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Seminiamo in vista del regno di DioLa Torre di Guardia 1980 | 15 dicembre
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o parabole di Gesù fu tolta loro. Satana il Diavolo, tramite agenti umani o per mezzo di arti occulte, la strappò loro. Qualsiasi luce avessero visto ascoltando le illustrazioni di Gesù fu sopraffatta dalle tenebre. La luce della verità, andando oltre ciò che potevano avere afferrato dalle illustrazioni di Gesù, li lasciò, in paragone, nelle tenebre, con una semplice conoscenza rudimentale di ciò che è detto nella Bibbia. Brancolavano come ciechi.
LA PARABOLA DELL’UOMO CHE GETTA IL SEME
11. Secondo Marco 4:26-29, quale illustrazione fece poi Gesù?
11 Per illustrare quanto detto, Marco 4:26-29 narra: “E [Gesù] proseguì dicendo: ‘In questo modo il regno di Dio è come quando un uomo getta il seme in terra, e la notte dorme e il giorno si alza, e il seme germoglia e cresce, egli non sa come. Da sé la terra porta gradualmente frutto, prima la foglia d’erba, quindi la spiga, infine il grano pieno nella spiga. Ma appena il frutto lo permette, vi spinge la falce, perché è venuto il tempo della mietitura’”.a
12. Secondo alcuni, che cosa insegnerebbe questa illustrazione circa il regno di Dio?
12 Nella precedente illustrazione, pronunciata da Gesù mentre era sulla barca, egli descrisse un seminatore il cui seme cadeva su quattro tipi di terreno. (Mar. 4:1-9) Sia il primo seminatore che colui che getta il seme nella seconda illustrazione rappresentano lo stesso personaggio? Molti pensano di sì. Credono che anche l’uomo che getta il seme rappresenti il principale proclamatore del regno di Dio, cioè Gesù Cristo. Ne deducono che il “seme” raffiguri i membri della celeste classe del Regno. Quindi l’intera illustrazione raffigurerebbe la crescita della classe del Regno dai 3.000 membri del giorno di Pentecoste del 33 E.V. fino al completo e definitivo numero di 144.000. (Riv. 14:1) Dovremmo quindi essere nel “tempo della mietitura” degli ultimi eredi del regno di Dio. Ma tale spiegazione presenta diverse difficoltà insormontabili. Quali?
13. Quando cominciò Gesù a edificare la sua congregazione generata dallo spirito, e in quale condizione si trovava egli a quel tempo?
13 L’illustrazione dice che l’uomo che getta il seme “la notte dorme e il giorno si alza”. Come si può applicare questa descrizione al glorificato Gesù Cristo da quando cominciò a edificare la sua congregazione generata dallo spirito il giorno della Pentecoste? Non gli si può applicare affatto! In I Pietro 3:18 è detto che Gesù ‘fu messo a morte nella carne, ma fu reso vivente nello spirito’, per cui non è più un uomo perfetto come quando si trovava sulla terra. Da che l’Iddio Onnipotente destò Gesù dai morti la domenica 16 nisan del 33 E.V., l’innalzato Figlio di Dio “è il riflesso della sua gloria e l’esatta rappresentazione del suo stesso essere”. — Ebr. 1:3
14. Anche solo per l’accenno al dormire la notte, perché l’uomo che getta il seme in terra non può raffigurare il glorificato Gesù Cristo?
14 E con questo? Ebbene, Salmo 121:1-4 dice: “Il mio aiuto è da Geova, il Fattore del cielo e della terra. Egli non può assolutamente permettere al tuo piede di traballare. Colui che ti guarda non può assolutamente essere sonnolento. Ecco, non sarà sonnolento né si addormenterà, colui che guarda Israele”. (Si veda anche Geremia 1:12). Quindi, come potrebbe mai il glorificato Gesù Cristo, seduto alla destra di Dio, andare regolarmente a dormire al calar del sole in Medio Oriente come un uomo terreno? Egli non ha più bisogno del sonno notturno per poter essere in grado di operare nelle ore diurne. Mille anni dell’uomo non sono che un semplice giorno per Gesù Cristo, dato che egli è simile a Dio! (Sal. 90:4; II Piet. 3:8) Basterebbe questo per farci capire che l’uomo che getta il seme in terra non può rappresentare il glorificato e immortale Gesù Cristo.b
15. Cosa mostra se, data la sua esistenza preumana, il Figlio di Dio sapeva come avviene la crescita del seme e in che modo la terra porta frutto da sé?
15 Un altro punto da notare è che l’illustrazione di Gesù continua dicendo: “E il seme germoglia e cresce, egli non sa come. Da sé la terra porta gradualmente frutto”. (Mar. 4:27, 28) Se il seme che germoglia e cresce raffigurasse la congregazione cristiana nella sua crescita da un piccolo a un grande numero di membri, questo significherebbe che il seminatore non sa in che modo la congregazione continui a crescere fino a raggiungere il numero di 144.000 membri. Ma Gesù Cristo, nella sua esistenza preumana, collaborò con Geova Dio anche nel terzo giorno creativo, quando la “terra produceva erba, vegetazione che faceva seme secondo la sua specie e alberi che portavano frutto, il cui seme è in esso secondo la sua specie”. (Gen. 1:12) Perciò nella sua esistenza preumana il Figlio di Dio conosceva benissimo il modo in cui le piante crescono e la terra porta gradualmente frutto.
16. Quale visione dell’ultimo libro della Bibbia mostra se il glorificato Gesù Cristo è assonnato o addormentato per quanto riguarda la crescita delle congregazioni cristiane?
16 Per quanto riguarda la crescita della congregazione, l’ultimo libro della Bibbia, Rivelazione, scritto circa 63 anni dopo l’ascensione di Gesù, avvenuta il giovedì 25 iyyar del 33 E.V. (12 maggio 33 E.V.), raffigura Gesù Cristo che cammina fra sette candelabri, simbolo di sette congregazioni dell’Asia Minore. Con i suoi occhi simili a “fiamma di fuoco”, egli dev’essere più che desto mentre ispeziona la condizione spirituale di quelle sette importanti congregazioni. Il modo in cui è descritto non dà affatto l’idea che fosse assonnato o addormentato per quanto riguardava la crescita delle congregazioni. Conosceva senz’altro in che modo quelle congregazioni erano cresciute fino alla condizione spirituale in cui egli le descrive. — Riv. 1:14; 2:18.
17. Quale visione descritta in Rivelazione 5:6 mostra se l’uomo che getta il seme in terra e la notte dorme può raffigurare Gesù Cristo?
17 Con riferimento all’ascensione di Gesù e alla sua comparsa alla celeste presenza di Dio, egli è raffigurato come un agnello appena scannato, ma tornato in vita e dotato di “sette occhi, i quali occhi significano i sette spiriti di Dio che sono stati mandati in tutta la terra”. (Riv. 5:6) Lungi dal dare l’idea di torpore o sonnolenza, il fatto che la vista dell’Agnello di Dio risulti settuplicata indicherebbe che egli è ben desto e discerne costantemente tutto. È quindi evidente che l’uomo che getta il seme in terra e la notte dorme e non sa come è avvenuta la crescita di ciò che ha seminato non può raffigurare il glorificato Gesù Cristo.
18. Per logica, chi rappresenta quindi l’uomo della parabola?
18 Chi potrebbe dunque rappresentare l’uomo della parabola? Questo particolare agricoltore è portato alla nostra attenzione dall’evangelista Marco dopo che Gesù ha esortato i suoi intimi discepoli a prestare attenzione a quello che odono. Un certo grado di attenzione sarebbe stato ricompensato da risultati ad esso proporzionati, e in più sarebbe stato aggiunto dell’altro. È ragionevole quindi concludere che l’uomo della parabola rappresenta ciascuna persona che professa d’essere un discepolo di Gesù Cristo, il principale Predicatore del regno di Dio.
ASPETTI CARATTERISTICI DELL’ILLUSTRAZIONE
19, 20. Quali due aspetti principali caratterizzano l’intera illustrazione, e qual è dunque il punto che si vuol mettere in risalto? Vien data più importanza alla quantità o alla qualità?
19 Gesù cominciò l’illustrazione dicendo: “In questo modo [o: Così] il regno di Dio è come quando un uomo getta il seme in terra”. — Mar. 4:26; Kingdom Interlinear Translation.
20 Notiamo che vi sono due aspetti principali che caratterizzano l’intera illustrazione. Primo, c’è una semina in relazione al regno di Dio, e, secondo, vi è una mietitura, un raccolto, dei frutti prodotti dal seme. Il punto quindi è che se c’è stata una semina ci sarà senz’altro una mietitura, un raccolto. L’una segue inevitabilmente l’altra. La verità fondamentale è che si miete o si raccoglie ciò che si è seminato in relazione al regno di Dio. Ciò che conta è soprattutto la qualità del raccolto, non la quantità.
21. Gesù specificò forse il tipo di seme o di terreno, e quale domanda sorge riguardo al seme?
21 Gesù non specificò il tipo di seme o di terreno connessi con la semina. Egli disse: “Ma appena il frutto lo permette, vi spinge la falce, perché è venuto il tempo della mietitura”. (Mar. 4:29) Gli ebrei a cui Gesù parlava avevano tre raccolti nell’anno agricolo. Il primo aveva luogo subito dopo la festa primaverile della Pasqua, quando, il 16 nisan, il sommo sacerdote presentava nel tempio di Gerusalemme un covone del raccolto dell’orzo. Cinquanta giorni dopo, il sommo sacerdote presentava nel tempio le primizie del raccolto del grano, dopo di che la mietitura continuava. Il terzo raccolto si aveva alla fine dell’estate, ed era commemorato dalla festa della raccolta, detta anche delle capanne (tabernacoli), che cominciava il 15º giorno del settimo mese lunare, tishri. (Eso. 23:14-17) L’illustrazione non specifica a quale di questi tre periodi di raccolta si riferisce. Ma, a prescindere dal tipo di seme piantato, che cosa raffigura esso?
22. Se non rappresenta i membri della congregazione cristiana, cosa raffigura dunque il seme? Si può controllare la crescita di tale “seme”?
22 L’illustrazione di Gesù dice che il seme piantato germogliò e crebbe e giunse a maturazione fino ad avere il grano ben formato nella spiga. Abbiamo visto che il seme piantato non raffigura i membri della congregazione cristiana. Come mostrerà il prossimo articolo, il seme gettato in terra raffigura le qualità, la mentalità e le capacità personali del seminatore per quanto riguarda il servizio in relazione al regno di Dio. Egli deve alimentarle come con le sostanze del suolo. La crescita di queste qualità personali fino alla maturità per la mietitura è graduale. È qualcosa a cui si deve prestare attenzione, poiché può essere controllata.
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Raccogliamo frutti adatti al regno di DioLa Torre di Guardia 1980 | 15 dicembre
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Raccogliamo frutti adatti al regno di Dio
1. In Geremia 4:3, 4, su cosa richiamò l’attenzione Geova?
In Geremia 4:3, 4, Geova dice: “Arate per vostro conto il terreno arabile, e non continuate a seminare fra le spine. Circoncidetevi a Geova, e togliete i prepuzi dei vostri cuori, uomini di Giuda e abitanti di Gerusalemme; affinché il mio furore non esca proprio come un fuoco, e per certo arda senza che alcuno estingua, a motivo della malizia delle vostre azioni”. Geova richiamò l’attenzione sulla cattiva condizione di cuore del popolo del suo patto.
2. In che modo l’illustrazione del seme che cade nel terreno infestato dalle spine mostra che dobbiamo stare attenti all’ambiente in cui effettuiamo la nostra semina spirituale?
2 In modo simile, Gesù Cristo illustrò in una parabola i deludenti risultati derivanti dal seminare fra le spine. Tanto in Matteo 13:1-9 quanto in Marco 4:1-9 egli descrisse come parte del seme sparso dal seminatore cadde in zone dove c’erano i semi delle spine. In quelle zone il seme non produsse, perché le spine crebbero e soffocarono i cereali, così che non fu possibile raccogliere il grano. (Luca 8:4-8) Questo illustra che dobbiamo prestare attenzione all’ambiente in cui effettuiamo la semina spirituale.
3. Nell’illustrazione di Marco 4:26-29, cosa raffigura il seme, e cosa devono coltivare gli odierni cristiani, proprio come i credenti del primo secolo, per quanto riguarda la loro personalità?
3 Nella parabola del seminatore e del seme riportata in Marco 4:26-29, il seme raffigura qualità o tratti della personalità. Ai giudei che respinsero la parabola del seminatore e le altre parabole, Gesù disse: “Il regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato a una nazione che ne produca i frutti”. (Matt. 21:43, 45, 46) Secondo queste parole, esistono “frutti” del regno di Dio. (Luca 3:8) In relazione con quei frutti del Regno c’è il cosiddetto “frutto dello spirito”, cioè “amore, gioia, pace, longanimità, benignità, bontà, fede, mitezza, padronanza di sé”. (Gal. 5:22, 23) Nel primo secolo i cristiani ai quali l’apostolo Paolo scriveva dovevano piantare “seme” sotto forma di qualità cristiane, qualità che necessitano di nutrimento, proprio come devono fare gli odierni cristiani in relazione al regno di Dio. Queste qualità personali devono essere sviluppate fino a completa maturazione o maturità. — Zacc. 8:12; Giac. 3:18.
4. Per nutrirsi, di cosa ha bisogno il “seme” che rappresenta le individuali qualità cristiane?
4 Il tempo giusto per mieterle sarebbe quando sono giunte a piena maturazione. Ma il seminatore cristiano dove dovrebbe seminare tale “seme” se vuole raccogliere infine la messe desiderata? Egli vuole che il suo raccolto abbia l’approvazione di Dio, per essere ritenuto degno del regno di Dio. Come il seme naturale ha bisogno di terreno, così il seme che rappresenta le individuali qualità cristiane, “il frutto dello spirito”, ha bisogno di un ambiente. — Prov. 18:1.
5. Per raccogliere la messe desiderata, che cosa si deve aver cura di fare, come si comprende da Luca 8:14?
5 Ricordiamo la parabola di Gesù sui quattro tipi di terreno su cui cadde il seme del seminatore. (Mar. 4:3-20; Luca 8:5-15) Quella parabola illustra la necessità di aver cura di scegliere bene l’ambiente in cui seminare, se si vuol raccogliere la messe desiderata. In relazione all’ambiente infestato dalle spine, Gesù disse: “In quanto a quello caduto fra le spine, questi son quelli che hanno udito, ma, essendo portati via da ansietà e ricchezze e piaceri di questa vita, sono completamente soffocati e non portano nulla alla perfezione”. — Luca 8:14.
6. In Galati 5:7-9, in che modo Paolo mise in risalto l’effetto di un cattivo ambiente?
6 In armonia con questo, l’apostolo Paolo ebbe qualcosa da dire ai cristiani della Galazia, a cui scrisse circa “il frutto dello spirito”, per avvertirli che un ambiente sbagliato stava influendo negativamente su di loro. Egli disse: “Voi correvate bene. Chi vi ha impedito di continuare ad ubbidire alla verità? Questa sorta di persuasione non è da Colui che vi chiama. Un po’ di lievito fa fermentare tutta la massa”. (Gal. 5:7-9; Matt. 13:33) Quei cristiani della Galazia erano influenzati da elementi giudaizzanti, il cui cuore non era disposto ad accettare interamente il cristianesimo, i cui orecchi erano intorpiditi e i cui occhi erano chiusi. (Matt. 13:14, 15; Gal. 5:10) Tali compagnie erano un ostacolo, e dovevano essere evitate, abbandonate.
7. Quale simile preoccupazione espresse Paolo per l’effetto di un ambiente cattivo sui cristiani di Corinto?
7 L’apostolo Paolo temeva anche che la congregazione di Corinto non stesse coltivando “il frutto dello spirito”, poiché scrisse loro: “Temo che in qualche modo, quando arriverò, io non vi trovi come desidererei e mostri d’essere per voi come voi non desiderereste, ma, anzi, che vi siano in qualche modo contesa, gelosia, casi d’ira, contenzioni, maldicenze, sussurri, casi di gonfiezza, disordini”. (II Cor. 12:20) Dopo aver citato quelli che dicevano: “Mangiamo e beviamo, poiché domani morremo”, Paolo poté, a ragione, dare questo avvertimento: “Non siate sviati. Le cattive compagnie corrompono le utili abitudini”. — I Cor. 15:32, 33.
8. In che senso la crescita delle qualità o tratti della personalità procede anche se il cristiano va a dormire, e perché egli non può emettere un giudizio certo in base alle prime apparenze?
8 Come il terreno in cui cade il seme e che ha il potere dato da Dio di nutrire sia il grano che le spine, l’ambiente in cui il cristiano sceglie di coltivare le qualità della personalità influirà su di lui in bene o in male. Anche se egli dorme mentre si radica in tale ambiente, la legge dell’influenza ambientale opererà inarrestabilmente su di lui, finché la crescita consentirà l’intervento della falce, perché sarà giunto il tempo della mietitura personale. A questo proposito Gesù disse: “Da sé la terra porta gradualmente frutto, prima la foglia d’erba, quindi la spiga, infine il grano pieno nella spiga”. (Mar. 4:28) Per il seminatore la crescita è quasi impercettibile, e avviene secondo un potere che egli non riesce a comprendere. La crescita, in un senso o nell’altro, procederà gradualmente, prima come un filo d’erba, poi come una spiga e infine come il grano ben formato nella spiga.
9. In che modo la parabola del grano e delle zizzanie illustra l’incertezza circa l’esito finale della semina in un determinato ambiente?
9 All’inizio, quando il seme germoglia e produce il filo d’erba, il seminatore può non essere del tutto certo di ciò che mieterà, almeno a giudicare dall’aspetto delle cose. In quello stadio iniziale della crescita può non essere sicuro di ciò che verrà su; semplicemente ricorda il tipo di seme che ha piantato. Per esempio, nella parabola del grano e delle zizzanie, riportata in Matteo 13:26-30, Gesù disse:
Quando l’erba germogliò e produsse frutto, comparvero anche le zizzanie. E gli schiavi del padrone di casa vennero a dirgli: “Signore, non hai tu seminato seme eccellente nel tuo campo? Come mai ha dunque le zizzanie?” Egli disse loro: “Un nemico, un uomo, ha fatto questo”. Essi gli dissero: “Vuoi dunque che andiamo a raccoglierle?” Egli disse: “No; affinché, raccogliendo le zizzanie, non sradichiate con esse anche il grano. Lasciate che l’uno e le altre crescano insieme fino alla mietitura; e al tempo della mietitura dirò ai mietitori: Prima raccogliete le zizzanie e legatele in fasci per bruciarle, quindi andate a radunare il grano nel mio deposito”.
10. Quando comprendiamo l’inconfondibile effetto della semina in un particolare ambiente?
10 Perciò, dopo che abbiamo seminato i tratti della nostra personalità, ciò che spunta dal terreno può non essere inizialmente distinguibile, come un filo d’erba. Solo in seguito, quando giunge a maturazione e porta frutto, non ci sarà dubbio su ciò che il suolo ha prodotto al seminatore.
11. A parte le caratteristiche fisiche del terreno, cos’altro è importante nel determinare la qualità di ciò che cresce in quel terreno?
11 Il terreno è un fattore importante in relazione al prodotto finale. Gesù disse: “Da se la terra [non Dio] porta gradualmente frutto, prima la foglia d’erba, quindi la spiga, infine il grano pieno nella spiga”. (Mar. 4:28) Nella parabola dei quattro tipi di terreno, Gesù descrisse solo le caratteristiche fisiche dei vari terreni, ma per determinare la qualità del prodotto sono importanti anche le proprietà chimiche del suolo, per esempio se è acido o alcalino, o se viene trattato con concime organico o inorganico.
12. Cosa raffigura quindi il terreno o suolo?
12 Per il suo importantissimo ruolo nel determinare la crescita e la qualità del prodotto, il terreno o suolo raffigura l’ambiente sociale, morale e religioso in mezzo al quale nutriamo i semi corrispondenti ai tratti della nostra personalità, e, naturalmente, esso implica le persone.a In relazione a ciò bisogna essere selettivi.
L’AMBIENTE IN CUI COLTIVIAMO LE NOSTRE QUALITÀ
13. In una congregazione cristiana, potrebbe esserci un ambiente che non favorisce la giusta crescita cristiana?
13 Anche nella congregazione cristiana possono esserci compagnie non troppo edificanti dal punto di vista spirituale. Alcuni che da poco sono usciti dal mondo e hanno simboleggiato la loro dedicazione a Dio col battesimo in acqua possono avere la tendenza a introdurre nella congregazione qualcosa che ancora si portano addosso, un certo grado di mondanità. Ricordiamo che fu a una congregazione cristiana che l’apostolo Paolo scrisse: “Nella mia lettera [precedente] vi scrissi di cessar di mischiarvi in compagnia dei fornicatori, . . . Ma ora io vi scrivo di cessar di mischiarvi in compagnia di alcuno chiamato fratello che è fornicatore o avido o idolatra o oltraggiatore o ubriacone o rapace, non mangiando nemmeno con un tal uomo”. — I Cor. 5:9-11.
14. In che modo Paolo, in Galati 6:7, 8, avverte i cristiani di non seminare nella direzione errata?
14 Alle congregazioni della provincia romana della Galazia, in Asia Minore, lo stesso apostolo scrisse: “Non siate sviati: Dio non è da beffeggiare. Poiché qualunque cosa l’uomo semini, questa pure mieterà; perché chi semina in vista della sua carne mieterà la corruzione dalla sua carne, ma chi semina in vista dello spirito mieterà la vita eterna dallo spirito”. (Gal. 6:7, 8) Uno che si professa cristiano può seminare in vista della sua carne decaduta cercando di sviluppare i tratti della sua personalità in un ambiente mondano che appaga i desideri della carne imperfetta.
15. Quindi, quali domande sorgono riguardo alla scelta dell’ambiente entro la congregazione cristiana?
15 Oggi, nella congregazione, gravitiamo intorno a componenti che sanno ancora di mondanità? Essi vi si abbandonano regolarmente e vogliono farlo in compagnia di altri membri della congregazione, per sentirsi in un certo qual modo giustificati. Permettiamo che il nostro ambiente sociale o certe nostre compagnie all’interno della congregazione ci ostacolino nella nostra corsa per la vita eterna? Lasciamo che certi membri della congregazione che hanno ancora tendenze mondane ci persuadano a fare quello che fanno loro, perché questo attira la nostra carne imperfetta?
16. Per riuscire a superare il giorno della resa dei conti, cosa dobbiamo considerare circa l’ambiente che frequentiamo?
16 Dapprima gli effetti di questa condotta avventata possono non essere distinguibili per quanto riguarda la specie di cristiani che infine diventeremo. Questo perché il ‘terreno’ o l’ambiente che frequentiamo porterà frutto gradualmente. Il ‘filo d’erba’ ha un aspetto innocente, non sembra pericoloso. La notte dormiamo e il giorno ci alziamo, mentre la crescita dei tratti della nostra personalità procede inesorabilmente; non sappiamo esattamente come. Il persistere in tale vita allegra e spensierata porterà inevitabilmente alla piena maturazione dei tratti della personalità a motivo dell’ambiente, paragonabile al terreno, da cui ci siamo lasciati nutrire. Ciò che raccoglieremo quando vi spingeremo la falce ci consentirà di affrontare con successo le prove del giorno della resa dei conti?
17. Cosa non dobbiamo dimenticare riguardo all’ambiente in cui piantiamo i semi o tratti della nostra personalità?
17 Non dimentichiamo che, come il ‘terreno’ o suolo, così l’ambiente in cui vengono piantati e nutriti i semi o tratti della nostra personalità influirà sul nostro sviluppo. Può renderci una varietà scadente del vero prodotto, di quel prodotto che avevamo in mente quando cominciammo a seminare.
18. Quale esempio di cattive compagnie troviamo in Numeri 11:4-34?
18 Un esempio storico dell’effetto che le cattive compagnie possono avere anche fra il popolo di Geova si ebbe nel deserto del Sinai al tempo di Mosè. Ricordiamo la “numerosa compagnia mista” che uscì dall’Egitto con gli israeliti e che attraversò con loro il Mar Rosso. (Eso. 12:38) Riguardo a questo gruppo di non israeliti, il profeta Mosè ci dice:
E la folla mista che era in mezzo a loro [agli israeliti] espresse brama egoistica, e pure i figli d’Israele piangevano di nuovo e dicevano: “Chi ci darà carne da mangiare? Ci ricordiamo del pesce che mangiavamo in Egitto per nulla, dei meloni e dei cocomeri e dei porri e delle cipolle e dell’aglio! Ma ora la nostra anima si è inaridita! I nostri occhi non sono su nient’altro che la manna”. . . . A quel luogo fu dato il nome Chibrot-Attaava [cioè Luoghi di sepoltura della brama egoistica]. — Numeri 11:4-34; vedi anche I Corinti 10:1-6, 10, 11.
19. In che modo l’esperienza degli israeliti con la “numerosa compagnia mista” nel deserto mostra che non possiamo attribuire a Geova la responsabilità dei cattivi effetti derivanti dall’ambiente che scegliamo?
19 Quindi quella “numerosa compagnia mista” innescò una reazione fra gli israeliti. Scontenti del provvedimento di Geova di mandare il pane dal cielo, nel loro cuore cominciarono a rimpiangere l’Egitto a causa della brama egoistica di ciò che un tempo avevano avuto in quel paese idolatra. (Sal. 105:40) Fecero del ventre il loro dio, perché si portarono appresso il desiderio egoistico delle comodità materiali del paese d’Egitto, paese dominato dai demoni. (Filip. 3:19) Quindi contagiarono gli israeliti con tale desiderio. In quell’occasione mostrarono d’essere cattive compagnie per Israele, il popolo eletto di Geova. Questo esempio storico costituisce un monito per noi. Non possiamo incolpare Dio dei cattivi effetti derivanti dal cattivo ambiente che noi stessi potremmo scegliere.
20. Anziché Dio, cosa determina i risultati della condotta che scegliamo di seguire?
20 Se non possiamo chiamare in causa Dio nel caso delle parabole dei quattro tipi di terreno e del grano e delle zizzanie, è forse logico chiamarlo in causa in relazione all’adempimento di Marco 4:26-29? In senso generale, “la terra stessa mette fuori il suo germoglio” e “il giardino stesso fa germogliare le cose che vi sono seminate”. (Isa. 61:11) La terra coltivata può produrre sia marijuana (“erba”), hashish, tabacco o papaveri da oppio, sia cereali. È quindi ovvio che il tipo di raccolto dipende da ciò che il seminatore ha piantato e dal tipo di suolo in cui lo ha seminato.
21. In che modo l’esempio dei Paesi Bassi mostra l’influenza dell’ambiente in cui viene a trovarsi il seme?
21 L’ambiente in cui viene a trovarsi il seme influisce sui risultati. Non dimentichiamo che non tutti i terreni hanno le stesse proprietà chimiche. Uno è acido, l’altro è alcalino, e così via. Quando gli olandesi decisero di recuperare le terre dallo Zuider Zee, costruirono dighe e rinchiusero le acque salmastre con argini. Poi estrassero con le pompe l’acqua di mare, prosciugando le terre sotto il livello del mare. Ma quei terreni erano impregnati di sale marino. Non erano adatti alla coltivazione dei cereali. Perciò prima fu preparato il terreno, piantandovi un tipo di canna che cresce bene in terreni salmastri. Questo servì a bonificare il suolo. In seguito fu possibile coltivarvi i cereali e ottenere buoni raccolti.
22. In genere, dove siamo costretti a seminare le nostre qualità personali, e qual è una cosa certa?
22 Così è per i semi o tratti della nostra personalità: siamo costretti a piantarli da qualche parte, in genere in un ambiente di nostra scelta. Deve necessariamente arrivare un tempo della mietitura o della raccolta. Ciò che raccoglieremo sarà idoneo a procurarci una relazione approvata con il regno di Dio? L’ambiente e le compagnie che frequentiamo regolarmente saranno a tal fine determinanti. Anche all’interno della congregazione cristiana possiamo frequentare persone battezzate che sono ancora attaccate alle cose del mondo, e che non provano alcun rimorso di coscienza a introdurre tali cose nella congregazione. Tali cose infette influiranno senz’altro sulla nostra personalità cristiana e sulla nostra condotta.
23. Anziché l’aspetto iniziale delle cose, cosa determinerà infine la nostra felicità?
23 La crescita in senso mondano di un cristiano contagiato sarà graduale, e l’angolo di divergenza rispetto alla via cristiana sarà dapprima così piccolo da risultare impercettibile. È come lo spuntare del ‘filo d’erba’ dal seme. Ma infine il tempo della mietitura mostrerà inconfondibilmente che cosa siamo divenuti, perché dovremo pagarne le conseguenze. Quando alla fine solo il vero cristianesimo riuscirà a superare la prova, ciascuno dovrà usare la sua falce per raccogliere ciò che sarà diventato. Il suo raccolto lo deluderà, lo smaschererà come falso cristiano? Felice il cristiano che ha motivi scritturali per ritenersi soddisfatto di ciò che la sua falce miete. — Confronta Salmo 126:5, 6.
24. La nostra eventuale santità personale neutralizzerà forse l’effetto dell’ambiente con cui scegliamo di stare a continuo contatto?
24 Noi cresciamo costantemente in un senso o nell’altro, in senso mondano o in senso spirituale. Guai a noi se ci inganniamo o se lasciamo che altri ci sviino facendoci pensare che possiamo frequentare cattive compagnie senza che le nostre utili abitudini cristiane ne siano corrotte. (I Cor. 15:33) Non possiamo beffeggiare Dio cercando di neutralizzare la sua immutabile legge secondo cui, se si semina si raccoglie, e si raccoglie in base a ciò che si è seminato. Egli ci avverte che la nostra eventuale santità personale non santificherà automaticamente gli altri. Al contrario, se incautamente stiamo sempre a contatto con persone impure e mondane, diverremo impuri anche noi. — Agg. 2:10-14.
25. Secondo Galati 5:19-24, cosa ci aiuterà a mantenere una giusta relazione col regno di Dio?
25 Con l’aiuto delle Scritture possiamo determinare quale sarà l’esito della nostra condotta. Miriamo a mantenere pacifiche relazioni con il regno di Dio? Le “opere della carne” non sono certo il mezzo per arrivarci! C’è invece il “frutto dello spirito”, coltivando il quale non cederemo alle passioni e alle opere della carne. Seguendo questa saggia condotta avremo il soddisfacente risultato di raccogliere frutti adatti al regno di Dio retto da Cristo. — Gal. 5:19-24.
26. Quale condotta sarà ricompensata da un raccolto di qualità personali approvate?
26 Il regno di Dio, a lungo invocato dai discepoli di Cristo, sta per venire contro tutti i governi nemici a rivendicazione della sovranità universale di Dio. In relazione con quel regno, ciascuno di noi ha davanti a sé un individuale tempo di mietitura. Dobbiamo prestare la massima attenzione al tipo di ‘terreno’ ambientale in cui piantiamo i semi o tratti della nostra personalità. Le nostre compagnie in campo sociale, ricreativo, morale e religioso dovrebbero essere sempre persone schierate dalla parte del regno di Dio retto da Cristo. Prestando seriamente attenzione a ciò che stiamo seminando e dove, e sempre in vista del regno di Dio, saremo ricompensati con l’abbondante raccolto dei frutti di una matura e attiva personalità cristiana. Geova Dio ne sarà felicissimo! Ci premierà con l’espressione della sua completa approvazione e con tutte le benedizioni che essa comporta.
27. Cosa dobbiamo fare perché l’illustrazione di Marco 4:26-29 abbia in noi un’applicazione positiva?
27 Perciò, vista la crescente urgenza dei tempi, facciamo bene a prendere a cuore l’opportuna esortazione: “Consideriamoci a vicenda per incitarci all’amore e alle opere eccellenti, non abbandonando la nostra comune adunanza, come alcuni ne hanno l’abitudine, ma incoraggiandoci l’un l’altro e tanto più mentre vedete avvicinarsi il giorno”. (Ebr. 10:24, 25) Come risultato, la breve ma vigorosa parabola del seminatore e del seme, riportata in Marco 4:26-29, avrà in noi un’applicazione positiva. Allora proveremo “l’allegrezza della mietitura”. Con grande emozione capiremo pienamente che “chi semina in vista dello spirito mieterà la vita eterna dallo spirito”. — Gal. 6:8; Isa. 9:3.
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