. Un’idea del genere indubbiamente incoraggiava a mendicare. (Confronta l’abitudine di fare molta pubblicità ai propri doni denunciata da Gesù in Matteo 6:2).
La dominazione straniera portò l’oppressione del popolo ebraico e senza dubbio ostacolò notevolmente l’applicazione della legge mosaica relativa al diritto ereditario alla terra e a provvedimenti simili. Questo fatto, insieme a false filosofie religiose, che non inculcavano sincero amore del prossimo basato sul principio (Matt. 23:23; Luca 10:29-31), è in parte responsabile dell’insorgere dell’accattonaggio in Palestina. Infatti nelle Scritture Greche Cristiane troviamo diversi riferimenti a mendicanti in quel paese.
Ciechi, zoppi e malati figurano fra i mendicanti descritti all’epoca di Gesù e degli apostoli. L’oftalmia (malattia degli occhi tuttora comune in Medio Oriente) era forse la causa della cecità di alcuni di questi. (Mar. 10:46-49; Luca 16:20, 22; 18:35-43; Giov. 9:1-8; Atti 3:2-10) Come i mendicanti d’oggi, essi di solito si mettevano lungo le pubbliche vie o in luoghi frequentati dalle folle, per esempio vicino al tempio. Nonostante l’importanza attribuita al fare l’elemosina, i mendicanti erano disprezzati, tanto che l’economo della parabola di Gesù disse: “Mi vergogno di chiedere l’elemosina [dal gr. epaitèin, forma intensiva del verbo aitèin, che significa ‘chiedere’]”. — Luca 16:3.
Il termine greco ptokhòs, usato in Luca (16:20, 22) nel menzionare il riferimento di Gesù al mendicante Lazzaro, descrive uno che si accovaccia e si rannicchia, e non si riferisce semplicemente a un povero, ma a uno molto povero, indigente, mendicante. Si noti che questo stesso termine ricorre in Matteo 5:3 rispetto a quelli “che si rendono conto del loro bisogno spirituale [‘quelli che mendicano lo spirito’, NW, ed. 1950, nota in calce]” (“poveri in ispirito”, Di, Ga, VR); e a proposito dell’uso di ptokhòs in questo versetto M. R. Vincent in Word Studies in the New Testament fa questa osservazione: “... è qui molto chiaro e appropriato, in quanto denota
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MeloneAusiliario per capire la Bibbia
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Melone
Uno dei generi alimentari che la folla mista e gli israeliti rimpiangevano mentre erano nel deserto dopo aver lasciato l’Egitto. (Num. 11:4, 5) Cetrioli, cocomeri e meloni sono stati coltivati sin dall’antichità in Egitto come in altri paesi del Medio Oriente.
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