Ordinati ministri di Dio
“Ed anche per questo noi rendiamo continue grazie a Dio, per il fatto che voi, ricevendo la parola di Dio da noi predicata, non l’accettaste come parola d’uomo; ma, com’è veramente, quale parola di Dio ed essa mostra la sua efficacia in voi che avete creduto”. — 1 Tess. 2:13, Ti.
1. Che contrasto vi è fra le cerimonie per l’ordinazione del clero della cristianità e l’ordinazione di Gesù?
LE ORGANIZZAZIONI religiose, sia protestante che cattolica, fanno molto rumore circa l’ordinazione del proprio clero. Il pastore di una congregazione deve prima aver studiato in un seminario teologico per un certo numero di anni, e dopo aver conseguito la laurea si presume che sia pronto a far parte della classe ecclesiastica. Allora viene tenuta una cerimonia spettacolare con gran pompa. Molti dignitari sono presenti per officiare ed assistere alla cerimonia. L’individuo viene consacrato o appartato per il servizio e l’adorazione del suo Dio. Man mano che l’ecclesiastico avanza di grado, da sacerdote a vescovo o arcivescovo, è necessario che si compiano altre cerimonie con sempre maggior splendore e ostentazione da parte del corpo ecclesiastico. Molti ecclesiastici della cristianità sono ordinati o investiti delle funzioni sacerdotali in grandi e ricche cattedrali con prodiga ostentazione per dare un elaborato spettacolo pubblico. Ma il fondatore del vero cristianesimo fu ordinato con spirito santo dal cielo dopo esser stato immerso nelle acque del Giordano da un uomo che indossava “una veste di peli di cammello e una cintura di cuoio ai fianchi” e il cui “cibo eran le locuste e il miele selvatico”. — Matt. 3:4, Ti.
2, 3. Benché non avesse frequentato una scuola teologica, che cosa dimostra che Gesù era ben qualificato per intraprendere il ministero?
2 Che differenza di ordinazione! Gesù seguì una procedura così semplice per diventare un ordinato ministro di Geova. Inoltre non vi è alcuna menzione nelle Scritture che Gesù frequentasse alcuna scuola speciale per essere addestrato per il ministero, benché certamente da ragazzo avesse studiato la Parola di Dio, le Scritture Ebraiche. È ben evidente che non fu istruito in una scuola speciale dagli scribi e Farisei, i capi religiosi del tempo. Leggiamo però che a dodici anni Gesù si occupava degli interessi del Padre suo interrogando tali uomini, cioè gli scribi e i Farisei. Lo storico Luca riferisce che i suoi genitori lo stavano cercando dopo la Pasqua mentre tornavano a casa da Gerusalemme e “si misero a cercarlo fra i parenti e i conoscenti. Ma non avendolo trovato, tornarono a Gerusalemme, a cercarlo. E avvenne che dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto fra i dottori ad ascoltarli ed interrogarli, mentre gli uditori stupivano della sua sapienza e delle sue risposte”. — Luca 2:44-47, Ti.
3 Questo ragazzo, di soli dodici anni, disse ai genitori: “Non sapevate che io devo essere nella casa del Padre mio?” Tuttavia Gesù tornò a casa coi genitori, e la narrazione continua: “Gesù progrediva in sapienza e sviluppo fisico e nel favore di Dio e degli uomini”. — Luca 2:49, 52.
4, 5. (a) Quale tempo di decisione giunse per Gesù, e come indicò suo Padre di aver approvato la sua scelta di lavoro? (b) La sua ordinazione fu fatta mediante una cerimonia spettacolare?
4 Giunse tuttavia il tempo che Gesù si dedicasse agli interessi del Padre suo di continuo, e avendo raggiunto l’età di trent’anni egli si recò da Giovanni Battista, un profeta di Geova che battezzava nel fiume Giordano. In questo luogo fuori mano si era fatta sentire “la voce di un uomo che grida nel deserto: ‘Preparate la via di Geova, raddrizzate le sue vie’”. Questi era Giovanni Battista, che sommerse completamente Gesù rialzandolo quindi fuori dall’acqua. In tal modo Gesù simboleggiò la propria dedicazione a compiere la volontà del Padre suo, e Geova lo riconobbe quale Figlio diletto nel quale si era compiaciuto. “Dopo esser stato battezzato Gesù uscì subito dall’acqua; ed ecco, i cieli si aprirono, ed egli vide lo spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco, vi fu una voce dai cieli che disse: ‘Questo è il mio Figlio, il diletto, che io ho approvato’”. (Matt. 3:3, 16, 17) Gesù era divenuto il Cristo, l’unto. Era stato ordinato da Dio e doveva iniziare la sua grande opera di predicazione come ministro ordinato. “Inoltre, Gesù stesso, quando cominciò la sua opera, aveva circa trent’anni”. — Luca 3:23.
5 Nessuno può dire che l’ordinazione di Gesù fosse spettacolare, compiuta alla presenza di molti sacerdoti o ecclesiastici, né vi fu una processione. Egli non si era laureato in un’importante scuola teologica. Era figlio di un falegname, e falegname egli stesso, ed ora aveva deciso di seguire la sua vocazione di ministro.
6. Come furono ordinati ministri i discepoli di Gesù, e quanti dei cristiani di quel tempo furono ordinati ministri?
6 Tutti i discepoli di Gesù furono similmente battezzati, con la completa immersione in acqua, e, dopo aver insegnato loro che il regno di Dio era vicino, Gesù li mandò a predicare il messaggio del Regno, come faceva egli stesso. Essi erano ben addestrati; conoscevano la parola e la volontà di Dio e vivevano come Gesù aveva detto loro di vivere. Non avevano frequentato un seminario teologico, ma erano ugualmente ordinati ministri di Dio. Geova in seguito si servì di loro per organizzare i primi cristiani in congregazioni ed essi nominarono sorveglianti per pascere il gregge di Dio, non per signoreggiare su di esso. In quei tempi chiunque divenisse cristiano era un ministro ordinato, perché Geova li aveva fatti tutti “ambasciatori in sostituzione di Cristo, come se Dio supplicasse per mezzo di [essi]”. — 2 Cor. 5:20.
7. Quale comando di Gesù indica che i discepoli erano stati ordinati per il ministero?
7 Dopo la sua risurrezione dai morti Gesù parlò ai suoi discepoli radunati e disse: “Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni, battezzandole in nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate”. (Matt. 28:19, 20) Agli apostoli non fu detto di battezzare i veri seguaci di Cristo Gesù in modo diverso dal loro o dall’esempio dato da Cristo Gesù. Quindi non si deve compiere alcun formalistico rito religioso per divenire ordinati ministri di Dio. Cristo Gesù ne ha stabilito il semplice modello.
8. Chi effettivamente compie l’ordinazione dei ministri di Dio, e quale relazione ha il battesimo con questo?
8 Certo non è il battesimo in acqua che fa della persona un ministro ordinato. Dio compie l’ordinazione di colui che è battezzato ed ha già riconosciuto Geova quale supremo Sovrano e Cristo Gesù come proprio Salvatore, riconoscendosi peccatore e bisognoso del merito del sacrificio di Cristo per essere approvato dinanzi a Dio. Il battesimo in acqua ha un grande significato, perché in quel momento il battezzato dichiara pubblicamente di essersi dedicato o appartato per il servizio e l’adorazione di Geova. Certamente, egli deve sapere quel che fa e deve continuare a dimostrarsi degno di quest’altissimo scopo. Approvando il battezzato, Dio compie l’ordinazione per il ministero divino.
9, 10. (a) Che cosa significa essere ordinato? (b) Come indicò Gesù che cosa aveva autorità di fare?
9 Essere ordinato significa essere investito delle funzioni ministeriali, o essere autorevolmente incaricato. Gesù fu autorevolmente incaricato da Dio per compiere un servizio speciale, secondo la volontà di Dio a suo riguardo. Nella sinagoga di Nazaret Gesù lesse i propri incarichi ministeriali dal rotolo di Isaia: “‘Lo spirito di Geova è sopra me, perché egli mi ha unto per dichiarare la buona notizia ai poveri, mi ha mandato a predicare la liberazione ai prigionieri e il ricupero della vista ai ciechi, a rimettere in libertà gli oppressi, a predicare l’anno accettevole di Geova’. Con questo richiuse il rotolo, lo rese all’inserviente e sedette; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano intensamente fissi su di lui. Poi cominciò a dir loro: ‘Oggi questa scrittura che avete appena udita è adempiuta’”. — Luca 4:18-21.
10 Era stato profetato in Isaia 61:1, 2, che Cristo avrebbe compiuto quest’opera, e perciò Gesù poté citare questa scrittura e dire che stava adempiendola. Gesù era stato ordinato, incaricato di compiere questo servizio, al tempo del suo battesimo nel Giordano. Lo spirito di Geova era sceso su di lui autorizzandolo a compiere l’opera di Dio. Era dunque tempo che egli parlasse e facesse pubblica dichiarazione. E Gesù senza dubbio lo fece!
11. Che cosa ci dicono le Scritture Greche Cristiane dell’opera di Gesù, e fu il suo incarico trasmesso ad altri? A chi?
11 Tutti coloro che hanno letto le Scritture Greche conoscono il vastissimo programma di predicazione e insegnamento svolto da Gesù nei tre anni e mezzo del suo ministero. Conoscono anche l’opera compiuta dagli apostoli, opera di cui parlò l’apostolo Paolo dicendo: “Perché col cuore si esercita fede per la giustizia, ma con la bocca si fa pubblica dichiarazione per la salvezza”. (Rom. 10:10) I cristiani oggi non possono fare nulla di diverso. Lo stesso incarico di Gesù di dichiarare la buona notizia, di annunciare la liberazione ai prigionieri, di ridare la vista ai ciechi e di predicare l’anno accettevole di Geova, fu trasmesso ai fedeli cristiani suoi seguaci. Mentre si trovava sul monte degli Ulivi, Gesù espresse ciò in modo analogo e molto positivo riferendosi ai nostri giorni. Egli disse: “Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata a scopo di testimonianza a tutte le nazioni, e allora verrà la fine compiuta”. (Matt. 24:14) Ma gli apostoli e tutti i seguaci di Gesù dovevano adempiere l’incarico della loro vita, cioè predicare la buona notizia.
IMPORTANZA DEL MINISTERO
12. Quale importanza ha l’opera del ministero, e quali appropriate domande sono poste?
12 Il fatto di essere ordinato ministro dinanzi a Dio o ai governi del mondo non è cosa da poco. Implica ogni parola, ogni pensiero ed azione del ministro, vera sottomissione ai princìpi stabiliti da Cristo Gesù seguendo le sue orme. Che cosa comprende l’ordinazione del cristiano dinanzi a Dio? È ordinato ministro solo per il tempo in cui predica la buona notizia a qualcuno? O quest’ordinazione, dato che è dedicato a Geova, è un’ordinazione che dura ventiquattr’ore al giorno? Può un individuo sottrarsi alla sua professata vocazione e agire in modo diverso, o è obbligato a indossare costantemente le proprie vesti di ministro? Le Scritture indicano che Gesù da giovane era stato falegname, ma mutò la propria vocazione. Egli avrebbe desiderato mutare prima la sua vocazione, ma questa non era volontà di Dio. Avrebbe dovuto prima compiere i trent’anni, età in cui un Levita diveniva sacerdote compiuto sotto la Legge giudaica. Quando fu ordinato da Dio egli mise al primo posto nella sua mente il compimento della volontà del Padre, che consisteva nel predicare che il regno dei cieli era vicino. Gesù addestrò i suoi discepoli a compiere la stessa opera, o a seguire la stessa vocazione.
13. Qual è il significato teologico della parola vocazione? Chi deve seguire tale condotta?
13 Il significato teologico della parola vocazione è: “Chiamata al servizio di Dio in una particolare condizione o stato di vita, specialmente nel sacerdozio o nella vita religiosa, com’è indicato dalle attitudini e inclinazioni naturali dell’individuo, e, spesso dalla convinzione di un invito divino. La condizione o stato di vita per cui si riceve tale chiamata. Invito ufficiale ad una particolare carica ecclesiastica, come all’opera pastorale”. Certamente Gesù ricevette una “chiamata al servizio di Dio”. Fu chiamato ad una particolare attività o carriera. La sua vocazione era dunque di “cercare prima il regno e la sua giustizia”. (Matt. 6:33) Quindi ogni individuo che diviene un ordinato seguace di Cristo Gesù deve vivere in tal modo una vita cristiana. Gli apostoli di Gesù dovettero far questo per dimostrare che la loro vocazione era quella di essere ministri ordinati dinanzi a Dio, anche se di fronte ai governi del mondo erano considerati pescatori, esattori di tasse o costruttori di tende.
14. (a) Quando vocazioni come quella di falegname, muratore, ingegnere o dottore divengono secondarie? (b) Perché non si può mai smettere una volta ordinati?
14 Quella del cristiano di oggi non è un’occupazione saltuaria come non lo era allora. È una vocazione a pieno tempo. Il vero cristiano non è cristiano solo la domenica per poche ore mentre è in chiesa o ad una riunione religiosa. La persona veramente dedicata, il ministro ordinato di fronte a Dio, deve essere cristiano per tutta la vita da quando ha cominciato a imitare Cristo Gesù e a seguire le sue orme. Nel mondo un individuo potrà dire di avere la vocazione di fare il falegname, il muratore, l’ingegnere, il medico, e che si guadagna da vivere con tale occupazione. Ma se tale individuo dedica la propria vita a Geova Dio e viene battezzato in acqua, la sua occupazione secolare diviene secondaria e il suo ministero cristiano deve divenire la cosa di primaria importanza, la sua vera vocazione, perché egli è stato chiamato al servizio di Dio. Gesù disse: “Continuate quindi a cercare prima il regno e la sua giustizia, e tutte queste altre cose vi saranno aggiunte”. La prima occupazione del cristiano, il suo principale interesse, è perciò quello di vivere da cristiano. Proprio così: la sua vocazione deve essere quella di ministro ordinato di fronte a Geova Dio. Egli potrà lasciare il suo lavoro secolare, ma non potrà mai lasciare la divina chiamata al servizio di Dio. Se un cristiano abbandona il ministero perde la vita eterna. Che cosa è più importante dunque?
15. Che cosa dichiara chi compie la dedicazione, e come considera la Parola di Dio?
15 La dedicazione al servizio di Geova e la dimostrazione di tale dedicazione col battesimo in acqua non significa unirsi a qualche organizzazione religiosa terrena. Non è un passo di così poca importanza. È la cosa più importante che uno abbia mai compiuto nella sua vita. L’immersione in acqua è la dichiarazione di fronte a tutti gli altri cristiani e ai popoli del mondo che da quel momento egli è dedicato a Dio, per servire come suo ministro. Questa è la sua vocazione, e d’allora in poi tutta la parola di Dio dichiarata nella Bibbia sarà la sua guida. Da vero cristiano ha agito come disse Paolo: “Ricevendo la parola di Dio da noi predicata, non l’accettaste come parola d’uomo; ma, com’è veramente, quale parola di Dio ed essa mostra la sua efficacia in voi che avete creduto”. — 1 Tess. 2:13, Ti.
16, 17. (a) Che cosa è richiesto quando si accetta la Parola di Dio? (b) Come lo indicò Paolo?
16 ‘Voi avete ricevuto la parola di Dio e l’avete accettata’, non è vero? Che cosa è dunque richiesto? L’apostolo Paolo disse che ciò implicava anche quello che si mangia e si beve. Ciò può sembrare assurdo, ma leggiamo quanto egli scrisse ai Corinzi: “Perciò, sia che mangiate o beviate o che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio. Evitate di divenire causa d’inciampo ai Giudei come ai Greci e alla congregazione di Dio, come anch’io mi rendo gradito a tutti in ogni cosa, non cercando il mio vantaggio ma quello di molti, affinché possano essere salvati”. (1 Cor. 10:31-33) A Paolo interessava la salvezza altrui anche nel ‘mangiare o nel bere o nel fare qualsiasi altra cosa’. Ma in che modo il mangiare e bere può servire a salvare la vita? Paolo lo spiega nell’ottavo e nel decimo capitolo della sua prima lettera ai Corinzi.
17 Paolo sapeva che i cristiani dovevano ‘astenersi dalle cose sacrificate agli idoli’ (Atti 15:29); tuttavia spiegò ai Corinzi: “Continuate a mangiare tutto ciò che si vende al macello, senza fare domande a motivo della vostra coscienza, perché ‘a Geova appartiene la terra e la sua pienezza’. Se alcuno dei non credenti vi invita e volete andarvi, mangiate tutto ciò che vi è posto davanti, senza far domande a motivo della vostra coscienza. Ma se alcuno vi dicesse: ‘Questa è cosa offerta a un dio’, non mangiate a motivo di colui che ve l’ha detto e per motivo di coscienza. ‘Coscienza’, dico, non vostra, ma dell’altra persona. Perché mai la mia libertà dovrebbe essere giudicata dalla coscienza altrui? E se vi partecipo rendendo grazie, perché dovrò essere biasimato per ciò per cui ho reso grazie?” (1 Cor. 10:25-30) Poteva darsi che la carne venduta al macello fosse stata offerta agli idoli, ma come si poteva saperlo? Poteva darsi che il compratore non avesse chiesto se l’animale, o anche la parte che aveva comprato, fosse stato offerto ad un idolo. Quindi, dice Paolo, se qualcuno ti invita a pranzo, mangia ciò che ha. Paolo sapeva “che l’idolo non è nulla nel mondo e che non c’è alcun Dio fuorché uno solo”. (1 Cor. 8:4) Ma se qualcuno che mangia con voi dice: “Questa è cosa offerta a un dio”, allora non si deve mangiarne a motivo della sua coscienza. Non a motivo della vostra coscienza, ma a motivo della coscienza dell’altra persona, perché mangiandone potreste esser causa d’inciampo.
18, 19. (a) Perché Paolo si preoccupava tanto della coscienza dei suoi fratelli? (b) Dovrebbero preoccuparsene anche i cristiani d’oggi? Perché?
18 Paolo osservò che la libertà o conoscenza del cristiano ‘non dovrebbe divenire una pietra d’inciampo per quelli che sono deboli’. Anche se vi sentite di mangiare il cibo offerto agli idoli dopo aver reso grazie a Dio potreste tuttavia rovinare un uomo. “Ma quando peccate così contro i vostri fratelli e ferite la loro coscienza che è debole, voi peccate contro Cristo. Perciò, se un cibo fa inciampare il mio fratello, io non mangerò mai più carne, per non fare inciampare il mio fratello”. (1 Cor. 8:9, 12, 13) L’ordinazione di Paolo, il fatto che era stato appartato per il servizio di Dio, includeva il suo modo di mangiare e bere. Includeva ogni sua azione quotidiana. A Paolo interessava salvare la vita di altri, perciò disse: “Non rovinare a motivo del tuo cibo colui per il quale Cristo morì. . . . Poiché il regno di Dio non significa mangiare e bere, ma significa giustizia e pace e gioia con spirito santo”. “Tutte le cose sono lecite; ma non tutte le cose sono vantaggiose. Tutte le cose sono lecite; ma non tutte le cose edificano. Ciascuno continui a cercare non il proprio vantaggio, ma l’altrui”. — Rom. 14:15, 17; 1 Cor. 10:23, 24.
19 I cristiani d’oggi possono forse considerare le cose in modo diverso e permettere che ciò che mangiano o bevono faccia inciampare un Giudeo o un Greco o un fratello nella congregazione? No! Noi ci troviamo nella medesima posizione di Paolo. Egli preferì ‘rendersi gradito a tutti in ogni cosa, non cercando il proprio vantaggio, ma quello di molti, affinché potessero essere salvati’. (1 Cor. 10:33) Fareste voi lo stesso? Se siete ministri ordinati come Paolo lo farete certamente.
CIBO, BEVANDE, PAROLE E OPERE
20. (a) Anche se il cibo che si mangia non costituisce un problema per i cristiani d’oggi, che cosa crea dei problemi, e che cosa viene detto a favore di ciò? (b) Che cosa dobbiamo considerare relativamente al bere?
20 Ma, qualcuno potrà dire, oggi non accade nulla del genere; nessuno offre cibo agli idoli. Ebbene, che dire dell’abitudine di bere? Oggi si beve molto, e Paolo accenna al bere come qualche cosa a cui stare attenti. Oggi la gente beve bevande di ogni specie, ma quello che turba maggiormente la mente di alcuni è il bere alcolici. Forse colui che desidera bere vino dirà che Paolo consigliò a Timoteo di bere un po’ di vino per il suo stomaco. Un altro potrà dire che il primo miracolo di Gesù fu quello di trasformare l’acqua in vino. Un altro ancora dirà che il vino rallegra il cuore. Quanto si è detto è vero, e quasi in tutti i paesi e stati è lecito tenere e bere bevande alcoliche, ma torna questo a vantaggio di un altro fratello? Il bere tali bevande servirà a ‘edificare’? Non pensiamo al nostro vantaggio, ma a quello altrui.
21, 22. (a) Quale cattivo esempio potrebbe dare ai fratelli un sorvegliante sconsiderato? (b) Chi oltre ai fratelli potrebbero scandalizzarsi?
21 Immaginiamo il sorvegliante di una congregazione del popolo di Dio, uomo influente e stimato, che una sera esce con degli amici e non si controlla nel bere liquori, ubriacandosi. La Bibbia indica molto chiaramente che gli ubriaconi non erediteranno il Regno. “Che! Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non siate sviati. Né fornicatori, né idolatri, . . . né ladri, né avidi, né ubriaconi . . . erediteranno il regno di Dio”. (1 Cor. 6:9, 10) Anche se alcuni di voi lo erano prima di conoscere la verità, Paolo dice che sono stati purificati. Quindi perché tornare di nuovo a tale pratica e far inciampare un fratello? Un fratello potrebbe vedere quel sorvegliante ubriaco che cammina a zig-zag per la strada. Egli è scandalizzato, turbato e offeso che un ordinato ministro della sua congregazione disprezzi tanto la propria ordinazione di fronte a Dio da divenire un ubriacone. Essendo sconsiderato nel bere egli è divenuto causa d’inciampo per un fratello nella congregazione di Dio.
22 Ma seguiamo ancora un po’ quell’uomo ubriaco. Mentre si avvicina a casa sua il vicino col quale studia la Bibbia osserva che è ubriaco e anch’egli ne rimane scandalizzato perché pensava che questo ministro ordinato vivesse una vita cristiana. Ebbene, il vicino decide che non vuol più studiare la Bibbia con quell’individuo, e dice a sua moglie: “Se è questo l’effetto che ha la Bibbia su di lui, abbiamo conosciuto uomini migliori che non hanno neanche fede in Dio. Perché io dovrei cambiare il mio modo di vivere e fare qualche cosa di diverso quando uno dei primi della congregazione si ubriaca?”
23. In che modo le parole di Paolo nelle lettere ai Romani e ai Corinzi sono molto appropriate?
23 Come aveva ragione Paolo di dire: “Perciò, sia che mangiate o beviate o che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio”. (1 Cor. 10:31) Questo fu forse alla gloria di Dio? Certo il cristiano non vuole far inciampare un Giudeo, né un Greco, né vicino o amico, né uno dei suoi fratelli nella congregazione di Dio. Ciò che deve interessare ad ogni ministro ordinato è di salvare la vita di tutti per il nuovo mondo di Dio. “Cerchiamo dunque le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione. Smettete di abbattere l’opera di Dio solo a motivo del cibo. È vero che tutte le cose sono pure, ma è male per colui che mangia dando motivo d’inciampo. È bene non mangiar carne né bere vino né fare alcuna cosa per cui un fratello possa inciampare”. — Rom. 14:19-21.
24, 25. In quali altri modi il cristiano deve badare a come si comporta?
24 Il cristiano deve badare a come si comporta anche in altri modi. Paolo dichiara questa verità scrivendo ai Colossesi: “La parola di Cristo dimori riccamente in voi in ogni sapienza. Continuate ad ammaestrarvi e ammonirvi gli uni gli altri con salmi, lodi a Dio, canti spirituali con benignità, cantando nei vostri cuori a Geova. E qualunque cosa facciate in parola o in opera, fate tutto nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di lui”. — Col. 3:16, 17.
25 Paolo dice di badare alle nostre parole e alle nostre opere, che richiedono gran parte del nostro tempo ogni giorno. Come parliamo alla gente e come lavoriamo per il nostro datore di lavoro? Il nostro addestramento cristiano si manifesta sicuramente in questi due modi.
26. Che specie di parole dovranno usare i ministri ordinati, e perché a volte è difficile controllare le nostre parole?
26 Le parole che escono dalla nostra bocca sono moderate, pure, utili e rispettose? Ci farebbe piacere che Dio ascoltasse tutto quello che diciamo? Giacomo si riferiva alle nostre parole quando scrisse: “Forse una sorgente zampilla dalla medesima bocca acqua dolce e amara? . . . Così l’acqua salata non darà mai acqua dolce”. Pur essendo un piccolo membro del corpo, egli dice: “La lingua è un fuoco. . . . nessuno l’ha mai potuta domare; è un malanno che non si può reprimere, è piena di veleno mortifero. Con essa benediciamo il Signore, nostro Padre, e con essa malediciamo gli uomini, fatti ad immagine di Dio. Dalla medesima bocca escono le benedizioni e le maledizioni. Ma non dev’esser così, fratelli miei”. La bocca dell’ordinato ministro dovrebbe istruire e consigliare altri con benignità. Non vi dovrebbero essere vanterie e menzogne contro la verità. La bocca dovrebbe sempre lodare Geova. “Il frutto della giustizia è seminato nella pace, a bene di coloro che diffondono la pace”. — Giac. 3:6-12, 18, Na.
27. Può l’ordinato ministro avere due repertori di vocaboli? Che cosa dissero Paolo e Pietro al riguardo?
27 Gli ordinati ministri di Geova non possono avere una duplice personalità e due vocabolari, uno puro e retto, l’altro osceno e malvagio. Il cristiano può abituarsi ed essere in grado di usare buone parole che esprimano le sue idee con chiarezza e con vigore. Il cristiano non ha un repertorio di vocaboli da usare nella congregazione del popolo di Dio e un altro repertorio di parole brutte, aspre e villane da usare quando lavora. Ricordate che Paolo dice: “Qualunque cosa facciate in parola . . ., fate tutto nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di lui”. Anche Pietro conferma questo usando parole molto espressive: “Poiché, ‘chi vuole amare la vita e veder giorni buoni, trattenga la sua lingua da ciò che è dannoso e le sue labbra dal parlare con inganno, ma si trattenga da ciò che è dannoso e faccia il bene; cerchi la pace e la persegua. Poiché gli occhi di Geova sono sopra i giusti e i suoi orecchi sono volti alla loro supplicazione, ma la faccia di Geova è contro quelli che fanno cose dannose’”. — 1 Piet. 3:10-12.
28. (a) Come dovrebbe considerare il proprio impiego secolare il ministro cristiano? (b) Che cosa può costituire un furto, oltre l’appropriazione indebita di beni altrui?
28 Vi è poi quell’altra parte della vita del cristiano: il lavoro. Considerevole tempo è dedicato a un impiego di qualche specie, ma come compie egli il suo lavoro e si guadagna il pane quotidiano? Tutti in effetti fanno un contratto o accordo col loro datore di lavoro. Quando questi assume un uomo per fare un dato lavoro s’impegna a pagare al lavoratore un certo salario. L’impiegato non dovrebbe sottrarsi al suo lavoro, fare meno di quello che ha pattuito di fare. Egli dovrà essere onesto e dare al padrone la piena misura. Se uno è assunto come falegname per tante ore al giorno e riceve una data paga per quelle ore, certo dovrà in quel periodo di tempo essere diligente nel fare il suo lavoro di falegname per tutte quelle ore. Non è pagato per stare in ozio, ma è pagato per lavorare. Se il cristiano lavora nel negozio di un ricco non ha alcun diritto di rubare al ricco a causa delle sue ricchezze, né ha diritto di rubare ai clienti facendo pagare la merce più del suo valore per poi tenersi la differenza. Questo è un furto. Si può commettere un furto ai danni del proprio datore di lavoro anche stando in ozio durante le ore di lavoro. L’operaio s’aspetta di essere pagato dal padrone; perché il padrone non può aspettarsi che il lavoro sia fatto per quel che è pagato? “Qualunque cosa facciate . . . in opera, fate tutto nel nome del Signore Gesù”. E voi, lo fate?
29. Quale atteggiamento assunse l’apostolo Paolo nei confronti dello schiavo Onesimo, divenuto cristiano?
29 Paolo non era del parere di portar via al suo padrone Onesimo, schiavo di Filemone. Quando Onesimo divenne cristiano, Paolo scoprì che era uno schiavo e lo rimandò al suo padrone. Lo schiavo, divenuto cristiano, apparteneva tutt’ora a Filemone benché anche Filemone fosse cristiano. Paolo, riferendosi a Onesimo, scrisse: “Ti scongiuro [Filemone] per il mio figliolo che ho generato tra le catene, per Onesimo. Colui che una volta ti fu disutile, ora sarà per me e per te utilissimo. Te l’ho rimandato, ma tu ricevilo come il mio cuore”. Benché avesse trovato che Onesimo, il quale era scappato dal suo padrone, gli era molto utile, Paolo volle che ritornasse dal suo padrone, perché questo era giusto e là egli doveva stare secondo la legge, in modo che Filemone lo riavesse per sempre, “non più come schiavo, ma, invece di schiavo, come fratello carissimo, sommamente a me: e molto più a te, secondo la carne e secondo il Signore”. (Filem. 10-12, 15, 16, Ti) Le Scritture indicano che in qualunque condizione si trovi, come schiavo o come libero lavoratore, il cristiano dovrà lavorare facendolo “nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di lui”.
30. Quindi come devono esser i cristiani?
30 I cristiani devono essere onesti, devono essere sinceri. Devono dimostrare di essere ordinati ministri, non solo quando predicano la buona notizia, ma in tutto quel che fanno, affinché tutte le specie di uomini possano essere salvati. In questo modo dimostrano che ‘la parola di Dio mostra la sua efficacia nei credenti’. Come cristiani vi comportate bene nel mangiare, nel bere, nel parlare, nel lavorare, nel predicare o nel fare qualsiasi altra cosa, facendo ogni cosa alla gloria di Dio perché alcuni possano essere salvati? State voi ‘cercando e perseguendo la pace’? Il cristiano sa che “gli occhi di Geova sono sopra i giusti”, sopra i suoi ordinati ministri. — 1 Piet. 3:11, 12.
“Ma in qual modo invocheranno Colui, nel quale non hanno creduto? E in che modo crederanno in Colui, del quale non hanno sentito parlare? E in che modo ne sentiranno parlare, se non c’è chi predica? E in che modo ci saranno dei predicatori, se non sono mandati? . . . La fede dunque dipende dalla predicazione, e la predicazione mediante la parola di Cristo”. — Romani 10:11-17, Nardoni.