Giusta veduta dell’opera da compiere
“Questo continuo a pregare, . . . affinché possiate accertarvi delle cose più importanti”. — Filip. 1:9, 10.
1. (a) Quale veduta hanno del futuro i capi del mondo, quindi a quale opera si dedicano? (b) Che cosa attende fiduciosamente il popolo di Geova riguardo al futuro, e perché?
CHE COSA riserva il futuro al genere umano? I capi del mondo, sperando di stabilire la pace, temono d’andare invece incontro ad una guerra mondiale e rovinano le loro nazioni in una pazza corsa agli armamenti nucleari. I loro cuori vengono meno per la paura delle cose che vedono sopraggiungere sulla terra. Ma non si sentono così le persone il cui Dio è Geova. Esse vanno incontro al futuro con fiducia, rafforzate dalla speranza che si fonda sulla conoscenza della Parola di Dio. Il loro Dio è colui che ‘annuncia la fine sin dal principio, e molto tempo prima predice le cose non ancora avvenute’. (Isa. 46:10, VR) Egli sa che cosa riserva il futuro. Ha già stabilito un nuovo governo celeste, il suo regno, e ha posto il fondamento d’una nuova terra nella società del Nuovo Mondo dei suoi testimoni. (Isa. 51:16; 65:17) L’empio mondo è nel suo tempo della fine. Dio dichiara “egli entra in giudizio contro ogni carne; gli empi, li dà in balìa della spada”. Non fiorirà più l’empietà. “Gli uomini retti abiteranno la terra, e quelli che sono integri vi rimarranno”. (Ger. 25:31; Prov. 2:21, VR) Questi retti che rimarranno, questo fedele rimanente del genere umano, godranno la loro divina eredità non solo per alcuni anni né per migliaia d’anni, ma per sempre, poiché “chi fa la volontà di Dio rimane per sempre”. (1 Giov. 2:17) Nessuna nazione politica della terra può con alcun negoziato o manifestazione di potenza militare allontanare il tempo del giudizio divino che sta loro dinanzi, né potranno impedire che il proposito di Dio Onnipotente trasformi questo globo in un paradiso terrestre sotto il suo Regno.
L’OPERA VERAMENTE IMPORTANTE
2. Perché è importante, quando si scelgono attività da svolgere, tener presente ciò che attende il vecchio mondo?
2 Provvedendoci tali importanti informazioni, Geova Dio ci consente di fare una saggia scelta delle attività alle quali desideriamo dedicarci. Egli ci protegge dalla calamità di sciupare i nostri sforzi, sì, la nostra stessa vita, in opere che possono sembrar buone agli occhi degli uomini ma che porteranno alla distruzione nella guerra universale di Armaghedon. (Prov. 14:12) In vista del chiaro proposito di Dio, come sarebbe stolto dedicare la nostra vita ai tentativi di perpetuare questo vecchio mondo! Se noi facciamo parte del vecchio mondo non serviamo gli interessi del nuovo mondo di Dio di cui Cristo è Re. (Giov. 15:19; 17:16) Se siamo amici del mondo, di cui Satana è l’invisibile dio, abbiamo rinunciato ad ubbidire al sovrano Governatore dell’universo, Geova Dio, e ci siamo uniti a quelli che sono Suoi nemici. (Giac. 4:4; 2 Cor. 4:4; 1 Giov. 5:19) Come siamo più saggi se cerchiamo d’essere in pace con Dio e serviamo gli interessi del suo nuovo mondo!
3. (a) Qual è il principale obiettivo dell’opera della maggioranza del genere umano? (b) È esso pratico?
3 Vi sono molte attività alle quali possiamo dedicare i nostri sforzi. La maggior parte del genere umano si dedica principalmente ad ottenere la sicurezza economica, ma questa non è la cosa più importante della vita. La giusta veduta del futuro non è quella materialistica, in cui il successo si misura in termini di possedimenti materiali. Gesù Cristo lo pose in risalto con un’illustrazione. Parlò di un uomo che aveva avuto molto successo come agricoltore e che prevedeva d’espandere i suoi beni per accumulare per il futuro. Egli desiderava potersi ritirare con un’abbondanza di prodotti che gli avrebbero permesso di goderne per molti anni. Attendeva il tempo in cui avrebbe potuto dire: “Anima, tu hai molte buone cose accumulate per molti anni; prenditi riposo, mangia, bevi, divertiti”. Ma tale vita potrebbe non condurre nemmeno alla desiderata mèta materialistica. Poiché, come disse Gesù, Dio gli dichiarò: “Insensato, questa notte ti chiederanno la tua anima. Chi dunque avrà le cose che hai conservate?” “Così sarà dell’uomo che accumula tesori per se stesso ma non è ricco verso Dio”. (Luca 12:16-21) Quelli che seguono le orme di Gesù Cristo non sciupano così stoltamente la loro vita. Essi hanno l’obbligo di provvedere a quelli che loro appartengono e sono incoraggiati a mostrare in ciò sapienza pratica. Ma essi sanno che quando son ricchi verso Dio, cercando prima il suo regno, non hanno ragione d’essere ansiosi di ciò che mangeranno o di ciò che berranno o di ciò che indosseranno, perché ‘tutte queste altre cose saranno aggiunte’ loro. — Matt. 6:25-34.
4. A quale lodevole opera possono altri dedicarsi, ma in che modo possono venir meno nel discernere un obbligo ancor più importante?
4 Altri possono dedicarsi a quelle che spesso son definite attività “umanitarie”, ad alleviare le afflizioni e le sofferenze dei loro simili in maniera fisica. Tale desiderio d’aiutare altri è lodevole. Gesù stesso in una parabola lodò implicitamente il Samaritano che prestò assistenza fisica a un uomo che era in grande afflizione fisica. (Luca 10:30-37) Luca, compagno di viaggio dell’apostolo Paolo, era in grado in qualità di medico di recar sollievo a quelli che soffrivano fisicamente. (Col. 4:14) Ma chi trascorre la vita per servire i suoi simili, non rendendo tuttavia maggior devozione al servizio di Dio, non dà il giusto posto a ciò che è veramente importante. “Questo continuo a pregare”, disse Paolo nella sua lettera indirizzata ai Filippesi, “affinché il vostro amore possa abbondare ancor più in accurata conoscenza e pieno discernimento, affinché possiate accertarvi delle cose più importanti, affinché possiate essere irreprensibili e non essere d’inciampo agli altri fino al giorno di Cristo, alla gloria e alla lode di Dio”. — Filip. 1:9-11.
5. Qual è la più importante opera alla quale ci possiamo dedicare, e perché?
5 Senza dubbio, la più importante opera alla quale ci possiamo dedicare è quella affidataci da Dio; far ciò significa adempiere lo scopo della nostra stessa esistenza. “‘Voi siete i miei testimoni’, dichiara Geova”. (Isa. 43:10) Questo ci impone l’obbligo di parlare di Dio e dei suoi propositi, di fare in modo che altri conoscano chi è il vero Dio e quali siano i suoi propositi, di far udire loro la buona notizia che il regno di Dio ora domina e che per mezzo d’esso saranno diffuse sull’ubbidiente genere umano benedizioni eterne. Sia che il messaggio venga accettato con gratitudine o no, è volontà di Dio che sia portato. È suo proposito che il suo “nome sia proclamato in tutta la terra”, ed è nostro felice privilegio partecipare a tale opera. (Rom. 9:17) Felici quelli che ascoltano questa predicazione con fede e s’uniscono ai lodatori di Dio, poiché “chiunque invoca il nome di Geova sarà salvato”. — Atti 2:21.
6. Come l’apostolo Paolo mostrò discernimento nella scelta delle opportunità che gli si offrivano?
6 Paolo, apostolo di Gesù Cristo, mostrò profondo discernimento scegliendo le opportunità che gli si offrivano, giacché disse: “Le cose che per me erano guadagni, le ho reputate perdita a motivo del Cristo. Infatti, per questo motivo, io veramente considero che tutte le cose sono una perdita a causa dell’eccellente valore della conoscenza di Cristo Gesù mio Signore”. Egli non si lasciò ostacolare dalla considerazione del suo precedente stato sociale, delle sue opportunità di lavoro o della sua preminenza nel mondo religioso. Le ‘cose che erano guadagni’ per lui dal punto di vista mondano era disposto a ritenerle delle perdite per edificare la sua vita intorno al ministero che gli era stato affidato dal Signore. Il suo cuore era nel ministero ed egli disse: “Sono grato a Cristo Gesù nostro Signore, che mi conferì potenza, perché mi considerò fidato assegnandomi a un ministero”. — Filip. 3:7, 8; 1 Tim. 1:12.
ADEMPIMENTO DELL’OPERA
7, 8. (a) Quale punto di vista ebbe Paolo del modo in cui si deve compiere il ministero? (b) Come mostrò egli questo nel suo ministero ad Efeso?
7 Paolo provò la sua devozione adempiendo il suo ministero in modo esemplare. Quando esaminò con i sorveglianti della congregazione di Efeso la condotta che egli aveva seguìta, menzionò l’opposizione che aveva incontrata, ma rivelò che questo non lo aveva indotto a trattenersi. Egli aveva adempiuto il ministero interamente. “Voi sapete bene come dal primo giorno che entrai nel distretto dell’Asia sono stato per tutto il tempo con voi, agendo quale schiavo del Signore con la massima umiltà, e con lagrime, fra le prove venutemi dai complotti dei Giudei; mentre non mi ritrassi dall’esporvi alcuna delle cose che erano profittevoli né dall’istruirvi pubblicamente e di casa in casa. Ma diedi accuratamente testimonianza sia a Giudei che a Greci del pentimento verso Dio e della fede nel nostro Signore Gesù”. Egli non pensò che era stato abbastanza fra loro e che se avessero desiderato la buona notizia si sarebbero potuti rivolgere a lui per ascoltarla. Andò di casa in casa per parlar loro. Confidava che essi avevano veramente ascoltato il messaggio e, vi credessero o no, sapevano di che cosa si trattava. Nella sua mente non sorgeva la domanda: Ho partecipato al ministero? ma: L’ho adempiuto interamente? Paolo comprese l’importanza di far questo e lo pose in risalto, dicendo: “Io non ritengo la mia anima per nessun conto cara a me stesso, se posso solo finire la mia corsa e il ministero che ho ricevuto dal Signore Gesù, per recare accurata testimonianza alla buona notizia dell’immeritata benignità di Dio”. — Atti 20:18-24.
8 Avendo cura in Efeso della sua assegnazione, tenne sin dall’inizio una serie di adunanze bibliche nella sinagoga, le quali durarono per circa tre mesi. Egli era franco e vigoroso nelle sue dichiarazioni, e nello stesso tempo prendeva in considerazione il pensiero degli uditori, esprimendo il messaggio in termini che potevano facilmente afferrare. (1 Cor. 9:20-23) Non vi era da confondere ciò che egli insegnava con la dottrina del clero di Efeso che non faceva altro che solleticare le orecchie, e presto vi fu una divisione fra quelli che eran duri di cuore e quelli che desideravano imparare; quindi Paolo separò quelli che volevano imparare, i discepoli, conducendoli a un altro luogo di adunanza, nell’auditorio della scuola di Tiranno, dove per due anni vi tenne adunanza ogni giorno. (Atti 19:8-10) Nello stesso tempo partecipò al ministero di casa in casa e li addestrò. Mostrando amorevole considerazione, non solo impartì loro la buona notizia, ma si diede liberamente per il loro beneficio. Egli adempì interamente il suo ministero.
9. (a) Quale atteggiamento raccomandò Paolo a Timoteo d’avere nel ministero, e perché? (b) Come possiamo ‘salvare quelli che ci ascoltano’?
9 Questo stesso bisogno di compiere interamente il ministero è ciò che Paolo raccomandò al suo conservo Timoteo e a quelli che oggi hanno fede come Timoteo: “Mantieni l’equilibrio in tutte le cose, sopporta il male, fa’ opera di evangelista, compi interamente il tuo ministero”. (2 Tim. 4:5, nota in calce) Egli non incoraggiò Timoteo semplicemente a partecipare un po’ al ministero, a non mancar di dire ogni mese al corpo direttivo d’aver predicato in quel mese la buona notizia. Il suo consiglio era molto più vigoroso: “Compi interamente il tuo ministero”. Perché? Perché vi erano implicate delle vite. Timoteo se ne rendeva conto, perché non molto tempo prima Paolo gli aveva scritto, ammonendolo: “Presta costante attenzione a te stesso e al tuo insegnamento. Attieniti a queste cose, perché facendo questo salverai sia te stesso che quelli che ti ascoltano”. (1 Tim. 4:16) La sua preoccupazione era non solo per la sua propria salvezza. Egli non doveva partecipare al ministero semplicemente perché questo era il modo di ottenere la salvezza. La sua diligenza nel partecipare interamente al ministero significava la salvezza per altri che, pur avendo potuto udire la buona notizia, non avrebbero altrimenti ricevuto l’attenzione personale che li avrebbe aiutati ad apprezzarne l’importanza e seguirla.
10. Come dovremmo considerare l’opera da compiere fino ad Armaghedon?
10 Com’è appropriato per noi oggi il consiglio dato a Timoteo! Attribuisce la giusta importanza all’opera che ci sta dinanzi e dobbiamo fare fino ad Armaghedon. Ci aiuta ad evitar di pensare che abbiamo “fatto la nostra parte” semplicemente perché durante il mese abbiamo consegnato un rapporto di servizio di campo. Come verremmo meno al proposito dell’immeritata benignità di Dio se semplicemente dedicassimo del tempo al ministero, consegnando dei rapporti solo per avere una registrazione regolare in vista della nostra propria salvezza! Noi dobbiamo ‘considerare la pazienza del Signore nostro come salvezza’, non solo per noi stessi, ma anche per altri. (2 Cor. 6:1; 2 Piet. 3:15) Ora, in questo tempo di “grande tribolazione” che terminerà alla battaglia di Armaghedon, è il tempo che Geova Dio ha riservato alla chiamata da “ogni nazione, tribù, popolo e lingua” una gran folla che nessun uomo può contare, persone che pubblicamente attribuiranno la salvezza a Dio e all’Agnello. — Apoc. 7:9, 14.
11. Rivolgendo la nostra attenzione a Geova Dio, come influirà questo sul nostro servizio nei giorni futuri?
11 Con la giusta veduta dell’opera che Dio ci ha affidata, le dedicheremo il nostro cuore. L’amore verso Dio e il desiderio di guidare altri alla sua adorazione infonderanno in noi zelo. Quando incontreremo opposizione, la nostra partecipazione al ministero, facendo conoscere il nome di Geova, non sarà guidata dalla reazione delle persone alle quali parleremo alle porte durante il nostro servizio. Noi non ci scoraggeremo e non rallenteremo la nostra attività a causa della grande maggioranza di persone che rifiutano la buona notizia. Piuttosto, il nostro servizio sarà compiuto perché proveremo devozione verso Geova Dio; saremo stimolati a compierlo dalla profondità dei nostri sentimenti d’indignazione per i vituperi accumulati sul suo nome dal Diavolo e dal suo empio mondo; persevereremo a causa del nostro amore per la giustizia e continueremo a cercare quelli che mostrano gratitudine per il mezzo della salvezza divina. Invece d’accontentarci di una minima attività, saremo desti a tutte le opportunità che ci si presenteranno, cercando di trarre pieno profitto da questi privilegi di servizio.
12. (a) Quale esame possiamo fare individualmente per vedere fino a qual punto facciamo il ministero di casa in casa? (b) Come possiamo istruire con mansuetudine quelli che non sono ancora favorevoli, e con quale possibile risultato?
12 Potete dire del ministero compiuto nel territorio assegnatovi ciò che Paolo disse del suo: ‘Ho compiutamente recato testimonianza intorno alla buona notizia’? Avete tenuto accurati appunti e siete tornati a far visite finché non avete trovato le persone in ogni casa? Siete tornati abbastanza spesso da conoscere, in un certo periodo di tempo, i vari membri di ciascuna famiglia? Inoltre, avete dato loro una compiuta testimonianza intorno al regno di Dio? A volte ci vuole molta pazienza e si devono fare molte visite perché una persona smetta di fare le proprie faccende per ascoltare. Nel frattempo, mediante l’attenta preparazione e il tatto potete mostrare a ciascuna visita almeno un punto del sermone preparato usando alcune espressioni ben composte. Se il padrone di casa comprende o no l’urgenza della situazione, voi quale ministro la comprendete. Per questa ragione cercate d’istruire con mitezza “quelli che non sono favorevoli, poiché Dio potrebbe concedere loro il pentimento che porta all’accurata conoscenza della verità”. (2 Tim. 2:25) Può darsi che il seme della verità così sparso non cresca effettivamente se non mesi dopo o perfino anni dopo. Forse può accadere qualche cosa nella vita di quella persona, nella comunità o nella sua chiesa, che la faccia cominciare a ‘gemere e piangere’ per le cose detestabili che vede accadere. (Ezech. 9:4) Questo la può rendere più favorevole verso il messaggio del Regno e quando in seguito tornate potrebbe esser pronta ad ascoltare. Il profondo interesse per gli abitanti della comunità ci fa perseverare nel nostro insegnamento, comprendendo che le circostanze della vita possono far cambiare l’atteggiamento delle persone, consentendoci d’aiutarle a seguire la via che conduce alla salvezza. Questo ci rende desti alle numerose opportunità di rivisitare quelli che hanno accettato letteratura per stimolarli ulteriormente ad apprezzare le verità bibliche.
CONSIDERAZIONE PER QUELLI CHE SERVIAMO
13. Come possiamo mostrare considerazione per quelli che serviamo?
13 I ministri che provano profondo interesse per quelli ai quali predicano non considerano il ministero in modo impersonale. Non pensano semplicemente di dedicare due o tre ore al servizio quando vanno a predicare e al ritorno non parlano semplicemente del numero delle pubblicazioni distribuite. Essi s’interessano delle persone e cercano le persone di buona volontà verso Dio. Comprendono di dedicarsi a un’opera di salvezza. Dove scorgono che il padrone di casa è sincero, anche se il Diavolo ha innalzato barriere di timore, usa con efficacia la spada dello spirito per abbattere gli ostacoli e “proclamare la libertà a quelli che sono in cattività e il ricupero della vista anche ai prigionieri”. (Isa. 61:1) Mentre non perdono tempo discutendo con quelli che non mostrano nessun riguardo per le cose di Dio, essi non suppongono che tutti coloro che fanno obiezioni siano opposti. Ma con tatto, seguendo i metodi d’insegnamento del Signore Gesù, trattenendosi nelle circostanze malvage, trovano molte opportunità d’istruire con mansuetudine anche quelli che da principio non sono favorevoli. Col passar del tempo queste persone possono rinsavire, acquistando accurata conoscenza della verità. — Giov. 1:46-49; Atti 9:1-22.
14. Quale atteggiamento manifestarono Gesù e Paolo verso quelli ai quali predicavano?
14 Gesù mostrò in maniera preminente amorevole considerazione a quelli che serviva. Egli non mise da parte i bambini considerandoli troppo giovani per ascoltare, né il ricco perché fosse troppo orgoglioso per meritare il suo tempo, né allontanò poveri, ciechi e storpi. Il suo cuore era volto verso gli uomini; egli provava “tenero affetto per loro, perché erano stanche e disperse come pecore senza pastore”. (Matt. 9:36) Anche quando egli era stanco e aveva bisogno di riposare un po’, non allontanava quelli che lo cercavano. Anche Paolo provò “tenero affetto” per quelli ai quali predicava. (1 Tess. 2:8) Noi dobbiamo avere lo stesso atteggiamento.
15. Quale esperienza illustra la veduta del cristiano maturo riguardo al ministero?
15 Questo sentimento fu ben mostrato da una sorella pioniera che partecipò al ministero di campo quando andò a visitare un’amica in un’altra congregazione. Durante il servizio della mattina ella incontrò una giovane che manifestò un po’ d’interesse e accettò le pubblicazioni bibliche offerte. La sorella non aveva l’opportunità di tornare a visitarla, poiché era in quella località solo per fare una brevissima visita, ma il suo cuore era volto verso quella persona di buona volontà e allorché tornò a casa le scrisse per incoraggiarla a studiare. Si tenne uno studio biblico per corrispondenza e l’interesse crebbe così rapidamente che la sorella presto dispose di fare un viaggio speciale per tornare a vedere la giovane e farle conoscere la congregazione locale. Ora partecipa ella stessa al servizio! Certo quella sorella pioniera non andò in servizio solo per fare rapporto del tempo impiegato nella predicazione. Il suo desiderio era di onorare Geova, cercando e pascendo le persone mansuete verso di lui. Questo è il modo in cui ogni maturo ministro considera il servizio.
GIUSTA VEDUTA DELLA DEDICAZIONE
16. Benché uno partecipi regolarmente al ministero di campo, quale ulteriore passo Dio esige, e perché?
16 Una volta trovate queste persone mansuete e aiutate a divenire proclamatori della buona notizia del Regno, il nostro compito non è finito. Nessuno dovrebbe pensare che l’associazione con la società del Nuovo Mondo sia in se stessa un’assicurazione dell’approvazione divina, o che la partecipazione alla predicazione del messaggio del Regno sia tutto ciò che Dio esige da noi per sopravvivere ad Armaghedon. Niente affatto! Finché non si dice a Dio: ‘Lo scopo della mia vita è di servirti. Prendo piacere nel fare la tua volontà. La mia vita è dedicata al tuo servizio, indipendentemente da ciò che esso può essere’, il servizio non viene fatto con tutta l’anima. Forse l’individuo non vuole assumere la responsabilità che accompagna la dedicazione verso Dio, ma evitandola non acquista una posizione più favorevole. Se chiunque può far questo non segue l’esempio di Gesù Cristo, facendo la propria dedicazione al servizio di Dio e simboleggiandola con l’immersione in acqua, non ha ancora intrapreso lo stretto sentiero che conduce alla vita. In un certo modo, nutre il pensiero caratteristico dei membri delle organizzazioni religiose della cristianità. Essi pure accettano come guida alcuni princìpi biblici nella loro vita. Ma si riservano il diritto di stabilire dei limiti; si atteggiano a giudici di Dio, prendendo le loro proprie decisioni in quanto alle cose della sua Parola che non desiderano accettare. Se sappiamo ciò che Geova esige ma determiniamo nella nostra mente che non tutto è importante abbastanza da osservarlo, non abbiamo veramente accettato Geova come nostro Dio; quindi come possiamo aspettarci che Dio accetti noi dandoci la vita nel nuovo mondo? Riguardo a quelli che non fanno ciò che Dio esige, Giacomo, fratello del Signore, dice: “Se uno sa come fare ciò ch’è giusto e tuttavia non lo fa, commette peccato”. (Giac. 4:17) Tali persone hanno bisogno dell’aiuto di uomini maturi per acquistare la giusta veduta del servizio da rendere a Dio. Essi hanno bisogno non solo d’acquistare conoscenza della Parola di Dio, ma anche apprezzamento delle sue esigenze.
17. (a) Sono la dedicazione e il battesimo garanzie di sopravvivenza nel nuovo mondo? (b) Che cosa richiede Dio da quelli che lo servono?
17 Naturalmente, la dedicazione e il battesimo non sono in sé garanzia di vita nel nuovo mondo. Avendo fatto la dedicazione, bisogna vivere la propria vita come n’è stata fatta promessa a Dio. Nessuno può aspettarsi d’entrare nel nuovo mondo, per così dire, “di soppiatto”. Quelli che cercano di tirare avanti facendo il meno servizio possibile han già violato il più grande comandamento. Interrogato in proposito, Gesù disse che, per ottenere la vita eterna, “‘devi amare Geova il tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente’, e, ‘il tuo prossimo come te stesso’”. (Luca 10:25-27) Geova Dio, che è il nostro Giudice, vede più di quanto vedano gli uomini. “Geova scruta tutti i cuori e discerne ogni inclinazione dei pensieri”. (1 Cron. 28:9) Egli conosce non solo ciò che noi facciamo, ma anche i nostri motivi. Sa se veramente ci impegnamo con tutto il cuore nel suo servizio e se il nostro amore per il prossimo, il nostro desiderio di fargli ottenere la salvezza, è così grande come quello che proviamo per noi stessi. Ora, prima che Dio esegua il giudizio finale, è il tempo di esaminare il nostro cuore, di considerare il nostro ministero, di vedere se abbiamo la giusta veduta dell’importante opera che Dio ci ha affidata.