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BulbulAusiliario per capire la Bibbia
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Geremia (8:7), nel rimproverare agli israeliti di non discernere il tempo del giudizio di Dio su di loro, si riferisce evidentemente all’arrivo stagionale di uccelli migratori. Si noti che molti uccelli canori, fra cui il bulbul, usano la valle del Giordano come corridoio migratorio.
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Buona notiziaAusiliario per capire la Bibbia
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Buona notizia
[gr. euaggèlion].
È la buona notizia del regno di Dio e della salvezza mediante la fede in Gesù Cristo. Nella Bibbia è chiamata “la buona notizia del regno” (Matt. 4:23), la “buona notizia di Dio” (Rom. 15:16) la “buona notizia di Gesù Cristo” (Mar. 1:1), la “buona notizia dell’immeritata benignità di Dio” (Atti 20:24), la “buona notizia della pace” (Efes. 6:15) e l’eterna buona notizia”. (Riv. 14:6) “Evangelizzatore” (il termine italiano è quasi una traslitterazione del greco) è un predicatore della buona notizia. — Atti 21:8; II Tim. 4:5.
CONTENUTO
Da queste definizioni ci si può fare un’idea del contenuto e della portata della buona notizia. Sono incluse tutte le verità di cui parlò Gesù e scrissero i discepoli. Anche se uomini dell’antichità avevano sperato in Dio e avuto fede grazie alla conoscenza di Lui, per la prima volta i propositi di Dio furono ‘resi chiaramente evidenti per mezzo della manifestazione del nostro Salvatore, Cristo Gesù, che ha abolito la morte ma ha sparso la luce sulla vita e sull’incorruzione per mezzo della buona notizia’. — II Tim. 1:9, 10.
Secoli fa Dio rivelò che si proponeva di provvedere la buona notizia mediante Cristo dando ad Abraamo questa buona notizia: “Per mezzo di te tutte le nazioni saranno benedette”. (Gal. 3:8) In seguito Geova parlò per mezzo del profeta Isaia della predicazione della buona notizia. Gesù Cristo lesse questa profezia nella sinagoga di Nazaret, quindi aggiunse: “Oggi, questa scrittura che avete appena udita si è adempiuta”. (Luca 4:16-21) La profezia di Isaia descriveva lo scopo e l’effetto della buona notizia che sarebbe stata predicata, specie dalla venuta del Messia in poi. — Isa. 61:1-3.
SVILUPPI
Alla nascita di Gesù l’angelo annunciò ai pastori: “Non abbiate timore, poiché, ecco, vi dichiaro la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà”. (Luca 2:10) Giovanni Battista preparò la via alla predicazione della buona notizia da parte di Gesù, dicendo agli ebrei: “Pentitevi, poiché il regno dei cieli si è avvicinato”. (Matt. 3:1, 2) A proposito della predicazione di Giovanni, Gesù disse: “Dai giorni di Giovanni Battista ad ora il regno dei cieli è la meta verso cui si spingono gli uomini, e quelli che si spingono avanti lo afferrano”. — Matt. 11:12.
Durante il suo ministero terreno Gesù si limitò a predicare la buona notizia a ebrei e proseliti, infatti disse: “Non sono stato mandato se non alle pecore smarrite della casa d’Israele”. (Matt. 15:24) Nel mandare i dodici apostoli comandò loro: “Non andate per la strada delle nazioni, e non entrate in una città samaritana; ma andate piuttosto di continuo alle pecore smarrite della casa d’Israele”. (Matt. 10:5, 6) Una volta predicò a una donna samaritana, ma non andò a predicare nella sua città. Comunque la reazione della donna e di altri fu così favorevole che Gesù rimase con loro due giorni. — Giov. 4:7-42.
Dopo la sua morte e risurrezione, Gesù diede ai discepoli il comando: “Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate”. (Matt. 28:19, 20) Disse anche che la loro predicazione avrebbe raggiunto la “più distante parte della terra”. (Atti 1:8) Ma ancora per circa tre anni e mezzo lo spirito santo spinse i discepoli a limitare la predicazione ad ebrei e samaritani. Poi Pietro fu mandato da Dio a portare la buona notizia alla famiglia di Cornelio, il centurione romano. (Atti capp. 10, 11; 15:7) D’allora in poi la buona notizia è stata annunciata nella massima misura ed estensione possibile.
IMPORTANZA
L’apostolo Paolo dichiarò con fermezza che la buona notizia affidata agli apostoli era l’unica buona notizia esistente, e se uno degli stessi apostoli o anche un angelo sceso dal cielo avesse annunciato come buona notizia una cosa diversa da quella che gli apostoli avevano annunciato come buona notizia, doveva essere “maledetto”. Poi ne spiegò la ragione, cioè che la buona notizia non è cosa umana, non viene dall’uomo, ma da rivelazione mediante Gesù Cristo. (Gal. 1:8, 11, 12) Tale fermezza era necessaria, perché anche allora c’erano alcuni che cercavano di sovvertire la vera fede predicando ‘un’altra buona notizia’. (II Cor. 11:4; Gal. 1:6, 7) Paolo avvertì dell’apostasia avvenire e affermò che il ‘mistero dell’illegalità’ era già all’opera, ammonendo i cristiani di ricordare lo scopo della buona notizia, di essere incrollabili e di attenersi esclusivamente alle tradizioni ispirate apprese dagli apostoli. — II Tess. 2:3, 7, 14, 15; vedi TRADIZIONE.
Gesù considerò la fedeltà nell’attenersi alla buona notizia e nel continuare a proclamarla più importante della vita presente, e Paolo riconobbe che era indispensabile annunciarla fedelmente. (Mar. 8:35; I Cor. 9:16; II Tim. 1:8) Uno potrebbe perdere le cose più care, persino subire persecuzioni, ma per ricevere ora cento volte tanto “di case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi,e nel sistema di cose avvenire la vita eterna”. — Mar. 10:29, 30.
La buona notizia è la pietra di paragone con cui è giudicato il genere umano: il consenso e l’ubbidienza alla buona notizia significano salvezza; il rifiuto e la disubbidienza portano alla distruzione. (I Piet. 4:5, 6, 17; II Tess. 1:6-8) Specie in considerazione di questo fatto, il motivo per cui si predica la buona notizia dev’essere puro e si deve predicare col cuore, per amore verso chi ascolta. Gli apostoli riconoscevano l’importanza vivificante della buona notizia ed erano così pieni dello spirito di Dio e di amore, da impartire a coloro che prestavano ascolto alla predicazione non solo la buona notizia, ma la ‘loro stessa anima’. (I Tess. 2:8) Dio stabilì che i proclamatori della buona notizia avevano diritto di accettare aiuto materiale da coloro a cui la portavano. (I Cor. 9:11-14) Comunque l’apostolo Paolo e i suoi più stretti collaboratori avevano così caro il privilegio di portare la buona notizia che non vollero trarne un guadagno finanziario, e neanche dare l’impressione di trarre qualche vantaggio dalla predicazione. L’apostolo Paolo descrive il suo comportamento al riguardo in I Corinti 9:15-18 e I Tessalonicesi 2:6, 9.
NEMICI
La buona notizia è stata aspramente combattuta, e l’apostolo identifica la fonte di tale ostilità: “Se ora, la buona notizia che dichiariamo è infatti
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