‘Fate risuonare’ la verità nella mente e nel cuore di coloro che imparano
1. Quale triste esperienza hanno a volte i ministri cristiani?
CHE tristezza quando nasce un bambino e poi, dopo pochi mesi o un anno, quando ha appena cominciato a vivere, improvvisamente s’ammala e muore. Il sentimento che è nel cuore dei genitori orbati colpiti da simile tragedia è simile al sentimento che è nel cuore dei ministri cristiani che dedicano mesi e forse anni per aiutare qualcuno ad acquistare conoscenza della Bibbia, dandogli il “latte” della Parola di Dio, nutrendolo nella verità, vedendolo schierarsi dalla parte della giustizia, impegnarsi anche egli stesso nel ministero della Parola, e poi, all’improvviso, indebolirsi spiritualmente e cadere nell’inattività simile alla morte. (Gal. 4:19; 1 Cor. 3:2; 1 Tess. 2:7, 8) Purtroppo questo accade veramente, talvolta fino al punto che ogni due persone che iniziano il ministero attivo, una smette di parteciparvi. Perché accade questo? Si può fare qualcosa al riguardo?
2. Quale debolezza si nota in molti che abbandonano la via della vita, e quali domande suscita ciò?
2 I fatti indicano che spesso v’è mancanza di genuino intendimento della Parola di Dio da parte di molte persone che cominciano a camminare sul sentiero della vita e poi si sviano. Nell’anno 1968, i testimoni di Geova tennero in media in tutto il mondo 977.503 gratuiti studi biblici a domicilio. Come risultato, 82.842 persone indicarono di edificare sul fondamento simile a roccia dell’ubbidienza sottoponendosi al battesimo in acqua, e simboleggiando con ciò la loro dedicazione a fare la volontà di Dio secondo l’esempio dato da suo Figlio. Continueranno? Oppure alcune di esse smetteranno come hanno fatto altri in passato? Poiché altre centinaia di migliaia di persone studiano anche ora, noi che partecipiamo all’opera di impartire tale istruzione biblica a coloro che cercano la verità possiamo chiederci seriamente: Queste persone che possono divenire i nuovi proclamatori del Regno di domani comprendono realmente il messaggio biblico e ciò che significano per loro i suoi princìpi nella vita quotidiana? La risposta a questa domanda dipende in grande misura da come rispondiamo ad altre domande: Perché studiamo con queste persone? Abbiamo profondamente a cuore i loro interessi? (2 Cor. 12:15; Filip. 2:17; 1 Tess. 2:8) Con quanta efficacia ‘facciamo risuonare’ la verità nella loro mente e nel loro cuore?
3. Quale dovrebbe essere la nostra mira nel tenere uno studio biblico con persone interessate?
3 Dovremmo avere, e forse abbiamo, riguardo a questi nuovi interessati lo stesso desiderio che l’apostolo Paolo espresse verso i credenti nella verità che erano in Efeso. Egli pregò riguardo a loro che “il Cristo dimori mediante la vostra fede nei vostri cuori con amore; acciocché siate radicati e stabiliti sul fondamento, onde siate pienamente capaci di afferrare mentalmente con tutti i santi ciò che è l’ampiezza e la lunghezza e l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore del Cristo che sorpassa la conoscenza”. (Efes. 3:17-19) Paolo, naturalmente, non si interessava solo di poter ‘fare rapporto di uno studio biblico a domicilio per raggiungere la quota’. Né s’accontentava che coloro ch’egli aiutava avessero solo un’idea superficiale della volontà di Dio. Voleva che vedessero la verità in tutte le sue piene dimensioni, in ampiezza, lunghezza, altezza e profondità. Voleva aiutarli a essere persone di fede; a far dimorare Cristo non solo nella loro mente, ma nel loro cuore, con amore. Certo vogliamo la stessa cosa riguardo alle persone simili a pecore del nostro giorno, non è vero? Anche noi vogliamo aiutarle ad ampliare la loro veduta dei propositi di Dio, ad approfondire il loro intendimento, ad avere una lungimirante veduta verso il futuro, e ad elevare la loro mente e le loro vie perché le conformino alle norme di Dio mentre accrescono il loro apprezzamento per i suoi provvedimenti. Naturalmente, non possono far questo in una notte; prima hanno bisogno del nostro aiuto per cominciare ad essere “radicati e stabiliti sul fondamento”. Come possiamo efficacemente aiutarli?
4. Perché non è consigliabile insistere di seguire una regola fissa nel tenere studi biblici?
4 Non dobbiamo mai dimenticare che ciascuna persona è un individuo; per cui ha bisogno di attenzione e aiuto individuale secondo i suoi propri particolari bisogni e la sua situazione personale. (Si paragoni Romani 14:1-8; 1 Corinti 9:20-23) Per questo fra i testimoni di Geova non c’è una regola fissa da seguire nel tenere gli studi biblici a domicilio con le persone interessate. Questo insegnamento “catechetico” non è una cosa meccanica. La loro recente pubblicazione intitolata “La tua Parola è una lampada al mio piede” (pagina 89) dice: “Non c’è nessuna regola arbitraria in quanto a come dovrebbe tenersi lo studio, ma assicurati che lo studente in realtà capisca i punti che vengono considerati”. Certo dove c’è il giusto motivo, non ci vogliono numerose regole per aiutare un altro ad ottenere intendimento della Parola di Dio.
5. (a) Com’è stato dimostrato che i suggerimenti dati per mezzo dell’organizzazione di Dio sono pratici? (b) Qual è la più eccellente fonte di guida a questo riguardo?
5 Nello stesso tempo, molti eccellenti e pratici suggerimenti sull’insegnamento e sull’istruzione biblica sono provveduti ai testimoni di Geova alle loro assemblee, e per mezzo della loro pubblicazione mensile, il Ministero del Regno. Questi suggerimenti sono stati di notevole aiuto per prepararli alla splendida opera che hanno compiuta negli scorsi dieci anni aiutando più di 650.000 persone fino al punto di dedicare la loro vita a Dio, simboleggiando ciò con l’immersione in acqua. Ma oltre a questi utili e pratici suggerimenti, abbiamo effettivi esempi e consigli biblici che ci guidano. Ci siamo soffermati a considerarli? Ci interessiamo profondamente di seguirli per ottenere i massimi risultati a motivo del fatto che sono in gioco delle vite? — 1 Tim. 4:16.
L’ECCELLENTE INSEGNANTE
6. Sotto quali aspetti l’insegnamento di Gesù fu notevole?
6 Quale migliore esempio potremmo avere di quello di Cristo Gesù, lo stesso Figlio di Dio e il perfetto Insegnante delle persone simili a pecore? I suoi metodi di insegnamento furono descritti nella Bibbia, certo per una buona ragione. Quando leggete il racconto del suo ministero, che cosa vi colpisce? Forse la semplicità del suo insegnamento. I suoi metodi non erano complicati, ma mostrò sempre profondo interesse per il popolo, l’amorevole desiderio di insegnar loro la verità dei propositi del Padre suo. (Matt. 9:35, 36; Mar. 6:34) Questa è la prima cosa essenziale; senza di essa null’altro avrebbe valore. (1 Cor. 13:1, 8) Questo amorevole interesse rese Gesù fidato nella sua opera di istruzione. Quando disse a Zaccheo di ‘scendere da quell’albero, poiché oggi devo stare a casa tua’, Zaccheo poté essere sicuro che Gesù sarebbe stato lì senza meno. — Luca 19:1-6.
7. Che cos’altro tenne sempre presente Gesù mentre insegnava?
7 Rimarchevole è pure il genuino interesse che Gesù mostrò alle persone come individui. Benché insegnasse spesso a grandi gruppi, sapeva che ciascuna persona aveva i suoi propri problemi e bisogni. Ciascuno, inoltre, doveva rendere conto di sé a Dio. (Rom. 14:12) Sia che si trattasse di Nicodemo, della Samaritana al pozzo, di Maria, Marta o di un apostolo, Gesù dunque prestò loro attenta considerazione come individui. (Giov. 3:1-21; 4:7-26; Luca 10:38-42; 22:31-34; Giov. 20:24-29) Il suo insegnamento non era una cosa qualsiasi né era meccanico. Si interessava non solo della loro mente ma del loro cuore. Anche noi dovremmo prestare seria considerazione a come possiamo aiutare meglio i particolari individui coi quali studiamo.
‘FACCIAMO RISUONARE’ LA VERITÀ CON DISCERNIMENTO
8. Di quali due cose consiste essenzialmente il discorso, e quale di queste richiede spesso più attenzione nell’insegnamento?
8 Vi siete mai soffermati a pensare che, basilarmente, potete fare soltanto due cose quando parlate a un’altra persona? Una è questa: potete dare informazioni. L’altra è questa: potete fare domande. Sebbene vi siano ogni specie di informazioni e molti tipi di domande, tutto il discorso si basa essenzialmente su queste due cose. Ora, negli studi biblici a domicilio che teniamo le informazioni realmente importanti si trovano nella Bibbia e anche nelle pubblicazioni di studio biblico che usiamo. Ma gran parte del nostro successo nel far penetrare profondamente le informazioni bibliche nella mente e nel cuore dello studente dipende dall’uso delle domande. Le domande hanno vero valore, forse più di quanto ci rendiamo conto in genere.
9, 10. (a) Come gli adulti differiscono dai bambini nel ricevere istruzione? (b) Quale bisogno mette questo in risalto nell’insegnamento?
9 I bambini, per natura, chiedono di solito “perché” ogni volta che non capiscono qualcosa, come può attestare qualsiasi genitore. Ma spesso gli adulti sono diversi; alcuni si esprimono prontamente ma molti si trattengono dal fare le domande che hanno nella mente. Può sembrare che siano d’accordo sui punti considerati in una certa pubblicazione di studio biblico o su ciò che noi stessi spieghiamo loro o anche su ciò che leggono personalmente nella propria Bibbia. Possono anche dire: “Sì, ho capito”. Ma possono non capire realmente. (Giov. 11:11-14) Tale mancanza d’intendimento può non rivelarsi che molto più avanti. Allora, quando si considerano punti più profondi, l’incapacità della persona di afferrarli rende molto evidente che non aveva acquistato il corretto intendimento nei precedenti studi quando si consideravano le cose più fondamentali della Parola di Dio. — 1 Cor. 3:1, 2.
10 Che cosa mostra questo? Mette in risalto l’importanza di incoraggiare gli studenti a esprimersi, di far loro dire ciò che pensano servendosi di ulteriori domande, oltre a quelle del libro di testo. Aiutate molto di più lo studente con domande ben formulate che portino la sua mente alla risposta biblica che dicendogli semplicemente la risposta. (Si paragoni il metodo di Paolo in Galati 3:1-6) Né si presta reale e notevole aiuto allo studente indicandogli semplicemente nel libro di testo il luogo dove si trova la risposta e poi facendogliela leggere parola per parola come se fosse la sua risposta. La leggerà, ma capisce ciò che legge? E vi crede? Che cosa mostra Matteo 24:15 che è la cosa importante da fare quando si legge la Parola di Dio? — Si veda anche Atti 8:30-35.
11, 12. (a) Il falso insegnamento “catechetico” della cristianità con quale incapacità ha lasciato gli studenti? (b) In qual modo il saggio uso di domande può aiutare a superare ciò?
11 Come disse l’apostolo Pietro, vogliamo ‘destare le chiare facoltà di pensare dello studente’. (2 Piet. 3:1) Vi sono milioni di persone oggi sulla terra che asseriscono d’essere cristiane e che tuttavia hanno poco o nessun intendimento della Bibbia. Per la maggioranza di esse sarebbe difficile anche spiegare le basilari dottrine della propria particolare religione. Qualsiasi insegnamento “catechetico” loro impartito non era della giusta specie; era invece religione imparata a memoria. La falsa religione non ha mai insegnato alle persone a pensare, ragionare sui giusti princìpi. (Matt. 15:7-9; Luca 11:52) I veri cristiani devono aiutare le persone di cuore onesto a imparare a usare la loro mente in armonia con la Parola di Dio per “conoscere la sapienza e la disciplina, per discernere i detti d’intendimento, per ricevere la disciplina che dà perspicacia, giustizia e giudizio e rettitudine, per dare agli inesperti accortezza, . . . conoscenza e capacità di pensare”. — Prov. 1:2-5; 2:10, 11.
12 Le domande utili stimolano e addestrano la facoltà di pensare. Possono guidare con ordine la mente da un punto all’altro per pervenire a una conclusione. (Si paragonino le domande di Gesù in Matteo 16:5-12 e le diciassette domande di Paolo in 1 Corinti 9:1-14). Tali domande aiutano ad ‘arare il terreno’ così che i semi della verità biblica penetrino a fondo e comincino a raggiungere il cuore della persona. Inoltre al termine del periodo di studio l’uso di domande per ripetere le principali verità bibliche apprese è simile alla pratica di battere leggermente col martello sui chiodi della struttura d’acciaio d’un edificio per vedere se sono saldi o no.
13, 14. (a) Fate esempi indicanti che Gesù apprezzava il valore delle domande. (b) Questo esempio che cosa ci incoraggia a fare?
13 Gesù fece rimarchevole uso di domande. Rimarchevole non solo per la frequenza con cui ne fece uso, ma per il modo in cui insegnò per mezzo di esse, quando poteva sembrare che fosse molto più facile e richiedesse meno tempo dire semplicemente il punto alla persona. Notate, per esempio, la volta che gli esattori di tasse andarono da Pietro, chiedendogli se il suo maestro pagava la tassa del tempio. (Matt. 17:24-27) Pietro, spesso impulsivo, rispose: “Sì”. Poi entrò, forse per interrogare Gesù al riguardo o per ottenere il denaro con cui pagare. Comunque, “entrato nella casa, Gesù lo prevenne, dicendo: ‘Che ne pensi, Simone? Da chi i re della terra ricevono imposte o tributi? Dai loro figli o dagli estranei?’ Avendo egli detto: ‘Dagli estranei’, Gesù gli disse: ‘Realmente, dunque, i figli sono esenti dalle tasse’”. È vero che Gesù aiutò quindi Pietro a risolvere il suo dilemma così che la tassa fosse pagata; ma comprendiamo il punto delle domande di Gesù? Certo esse indussero Pietro a pensare, ragionare e ricordare.
14 Considerate la sera dell’arresto di Gesù. In quelle turbolente condizioni, Pietro usò impetuosamente la spada. Quindi Gesù fece a Pietro tre domande: “Il calice che il Padre mi ha dato, non dovrei io berlo ad ogni costo?” “Credi tu che non mi possa appellare al Padre mio perché mi provveda in questo momento più di dodici legioni di angeli? In tal caso, come si adempirebbero le Scritture secondo le quali deve accadere così?” (Giov. 18:11; Matt. 26:52-54) Pensate: Gesù era lì davanti a una turba, sotto grande tensione, sapendo che il suo arresto era imminente e che prima che il giorno fosse finito sarebbe morto su un palo di tortura: tuttavia trovò il tempo di imprimere queste verità sulla mente di Pietro con domande. (Mar. 14:33; Luca 22:44) Il suo esempio non ci dovrebbe far soffermare e ripensare quando cominciamo a credere d’essere troppo occupati per prepararci dovutamente per tenere uno studio biblico a domicilio, o riteniamo di dover considerare in fretta il materiale dello studio, o forse di dovercene andare bruscamente subito dopo perché ci vogliamo occupare di altre cose?
15. Che cosa ci vuole per usare efficacemente le domande in uno studio, e quali problemi si incontrano spesso?
15 È ovvio che l’insegnamento non consiste solo nel fare domande tanto per farle. L’insegnante deve prima conoscere bene il materiale e poi usare le domande con uno scopo, sforzandosi di raggiungere non solo la mente dello studente ma anche il suo cuore. Incontriamo comunemente certi problemi mentre ci sforziamo di aiutare le persone simili a pecore ad essere stabilite sul fondamento della verità biblica e sul masso di roccia dell’ubbidienza agli insegnamenti e all’esempio di Cristo. Lo studente ha idee preconcette, probabilmente falsi insegnamenti derivanti dalla precedente affiliazione religiosa. È molto utile sapere quali sono per dare l’assistenza necessaria. Mentre alcuni si esprimono apertamente, altri non lo fanno. In quest’ultimo caso può essere utile fare domande con tatto.
16, 17. Nel racconto di Luca 24:17-27, a che cosa servirono le domande di Gesù?
16 Considerate Luca 24:17-27. Come ricorderete, due discepoli erano in cammino per Emmaus, parlando della morte di Gesù e della notizia della sua risurrezione. Gesù si avvicinò. Che cosa fece per prima cosa? Rivolse una domanda: “Che cosa sono queste cose di cui dibattete fra voi mentre camminate?” Cleopa rispose alla domanda: “Dimori per tuo conto in Gerusalemme come un forestiero e non sai le cose che vi sono avvenute in questi giorni?” Gesù, a sua volta, chiese: “Quali cose?”
17 Ora, fece Gesù queste domande perché non conosceva le risposte? Ovviamente no, perché era proprio colui del quale stavano parlando questi discepoli; egli aveva personalmente provato le cose di cui parlavano. Ma le sue domande fecero loro dire quello che avevano in mente e ciò che pensavano della cosa. Parlarono della morte di Gesù, della colpa dei capi religiosi, e di come essi, questi discepoli, avevano sperato “che quest’uomo fosse colui che è destinato a liberare Israele”, riferendo pure la notizia di certe donne secondo cui Gesù era stato risuscitato. Mostrarono non solo che la loro mente era all’opera ma, soprattutto, che cosa avevano nel cuore. Nutrivano alcuni dubbi sulla risurrezione di Gesù, poiché avevano ‘dibattuto’ la cosa. Ora Gesù disse: “‘O insensati e tardi di cuore a credere tutte le cose pronunciate dai profeti! Non era necessario che il Cristo soffrisse queste cose ed entrasse nella sua gloria?’ E cominciando da Mosè e da tutti i Profeti interpretò loro le cose che lo concernevano in tutte le Scritture”.
18, 19. (a) Come possono domande simili aiutarci a prestare un migliore aiuto a coloro che imparano? (b) Fate un esempio pratico.
18 L’essere “insensati” riguarda la mente, ma essi erano anche “tardi di cuore”, come rivelarono le loro risposte alle domande di Gesù. È vero che Gesù poteva leggere i cuori degli uomini senza fare domande; ma noi no. (Giov. 1:47-50; 2:25) Le domande simili a queste possono dunque aiutarci a scoprire qualcosa di ciò che pensa lo studente riguardo a un certo soggetto biblico e nello stesso tempo farci forse avere contemporaneamente un’idea della sua attitudine di cuore. Quindi possiamo aiutare maggiormente la persona secondo i suoi bisogni.
19 Il modo in cui facciamo questo, naturalmente, varierà secondo la persona e il soggetto. Ma, come esempio pratico, potreste considerare il soggetto della “trinità” in casa di una persona, forse servendovi della pubblicazione ‘Cose nelle quali è impossibile che Dio menta’, al dodicesimo capitolo, intitolato “È Dio una Persona o tre Persone in un Dio?” Ancor prima di esaminare il materiale, potreste chiedere: “Da ciò che ha udito riguardo alla ‘trinità’, che cosa significa essa?” Dopo che lo studente ha espresso la sua veduta, potete fare altre domande come: “Le sembra ragionevole? La trova comprensibile?” Sia che risponda in un modo o nell’altro, potete dire semplicemente: “Or bene, vediamo ciò che insegna effettivamente la Bibbia riguardo a ciò”. Avete già raggiunto l’obiettivo iniziale, quello di sapere qualcosa circa la sua conoscenza, le sue vedute e la sua attitudine in merito a questo soggetto, e siete quindi molto più in grado di aiutarlo a ottenere vero intendimento.
20, 21. (a) Mostrate come il metodo di Gesù in Matteo 16:13-16 si può usare per risolvere un altro comune problema nell’impartire istruzione biblica. (b) Come possiamo risolvere questo problema in modo simile?
20 Un altro problema è di aiutare quelli che studiano a capire la vera differenza, il netto contrasto, fra la verità biblica e l’errore religioso. Alcuni sembrano lenti a capirla o a venire a una conclusione su ciò che è vero, e l’invito a ‘uscire da Babilonia la Grande’ non ha dunque nessun significato; la loro vita continua ad essere in pericolo. (Riv. 18:4) Anziché essere bruschi o severi, possiamo aiutarli facendo domande con tatto a capire tale contrasto e anche a mettere alla prova il loro intendimento. Trovate ora il ben noto racconto di Matteo 16:13-16. Gesù, a Cesarea di Filippo, “chiese ai suoi discepoli: ‘Chi dicono gli uomini che sia il Figlio dell’uomo?’” Forse risposero ad uno ad uno: “Alcuni dicono Giovanni Battista, altri Elia, altri ancora Geremia o uno dei profeti”. Avendo fatto loro dire le idee allora correnti fra il pubblico, Gesù chiese quindi: “Ma voi, chi dite che io sia?” Simon Pietro rispose: “Tu sei il Cristo, il Figlio dell’Iddio vivente”. Ora, a che cosa servirono le domande di Gesù? Chiedendo prima che cosa pensava il pubblico, rese possibile un netto contrasto fra la veduta errata e quella corretta. Mise anche alla prova i suoi discepoli per vedere quanto avevano progredito nell’intendimento e nell’acquisto della vera fede.
21 In maniera simile, può darsi che abbiamo terminato lo studio di qualche soggetto, come “La vostra ‘anima’ è voi”, nella pubblicazione menzionata in precedenza. Al termine dello studio, potreste chiedere allo studente: “Oggi la maggioranza delle persone che cosa credono che accada a chi muore?” Quando lo studente ha risposto, potete chiedere: “Or bene, da ciò che abbiamo letto nella Bibbia, lei che cosa direbbe che accade? Perché risponde così?” Domande come queste aiutano la persona non solo a vedere il contrasto ma anche a decidere ciò che crede realmente riguardo a un particolare soggetto biblico. Naturalmente, in alcuni casi la sua risposta può indicare che non ha ben afferrato il significato di punti studiati in precedenza, per cui sarà necessario rivedere questi punti o anche ristudiarli affinché abbia un solido fondamento e sia in grado di capire altre verità.
22. Perché non basta che gli studenti siano in grado di capire bene nello studio della Bibbia?
22 Ma credere non basta; bisogna anche agire. (Rom. 10:10) Per essere vero discepolo di Gesù lo studente deve cominciare a edificare sul fondamento simile a roccia, mettendo in pratica nella sua vita le verità apprese. (Giov. 13:17) Alcuni sembrano afferrare prontamente ciò che studiano; le risposte che danno nello studio sono appropriate e corrette. Ma forse non prendono apparentemente alcuna decisione su ciò che faranno riguardo alle verità apprese. (Giac. 1:6-8) Le domande, unite a un’illustrazione, possono essere d’aiuto.
23-25. (a) L’illustrazione di Gesù circa il “buon Samaritano” come mostra un modo in cui possiamo incoraggiare gli studenti a cominciare a edificare sul masso di roccia dell’ubbidienza? (b) Mostrate come possiamo oggi far questo e spiegate perché questo metodo è utile.
23 L’illustrazione di Gesù circa il “buon Samaritano” è molto conosciuta. (Luca 10:29-37) Egli la fece rispondendo a un uomo che voleva dimostrare d’essere giusto e il quale chiese: “Chi è realmente il mio prossimo?” Gesù narrò allora di tre diversi uomini, un sacerdote, un Levita, e un Samaritano, e la reazione di ciascuno quando ebbe la personale opportunità di aiutare un uomo percosso dai ladroni, allorché solo il Samaritano prestò effettivamente aiuto. Gesù concluse rivolgendo questa domanda a colui che l’aveva interrogato: “Chi di questi tre ti sembra che si sia reso prossimo all’uomo che cadde fra i ladroni?” L’uomo rispose: Colui che agì misericordiosamente verso di lui”. Gesù gli disse quindi: “Va e fa anche tu lo stesso”.
24 La risposta alla domanda di Gesù era piuttosto ovvia, non è vero? Tuttavia Gesù aveva fatto pervenire la mente dell’uomo a una certa conclusione, inducendolo a esaminare i suoi propri motivi, e aiutandolo così a decidere quale azione compiere in futuro. Nel nostro caso, supponiamo che sia in corso lo studio del libro Vita eterna, nella libertà dei figli di Dio, alle pagine 210, 211. In queste pagine si considera l’opposizione e il duro trattamento che subirono gli apostoli a causa della pressione ufficiale mirante a far loro smettere l’attività di predicazione. Qui potremmo usare nella conversazione Matteo 24:14, far leggere il versetto allo studente, e poi rendere chiaro che questa è l’opera indicata per il nostro giorno. Potremmo quindi fare un’illustrazione, forse quella di tre persone in un paese dove tale predicazione della buona notizia del regno di Dio è ufficialmente messa al bando. Delle tre persone, una cessa immediatamente la predicazione. La seconda è arrestata e in seguito acconsente a smettere ogni predicazione. La terza è pure arrestata, ma quando infine è messa in libertà continua a predicare con qualsiasi mezzo possibile. “Ora”, potremmo chiedere allo studente, “secondo lei quale dà prova d’essere vero cristiano, come lo furono gli apostoli?” La risposta, naturalmente, è l’ultima; ma dopo aver ricevuto tale risposta, potremmo chiedere: “Perché risponde così?”
25 È vero che la risposta alla domanda basata su questa illustrazione è del tutto ovvia, eppure indurrà la persona a esaminare la sua mente e il suo cuore a questo riguardo, pensando a ciò che essa farebbe in circostanze simili. È molto utile presentare un problema tratto dalla vita reale. Aiuta le persone a considerare seriamente come metterebbero in pratica i princìpi biblici nella propria vita e quale condotta seguiranno in futuro. (Sal. 119:33-37) Inoltre, le persone sono per natura più inclini ad accettare le conclusioni che esse stesse esprimono, anziché la conclusione espressa per loro da qualcun altro.
26. Quale attenzione si dovrebbe prestare alla coscienza di coloro che imparano?
26 Una questione analoga alla precedente è quella di aiutare coloro coi quali studiamo a educare la propria coscienza, di aiutarli a pensare seriamente secondo ciò che è bene e ciò che è male. Vogliamo assisterli affinché imparino ad amare ciò che è bene e ad odiare ciò che è male. (Ebr. 1:9; Sal. 119:101-104) Gesù fece domande, domande penetranti che dovevano aiutare le persone a pensare seriamente secondo ciò che era bene o ciò che era male, benché a volte la loro mancanza di rispondere gli facesse provare indignazione, “essendo molto addolorato per l’insensibilità [non delle loro menti, ma] dei loro cuori”. — Matt. 12:10-12; Mar. 3:1-5.
27. (a) Qual è lo scopo delle domande a pagina 103 del libro “La tua Parola è una lampada al mio piede”? (b) Chi tiene uno studio biblico come può avere la risposta a queste domande?
27 La recente pubblicazione “La tua Parola è una lampada al mio piede” (pagina 103) contiene un elenco di dieci domande che chi tiene uno studio biblico è esortato a considerare prima di invitare lo studente a prendere parte al ministero. Fra queste vi sono domande come: Crede che la Bibbia è l’ispirata Parola di Dio? (2 Tim. 3:16) Applica nella sua vita ciò che la Bibbia dice intorno all’onestà? (Efes. 4:25, 28) Sa ciò che la Bibbia dice circa fornicazione e adulterio, e vive in armonia con essa? (Ebr. 13:4; Matt. 19:9) Notate, comunque, che non è lo studente a dover dare una risposta diretta a queste domande; chi tiene lo studio e rivolge l’invito a partecipare al ministero è colui che deve rispondere a queste domande riguardo allo studente. Questo significa che chi tiene lo studio non deve sfacciatamente indagare nella vita privata dello studente con domande dirette. Come può dunque rispondere alle domande con sua propria soddisfazione? Semplicemente facendo leggere allo studente i versetti scritturali e poi facendogliene commentare il significato sarete spesso in grado di vedere se comprende o no ciò che si richiede da chi si impegna nel ministero della Parola di Dio. Anche l’uso di illustrazioni seguìto da domande basate sull’illustrazione aiuterà similmente lo studente a capire il punto senza metterlo in imbarazzo con domande dirette.
28. Come possiamo mostrare genuino discernimento nell’uso di questi metodi di insegnamento?
28 Un’ultima domanda è quella rivolta da Gesù in Matteo 13:51: “Avete afferrato il significato di tutte queste cose?” Certo non vogliamo sottoporre gli studenti a un continuo bombardamento di domande, ma le vogliamo usare con giudizio dove saranno della massima utilità e dove serviranno realmente a far risuonare i principali punti di verità biblica nella loro mente e nel loro cuore. Né dovremmo spingere la persona a rispondere se si mostra riluttante a esprimersi su certi punti. Quando a una domanda è data risposta negativa o una certa illustrazione sembra non andar bene per la persona, anziché cercare di convincerla immediatamente, facciamo bene a dire solo: “Ebbene, è una cosa a cui pensare, vero?” e poi continuare lo studio. Anche Gesù fu paziente e tollerante. — Giov. 16:12.
29. In ultima analisi, chi deve edificare sul figurativo masso di roccia, ma che cosa dovremmo sempre tenere presente nel ‘far risuonare’ la verità nei nostri studi biblici?
29 Possiamo solo aiutare coloro coi quali studiamo a udire e comprendere le parole e l’esempio di Gesù; la persona stessa deve porre il fondamento ed edificare su di esso mettendo in pratica la Parola. Sia che usiate domande, illustrazioni o altri metodi, non distogliete mai l’attenzione dal cuore dell’individuo; poiché mentre la mente può mostrargli il bisogno, la sapienza, l’urgenza di edificare sul masso di roccia dell’ubbidienza agli insegnamenti e all’esempio di Cristo, solo il cuore può spingerlo ad agire. Aiutate coloro che hanno una disposizione simile a pecore a udire il Padre di Gesù Cristo, Geova Dio, che dice: “Figlio mio, . . . [porgi] il tuo cuore al discernimento”. (Prov. 2:1, 2; 3:1-4) “Presta costante attenzione a te stesso e al tuo insegnamento. Attieniti a queste cose, poiché facendo questo salverai te stesso e quelli che ti ascoltano”. — 1 Tim. 4:16.
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Gesù fece uso di domande per stimolare e addestrare il pensiero di Pietro
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Gesù terminò la parabola del “buon Samaritano” con una domanda, facendo pervenire l’uomo alla giusta conclusione