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FavolaAusiliario per capire la Bibbia
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di essere allontanati dalla verità volgendosi a false storie, che non hanno alcun fondamento reale ma sono immaginazioni di uomini. Il giudaismo era pieno di false storie del genere, le tradizioni degli anziani entrate a far parte della cosiddetta “legge orale” che fu incorporata nel Talmud. Il giudaismo, principale avversario del cristianesimo nel I secolo, aveva subito notevole influenza di filosofie e insegnamenti pagani, fra cui la dottrina della trasmigrazione delle anime. Secondo una di queste false storie l’anima di Adamo era passata successivamente nel corpo di Noè e di Davide e doveva passare anche in quello del Messia. Tale dottrina derivava dalla mitologia egiziana. Abraamo, dicevano, era il primo a cui fosse stata rivelata; e asserivano che era stato lui a insegnare che le anime degli uomini passavano in donne, bestie, uccelli e persino rettili, rocce e piante. Lo spirito di un uomo era punito passando in una donna; e se la condotta dell’uomo era stata pessima, assumeva la forma di un rettile o di un oggetto inanimato. Se una donna agiva rettamente, in un successivo stadio sarebbe diventata uomo. L’asina di Balaam, i corvi che nutrirono Elia, il pesce che inghiottì Giona, si supponeva che possedessero tutti anime trasmigrate, dotate della facoltà della ragione.
Gli scritti apocrifi abbondano di false storie immaginarie, come quella di Daniele che uccise un gran dragone con una mistura di pece, grasso e pelo (aggiunta al libro di Daniele, 14:22-26, Ma), e quella di Tobia che trasse poteri curativi ed esorcistici dal cuore, fiele e fegato di un pesce mostruoso. — Tobia 6:2-9, 19, Ma.
Altre fonti di pericolose false storie erano le diverse sette gnostiche, alcune delle quali cercavano di fondere cristianesimo, giudaismo e paganesimo. Altre sette gnostiche escludevano il giudaismo, ma tutte si basavano su credenze pagane e filosofia greca. Un’idea degli gnostici era che esistesse un dio, il Demiurgo, che occupava una posizione intermedia fra il Dio supremo e il mondo materiale. Per quasi tutti gli gnostici, che consideravano tutta la materia fonte del male e in opposizione a Dio, questo Demiurgo era solo un essere limitato e imperfetto. Era il creatore del cosmo e l’intero corso del mondo era in suo potere, benché fosse l’inconscio strumento di forze superiori. Secondo Ireneo, quando l’apostolo Giovanni era ormai avanti negli anni, un certo Cèrinto, un ebreo che si spacciava per insegnante, insegnava che il mondo non era stato creato dal Dio supremo ma dal Demiurgo, distinto dal Dio supremo, a cui era inferiore e che ignorava. Cèrinto sosteneva che Gesù non fosse nato da una vergine ma che fosse effettivamente figlio di Giuseppe e Maria, benché superasse tutti gli uomini per virtù, conoscenza e sapienza. Che al suo battesimo il Cristo fosse sceso su di lui da Dio (che è sopra tutti) sotto forma di colomba e che alla fine il Cristo avesse lasciato Gesù, altrimenti Gesù non avrebbe potuto morire. Insegnava anche che la redenzione non poteva avvenire mediante le sofferenze di Gesù, e riteneva la legge mosaica vincolante per i cristiani.
LE FAVOLE NON SONO PER I CRISTIANI
In I Timoteo 1:4, Paolo incoraggia i cristiani a non prestare attenzione a false storie. Queste possono indurre i cristiani a fare ricerche che non hanno alcuna vera utilità e possono distrarre la mente dalla verità. Alcune di queste false storie sono sul tipo di quelle narrate da vecchie donne che hanno trascorso la vita in pratiche mondane, e violano le giuste, sante norme di Dio. (I Tim. 4:6, 7; Tito 1:14) L’apostolo Pietro, in II Pietro 1:16, contrappone tali false storie (che non solo sono irreali, ma sono anche inventate con arte e astuzia per poter sviare il cristiano) alla vera, reale descrizione della trasfigurazione, di cui era stato testimone oculare. (Mar. 9:2) Paolo, in II Timoteo 4:3, 4, prediceva che in futuro alcuni si sarebbero volontariamente rivolti a false storie preferendole alla verità.
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Febbre
Nella Bibbia un termine generico indica tutte le malattie accompagnate da aumento della temperatura del corpo. La malaria è una delle affezioni febbrili più comuni nel Medio Oriente. In Levitico 26:16 il termine ebraico qaddàhhath “forte febbre, infiammazione”, è tradotto nella Settanta con una forma dei sostantivo greco ìkteros, “itterizia”. L’itterizia è pure comune in Palestina, e può essere accompagnata da febbre.
La dissenteria è un’altra affezione febbrile menzionata specificatamente nella Bibbia, in Atti 28:8. Questa malattia è caratterizzata da una grave infiammazione del colon, che a volte provoca emissione di sangue e muco. Di solito è accompagnata da febbre alta, e medici greci dell’antichità spesso usavano nei loro scritti l’espressione ‘febbre e dissenteria’ per indicare un particolare stato patologico.
Anche se la Legge coi suoi provvedimenti riguardava principalmente il bene spirituale di Israele e la sua separazione dalle nazioni pagane, un esame dei regolamenti sanitari e dietetici della Legge rivela che aveva il benefico effetto secondario di proteggere la nazione dalle cause e dal contagio di molte malattie, fra cui certe affezioni febbrili, di solito infettive.
Quando era sulla terra Gesù guarì molte persone afflitte da febbri. Un caso è quello della suocera dell’apostolo Simon Pietro. (Matt. 8:14, 15; Mar. 1:29-31) Luca, evidentemente perché era medico, rileva il grado della febbre, definendola in questo caso “febbre alta”. — Luca 4:38.
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Febe
[radiosa].
Cristiana della congregazione di Cencrea nel I secolo. Nella lettera scritta ai cristiani di Roma, Paolo ‘raccomanda’ loro questa sorella, e chiede di darle tutto l’aiuto di cui poteva aver bisogno, poiché aveva difeso molti cristiani e anche Paolo stesso. (Rom. 16:1, 2) Può darsi che Febe abbia portato a Roma la lettera di Paolo o abbia accompagnato il latore della lettera.
Paolo chiama Febe “ministro della congregazione di Cencrea”. Questo pone l’interrogativo se abbia usato il termine diàkonos (“ministro”) in senso ufficiale come in I Timoteo 3:8 e Filippesi 1:1, o semplicemente in senso generico. Alcuni traduttori danno al termine un significato ufficiale e perciò lo rendono “diaconessa” (VR, CEI). Altri, come Garofalo, gli attribuiscono significato generico e traducono “al servizio”.
L’idea fondamentale di diàkonos, e anche del verbo diakonèo, è quella di rendere un servizio di carattere personale, come quello di servire a tavola. (Giov. 2:5, 9; Luca 12:37; 17:7, 8; 22:27) A volte viene detto che alcune donne servivano Gesù in questo senso, senza dubbio preparando e servendo pasti, forse tenendo in ordine gli abiti e rendendo servizi simili. (Matt. 27:55; Mar. 15:41; Luca 8:3; Giov. 12:2) Nella parabola delle pecore e dei capri Matteo usa il verbo diakonèo che include non solo di dare da mangiare e da bere, ma anche provvedere indumenti e visitare chi è malato o in prigione. (Matt. 25:44) Sembra dunque che Febe fosse un “ministro” in questo senso.
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