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PigriziaAusiliario per capire la Bibbia
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EVITARE LA PIGRIZIA NELLO STUDIO E NEL MINISTERO
Viene dato il consiglio di non essere pigri in quanto a studiare, acquistare più profondo intendimento dei propositi di Dio e impegnarsi nel ministero cristiano. L’apostolo Paolo riprese alcuni cristiani ebrei che non facevano progressi: “Siete divenuti di udito torpido [pigro]. Poiché, in realtà, mentre dovreste essere maestri a causa del tempo, avete ancora bisogno che qualcuno v’insegni dal principio le cose elementari dei sacri oracoli di Dio; e siete divenuti tali che avete bisogno di latte, non di cibo solido”. (Ebr. 5:11, 12) Inoltre esorta: “Non vi attardate [non siate indolenti] nelle vostre faccende. Siate ferventi nello spirito”. — Rom. 12:11.
Gesù predisse che ci sarebbe stata una classe di persone che avrebbero asserito di essere suoi servitori i quali sarebbero diventati pigri e malvagi, non facendo nulla per accrescere gli interessi del Signore sulla terra. Il Signore, al suo ritorno, avrebbe tolto ciò che era stato loro affidato e li avrebbe gettati come uno “schiavo buono a nulla nelle tenebre di fuori”. — Matt. 25:18, 24-30.
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PilatoAusiliario per capire la Bibbia
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Pilato
Procuratore romano della Giudea durante il ministero terreno di Gesù. (Luca 3:1) Dopo la deposizione di Archelao, figlio di Erode il Grande, re della Giudea, l’imperatore affidò il governo della provincia a dei procuratori. Il quinto di questi fu Pilato, nominato da Tiberio nel 26 E.V., che rimase in carica per dieci anni.
Poco si sa della storia personale di Ponzio Pilato. Secondo alcuni il nome Ponzio farebbe pensare a una parentela con Ponzio Telesino, famoso generale dei sanniti, popolazione stanziatasi nella parte montuosa dell’Italia meridionale. Il cognomen, nome della famiglia, Pilato potrebbe indicare la discendenza da un militare, ammesso che derivi da pilum, latino per “giavellotto”. Oppure potrebbe identificarlo con uno schiavo affrancato o un suo discendente, ammesso che derivi dal latino pileus, berretto che di solito veniva indossato dagli schiavi quando venivano affrancati. Il solo periodo della sua vita che abbia qualche importanza storica è quello del suo mandato in Giudea. L’unica iscrizione conosciuta che porti il suo nome (e quello di Tiberio) è stata scoperta nel 1961 a Cesarea, sede del governo romano della Giudea.
Poiché rappresentava l’imperatore, il procuratore era la massima autorità della provincia e poteva far eseguire la pena di morte. Secondo quanti sostengono che il Sinedrio poteva condannare a morte, per essere valida la condanna emessa dalla corte ebraica doveva essere ratificata dal procuratore. (Confronta Matteo 26:65, 66; Giovanni 18:31). Dato che Cesarea era la residenza ufficiale del procuratore romano (confronta Atti 23:23, 24), vi era stanziato il grosso delle truppe romane, mentre un contingente più piccolo presidiava Gerusalemme. Abitualmente però durante le feste (come la Pasqua) il procuratore si trasferiva a Gerusalemme e portava con sé rinforzi militari. Il fatto che la moglie di Pilato fosse con lui in Giudea (Matt. 27:19) era reso possibile da un precedente mutamento della politica romana nei confronti dei procuratori in zone pericolose.
Il mandato di Pilato non fu pacifico. Secondo lo storico ebreo Giuseppe Flavio, i suoi rapporti con i sudditi ebrei erano iniziati male. Pilato aveva mandato di notte a Gerusalemme soldati romani che portavano stendardi con l’effigie dell’imperatore. Questo provocò grande risentimento; una delegazione di ebrei si recò a Cesarea per protestare contro la presenza degli stendardi e chiedere che venissero ritirati. Dopo cinque giorni di discussione, Pilato cercò di spaventare i delegati minacciandoli di morte, ma il loro deciso rifiuto di cedere lo indusse ad accogliere la loro richiesta. — Antichità giudaiche, Libro XVIII, cap. III, 1.
Filone, scrittore ebreo di Alessandria d’Egitto del I secolo E.V., descrive un’analoga azione di Pilato che suscitò proteste: questa volta si trattava di scudi d’oro con i nomi di Pilato e di Tiberio, che Pilato fece portare nella sua residenza a Gerusalemme. Gli ebrei fecero ricorso all’imperatore a Roma, e Pilato ricevette l’ordine di riportare gli scudi a Cesarea. — De Legatione ad Gaium, XXXVIII.
Giuseppe Flavio cita ancora un altro incidente. Per costruire un acquedotto e portare l’acqua a Gerusalemme da una distanza di circa 40 km, Pilato attinse denaro dal tesoro del tempio di Gerusalemme. Grandi folle protestarono contro questa azione durante una visita di Pilato alla città. Pilato mandò soldati in abiti civili a mescolarsi tra la folla e, a un segnale convenuto, attaccarla facendo morti e feriti fra gli ebrei. (Antichità giudaiche, Libro XVIII, cap. III, 2; Guerra giudaica, Libro II, cap. IX, 4) L’impresa a quanto pare fu portata a termine. Spesso è stata avanzata l’ipotesi che in occasione di quest’ultimo conflitto Pilato avesse ‘mischiato il sangue dei galilei coi loro sacrifici’, com’è riportato in Luca 13:1. Questa espressione sembra indicare che quei galilei siano stati uccisi proprio nell’area del tempio. Non è possibile stabilire se si trattava dello stesso incidente descritto da Giuseppe Flavio o di un’altra occasione. Comunque, dato che i galilei erano sudditi di Erode Antipa, tetrarca della Galilea, quell’eccidio può avere almeno contribuito all’inimicizia esistente fra Pilato ed Erode fino all’epoca del processo di Gesù. — Luca 23:6-12.
PROCESSO DI GESÙ
Il 14 nisan del 33 E.V., all’alba, le autorità ebraiche portarono Gesù da Pilato. Poiché non potevano entrare in casa di un governante gentile, Pilato uscì da loro e chiese quale accusa muovessero contro Gesù. Fra le accuse c’erano attività sovversiva, incitamento a non pagare le tasse e il fatto che Gesù si era dichiarato re, quindi rivale di Cesare. Quando fu detto di prendere Gesù e giudicarlo loro stessi, gli accusatori risposero che la legge non consentiva loro di eseguire una condanna a morte. Pilato allora portò Gesù all’interno del palazzo e lo interrogò circa queste accuse. Tornato dagli accusatori, Pilato annunciò di non aver trovato colpa alcuna
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