Capitolo XIV
Sudditi terreni del regno di Dio
1, 2. (a) Quale si stimò che fosse la popolazione dei mondo nel 1914 E.V., e in che cosa era frammentata? (b) Che specie di impressione facevano quelle nazioni e quegli imperi nella scena del mondo, ma come apparivano al Creatore?
NEL segnato anno 1914 E.V. si stimò che la popolazione del mondo fosse di molto superiore a mille milioni di persone.a Nell’anno 1920 la crescita si andava avvicinando a 1.859.892.000 abitanti, nonostante i molti milioni che erano stati stroncati dalla prima guerra mondiale e dall’influenza spagnola. La popolazione di questo mondo era frammentata in molte nazioni e imperi, e nel 1914 l’impero più grande era l’Impero Britannico, che abbracciava un quarto della superficie della terra e un quarto della popolazione del mondo. Ma c’erano allora altri imperi, come l’Impero Turco, l’Impero Cinese, l’Impero Olandese, l’Impero Francese, l’Impero Tedesco, l’Impero Austro-ungarico e l’Impero Portoghese. Queste nazioni e imperi facevano molta impressione nella scena del mondo, ma come apparivano al Proprietario della terra, il Grande Creatore, l’Iddio Altissimo? Può egli osservarli tutti con un solo sguardo? Esaltando la sovrumana capacità del Creatore, il profeta Isaia dice:
2 “Chi ha preso le proporzioni dello spirito di Geova, e chi come suo uomo di consiglio può fargli conoscere alcuna cosa? Con chi si consultò egli perché alcuno gli facesse comprendere, o chi gli insegna nel sentiero del diritto, o gli insegna conoscenza, o gli fa conoscere la medesima via del reale intendimento? Ecco, le nazioni sono come una goccia dal secchio; e sono state considerate come il velo di polvere sulla bilancia. . . . C’è Uno che dimora sul circolo della terra, i cui abitanti son come cavallette”. — Isaia 40:13-15, 22.
3, 4. (a) È forse una cosa difficile per Gesù Cristo, Giudice delegato di Dio, radunare dinanzi a sé tutte le nazioni, e in quale parabola è predetta una cosa simile? (b) Questa parabola cosa mostra che si richiede dalle persone, ed esse quale prospettiva hanno?
3 Logicamente, dunque, è molto semplice per il Dio Creatore radunare dinanzi a sé tutte le nazioni e giudicarle ed eseguire su di esse la sentenza. Similmente, questa è una cosa facile da fare per il potente Figlio di Dio, Gesù Cristo, che Geova ha costituito affinché agisca come suo Giudice delegato. (Atti 17:31) Il Figlio di Dio stesso predisse nella sua parabola delle pecore e dei capri che a suo tempo avrebbe fatto proprio questo. Con questa parabola l’apostolo Matteo porta a termine la profezia che il Signore Gesù Cristo pronunciò sul monte degli Ulivi riguardo al “segno” della sua presenza (parusia) e del “termine del sistema di cose”. (Matteo 24:3) Nella parabola appena prima di questa, vale a dire la parabola dei “talenti”, il Signore Gesù illustrò che i fedeli discepoli che avrebbero regnato con lui nel suo regno celeste devono operare mentre sono qui sulla terra per aumentare i suoi “averi”. Molto appropriatamente, quindi, nella successiva parabola egli illustra ciò che si richiede oggi dai viventi che diverranno sudditi del suo regno celeste. Egli comincia la parabola, dicendo:
4 “Quando il Figlio dell’uomo sarà venuto nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, sederà quindi sul suo glorioso trono. E tutte le nazioni saranno radunate dinanzi a lui, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri. E metterà le pecore alla sua destra, ma i capri alla sua sinistra”. — Matteo 25:31-33.
5, 6. (a) Nella sua profezia, come si era designato Gesù? (b) Perché questo ci rammenta la profezia di Daniele, capitolo sette?
5 Prima di questa parabola, Gesù si era già riferito sette volte a se stesso come al “Figlio dell’uomo”. (Matteo 24:27, 30, 37, 39, 44; 25:13, AV) Poiché questa designazione fu usata in relazione con il regno messianico, il suo uso fu qui molto appropriato. Il suo uso servì qui a ricordare la profezia di Daniele 7:9, 10, 13, 14, dove leggiamo:
6 “Furono posti dei troni e l’Antico dei Giorni si sedette. . . . C’erano mille migliaia che lo servivano, e diecimila volte diecimila stavano proprio dinanzi a lui. La Corte si sedette, e furono aperti dei libri. Continuai a guardare nelle visioni della notte, ed ecco, con le nuvole dei cieli veniva qualcuno simile a un figlio d’uomo; e ottenne accesso all’Antico dei Giorni, e lo fecero accostare proprio dinanzi a Lui. E gli furono dati dominio e dignità e regno, affinché tutti i popoli, i gruppi nazionali e le lingue servissero proprio lui. Il suo dominio è un dominio di durata indefinita che non passerà, e il suo regno un regno che non sarà ridotto in rovina”.
7. Quando Gesù Cristo venne accompagnato dagli angeli e si mise a sedere “sul suo glorioso trono”, e di che cosa ci fu in tal modo una restaurazione?
7 Sebbene accadesse nei cieli in modo invisibile ai nostri occhi umani, tuttavia fu nell’anno 1914, alla fine dei “Tempi dei Gentili” (o “fissati tempi delle nazioni”), che il “figlio d’uomo” ottenne accesso presso l’Antico dei Giorni, Geova Dio, e lì furono dati al “figlio d’uomo” tutti quei “dominio e dignità e regno”. Avvenne così allora, alla fine dei Tempi dei Gentili nel 1914, che il Signore Gesù in qualità di Figlio dell’uomo venne accompagnato da tutti gli angeli e si mise a sedere “sul suo glorioso trono”. Così il messianico regno di Dio nacque nei cieli. (Rivelazione 12:5, 10) Fu la restaurazione del regno di Davide, che aveva precedentemente avuto dominio in Gerusalemme ma che era stato rovesciato da Nabucodonosor re di Babilonia nel 607 a.E.V. Così ciò che ebbe luogo nell’anno 1914 E.V. fu l’inverso di ciò che aveva avuto luogo nel 607 a.E.V. Ora, di nuovo, regnava un discendente di Davide.
8. In vista di ciò che accadde nel 607 a.E.V., perché fu una cosa appropriata che nel 1914 E.V. tutte le nazioni gentili si radunassero dinanzi all’intronizzato Figlio dell’uomo?
8 In quel tempo cominciò la “presenza” o parusia del Signore Gesù Cristo. Quindi, ciò che è descritto nella parabola delle pecore e dei capri accade durante la sua parusia. Questo comprende il radunamento di tutte le nazioni dinanzi a lui come Re che è presente sul suo trono. Questo fu del tutto giusto che accadesse. Perché? Perché i ‘fissati tempi delle nazioni gentili’ erano finiti. (Luca 21:24) Per sette “tempi” profetici quelle nazioni gentili avevano avuto il dominio di tutta la terra senza interruzione da parte di alcun messianico regno di Dio. Biblicamente, un tempo profetico significa 360 giorni o, simbolicamente, anni. Ora, dovevano esserci sette di tali “tempi” profetici. Questo significava un totale di 2.520 anni (7 × 360 anni). Per tale tempo le nazioni gentili ebbero il dominio di tutta la terra. Durante tutto quel tempo avevano calpestato il diritto del messianico regno di Dio di esercitare il dominio del mondo. Contando 2.520 anni dal 1914 E.V. si risale all’anno 607 a.E.V. Fu allora che il re Nabucodonosor di Babilonia divenne governante del mondo rovesciando a Gerusalemme la famiglia regnante del re Davide. — Ezechiele 21:27.
9. (a) Poiché il sogno dei “sette tempi” di Nabucodonosor avvenne più di un anno dopo che ottenne il potere mondiale, significa questo che i Tempi dei Gentili non potessero cominciare se non dopo che il sogno si fosse tipicamente adempiuto? (b) Dove sarebbero finiti i “sette tempi” se si fossero contati dalla caduta di Babilonia nelle mani dei Medi e dei Persiani, e che cosa sarebbe stato quindi logico che avvenisse?
9 Così i “sette tempi” di dominio gentile cominciarono nel 607 a.E.V., eppure fu più di un anno dopo che il re Nabucodonosor di Babilonia ebbe il suo sogno intorno a quei “sette tempi”. (Daniele 4:16, 23, 25, 32) Un’altra cosa: questo sogno ebbe un adempimento tipico su Nabucodonosor quando divenne pazzo per sette “tempi” (anni) letterali e masticò erba come un toro nel campo. Significa questo che i “sette tempi” di dominio gentile non potevano esser cominciati nel 607 a.E.V., prima del sogno profetico? Dovevano quei Tempi dei Gentili cominciare piuttosto quando il re si riprese da quei sette anni di pazzia? No! Così, non essendo conosciuto l’anno della sua guarigione, ciò non richiede che i “sette tempi” di dominio gentile del mondo debbano cominciare piuttosto alla caduta della dinastia di Nabucodonosor nell’anno 539 a.E.V. Se calcolassimo i profetici “sette tempi” (2.520 anni) dalla caduta di Babilonia nelle mani dei Medi e dei Persiani nel 539 a.E.V., allora quei “sette tempi” finirebbero nell’autunno dell’anno 1982 E.V., ancora futuro. In base a ciò, quale sarebbe la cosa logica da attendere in quell’anno avvenire? L’opposto di quello che era accaduto nel 539 a.E.V., cioè la restaurazione del trono dinastico del re Nabucodonosor, la restaurazione dell’Impero Babilonese con un discendente di Nabucodonosor sul trono!
10. (a) Che cosa dice la Bibbia della restaurazione dell’antica Babilonia, della dinastia di Nabucodonosor e dell’Impero Babilonese? (b) Quando, perciò, cominciarono i “sette tempi”, e che cosa si deve restaurare?
10 Comunque, questo è assolutamente contrario a ciò che l’ispirata Parola di Dio predice. L’antica Babilonia sul fiume Eufrate è perita per sempre! La dinastia del re Nabucodonosor è stata per sempre rovesciata. L’Impero Babilonese è cessato eternamente come terza potenza mondiale. Ma che cos’è che Geova Dio, il cui trono rappresentativo era in Gerusalemme, promise di restaurare? È il messianico regno nelle mani di un discendente di Davide che l’Iddio dei cieli ha promesso di restaurare. (Ezechiele 21:27; Luca 1:30-33) La desolazione di Gerusalemme e del paese di Giuda per opera dei Babilonesi nel 607 a.E.V. segnò il rovesciamento del regno messianico di Davide, e quindi questo è ciò che segnò il principio dei “sette tempi” di dominio gentile del mondo del genere umano. Inalterabilmente, dunque, i 2.520 anni dei Tempi dei Gentili cominciarono allora, e, siccome cominciarono in quel tempo, finirono all’inizio dell’autunno dell’anno 1914 E.V.
11. Che cosa mostrò riguardo ai Tempi dei Gentili il fatto che Nabucodonosor ebbe sette anni di pazzia dopo aver rovesciato il trono di Davide?
11 Così, il fatto che il re Nabucodonosor ebbe i suoi sette anni di pazzia dopo il rovesciamento del trono di Davide a Gerusalemme nel 607 a.E.V. servì a mostrare per quanto tempo sarebbero dovuti durare quei Tempi dei Gentili già cominciati. Gli avvenimenti del mondo indicarono che essi durarono fino al 1914 E.V.
12. Quando nel 1914 finirono i “sette tempi”, fu il tempo che Gesù Cristo agisse dietro quale invito divino?
12 Quando, quell’anno, i “sette tempi” di ininterrotto dominio gentile del mondo finirono e il “figlio d’uomo” fu quindi portato dinanzi all’Antico dei Giorni, fu il tempo stabilito perché il celeste Figlio dell’uomo agisse conforme all’invito profetico espresso nel Salmo Secondo, ai versetti da sette a nove: “Lasciate che mi riferisca al decreto di Geova; egli mi ha detto: ‘Tu sei mio figlio; io, oggi, ti ho generato. Chiedimi, affinché io ti dia le nazioni come tua eredità e le estremità della terra come tuo proprio possedimento. Tu le spezzerai con uno scettro di ferro, le frantumerai come un vaso di vasaio’”. — Si veda anche Rivelazione 12:5.
“COME IL PASTORE SEPARA LE PECORE DAI CAPRI”
13. La separazione del popolo delle nazioni quando comincia rispetto alla “grande tribolazione”, e così che cosa non include?
13 Non è dopo che il regnante “Figlio dell’uomo” ha frantumato le nazioni nel grande “tempo d’angustia” che egli separa il popolo delle nazioni come “pecore” e “capri”. Egli non occupa il suo intero regno millenario separando così gli abitanti della terra, la cui grande maggioranza sarà risuscitata dalle proprie tombe terrestri. (Daniele 12:1) L’opera di separazione è un’attività che precede il divampare della “grande tribolazione”, nel grande culmine della quale le nazioni saranno frantumate ad Har-Maghedon. (Matteo 24:21, 22; Rivelazione 16:14, 16; 19:15) Quindi il radunamento di tutte le nazioni dinanzi al Figlio dell’uomo perché egli cominci l’opera di separazione non include la risurrezione dei morti terreni.
14. Sono radunate le nazioni in un solo luogo di assemblea sulla terra per l’opera di divisione, o come le tratta il celeste Figlio dell’uomo?
14 Il radunamento delle nazioni non significa che siano riunite tutte insieme in un unico luogo di assemblea sulla terra, cosa non pratica. Piuttosto, il radunamento si compie quando il Creatore del cielo e della terra consegna al Figlio dell’uomo tutte le nazioni come sua eredità e tutta la terra fino alle medesime estremità d’essa come suo possedimento. Egli accetta dalla mano di Dio l’autorità su tutte quelle nazioni, e rivolge a esse tutte la sua attenzione impiegando “tutti gli angeli con lui” per trattare con quelle nazioni. Così le persone di tutte le nazioni divengono il suo gregge, figurativamente parlando, solo che è come un gregge misto di pecore e capri. Tale gregge misto è una cosa comune nel Medio Oriente.
15. (a) La raffigurazione dell’opera di divisione come fra pecore e capri si fa forse allo scopo di screditare i capri? (b) Durante quale periodo di tempo avviene la separazione?
15 La separazione dei capri dalle pecore non si fa per screditare in alcun modo gli animali della specie dei capri. Nel giorno in cui Gesù era sulla terra alla celebrazione dell’annuale pasto pasquale si poteva usare sia un giovane capro che un agnello. (Esodo 12:1-5) Inoltre, nell’annuale Giorno di Espiazione dentro la cortina del Santissimo del tempio si portava il sangue del capro di Geova per “fare espiazione . . . a favore dell’intera congregazione d’Israele”. (Levitico 16:7-9, 15-17) Così, nella parabola, i capri sono semplicemente usati per raffigurare una classe di persone, mentre le pecore sono usate per raffigurare un’altra classe; e come viene il tempo che il pastore separa le due specie di animali, così durante la parusia del Figlio dell’uomo e prima della “grande tribolazione” viene il tempo di separare le due classi di persone.
16. L’opera di separazione in adempimento della parabola che cosa richiede che significhi la pa·rou·siʹa?
16 Certo, la separazione delle pecore e dei capri di un gregge letterale potrebbe compiersi in una parte di un giorno, ma la separazione di persone dotate di libero arbitrio in pecore e capri richiederebbe in tutta la terra un tempo più lungo. Questo fatto, in sé, richiede che la parola greca pa·rou·siʹa significhi “presenza” anziché “venuta” o “arrivo”.
17. (a) La separazione delle pecore e dei capri si fa in base a quale differenza? (b) Perché la separazione delle persone dotate di libero arbitrio richiederebbe più tempo di quella degli animali letterali?
17 Nella parabola la separazione si fa in base al fatto che gli animali sono di due distinte specie, e un pastore non mischierebbe il latte di capra con il latte di pecora per usi domestici. La lana di una classe di animali pure è diversa da quella dell’altra classe, e queste non dovevano mischiarsi. (Levitico 19:19; Deuteronomio 22:11; Esodo 36:14; Proverbi 27:27) Nell’adempimento della parabola, la separazione delle persone si basa sulla differenza di personalità e condotta. Una personalità richiede tempo per formarsi pienamente, e la condotta si segue con una serie di azioni che divengono regolari per la persona. Perciò ci vuole un periodo di tempo più lungo prima di poter emettere un giudizio sulla stabilita personalità e sulle invariabili abitudini di condotta di una persona. Questo richiede che si conceda tempo prima di poter pronunciare ed eseguire su una persona una sentenza giusta e irreversibile. Non si tratta di un giorno di ventiquattro ore.
18. (a) Essendo stato mostrato ciò che è la destra e ciò che è la sinistra, qual è la questione su cui ciascuno deve prendere una decisione? (b) L’invisibilità della parusia del Figlio dell’uomo permette forse che qualcuno si scusi, e perché o perché no?
18 Nella parabola, il Figlio dell’uomo paragonato a un pastore mette quelli simili a pecore alla sua destra e quelli simili a capri alla sua sinistra. La destra risulta il lato della sentenza favorevole, e la sinistra il lato della sentenza sfavorevole. Questo risultato rende oggi seria la situazione delle persone di tutte le nazioni. Si presenta la domanda su cui ciascun individuo deve prendere la propria decisione: Otterrò il favore o lo sfavore del Figlio dell’uomo ora seduto sul suo glorioso trono celeste, assistito da tutti i suoi angeli? Ciascun individuo sarà inevitabilmente chiamato a rendere conto. Il fatto che il regnante Figlio dell’uomo durante la sua parusia sia invisibile non scusa nessuno, permettendogli di dire: “Non lo sapevo”. L’invisibile parusia del Figlio dell’uomo è stata proclamata in tutto il mondo, e questo costringe ciascuno a considerare con profonda riflessione se ciò che fa o non fa trova favore o sfavore presso il Re e Giudice.
19. Dove il discorso del presidente Rutherford al congresso dell’I.B.S.A. di Los Angeles nel 1923 situò l’adempimento della parabola delle pecore e dei capri?
19 Chi sono, però, le simboliche pecore e chi sono i simbolici capri? Il sabato 25 agosto 1923 fu data agli studenti cristiani della Sacra Bibbia una sorprendente spiegazione di chi questi rispettivamente fossero. Questo avvenne l’ottavo giorno di un congresso regionale di nove giorni tenuto a Los Angeles, in California, U.S.A., dall’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici. Quel giorno il presidente dell’Associazione, J. F. Rutherford, si rivolse a un uditorio di 2.500 persone sul soggetto “La parabola delle pecore e dei capri”. Questa presentazione biblica non situò l’adempimento della parabola di Matteo 25:31-46 dopo il “tempo d’angustia” con cui finirà questo attuale sistema di cose e durante il regno millenario di Cristo. Essa situò l’adempimento della parabola ora, dal 1919 E.V., durante l’invisibile parusia o “presenza” del regnante Figlio dell’uomo e fino alla distruzione di questo sistema di cose. Il materiale di questo discorso del congresso fu pubblicato alle pagine 307-314 de La Torre di Guardia e Araldo della presenza di Cristo (inglese) del 15 ottobre 1923. — Si vedano i paragrafi 17-21 di detto articolo all’intestazione “Il tempo”.
20. Perché, dunque, fu consigliabile che ciascun individuo considerasse quale specie di personalità si stava formando?
20 In questa maniera i lettori de La Torre di Guardia e i componenti dell’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici furono destati al fatto che la parabola stava già avendo adempimento e vi era vitalmente implicata l’attuale generazione del genere umano. Questo rese consigliabile che ciascuno studiasse quale specie di personalità si stava formando e da quale parte del regnante Figlio dell’uomo la sua condotta lo poneva.
21. Quali sforzi furono compiuti per aiutare i Giudei a divenire “pecore” simboliche, e fino a quando continuò questo speciale interesse per i Giudei?
21 In un periodo di anni fu compiuto uno speciale sforzo per aiutare i circoncisi Giudei naturali del mondo a divenire simboliche “pecore” alla destra del regnante Messia. Questo sforzo fu compiuto con conferenze pubbliche sul soggetto “Ritorno dei Giudei in Palestina”, pronunciate dal presidente dell’I.B.S.A., J. F. Rutherford, a grandi uditori durante l’anno 1925, e con la conferenza pubblica sul soggetto “La Palestina per i Giudei: Perché?” da lui pronunciata il lunedì sera, 31 maggio 1926, nella famosa Royal Albert Hall di Londra, in Inghilterra, che contiene 10.000 posti a sedere e che fu ben riempita da un uditorio giudeo. Oltre a queste conferenze pubbliche fu pubblicato il libro Conforto per i Giudei (inglese), con la data di pubblicazione dell’ottobre 1925, e, in seguito, il libro (inglese) di 360 pagine intitolato “Vita”, che fu presentato per la distribuzione pubblica la domenica 25 agosto 1929, dopo una radiodiffusione dalla radiostazione WBBR, situata in Staten Island, New York, che fu collegata a una catena di radiostazioni in tutta la nazione, sul soggetto “Salute e vita per il popolo”. Questo speciale interesse nei circoncisi Giudei naturali continuò fino alla presentazione del libro Rivendicazione (inglese), Volume II, nel 1932, volume che mostrò come le profezie di Ezechiele riguardo a Israele si applicavano oggi all’Israele spirituale.
22. Come l’interesse per quelli simili a pecore fu stimolato in proporzioni più ampie dalle informazioni presentate nel 1931 al congresso di Columbus?
22 Comunque, l’interesse per la classe delle “pecore” fu stimolato in proporzioni più ampie nell’anno 1931. Il 30 luglio, al congresso internazionale dell’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici a Columbus, nell’Ohio, il presidente dell’Associazione pronunciò il discorso su “L’uomo con il corno da scrivano”, dopo di che Robert J. Martin annunciò la presentazione di un nuovo libro (inglese) intitolato “Rivendicazione”, Volume I. Questo libro faceva una particolareggiata considerazione versetto per versetto del capitolo nove della profezia di Ezechiele, che presenta la visione di questo uomo vestito di lino con un corno da scrivano. Sia il discorso che il libro richiamavano l’attenzione sul fatto che un’opera di apporre il segno doveva essere compiuta dall’unto rimanente dei discepoli di Cristo a favore delle persone della terra simili a pecore, non solo degli Israeliti naturali ma anche delle persone di tutte le nazioni. Questa era un opera salvifica, in quanto le Sacre Scritture mostrano che solo i segnati saranno risparmiati in vita con l’unto rimanente attraverso la “grande tribolazione” avvenire. Essi divengono sudditi terreni del Regno.
23. Per anni quale interesse era esistito riguardo alla “grande moltitudine” di Rivelazione, capitolo sette, e come la presentazione del libro Geova nel 1934 non chiarì le cose?
23 Per decenni di tempo c’era stato vivo interesse per quella che in Rivelazione 7:9 la versione (inglese) della Bibbia del re Giacomo chiamava “grande moltitudine”. Chi erano esattamente quelli che formavano questa grande folla? Il 19 novembre 1934 a Brooklyn, New York, fu presentato al devoto popolo di Dio il libro (inglese) intitolato “Geova”. Questo libro di 384 pagine parlava sia di quella “grande moltitudine” che della parabola delle pecore e dei capri. (Si veda a pagina 159 la considerazione della “Grande moltitudine”; e alle pagine 354 e 359 quella delle “pecore”). Comunque, questa pubblicazione allora recente non identificava le “pecore” della parabola come uguali a quella “grande moltitudine” né come quelli segnati sulla fronte dal simbolico uomo vestito di lino con il corno da scrivano al fianco. Né disabituava la mente degli studenti biblici dall’idea a lungo sostenuta che la “grande moltitudine” fosse un gruppo di martiri cristiani generati dallo spirito che son destinati alla vita celeste pur non facendo parte dei 144.000 coeredi di Gesù Cristo il Re. Si pensava che quelli della “grande moltitudine” fossero ancora “prigionieri” di Babilonia la Grande, l’impero mondiale della falsa religione.
24. A quale congresso ci fu la soddisfacente, realistica spiegazione della “grande moltitudine”, e specialmente chi fu invitato ad assistere a quel congresso?
24 In quale tempo, dunque, giunse per quelli che erano ansiosi di conoscere una spiegazione della visione della “grande moltitudine” che risultò soddisfacente e armonizza con i fatti che hanno avuto luogo? Nell’anno 1935, sei mesi dopo la presentazione del libro Geova. Questo accadde al congresso dei testimoni di Geova tenuto a Washington (Distretto di Columbia), dal 30 maggio al 3 giugno 1935. L’annuncio di un’intera pagina che ne fu fatto alla pagina 127 del numero de La Torre di Guardia (inglese) del 15 aprile 1935 espressamente diceva: “Tutte le persone che sono dalla parte di Geova e del suo regno sono benvenute”. Inoltre proseguiva, dicendo: “Questo è un congresso di servizio, e si attende che tutto il rimanente e i Gionadab partecipino al servizio. . . . Si prenderanno disposizioni perché tutti quelli che lo desiderano simboleggino la propria consacrazione con l’immersione in acqua”. Successivi annunci del congresso dissero: “Finora non molti Gionadab hanno avuto il privilegio di assistere a un congresso, e il congresso di Washington può essere per loro di vero conforto e beneficio”.
25. (a) Quando i cosiddetti Gionadab compresero la speciale ragione per cui erano stati invitati al congresso di Washington? (b) L’oratore che parlò su “La grande moltitudine” chi identificò che questa fosse?
25 Il venerdì pomeriggio 31 maggio le persone interessate che videro una somiglianza fra se stesse e l’antico Gionadab figlio di Recab si resero conto perché erano state specialmente invitate ad assistere a questo congresso di Washington. Perché? Perché fu allora che l’oratore principale del congresso, J. F. Rutherford, si rivolse al suo uditorio visibile lì nell’Auditorium di Washington e simultaneamente a un innumerevole uditorio invisibile mediante le radiostazioni WBBR e WHPH (di Petersburg, in Virginia) sul soggetto “La grande moltitudine”. Questa spiegazione di Rivelazione 7:9-15 mostrò che la “grande moltitudine” (AV) non è una moltitudine di adoratori destinati ad avere una risurrezione spirituale e ad andare in cielo. Piuttosto, è una classe terrestre di adoratori di Geova a cui nella Parola di Dio è offerta la speranza della vita eterna su una terra paradisiaca sotto il celeste regno di Gesù Cristo e della sua glorificata chiesa o congregazione. In quel tempo tali adoratori con speranze terrestri furono paragonati a Gionadab figlio di Recab e furono designati quali “Gionadab”. Come La Torre di Guardia in seguito disse:
Questi sono altrimenti chiamati “i Gionadab”. Questi son battezzati in simbolo, attestando così che si sono consacrati per fare la volontà di Dio e si sono schierati dalla parte di Geova e rendono servizio a lui e al suo Re; così si sono purificati e ora sono “adorni di lunghe vesti bianche”. Così la grande moltitudine è chiaramente identificata non come una classe generata dallo spirito le cui speranze siano per un luogo in cielo, ma . . . “vengono dalla grande tribolazione”. — La Torre di Guardia (inglese) del 15 agosto 1935, pagina 248, paragrafo 21.
26. (a) Come si fece ancor più pubblicità al discorso, e quanti furono battezzati dopo il discorso? (b) I candidati al battesimo si posero forse in qualche classe, e come avrebbero conosciuto a quale classe appartenevano?
26 Il materiale di questa rimarchevole conferenza fu pubblicato nell’articolo in due parti intitolato “La grande moltitudine” nelle edizioni del 1º e del 15 agosto 1935 de La Torre di Guardia (inglese), per informare gli adoratori di Geova intorno a tutto il globo. Il giorno dopo la conferenza si presentarono 840 per l’immersione in acqua, simboleggiando il fatto che eran divenuti discepoli del Signore Gesù Cristo.b (Matteo 28:19, 20) Questi 840 candidati al battesimo non erano scritturalmente autorizzati a porsi né nella classe celeste dei coeredi di Cristo né nella classe terrestre rappresentata dalla “grande moltitudine”. Non era la loro volontà quella che si doveva fare, ma era la volontà di Geova. Egli era Colui che esprimeva la sua sovrana volontà ponendoli in una classe o nell’altra secondo il suo beneplacito. Se, dopo il loro battesimo, generava con il suo spirito santo qualcuno di questi affinché divenisse un figlio spirituale di Dio, egli in tal modo portava tale individuo nella classe spirituale con un’eredità celeste. Se Egli non generava qualcuno come figlio spirituale e non lo trattava come tratta i figli spirituali, allora il non generato dallo spirito era riservato alla grande moltitudine terrestre.
27. Che cosa provvidero queste nuove informazioni sulla “grande moltitudine” riguardo alla parabola, delle pecore e dei capri?
27 Il discorso di Washington (Distretto di Columbia) sulla “grande moltitudine” e il materiale che in seguito fu pubblicato su quel soggetto provvidero un nuovo sfondo alla considerazione della parabola delle pecore e dei capri. Fecero risaltare chiaramente e pienamente quali siano i requisiti per appartenere alla classe delle “pecore” più di quanto non facessero i requisiti esposti nel discorso sulla parabola delle pecore e dei capri dodici anni prima, nel 1923, a Los Angeles, in California.
28. Come fu mostrato che i requisiti per la classe delle “pecore” erano maggiori di quelli stabiliti nel 1923?
28 Per esempio, quelli della classe delle “pecore” devono essere più che solo persone disposte alla benignità, alla giustizia, umanitarie, che hanno fatto qualche gentilezza all’unto rimanente dei discepoli di Cristo. Essi stessi devono essere discepoli di Cristo, battezzati nel “nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo”, e anche agire in qualità di cristiani testimoni di Geova. La “grande moltitudine” di Rivelazione 7:9-17 (Authorized Version) era identica alla classe delle “pecore” della parabola di Gesù in Matteo 25:31-46.c
“VENITE, VOI CHE AVETE LA BENEDIZIONE DEL PADRE MIO”
29. Con quali parole gli essenziali requisiti per schierarsi alla destra del Re sono stabiliti da ciò che egli dice alle “pecore”?
29 Gli essenziali requisiti che si cercano in quelli che formano la classe delle “pecore” sono indicati da ciò che il Re Pastore indica come la ragione per assegnare alle simboliche “pecore” un benedetto futuro. La parabola raffigura la classe delle “pecore” alla destra del reale Figlio dell’uomo mentre egli parla loro. “Quindi il re dirà a quelli alla sua destra: ‘Venite, voi che avete la benedizione del Padre mio, ereditate il regno preparato per voi dalla fondazione del mondo. Poiché ebbi fame e mi deste qualche cosa da mangiare; ebbi sete e mi deste qualche cosa da bere. Fui estraneo e mi accoglieste in modo ospitale; nudo, e mi vestiste. Mi ammalai e aveste cura di me. Fui in prigione e veniste da me’”. — Matteo 25:34-36.
30. Perché solo indirettamente poterono quelle “pecore” fare a Gesù le cose che egli menziona?
30 Fu solo indirettamente che queste persone simili a pecore di “tutte le nazioni” fecero queste cose al Signore Gesù Cristo. Non sfugga alla nostra memoria che, quando fu sulla terra, Gesù limitò i suoi tre anni e alcuni mesi di insegnamento e predicazione alla nazione d’Israele e ai Samaritani laggiù nel Medio Oriente. (Matteo 15:24; 10:6; Giovanni 1:11; 4:3-43; Luca 17:15-18) Quindi queste persone simili a pecore sono come quei cristiani del primo secolo, nelle province romane dell’Asia Minore, a cui l’apostolo Pietro scrisse: “Benché non l’abbiate mai visto, voi lo amate. Benché non lo vediate al presente, esercitate fede in lui”. (1 Pietro 1:8) Nonostante che non l’avessero mai potuto vedere sulla terra, le persone simili a pecore che vengono separate alla destra di Gesù volevano fare qualche cosa a suo favore e compirono uno sforzo per farlo, in maniera indiretta.
31. La conversazione fra il Re e le “pecore”, com’è descritta nella parabola, sarà diretta, e quale attinenza ha I Timoteo 6:14-16 con la questione?
31 Quando si adempie questa parte della parabola profetica, queste persone simili a pecore non vedono il Figlio dell’uomo seduto sul suo glorioso trono celeste, né egli appare visibilmente al loro occhio nudo e parla loro udibilmente al loro orecchio naturale e dice le sue parole d’apprezzamento. Durante la sua presenza o parusia in spirito, essi lo vedono sul suo trono solo con l’occhio della fede, e al tempo in cui emette la sua decisione favorevole verso di loro le sue parole di favore sono loro trasmesse per mezzo di qualsiasi canale egli scelga. L’adempimento della conversazione della parabola fra l’intronizzato Figlio dell’uomo e le “pecore” deve prendere in considerazione ciò che si dichiara in I Timoteo 6:14-16: “Fino alla manifestazione del nostro Signore Gesù Cristo. Questa manifestazione il felice e solo Potentato mostrerà nei propri tempi fissati, egli il Re di quelli che regnano da re e il Signore di quelli che governano da signori, il solo [di tutti quelli che gli uomini servono come re] che ha immortalità, che dimora in una luce inaccessibile, che nessuno degli uomini ha visto né può vedere”. Così la conversazione fra questo Re dei re e le “pecore” non sarà diretta.
32, 33. (a) Che cosa si deve dire se l’invito a ‘venire’ che il Re fa alle “pecore” è un invito al cielo? (b) Perché Gesù ne parlò come di “altre pecore”?
32 Invitando queste persone simili a pecore che si trovano alla sua destra a ‘venire’, egli non le invita a venire in cielo e a sedere con lui sul suo trono. Queste simboliche “pecore” non sono membri dei 144.000 coeredi di Gesù Cristo generati dallo spirito che hanno la “prima risurrezione” e regnano con lui per mille anni sul genere umano. (Rivelazione 14:1-3; 20:4-6) Essendo persone di “ogni nazione” radunate durante la sua presenza o parusia in spirito, giungono a un numero assai superiore a 144.000, infatti, a molte volte tanti individui. Compongono la “grande folla che nessun uomo poteva numerare, di ogni nazione e tribù e popolo e lingua”. (Rivelazione 7:9, 10) Quelli di questa “grande folla” sono paragonati a “pecore” quando si dice ulteriormente di loro: “L’Agnello, che è in mezzo al trono, li pascerà e li guiderà alle fonti delle acque della vita”. (Rivelazione 7:17) Infatti, fanno parte di quelle “altre pecore” che Gesù differenziò dal “piccolo gregge” dei 144.000 coeredi, dicendo:
33 “E ho altre pecore che non sono di questo ovile; quelle pure devo condurre, ed esse ascolteranno la mia voce, e diventeranno un solo gregge, un solo pastore”. — Giovanni 10:16; Luca 12:32.
34. Quando l’intronizzato Figlio dell’uomo invita la “grande folla” delle “altre pecore” a ‘venire’, e come sono queste ‘benedette’ dal suo Padre celeste?
34 Alla “grande folla” di tali “altre pecore” l’intronizzato Figlio dell’uomo dice di ‘venire’ a lui, cioè di accostarglisi al tempo in cui le dà la ricompensa. Egli li chiama: “Benedetti del Padre mio”. (Matteo 25:34, Ga) È vero che mentre cercavano di fare qualche cosa di buono e di utile verso il Signore Gesù Cristo durante questo tempo della sua presenza o parusia il suo Padre celeste li benedisse per questo. Comunque, essi sono stati “benedetti” dal suo Padre celeste in particolar modo in quanto Egli ha riservato loro tale benedetta ricompensa. Il Padre celeste previde questa classe simile a pecore di questo tempo della presenza o parusia del Figlio suo, e riservò loro conformemente una benedetta ricompensa. Le benedizioni che han già ricevute non sono paragonabili alla benedizione che devono ancora avere. Qual è questa particolare benedizione loro riservata?
35. (a) Che cosa indica Gesù che è la speciale benedizione riservata alla “grande folla” delle “altre pecore”? (b) Che cos’è, in particolar modo, il “regno” che ereditano e dove lo ereditano?
35 È indicata nelle parole che Gesù disse loro: “Ereditate il regno preparato per voi dalla fondazione del mondo”. (Matteo 25:34) La “grande folla” delle “altre pecore” non fu invitata con queste parole di Gesù Cristo a sedere con lui sul suo trono celeste, poiché non sono dei 144.000 coeredi. Come si devono intendere, dunque, le parole di invito? Alla parola greca originale per “regno” (Ba·si·leiʹa), a pagina 309 il Volume I del Greek-English Lexicon di Liddell e Scott dichiara che la parola greca ha anche un significato passivo, vale a dire “essere governati da un re”, e può anche significare “regno”. Così nella realtà: la “grande folla” di tali “altre pecore” eredita uno stato in cui è ‘governata da un re’, vale a dire il messianico Re Gesù, ed ereditano un “regno” di mille anni retto dal Re dei re, Gesù Cristo. Dove avranno questo millennio in cui saranno governati dal glorificato Figlio dell’uomo? Non in cielo, in cui non possono entrare come creature di “carne e sangue” (1 Corinti 15:50); ma qui sulla terra, che è il reame terrestre del regno di Cristo. — Salmo 2:8; Daniele 2:35-45.
36. Dalla fondazione di quale “mondo” fu preparato questo “regno” per la “grande folla” delle “altre pecore”, e come?
36 Questa terra sarà uno splendido luogo in cui vivere sotto un tale re quale il Signore Gesù Cristo, insieme ai glorificati 144.000 coreggenti. In che modo, però, il “regno” fu in questo senso “preparato” per tale “grande folla” di persone simili a pecore già “dalla fondazione del mondo”? In quanto il Padre celeste, il Creatore, l’ebbe in mente per loro “dalla fondazione del mondo”. Non significa la fondazione del nostro pianeta terrestre. Significa il mondo del genere umano. Questo venne dopo la creazione di Adamo ed Eva nella loro perfezione nel Giardino d’Eden. Adamo non fu fatto re, ed Eva non fu fatta sua regina. Adamo non fu fatto re su tutta la creazione animale degli animali terrestri, degli animali anfibi, dei pesci e degli uccelli. In Giobbe 41:34 Geova chiama Leviatan il “re su tutte le maestose bestie selvagge”. Tanto meno Adamo doveva essere re su tutti i suoi discendenti umani. Re vennero all’esistenza sulla terra per la prima volta dopo il diluvio del giorno di Noè a cominciare con Nimrod, il baldanzoso cacciatore che fondò Babele o Babilonia nella valle mesopotamica. (Genesi 10:8-10) I discendenti di Adamo non nacquero in un regno di Adamo. Gli stessi Adamo ed Eva non costituirono un “mondo”.
37. (a) Quando e come fu fondato quel mondo? (b) Come fece il “regno” a esser preparato da quella fondazione?
37 Comunque, quando Adamo ed Eva, fuori del Giardino d’Eden da cui erano stati espulsi sotto la sentenza di distruzione, cominciarono ad avere figli, allora fu fondato un “mondo”, cioè un mondo del genere umano. Questi figli, benché nati nel peccato e nell’imperfezione e sotto la condanna di morte, vennero sotto l’opportunità che fu espressa nelle parole che Geova disse al serpente in Eden dopo che Adamo ed Eva erano stati indotti a peccare: “Io porrò inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei. Egli [il seme della donna] ti ferirà la testa e tu gli ferirai il calcagno”. (Genesi 3:14, 15) Mentre passava il tempo, Geova Dio diede ulteriori informazioni riguardo a questo misterioso Seme che avrebbe riportato la vittoria sul simbolico Serpente, Satana il Diavolo. Il Seme vittorioso doveva divenire Re su tutto il genere umano. Pertanto, allorché cominciarono a nascere figli che ebbero l’opportunità di venire sotto lo stabilito regno del Seme, la promessa di Geova ebbe vigore presso il mondo del genere umano che era stato appena fondato. Così il “regno” fu tenuto in serbo, “preparato” per gli abitanti della terra “dalla fondazione del mondo”. — Si paragoni Luca 11:50, 51.
“L’AVETE FATTO A UNO DI QUESTI MIEI MINIMI FRATELLI”
38. Com’è spiegata dalle parole del re la sorpresa della “grande folla” di persone simili a pecore all’invito del re?
38 Nella parabola profetica, quando il Re invitò le “pecore” a ‘ereditare il regno preparato’ per loro dalla fondazione del mondo, esse mostrarono sorpresa. Gesù ci narra: “Quindi i giusti gli risponderanno con le parole: ‘Signore, quando ti vedemmo aver fame e ti demmo da mangiare, o aver sete, e ti demmo qualche cosa da bere? Quando ti vedemmo estraneo e ti accogliemmo in modo ospitale, o nudo, e ti vestimmo? Quando ti vedemmo malato o in prigione e venimmo da te?’ E rispondendo il re dirà loro: ‘Veramente vi dico: In quanto l’avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me’”. — Matteo 25:37-40.
39. È forse in base alle loro premurose opere fatte al Re che essi son chiamati “giusti”, o in base a che cosa?
39 È degno di nota che Gesù parla di queste persone simili a pecore come di “giusti”. Il loro giusto aspetto dinanzi a lui non deve attribuirsi soltanto al fatto che gli mostrarono considerazione mediante tutte le cose che egli menziona. Questi che sono assomigliati a pecore non sono giustificati o dichiarati giusti in base alle loro proprie opere come non lo sono i 144.000 coeredi di Cristo. La prima cosa che contò fu quella mostrata dal fatto che cercarono di fare quanto poterono a favore di Cristo secondo che la situazione lo consentiva, cioè la loro fede in lui come Messia o Cristo di Dio. Riconobbero che non avevano in sé nessuna giustizia che piacesse interamente a Dio. In armonia con ciò si valsero del sangue propiziatorio del sacrificato Agnello di Dio, Gesù Cristo. (Giovanni 1:29, 36) Per acquistare un aspetto giusto dinanzi a Geova Dio, si lavarono, per così dire, le simboliche lunghe vesti. Questo viene richiamato alla nostra attenzione nella visione di Giovanni della “grande folla”.
40. Come quelli della “grande folla” di “altre pecore” si purificano del loro cattivo aspetto dinanzi a Dio, e dove e come rendono sacro servizio?
40 Per dare risalto al fatto che quelli di questa “grande folla” di persone simili a pecore sono discepoli dell’Agnello Gesù Cristo e sono adoratori presso il tempio spirituale di Geova Dio, l’apostolo Giovanni riferisce questa conversazione che ci fu sulla visione della “grande folla”: “E presa la parola, una delle persone anziane mi disse: ‘Questi che sono vestiti di lunghe vesti bianche, chi sono e da dove son venuti?’ E subito gli dissi: ‘Signor mio, tu lo sai’. Ed egli mi disse: ‘Questi sono quelli che vengono dalla grande tribolazione, e hanno lavato le loro lunghe vesti e le han rese bianche nel sangue dell’Agnello. Perciò sono davanti al trono di Dio; e gli rendono sacro servizio giorno e notte nel suo tempio’”. (Rivelazione 7:13-15) È dunque essenziale dinanzi a Dio che lavino il loro cattivo aspetto nel versato sangue di Cristo, per mezzo del loro esercizio della fede, oltre a rendere sacro servizio a Dio presso il suo tempio spirituale facendo ciò che l’opportunità consente loro di fare a favore dell’Agnello Gesù Cristo. Appropriatamente, quindi, Gesù poté parlare di loro come di “giusti”.
41. (a) Che cosa indicano queste giuste “pecore” circa la parusia chiedendo ripetutamente: “Quando ti vedemmo?” (b) A questo riguardo, perché la parusia dovette essere un esteso periodo di tempo?
41 Dicendo essi ripetutamente: “Quando ti vedemmo?” allorché interrogarono sulle cose che Gesù Cristo disse gli avevano fatte, i giusti simili a pecore manifestano di non averlo visto nella carne. Questo è giusto, poiché la sua regale presenza o parusia è invisibile agli occhi umani, essendo ora uno “che nessuno degli uomini ha visto né può vedere”. La sua parusia dovette essere un’estesa presenza invisibile perché potessero fargli, in maniera indiretta, tutte le cose che enumera. In che modo, dunque, gli fecero tutte tali amorevoli cose? Gesù spiega:
42. Il re dice alle “pecore” che esse gli fecero tali cose indirettamente in qual senso?
42 “E rispondendo il re dirà loro: ‘Veramente vi dico: In quanto l’avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me’”. — Matteo 25:40.
43. Durante la sua parusia il Re Gesù Cristo ha sulla terra un rimanente di chi, e come parlò di loro il giorno della sua profezia e il giorno della risurrezione?
43 Durante il tempo della sua invisibile parusia o presenza come Re intronizzato, Gesù Cristo il Figlio dell’uomo ha sulla terra un rimanente dei suoi fratelli spirituali visibilmente nella carne. In precedenza, lo stesso giorno in cui disse la parabola delle pecore e dei capri, Gesù si riferì a questi “fratelli” quando dichiarò: “Non siate chiamati Rabbi, poiché uno è il vostro maestro, mentre voi siete tutti fratelli. Inoltre, non chiamate nessuno vostro padre sulla terra, perché uno è il Padre vostro, il Celeste. Né siate chiamati ‘condottieri’, perché uno è il vostro Condottiero, il Cristo”. (Matteo 23:8-10) Cinque giorni dopo aver detto la parabola il risorto Signore Gesù apparve il giorno della sua risurrezione a diverse donne e disse loro: “Non abbiate timore! Andate, portate la notizia ai miei fratelli, affinché vadano in Galilea; e ivi mi vedranno”. — Matteo 28:9, 10.
44. (a) Come Gesù parlò di questi fratelli a un’altra donna il giorno della risurrezione? (b) Che cosa dice Ebrei 2:10-12 riguardo all’attitudine di Gesù verso questi fratelli?
44 Il giorno della sua risurrezione egli apparve anche a Maria Maddalena e parlò dei suoi fratelli spirituali, dicendole: “Va dai miei fratelli e di’ loro: ‘Io ascendo al Padre mio e Padre vostro e all’Iddio mio e Iddio vostro’”. (Giovanni 20:17) Infine ci saranno 144.000 di questi fratelli spirituali che parteciperanno alla gloria celeste con Gesù Cristo, loro spirituale Fratello maggiore. Il fatto che ci siano questi fratelli spirituali di Cristo è considerato dall’ispirato scrittore, in Ebrei 2:10-12, con queste parole: “Conveniva che colui per il quale son tutte le cose e per mezzo del quale sono tutte le cose, conducendo molti alla gloria, rendesse perfetto il principale Agente della loro salvezza mediante le sofferenze. Poiché colui che santifica e quelli che sono santificati vengono tutti da uno [il Padre], e per questa ragione egli non si vergogna di chiamarli ‘fratelli’, come dice: ‘Dichiarerò il tuo nome ai miei fratelli; nel mezzo della congregazione ti loderò con cantici’”. Questi “fratelli” sono membri del “seme” di Abraamo l’Ebreo; e per aiutarli a conseguire la gloria celeste, il celeste Figlio di Dio divenne un uomo come loro. Conformemente, è scritto:
45. Gesù fu reso simile ai suoi fratelli spirituali per quale scopo?
45 “Egli realmente non assiste affatto gli angeli, ma assiste il seme d’Abraamo. Quindi dovette divenire simile ai suoi ‘fratelli’ sotto ogni aspetto, affinché divenisse un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose relative a Dio, onde offrisse sacrificio propiziatorio per i peccati del popolo”. — Ebrei 2:16, 17.
46. Il re Gesù Cristo apprezza quelli che sono in particolar modo gli assistenti di chi, e perché?
46 Proprio come il re Gesù Cristo stesso, quando fu sulla terra come uomo perfetto, cercò di assistere i suoi fratelli spirituali, così egli apprezza tutti quelli che compiono alcuni sforzi per assistere i suoi fratelli spirituali che divengono suoi coeredi celesti. Ciò che tali benevoli assistenti fanno ai suoi “fratelli” egli lo considera come se lo facessero a lui personalmente. Quelli che offrono tale assistenza li paragona a pecore. Non sono lodati semplicemente perché sono filantropici o umanitari in senso generale, facendo il bene a chiunque e a ogni persona senza tener conto di chi sia, senza discriminazione. Spesso le persone filantropiche e umanitarie di questo genere hanno timore di fare particolarmente del bene ai fratelli spirituali di Cristo fra le sofferenze che questi provano sulla terra. Qualsiasi segno di simpatia verso i “fratelli” di Cristo reca la disapprovazione e la critica di quelli che sono contro i “fratelli” di Cristo e che causano a questi “fratelli” di Cristo molte delle loro sofferenze, perfino la prigionia.
47. Come dichiarò Gesù, perché gli atti di assistenza da parte delle giuste “pecore” hanno speciale merito?
47 Piuttosto, quelli che Gesù, il quale disse la parabola, designa come “pecore” e chiama “giusti” fanno un’intrepida discriminazione. Con intelligenza e volontà fanno del bene ai “fratelli” di Cristo perché li riconoscono come tali. Credono che questi “fratelli” imitano Gesù Cristo e compiono l’opera che egli comandò loro di fare. È per questa ragione che le loro azioni per assistere i fratelli di Cristo hanno speciale merito alla sua vista, poiché le azioni di questo genere hanno un vero motivo cristiano. Tale veduta delle cose Gesù la rese chiara ai suoi apostoli quando disse: “Chi non è contro di noi è per noi. Poiché chiunque vi darà da bere un calice d’acqua perché appartenete a Cristo, veramente vi dico, non perderà affatto la sua ricompensa”. (Marco 9:40, 41) “E chi avrà dato da bere anche un solo calice d’acqua fredda a uno di questi piccoli perché è un discepolo, veramente vi dico, non perderà affatto la sua ricompensa”. — Matteo 10:42.
SCHIERÀTI CON I “FRATELLI” DEL RE
48. (a) Prima del 1935 E.V. e dopo, i fratelli spirituali di Cristo sulla terra provarono le esperienze come quelle da lui descritte? (b) Le “pecore” che diedero aiuto lo fecero con quale conoscenza e apprezzamento?
48 Le testimonianze storiche rivelano che durante la loro opera di predicazione della buona notizia del regno di Dio e l’attività di far discepoli delle persone di tutte le nazioni fino all’anno 1935 E.V., e in seguito, i “fratelli” spirituali di Cristo hanno letteralmente provato fame e sete, hanno avuto bisogno di che vestirsi, sono stati estranei e senza casa, si sono ammalati e sono stati perfino messi ingiustamente in prigione. Non soltanto i loro propri “fratelli” spirituali sono venuti in loro aiuto, ma han fatto questo anche altri che non sono stati generati dallo spirito di Dio come “fratelli” di Cristo. Questi ultimi non agirono così perché ignorassero chi erano esattamente questi sofferenti cristiani nel bisogno e l’impopolarità di questi perseguitati. Al contrario, riconobbero che questi erano gli “ambasciatori” del messianico regno di Dio, e vollero dare una concreta prova che si schieravano dalla parte del regno di Dio.
49, 50. (a) Come queste “pecore” che non sono Israeliti spirituali reagiscono alla predicazione del Regno, e a chi si uniscono? (b) Conformemente, in nome di chi queste si battezzano, aderendo così a chi?
49 In questo modo questi simili a pecore dimostrarono la loro fede in Gesù Cristo quale Re dominante. Si rallegrarono alla predicazione della buona notizia del regno di Dio ora istituito, e desiderarono dare a esso tutto il loro sostegno. Reagirono all’opera di far discepoli compiuta dagli “ambasciatori” del Regno ed essi pure si battezzarono in acqua come discepoli di Cristo, ubbidendo ai suoi insegnamenti. (2 Corinti 5:20; Matteo 24:14; 28:19, 20) Essendo stata seguita proprio finora questa condotta da parte di queste persone simili a pecore che non sono Israeliti spirituali, si adempie in questo tempo la profezia di Zaccaria 2:11: “Molte nazioni per certo si uniranno a Geova in quel giorno, ed effettivamente diverranno mio popolo; e per certo risiederà in mezzo a te”.
50 Queste persone simili a pecore provenienti da “molte nazioni”, da 208 paesi e isole secondo rapporti ricevuti finora, si battezzano non solo in nome del Figlio e dello spirito santo, ma anche in nome del Padre, del Padre del Figlio, che è Geova. Essi non credono semplicemente nel Figlio, ignorando il Padre. Non solo ‘credono al Signore Gesù’ per essere salvati, ma necessariamente riconoscono anche che “chiunque invoca il nome di Geova sarà salvato”. (Atti 16:31; Atti 2:21; Romani 10:13) Così invocano il nome di Geova e sono battezzati nel Suo nome. ‘Si uniscono’, si dedicano, a Geova per divenire Suo popolo. Abbandonano i falsi dèi ai quali erano anteriormente dedicati. (Osea 9:10) Aderiscono irrevocabilmente a Geova Dio il Padre per mezzo di Gesù Cristo.
51, 52. (a) Essendo così battezzate, a chi son paragonate queste “pecore” in Zaccaria 8:20-23? (b) Chi è il “Giudeo” di cui afferrano il lembo della veste?
51 Nella loro dedicazione di se stessi a Geova per mezzo di Cristo questi simili a pecore sono ulteriormente prefigurati nella profezia di Zaccaria, in queste parole: “Geova degli eserciti ha detto questo: ‘Verranno ancora popoli e gli abitanti di molte città; e gli abitanti di una città per certo andranno a quelli di un’altra, dicendo: “Andiamo con premura a placare la faccia di Geova e a cercare Geova degli eserciti. Anche io stesso andrò”. E molti popoli e nazioni potenti effettivamente verranno a cercare Geova degli eserciti in Gerusalemme e a placare la faccia di Geova’. Geova degli eserciti ha detto questo: ‘Sarà in quei giorni che dieci uomini da tutte le lingue delle nazioni afferreranno, sì, in effetti afferreranno per il lembo un uomo che è un Giudeo, dicendo: “Per certo verremo con voi, poiché abbiamo udito che Dio è con voi”’”. — Zaccaria 8:20-23.
52 Nell’adempimento di questa profezia, l’uomo il cui lembo della veste sarà afferrato da questi uomini di “tutte le lingue delle nazioni” è un Giudeo spirituale, cioè uno dei 144.000 Israeliti spirituali dei quali si parla in Rivelazione 7:4-8, poco prima della visione che Giovanni ebbe della innumerevole “grande folla”, i cui componenti vengono “da ogni nazione e tribù e popolo e lingua”.
53. (a) In particolar modo da quale anno questi “dieci uomini” che parlano le lingue di molte nazioni hanno afferrato il lembo della veste dei Giudei spirituali? (b) Da quell’anno questi Giudei spirituali si sono distinti con quale designazione?
53 Durante la presenza o parusia del Re Gesù Cristo dall’anno 1914 E.V. c’è stato solo un rimanente di tali Giudei spirituali nella carne sulla terra. In particolar modo fu dall’anno 1935 in poi, dopo l’identificazione di chi costituisse la “grande folla” di lodatori di Dio e del suo Agnello, che “dieci uomini” che parlano le lingue di molte nazioni cominciarono a umiliarsi come se afferrassero il lembo della veste di una persona e si offrissero di salire col Giudeo spirituale al centro di adorazione di Geova degli eserciti. Quell’anno 1935 questi Giudei spirituali portavano già da quattro anni la designazione biblica di “testimoni di Geova”, così che non ci fu nessun errore in quanto a quale specie di cristiani fossero.
54. Come fu predetto in Isaia 2:2-4 il fatto che queste “pecore” si uniscono a Geova e cercano di adorarlo?
54 Il fatto che in questi ultimi giorni molte persone che non fanno parte del rimanente dei Giudei o Israeliti spirituali dovessero unirsi in dedicazione a Geova come Dio e cercar di adorarlo presso il suo tempio spirituale fu pure predetto con queste belle parole del profeta Isaia: “Deve accadere nella parte finale dei giorni che il monte della casa di Geova sarà fermamente stabilito sopra la cima dei monti, e sarà per certo alzato al di sopra dei colli; e ad esso dovranno accorrere tutte le nazioni. E molti popoli per certo andranno e diranno: ‘Venite, e saliamo al monte di Geova, alla casa dell’Iddio di Giacobbe; ed egli ci istruirà intorno alle sue vie, e noi cammineremo nei suoi sentieri’. Poiché da Sion uscirà la legge, e la parola di Geova da Gerusalemme. Ed egli per certo renderà giudizio fra le nazioni e metterà le cose a posto rispetto a molti popoli. Ed essi dovranno fare delle loro spade vomeri e delle loro lance cesoie per potare. Nazione non alzerà la spada contro nazione, né impareranno più la guerra”. — Isaia 2:2-4.
55. (a) Alla luce delle precedenti profezie, che cosa fa di una persona una ‘pecora’ con una reputazione ‘giusta’ dinanzi a Dio e a Cristo? (b) Quanto altamente elevano l’adorazione di Geova?
55 Quando prendiamo in considerazione tutte queste profezie bibliche che si applicano al tempo attuale, al tempo della presenza o parusia di Cristo, insieme alla parabola di Gesù delle pecore e dei capri, che cosa possiamo vedere? Questo: non è il far del bene senza saperlo e fortuitamente a uno dei fratelli spirituali di Cristo che fa di una persona una ‘pecora’ con una ‘giusta’ reputazione dinanzi a Dio e al suo Re messianico. Quelli della classe delle “pecore” sanno ciò che fanno, anche se non vedono il dominante Re, il Figlio dell’uomo, con il loro letterale occhio nudo. Riconoscono debitamente i suoi “fratelli” spirituali, anche “uno di questi [suoi] minimi fratelli”, e per questa speciale ragione cercano di aiutarli non solo in senso materiale, fisico, ma anche in senso spirituale unendosi a loro nella predicazione di “questa buona notizia del regno” e nell’opera di insegnare la Bibbia che consente di fare discepoli di Cristo. Sanno che i “fratelli” di Cristo esaltano l’adorazione di Geova al di sopra di qualsiasi altra cosa, e con questi salgono al tempio spirituale di Geova per adorare, adempiendone le alte esigenze.
56. (a) Qual è la posizione di queste “pecore” in quanto a combattere con i “fratelli” di Cristo per vari motivi divisivi? (b) Di chi preferiscono essi essere amici, e come mantengono le loro “lunghe vesti”?
56 Siccome quelli simili a pecore desiderano aiutare i “fratelli” spirituali di Cristo e far loro del bene, non combattono con loro per nessun motivo, nazionale, razziale, tribale, politico, colore della pelle, culturale, linguistico. Si schierano con i “fratelli” di Cristo a favore dell’assoluta neutralità verso i conflitti violenti, distruttivi, sanguinari, e le controversie di questo mondo pesantemente armato. Essi preferiscono essere amici dei “fratelli” di Cristo, che “non sono parte del mondo”, anziché avere l’“amicizia del mondo”. (Giovanni 17:14, 16; Giacomo 4:4) Preferiscono dunque soffrire con i fratelli di Cristo per mano di questo mondo ostile, in modo da mantenere la loro integrità cristiana verso Dio e da mostrarsi anche veri discepoli di Cristo. Mantengono pure le loro “lunghe vesti” lavate nel sangue di Cristo.
57. (a) Zaccaria 8:23 pose la proporzione di adoratori Giudei e non Giudei in quali cifre? (b) Nel passato 1935 E.V., quale stima fu fatta della popolazione religiosa del mondo, in paragone con quanti testimoni di Geova?
57 Il fatto che Zaccaria 8:23 profetizzasse come “dieci uomini da tutte le lingue delle nazioni” avrebbero afferrato il lembo della veste di un Giudeo spirituale o Israelita spirituale indica che da tutte le nazioni tali uomini che si umiliano avrebbero superato per numero il rimanente dei Giudei o Israeliti spirituali. La proporzione sarebbe stata come di dieci su uno. Questo si è realmente avverato dall’anno 1935 E.V. In quel memorabile anno la popolazione dei corpi religiosi cristiani e non cristiani fu stimata in tutto il mondo di 1.849.185.359 persone. (The World Almanac and Book of Facts del 1936, del World-Telegram di New York, pagina 419) In quello stesso anno il numero dei testimoni di Geova che fecero rapporto di attività di ministero di campo in tutto il mondo ammontò a meno di 60.000. Qual è stata la crescita della popolazione mondiale da allora in poi?
58. Dal 1935, fino a qual punto c’è stato un aumento della popolazione religiosa del mondo, e anche della popolazione del mondo in genere?
58 Secondo The 1973 World Almanac and Book of Facts, pagina 343, si pubblicò che la popolazione religiosa del mondo era di 2.661.120.100 persone. Questo significa che fra il 1935 e il 1973 la popolazione religiosa del mondo non si era raddoppiata. Ora, in quanto alla popolazione del mondo in genere, nell’anno 1935 ci fu una stima che venne pubblicata senza nessun cambiamento rispetto a quella dell’anno 1927, cioè 1.960.000.000. Secondo The 1973 World Almanac and Book of Facts, pagina 206, la stima della popolazione del mondo fu di 3.631.797.000 persone. Così, tra il 1935 e il 1973, la popolazione del mondo non si era del tutto raddoppiata.
59. Nell’anno di servizio di ministero del 1971/1972, fino a qual punto era aumentato il numero dei testimoni di Geova?
59 Che dire, però, della crescita del numero dei testimoni di Geova? Il loro anno di servizio ministeriale comincia il 1º settembre dell’anno di calendario. Così, durante l’anno di servizio 1971/1972, il numero di associati ai testimoni di Geova che erano regolarmente attivi nel ministero di campo si riportò che era, in media, di 1.596.442, sebbene durante quell’anno di servizio si raggiungesse un massimo di 1.658.990 proclamatori del Regno. Quale aumento rappresenta questo nel numero dei testimoni di Geova in paragone col loro numero del 1935!
60. (a) In che modo fu determinato quanti di essi erano Giudei spirituali? (b) Da tutto questo, che cosa notiamo rispetto alle persone che salgono al tempio spirituale di Geova per adorare? (c) Quindi, in quale tempo molto importante dobbiamo trovarci?
60 Ma quanti fra questi cristiani testimoni di Geova sono Giudei spirituali? Solo 10.350. Questi si identificarono come Israeliti spirituali partecipando al pane e al vino emblematici nell’annuale celebrazione della Cena del Signore, il 29 marzo 1972, alla cui celebrazione ci fu in tutto il mondo un totale di 3.662.407 presenti. Nei 208 paesi e isole del mare in cui i cristiani testimoni di Geova sono attivi funzionarono 28.407 congregazioni. Da tutto ciò che cosa notiamo? Questo: che durante l’invisibile parusia (presenza) di Cristo, da ogni nazione, tribù, popolo e lingua è stata radunata alla destra del Re una “grande folla” di persone simili a pecore, ed essa si è unita al piccolo rimanente di Israeliti spirituali salendo al tempio spirituale di Geova per adorarLo come Dio. Questo è un notevole aspetto del “segno” che prova che l’invisibile “presenza” o parusia del Signore Gesù è in corso e che viviamo al “termine del sistema di cose”. — Matteo 24:3.
[Note in calce]
a A pagina 494, The World Almanac del 1915 elencò 64 diversi paesi sotto il titolo “Statistiche dei Paesi del mondo” e indicò che la loro popolazione totale era di 1.691.741.383 abitanti.
b Si veda L’Età d’Oro (ediz. inglese) del 17 luglio 1935, pagina 660, colonna 2.
c Consapevole di ciò, La Torre di Guardia (ediz. inglese) in data 1º maggio 1936 identificò la classe delle “pecore” con la “grande moltitudine” nel suo articolo intitolato “Superstiti di Armaghedon”, alla pagina 140, ai paragrafi 47, 48.