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Benedire, benedizioneAusiliario per capire la Bibbia
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Quindi anche se l’uomo può essere l’oggetto di una benedizione, la fonte è senz’altro Dio stesso. Inoltre la benedizione di altri da parte di un uomo può spesso essere un’espressione di gratitudine, di sentita riconoscenza per le ottime qualità o per un lavoro ben fatto.
A proposito della capacità di benedire effettivamente, di avere da Dio l’autorità di benedire, o il potere di adempiere la benedizione, Paolo, parlando della superiorità del sacerdozio di Melchisedec su quello di Levi, espone questo principio: “Ora è fuor di questione che viene benedetto il minore dal maggiore”. (Ebr. 7:7, PIB) Melchisedec era sacerdote di Dio e re e nel benedire Abraamo poteva parlare con autorità e profeticamente da parte di Dio. — Gen. 14:18-20; Ebr. 7:1-4.
OCCASIONI DI BENEDIZIONE
Nella preghiera benediciamo Dio perché lo lodiamo e ringraziamo, e inoltre benediciamo i compagni di fede e coloro che cercano Dio, pregando per loro. Prima di un pasto “si dice una benedizione” o “si chiede una benedizione” in preghiera sul cibo che sarà mangiato. In tale preghiera si ringrazia e si loda Geova per i suoi provvedimenti spirituali e materiali, chiedendogli che il nutrimento serva per il bene dei commensali e per rafforzarli onde lo servano. (I Sam. 9:13; Matt. 14:19; Luca 9:16) Quando si dice una benedizione sul pane e sul vino al pasto serale del Signore, si ringrazia e si loda Dio, e gli si chiede che tutti i partecipanti possano trarre beneficio spirituale da ciò che simboleggiano e possano conservare l’unità e l’integrità come corpo di Cristo. — Matt. 26:26; I Cor. 10:16.
Nella società patriarcale il padre spesso benediceva i figli poco prima di morire. Questa era una cosa molto importante ed era tenuta in gran conto. Infatti Isacco benedisse Giacobbe pensando che fosse il primogenito Esaù. Isacco annunciò prosperità e favore a Giacobbe prima che a suo fratello Esaù, senza dubbio chiedendo a Geova di adempiere la benedizione, poiché lui stesso era vecchio e cieco. (Gen. 27:1-4, 23-29; 28:1, 6; Ebr. 11:20; 12:16, 17) In seguito Isacco consapevolmente confermò e ampliò la benedizione. (Gen. 28:1-4) Prima di morire, Giacobbe benedisse prima i due figli di Giuseppe, poi i propri. (Gen. 48:9, 20; 49:1-28; Ebr. 11:21) Similmente Mosè, prima di morire, benedisse l’intera nazione d’Israele. (Deut. 33:1) In tutti questi casi i risultati dimostrano che si trattava di dichiarazioni profetiche. A volte, nel pronunciare tali benedizioni, la mano del benedicente era messa sul capo di chi era benedetto. — Gen. 48:13, 14.
Come saluto, una benedizione equivaleva ad augurare il bene altrui. Giacobbe, quando fu introdotto alla presenza del faraone, lo benedisse. (Gen. 47:7; vedi anche I Samuele 13:10; 25:14; I Re 1:47; II Re 10:15). Benedizioni potevano essere impartite al momento della partenza. Rebecca per esempio fu benedetta dalla sua famiglia quando lasciò la Mesopotamia per andare a sposare Isacco. — Gen. 24:60; vedi anche Genesi 28:1; II Samuele 19:39; I Re 8:66.
Le benedizioni erano inoltre accompagnate da doni. (Gen. 33:11; Gios. 14:13; 15:18, 19) È comprensibile che il dono stesso fosse considerato una benedizione, la “benedizione di un dono”. Doni potevano essere offerti come espressione di benevolenza verso una persona cara, o nel tentativo di trovare favore, oppure per esprimere gratitudine. — I Sam. 25:27; 30:26.
Benedizioni possono essere impartite sotto forma di complimenti. Boaz benedisse Rut per la sua amorevole benignità. (Rut 3:10) Coloro che si offrirono volontariamente per compiere un servizio a favore dell’adorazione di Geova furono benedetti dagli astanti. (Nee. 11:2) I genitori hanno diritto alle benedizioni dei figli. — Prov. 30:11.
Una benedizione può consistere di parole promettenti e incoraggianti. Gesù esortò “a benedire quelli che vi maledicono”. (Luca 6:28) “Continuate a benedire quelli che perseguitano; benedite e non maledite”. (Rom. 12:14) Questo non significa lodare gli oppositori, ma la nostra buona condotta verso di loro, unita a parole gentili, riguardose, veraci che potrebbero essere utili per loro se prestassero ascolto, potrebbe farci ottenere la loro buona volontà. (I Cor. 4:12; I Piet. 3:9) Anche il modo di parlare ha la sua importanza. (Prov. 27:14) Allontanare qualcuno da azioni malvage è senza dubbio una benedizione, che opera nel miglior interesse della persona e alla lode di Geova. — Atti 3:26.
ESSERE UNA BENEDIZIONE PER ALTRI
Si può essere una benedizione per i propri simili seguendo una condotta di ubbidienza a Dio. La compagnia di quelli che Geova benedice reca benedizioni. Labano fu benedetto perché Giacobbe badava alle sue greggi. (Gen. 30:27, 30) La casa e i campi di Potifar prosperavano grazie alla sorveglianza di Giuseppe. (Gen. 39:5) La presenza di dieci cittadini giusti avrebbe indotto Dio a risparmiare Sodoma. (Gen. 18:32) Dedicati servitori di Dio possono aiutare il coniuge non credente e i figli piccoli ad avere il favore di Dio. (I Cor. 7:14) Gesù disse che durante la peggiore tribolazione del mondo “a motivo degli eletti quei giorni saranno abbreviati”, altrimenti “nessuna carne sarebbe salvata”. (Matt. 24:21, 22; confronta Isaia 65:8). Imitare l’esempio di chi ha la benedizione di Dio reca benedizioni ancora maggiori. (Gal. 3:9; Ebr. 13:7; I Cor. 11:1; II Tess. 3:7) Facendo il bene ai fratelli di Cristo, gli “eletti” di Dio, le “pecore” avranno le benedizioni di Dio, col premio della vita eterna. — Matt. 25:34, 40, 46.
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BeniaminoAusiliario per capire la Bibbia
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Beniamino
(Beniamìno) [figlio della destra].
1. Dodicesimo figlio di Giacobbe e fratello di Giuseppe. Pare che Beniamino fosse l’unico figlio di Giacobbe nato nel paese di Canaan, dato che gli altri figli nacquero in Paddan-Aram. (Gen. 29:31–30:25; 31:18 Rachele diede alla luce Beniamino, suo secondo figlio, durante il viaggio da Betel a Efrata (Betleem), ma il parto difficile le costò la vita. In punto di morte, essa chiamò questo figlio Ben-Oni, cioè “figlio del mio dolore”; ma il marito sconsolato lo chiamò Beniamino, cioè “figlio della destra”. — Gen. 35:16-19; 48:7.
Dopo la nascita di Beniamino non si parla più di lui finché suo fratello Giuseppe non fu venduto schiavo in Egitto. Essendo il figlio minore che Giacobbe ebbe dalla diletta moglie Rachele (Gen. 44:20), Beniamino fu ovviamente oggetto di grande affetto da parte del padre, soprattutto dopo la presunta morte di Giuseppe. Giacobbe fu perciò estremamente riluttante a lasciare andare Beniamino in Egitto con i suoi fratelli, acconsentendo solo dopo molta insistenza. (Gen. 42:36-38; 43:8-14) Si noti che, per quanto Giuda in quel tempo ne parlasse come di un “ragazzo”, Beniamino doveva ormai essere un uomo adulto, forse sulla trentina,
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