Il difficile compito di tradurre la Bibbia
LA SACRA BIBBIA, per la fine del 1978, era stata tradotta per intero o in parte in 1.600 lingue e dialetti. Non solo ogni anno viene tradotta in altre lingue, ma nelle stesse lingue compaiono un crescente numero di traduzioni. Una delle lingue in cui pare che ogni anno esca qualche nuova traduzione è l’inglese.
Circa l’arte di tradurre, un professore di lingue disse una volta che “i problemi che sorgono nel tradurre sono infiniti”. Il compito di tradurre la Bibbia è quello che presenta maggiori difficoltà. È stato giustamente detto: “La traduzione della Bibbia è un processo interminabile”. Si tratta di tradurre da lingue antiche che non sono più d’uso comune. E vi è implicata la religione, e la religione suscita sempre profondi sentimenti, che a volte possono intralciare il giudizio del traduttore. Dato che la Bibbia è l’ispirata Parola di Dio, dovrebbe essere tradotta con la massima cura e abilità. A meno che non si accetti la dichiarazione della Bibbia d’essere l’ispirata Parola di Dio, non si può tradurla dovutamente. La traduzione della Bibbia è un compito cui accingersi con amore, come pure con arte e scienza.
ACCURATEZZA
Fra le molte sfide che la traduzione della Bibbia presenta, c’è quella dell’accuratezza. La traduzione è precisa come l’originale? Ne rispetta le sfumature e i termini? Spesso le traduzioni difettano sotto questo aspetto. Vi sono per esempio due parole greche che la maggior parte delle traduzioni rendono con “ungere”, cioè aleipho e chrio. Ovunque compare, aleipho si riferisce sempre all’uso di olio o unguenti applicati al corpo, come dopo un bagno o in caso di malattia o morte. (Matt. 6:17; Mar. 6:13; 16:1; Luca 7:38, 46; Giac. 5:14) Ma chrio è usato solo in senso spirituale, sacro, figurato o simbolico, per cui è il caso di tradurlo “ungere”, come in Luca 4:18, dove si legge: “Lo spirito di Geova è su di me, perché egli mi ha unto per dichiarare la buona notizia ai poveri”. A parte la Traduzione del Nuovo Mondo (NM), poche altre, se ve ne sono, fanno una coerente distinzione fra queste due parole greche.
Un’altra sfida relativa all’accuratezza ha a che fare con l’“imperativo presente” greco.a Esso denota azione continua o ripetuta. Questa peculiarità è quasi del tutto ignorata dai traduttori biblici. Per esempio, in Luca 11:9, 10 quasi tutti traducono come la Bibbia Concordata (Con): “E io vi dico: Chiedete e vi sarà dato. Cercate e troverete. Picchiate e vi sarà aperto. Chiunque infatti chiede riceve, chi cerca trova e a chi picchia sarà aperto”.
Ma tradurre così significa perdere il senso esatto della parabola di Gesù. In essa egli parla di un uomo che riceve ospiti a mezzanotte e va da un vicino a chiedere del pane. Dapprima il vicino oppone un rifiuto, perché è a letto con i bambini. Ma infine il vicino si alza e gli dà il pane, non perché colui che chiede gli sia amico, ma a causa della sua “ardita insistenza”. Per cui quello che Gesù disse, applicando la morale della parabola, fu: “Continuate a chiedere, e vi sarà dato; continuate a cercare, e troverete; continuate a bussare, e vi sarà aperto. Poiché chi chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto”. — NM.
PRECONCETTI
C’è anche la questione della fedeltà all’originale. A volte i traduttori della Bibbia lasciano trasparire i propri pregiudizi religiosi nelle loro versioni. Per esempio, i traduttori moderni sembrano nutrire un’avversione per l’uso di un equivalente del Tetragramma ebraico, YHWH o JHVH. Alcuni fanno obiezione all’uso del nome “Geova” come termine equivalente. Ma se Yahweh vi si avvicina di più, perché un maggior numero di traduttori non usa questa forma? È ovvio che il Tetragramma è un nome proprio e non può quindi essere correttamente tradotto con nomi comuni come “Signore” o “Dio”. È vero che in alcune traduzioni questi nomi comuni sono scritti in tutte maiuscole, ma questo non li rende effettivamente specifici. Per di più, quando si leggono ad alta voce brani della Bibbia, come fanno gli ascoltatori a distinguere le maiuscole?
Nella Sacra Bibbia delle Edizioni Paoline (EP, 1966) si legge in Giovanni 2:3, 4: “Or, essendo venuto a mancare il vino, la Madre di Gesù gli dice: ‘Non hanno più vino’. E Gesù dice a lei: ‘Donna, che desideri da me in questo? L’ora mia non è ancora venuta’”. In effetti, il modo in cui Gesù parlò alla madre fu diverso, come indica anche il fatto che chiamò Maria “donna” invece di “madre”. In realtà egli disse: “Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora”. (La Bibbia di Gerusalemme) Una nota in calce afferma: “Semitismo piuttosto frequente nell’AT [Antico Testamento]. . . . Lo si usa per respingere un intervento giudicato inopportuno o anche per manifestare a qualcuno che non si vuole avere con lui alcun rapporto”. Gesù voleva ricordare a Maria di stare al suo posto; non la metteva su un piedistallo. — Luca 11:27, 28.
Simili esempi di preconcetti religiosi si riscontrano in una Bibbia per bambini (The Children’s Living Bible, di K. N. Taylor). Infatti in II Timoteo 2:8 vi si legge: “Non dimenticare mai il meraviglioso fatto che Gesù Cristo fu Uomo, nato nella famiglia del re Davide; e che era Dio, come mostra il fatto che risuscitò dai morti”. Ma l’originale non dice affatto che Gesù fosse Dio, come si può notare dalla traduzione del versetto a cura di Salvatore Garofalo: “Ricordati del Cristo Gesù della stirpe di Davide, che, secondo il mio evangelo, è stato risuscitato dai morti”.
Sempre la traduzione di Taylor rende come segue Matteo 7:13: “Si può entrare in cielo solo per la porta stretta! La strada dell’inferno è ampia, e la sua porta è abbastanza grande per tutte le moltitudini che scelgono la via facile”. Ma l’originale non menziona né hades né geenna, le due parole greche spesso tradotte “inferno”. Fa invece un contrasto fra “vita” e “distruzione”.
LASCIARSI GUIDARE DALLA STESSA PAROLA DI DIO
Quando ci si trova a dover scegliere fra più alternative, come quando la punteggiatura diventa essenziale, ci si deve lasciar guidare da ciò che dice la Bibbia stessa. (Quando in origine fu scritta la Bibbia, la punteggiatura non esisteva). Ma Luca 23:43 è quasi invariabilmente tradotto come se Gesù avesse detto: “In verità ti dico: oggi sarai con me in paradiso”. (Con) Altri, però, come la Traduzione del Nuovo Mondo e Rotherham, mettono il segno d’interpunzione dopo “oggi”: “Veramente ti dico oggi: Tu sarai con me in Paradiso”. Quale delle due alternative è giusta?
Chiediamoci: Quel malfattore meritava di andare in cielo dopo una vita di crimini solo per aver espresso compassione a Gesù e chiesto d’essere ricordato da lui? Aveva ‘operato la propria salvezza con timore e tremore’? (Luca 13:24; Filip. 2:12) Inoltre la Bibbia non dice affatto che Gesù sia andato in un paradiso celeste quel giorno. Al contrario, Pietro disse che Gesù andò nell’Ades quando morì e fu sepolto, e da lì fu risuscitato. Gesù stesso disse che, come Giona era stato tre giorni e tre notti nel ventre di un pesce, così egli sarebbe stato — non in cielo — ma “nel cuore della terra tre giorni”. Dopo essere stato destato dai morti, Gesù disse a Maria che non era ancora asceso all’Iddio suo e Iddio di lei. (Matt. 12:40; Giov. 20:17; Atti 2:22-33) Tenendo perciò conto di questi fatti, a quale altra conclusione può pervenire il traduttore biblico obiettivo se non che Gesù deve aver detto, non “oggi sarai con me in Paradiso”, ma piuttosto: “Ti dico oggi: Tu sarai con me in Paradiso”, cioè in qualche tempo futuro.
Lo stesso principio vale nello scrivere con l’iniziale maiuscola i nomi. Sta al traduttore decidere che uso fare delle maiuscole. Per cui quelli che credono che lo spirito santo sia la terza persona di una trinità si serviranno ovviamente delle maiuscole per scrivere “Spirito Santo”, per esempio in Atti 1:8, dove si legge (EP): “Con la discesa dello Spirito Santo riceverete dentro di voi tale potenza”. Ma nel racconto dell’effettivo adempimento delle parole di Gesù, cosa si legge? “Negli ultimi giorni, dice il Signore, io spanderò del mio spirito sopra ogni carne”.b (Atti 2:17, EP) Dov’è finita la maiuscola? È sparita! Perché? Perché Dio non poteva spandere parte (“del”) di un Dio coeguale; “spirito”, com’è qui usato, non poteva certamente riferirsi a una persona. Dato che questo brano si riferisce alla stessa cosa predetta da Gesù in Atti 1:8, ne consegue che egli non aveva in mente una persona quando disse agli apostoli che avrebbero ricevuto spirito santo, e quindi non si sarebbero dovute usare le maiuscole nemmeno in Atti 1:8.
Tutto ciò è in armonia con le parole di Giovanni Battista, secondo cui, mentre egli battezzava con acqua, Colui che doveva venire ‘li avrebbe battezzati con spirito santo’. (Mar. 1:8) Non si può battezzare con un’altra persona, ma si possono battezzare altri con acqua o con una forza attiva, proprio quel che è lo spirito santo di Dio. I traduttori devono pertanto lasciarsi guidare dal resto della Parola di Dio quando c’è da scegliere fra più modi di tradurre.
Anche le parole di Gesù in Matteo 24:3-8 illustrano questo principio. Dopo che Gesù ha parlato di guerre, carestie e terremoti, la New English Bible (NEB) gli fa dire: “Con tutte queste cose cominciano le doglie di una nuova èra”. Ma non è così. Queste cose contrassegnano gli spasimi di morte di un vecchio ordine. Le doglie che portano al nuovo sistema di cose sono descritte in Rivelazione capitolo 12, che parla della nascita del messianico regno di Dio seguita da una guerra in cielo fra Michele e il gran dragone, Satana il Diavolo.
COMPRENSIBILITÀ
Si può ben dire che nessuna traduzione è la migliore in assoluto. Mentre alcune traduzioni più libere possono peccare di imprecisione, quelle più letterali a volte non riescono a comunicare immediatamente il pensiero così bene come altre. Più volte, per esempio, si legge di qualcuno “ridotto al silenzio”. (Isa. 6:5; Ger. 49:26) Il pensiero effettivo è quello d’essere ridotti all’‘immobilità della morte’. (Ger. 49:26, NEB) Similmente, l’espressione di disprezzo “ognuno che orina contro il muro” (1 Re 14:10; 21:21; 2 Re 9:8) è idiomatica, per indicare solo i maschi, per cui alcuni traduttori rendono semplicemente l’espressione “ogni maschio”. (Nardoni) Non sempre però una stessa traduzione brilla per chiarezza in ogni versetto.
Tradurre correttamente la Bibbia presenta quindi una vera sfida. È davvero un bene che ne siano state fatte tante traduzioni. Tuttavia, come mostrano gli esempi fatti, si può senz’altro raccomandare la Traduzione del Nuovo Mondo come una traduzione accurata.
[Note in calce]
a Vedi A Manual Grammar of the Greek New Testament, Dana e Mantey, pp. 300-303.
b Vedi anche La Sacra Bibbia, a cura di Fulvio Nardoni.