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Siate pronti!La Torre di Guardia 1985 | 15 settembre
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Siate pronti!
“Siate pronti, perché in un’ora che non pensate, verrà il Figlio dell’uomo”. — LUCA 12:40.
1. Cosa disse Cristo circa la necessità di essere vigilanti?
GESÙ Cristo esortò i suoi seguaci a essere vigilanti. Per esempio disse: “Ma voi, badate; vi ho detto ogni cosa in anticipo. . . . E vedranno quindi il Figlio dell’uomo venire nelle nubi con grande potenza e gloria. . . . In quanto a quel giorno o all’ora nessuno sa, né gli angeli del cielo né il Figlio, ma solo il Padre. State in guardia, siate svegli, poiché non sapete quando è il tempo fissato. È come un uomo che, facendo un viaggio all’estero, lasciò la sua casa e diede l’autorità ai suoi schiavi, a ciascuno il suo lavoro, e comandò al portiere di vigilare. Perciò siate vigilanti, poiché non sapete quando verrà il signore della casa, se la sera o a mezzanotte o al canto del gallo o di buon mattino; affinché, arrivando egli improvvisamente, non vi trovi addormentati. Ma quello che dico a voi lo dico a tutti: Siate vigilanti”. — Marco 13:23-37.
2. Perché la preghiera modello presuppone un atteggiamento vigile, ma come le chiese della cristianità hanno devitalizzato l’attesa del Regno?
2 Precedenti articoli su questo argomentoa hanno ampiamente dimostrato, col sostegno di fonti neutrali, che le chiese della cristianità non sono state “vigilanti”. Secondo un’enciclopedia cattolica, esse hanno devitalizzato l’attesa del Regno asserendo che “il regno di Dio significa . . . il domino di Dio nei nostri cuori”, privando così di significato la preghiera modello, detta anche Preghiera del Signore o “Padrenostro”. (The Catholic Encyclopedia) Eppure un’altra opera di consultazione afferma: “Le richieste della Preghiera del Signore presuppongono l’esistenza di una situazione assai deplorevole, cioè che il nome e la volontà di Dio non vengano rispettati, che il suo Regno non sia ancora venuto”. (The New Encyclopædia Britannica) Sì, la preghiera modello presuppone un atteggiamento di vigilanza. In modo specifico, in relazione a quali cose i cristiani dovevano rimanere vigilanti?
“Vigilanti”: In relazione a che cosa?
3. Perché i cristiani non potevano ignorare l’elemento tempo?
3 Un attento esame delle profezie bibliche dal contenuto escatologico (cioè relativo alle “cose ultime”) rivela quali erano esattamente le cose in relazione alle quali i cristiani dovevano ‘essere vigilanti’. Innanzi tutto non dovevano perdere di vista l’elemento tempo, perché Gesù parlò di un “tempo fissato” che era noto solo al Padre. (Marco 13:32, 33) Gesù disse ai discepoli che Gerusalemme sarebbe stata ‘calpestata dalle nazioni [gentili], finché i fissati tempi delle nazioni non fossero compiuti’. (Luca 21:24) Ovviamente Gesù diede ai suoi seguaci queste informazioni per aiutarli a identificare il tempo della fine, essendo esse incluse nella sua risposta alla domanda: “Maestro, quando avverranno effettivamente queste cose, e quale sarà il segno quando queste cose saranno destinate ad avvenire?” — Luca 21:7.
4. Per discernere quale “segno” i cristiani dovevano vigilare?
4 Oltre a prestare attenzione all’elemento tempo, i cristiani dovevano vigilare per discernere il “segno” richiesto, menzionato anche in Matteo 24:3 e Marco 13:4. Questo segno dai molteplici aspetti — fra cui guerre internazionali, carestie, terremoti, pestilenze e persecuzione dei veri cristiani — sarebbe servito, insieme all’adempimento delle profezie cronologiche, a identificare la “generazione” che ‘non sarebbe passata affatto’ finché non si fossero effettivamente verificate tutte le cose predette per il tempo della fine. — Luca 21:10-12, 32.
5. In che modo Cristo sarebbe stato con i suoi veri seguaci nel corso dei secoli, ma era questo tutto ciò che aveva in mente quando parlò del segno della sua “presenza”?
5 Quali importanti avvenimenti collegati col “termine del sistema di cose” sarebbero stati evidenziati da questo segno? I discepoli di Gesù gli chiesero: “Quale sarà il segno della tua presenza [greco, parousìa]?” (Matteo 24:3) Che cosa avrebbe significato la “presenza” di Cristo? Molto più che il semplice fatto di essere con i suoi veri seguaci quando si sarebbero radunati o avrebbero svolto la loro missione di fare discepoli. Questo è il modo in cui egli avrebbe sostenuto i suoi seguaci nel corso dei secoli. (Matteo 18:20; 28:18-20) Persino i teologi della cristianità ammettono che la parola “presenza” assunse un significato del tutto particolare. Il Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamentob afferma: “L’idea della parusia viene collegata con il ritorno di Gesù, atteso dalla comunità alla fine dei tempi”. Tutte le Scritture Greche Cristiane esortano i cristiani a vivere nell’attesa della presenza di Cristo. — Matteo 24:3, 27, 37, 39; Giacomo 5:7, 8; II Pietro 3:3, 4; I Giovanni 2:28; Rivelazione 1:7; 22:7.
6. (a) Cosa avrebbe significato la presenza di Cristo per questo malvagio sistema di cose? (b) In che modo la presenza di Cristo avrebbe influito sui cristiani unti che erano morti fedeli e su quelli ancora in vita sulla terra?
6 La presenza di Cristo avrebbe significato esattamente il “termine del sistema di cose”. (Matteo 24:3; Marco 13:4) Avrebbe significato che l’attuale sistema di cose malvagio era entrato nel suo “tempo della fine” o “ultimi giorni”. (Daniele 12:4, 9; II Timoteo 3:1-5) Avrebbe significato che Cristo aveva ricevuto dal Padre l’ordine di esercitare sulla terra il potere del Regno ‘in mezzo ai suoi nemici’. (Salmo 110:2; 2:6-9; Rivelazione 11:15-18) Prima di giudicare il mondo in generale, Cristo avrebbe ispezionato la propria congregazione e risuscitato i cristiani unti che erano morti fedeli. (I Corinti 15:21, 23; I Tessalonicesi 2:19; 3:13; 4:13-17; II Tessalonicesi 2:1) I cristiani unti ancora in vita sulla terra e fedelmente impegnati nel ruolo di “schiavo” di Cristo, mantenendosi spiritualmente desti e provvedendo spirituale “cibo a suo tempo”, sarebbero stati costituiti da Cristo “sopra tutti i suoi averi” o interessi terreni del Regno. (Matteo 24:45-47; Luca 12:42-44) Questo “schiavo fedele e discreto” avrebbe dovuto compiere e dirigere una mondiale opera di predicazione di “questa buona notizia del regno”, dopo di che ‘sarebbe venuta la fine’. — Matteo 24:14.
7. Anche durante la presenza di Cristo, in attesa di quale altro segno i cristiani avrebbero dovuto vigilare, e perché avrebbero continuato a pregare per la ‘venuta’ del Regno di Dio?
7 I veri cristiani dovevano ‘essere vigilanti’ per discernere tutte queste cose, le quali avrebbero dimostrato che vivevano nel tempo della presenza di Cristo e del “termine del sistema di cose”. Ma anche durante il “tempo della fine” dovevano essere vigilanti in attesa del “segno del Figlio dell’uomo”, la sua ‘venuta’ per eseguire il giudizio contro il malvagio sistema di cose di Satana. (Matteo 24:30, 44; Marco 13:26, 35; Luca 12:40; 21:27; II Tessalonicesi 1:7-10) Così, pur essendo egli ‘presente’ e il suo Regno già istituito, sia lui che il suo Regno sarebbero ancora dovuti ‘venire’ per ‘stritolare e porre fine’ alle nazioni e ai regni del mondo di Satana. (Daniele 2:44) Questo spiega perché, dopo aver fornito gli elementi del “segno” della sua presenza, Cristo aggiunse: “Quando vedrete avvenire queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino”. (Luca 21:31) Sì, anche durante la presenza di Cristo i cristiani avrebbero continuato a pregare per la venuta del Regno di Dio e avrebbero ancora avuto bisogno di ‘stare in guardia’ ed ‘essere svegli’ in attesa del tempo fissato per la “fine” e per la loro “liberazione”. — Marco 13:7, 29, 32-37; Luca 21:9, 28.
Chi si è dimostrato ‘vigilante’?
8. Ricapitolate le cose in relazione alle quali i cristiani dovevano essere vigilanti.
8 Abbiamo appena visto che i cristiani dovevano vivere nell’attesa della fine dei “fissati tempi delle nazioni”. Dovevano vigilare per discernere ‘il segno della presenza di Cristo e del termine del sistema di cose’. Dovevano attendere la risurrezione dei cristiani unti che erano morti fedeli nonché una chiara identificazione della classe dello “schiavo fedele e discreto” che sarebbe stata costituita sugli interessi terreni del Regno di Cristo. Infine, questo “schiavo” avrebbe continuato a provvedere cibo spirituale, prendendo nel contempo la direttiva nel predicare “questa buona notizia del regno . . . in tutta la terra abitata”, prima della “fine”. “Il segno del Figlio dell’uomo” sarebbe apparso mediante la sua ‘venuta’ per distruggere il malvagio sistema di cose di Satana.
9. Chi dimostrò di essere in vigile attesa della fine dei “fissati tempi delle nazioni”, e in che modo la Torre di Guardia di Sion aiutò i cristiani a mantenersi spiritualmente desti?
9 Chi ha dimostrato di essere ‘vigilante’ in relazione a tutte queste cose? Già nel lontano 1876, Charles Taze Russell, di Pittsburgh (Pennsylvania, USA), era in vigile attesa della fine dei “fissati tempi delle nazioni” o “tempi dei Gentili”. (Nardoni) Quell’anno egli pubblicò un articolo intitolato “Tempi dei Gentili: quando finiranno?”, nel quale dichiarò: “I sette tempi finiranno nel 1914 A.D.” Dal 1880 in poi, quelle stesse informazioni furono pubblicate sulle colonne della Torre di Guardia di Sion. Nel numero inglese del marzo 1880 si diceva: “‘I tempi dei Gentili’ arrivano fino al 1914, e fino ad allora il regno celeste non avrà pieno dominio”. È vero che gli studenti biblici autori di quegli articoli non avevano a quel tempo l’esatto intendimento biblico e storico di ciò che la fine di quei “fissati tempi delle nazioni” avrebbe realmente significato, così come lo abbiamo oggi.c Ma il punto importante è che erano “vigilanti”, e contribuirono a mantenere spiritualmente desti i loro conservi cristiani.
10. Come fu reso chiaro il vero significato della “presenza” di Cristo?
10 Quello stesso gruppo di studenti biblici associati a Charles Russell e alla rivista Torre di Guardia di Sion aiutò anche i cristiani sinceri a capire che la “presenza” di Cristo doveva essere invisibile, e che egli non sarebbe tornato sulla terra per regnarvi come Re in carne ed ossa. Richiamò ripetutamente l’attenzione dei “domestici” del Signore sugli avvenimenti del mondo collegati col “segno” della presenza di Cristo e del “tempo della fine”.
11. (a) Cosa non si comprendeva pienamente a quel tempo per quanto riguarda i regni terreni e il ‘rapimento’ dei cristiani unti? (b) Quale più chiaro intendimento abbiamo oggi di Daniele 2:44 e I Tessalonicesi 4:15-17?
11 È vero che si pensava che l’istituzione del Regno nei cieli avrebbe comportato l’immediata distruzione dei regni terreni e che i cristiani unti sarebbero stati “rapiti” per unirsi ai cristiani unti deceduti che dovevano essere risuscitati al tempo della presenza di Cristo. (II Tessalonicesi 2:1) Ma chi può criticarli per non aver compreso pienamente a quel tempo che tra l’inizio e la fine dell’adempimento di Daniele 2:44 doveva esserci una grandiosa opera di radunamento o che l’essere “rapiti” di cui parla I Tessalonicesi 4:15-17 si riferisce a un’immediata risurrezione degli unti che muoiono dopo l’inizio della prima risurrezione? — I Corinti 15:36, 42-44; Romani 6:3.
12. (a) Quando Cristo arrivò per ispezionare la sua casa, si aspettava di trovare il suo “schiavo” fedele intento a fare che cosa, e chi trovò a fare questo? (b) Da allora, cos’ha continuato a fare la fedele classe dello “schiavo”?
12 Oggi comprendiamo queste cose grazie alla crescente luce che è stata fatta sulla Parola di Dio tramite la classe dello “schiavo fedele e discreto”. (Proverbi 4:18) Circa questo “schiavo”, Gesù disse: “Chi è realmente lo schiavo fedele e discreto che il suo signore ha costituito sopra i propri domestici per dar loro il cibo a suo tempo? Felice quello schiavo se il suo signore arrivando lo troverà a fare così. Veramente vi dico: Lo costituirà sopra tutti i suoi averi”. (Matteo 24:45-47) Quando nel 1919 l’intronizzato Signore Gesù ispezionò la sua casa, trovò il gruppo di cristiani associati con la rivista Torre di Guardia che si sforzavano lealmente di ‘essere vigilanti’ con l’aiuto del “cibo [spirituale] a suo tempo”. Fino a questo stesso giorno, tale classe dello “schiavo” ha continuato fedelmente a provvedere cibo spirituale per consentire ai “domestici” del Signore e ai loro compagni di ‘stare in guardia ed essere svegli’. — Marco 13:33.
Prontezza o indolenza?
13. Quali domande dovrebbero farsi quelli che criticano i testimoni di Geova?
13 È facile per le chiese tradizionali della cristianità e per altri criticare i testimoni di Geova perché a volte le loro pubblicazioni hanno detto che in certe date si sarebbero potute verificare determinate cose. Ma l’atteggiamento dei testimoni di Geova non è forse in armonia con il comando di Cristo di ‘essere vigilanti’? (Marco 13:37) Da parte loro, le chiese della cristianità hanno incoraggiato i cristiani a vigilare insegnando che il Regno è “il dominio di Dio nei nostri cuori”? Non hanno piuttosto incoraggiato l’indolenza spirituale, definendo l’attesa della “fine” “priva di significato” o “un mito senza senso”?d In quanto agli apostati secondo i quali gli “ultimi giorni” sarebbero cominciati alla Pentecoste e abbraccerebbero tutta l’èra cristiana, si può dire che abbiano incoraggiato la prontezza cristiana? Non hanno piuttosto favorito il torpore spirituale?
14. Quali esempi abbiamo di fedeli servitori di Geova del passato che erano troppo ansiosi di vedere adempiersi i propositi di Dio?
14 È vero che alcune aspettative che sembravano avere il sostegno della cronologia biblica non si concretizzarono nel tempo previsto. Ma non è molto meglio commettere degli errori perché si è troppo ansiosi di vedere adempiersi i propositi di Dio, che essere spiritualmente addormentati in quanto all’adempimento delle profezie bibliche? Non fece Mosè un errore di 40 anni nel tentativo di agire prima del tempo per porre fine all’afflizione d’Israele? (Genesi 15:13; Atti 7:6, 17, 23, 25, 30, 34) Non erano gli apostoli di Cristo eccessivamente ansiosi di vedere istituito il Regno, per non parlare del loro completo travisamento di ciò che il Regno sarebbe effettivamente stato? (Atti 1:6; confronta Luca 19:11; 24:21). Gli unti cristiani di Tessalonica non erano impazienti di vedere la “presenza del nostro Signore Gesù Cristo” e “il giorno di Geova”? — II Tessalonicesi 2:1, 2.
15. Quali esempi mostrano che non è antiscritturale servirsi della cronologia per cercar di determinare quando devono adempiersi i propositi di Dio, e qual è stata l’invocazione di molti fedeli servitori di Geova del passato e di oggi?
15 Basilarmente non c’è nulla di antiscritturale nell’usare la cronologia per cercar di capire “il tempo fissato” per l’adempimento dei propositi di Dio. (Abacuc 2:3) Daniele calcolò quando doveva terminare la devastazione di Gerusalemme. (Daniele 9:1, 2) Il fedele rimanente giudaico del I secolo era in attesa della venuta del Messia avendo calcolato, sulla base della profezia, lo scadere di un certo periodo. (Daniele 9:25; Luca 3:15) Cristiani della fine del XIX e degli inizi del XX secolo poterono vivere nell’attesa del Regno di Dio, con un notevole anticipo rispetto al 1914, perché avevano calcolato quando sarebbero scaduti “i fissati tempi delle nazioni”. (Luca 21:24; Daniele 4:16, 17) Si può quindi comprendere perché si cercasse di usare altre indicazioni cronologiche della Bibbia nel tentativo di capire quando si sarebbero potute realizzare le speranze a lungo nutrite. Fedeli servitori di Geova del passato gridarono: “Fino a quando, o Geova?” — Isaia 6:11; Salmo 74:10; 94:3.
Perché tenersi “pronti”?
16. (a) Marco 13:32 va forse inteso nel senso che non dovremmo interessarci affatto di quando verrà la fine? (b) Quale “segno” è visibile, ma quale altro “segno” attendiamo?
16 Dato che Gesù disse chiaramente che nessun uomo poteva conoscere il “giorno” o l’“ora” in cui il Padre avrebbe dato ordine al Figlio di ‘venire’ contro il malvagio sistema di cose di Satana, alcuni potrebbero chiedere: ‘Perché è così urgente vivere in attesa della fine?’ È urgente perché subito dopo Gesù aggiunse: “State in guardia, siate svegli . . . siate vigilanti”. (Marco 13:32-35) Il “segno” della parousìa di Gesù è visibile dal 1914. Ora attendiamo “il segno del Figlio dell’uomo”, quando egli ‘verrà’ quale Giustiziere di Geova.
17, 18. (a) Perché Gesù comandò ai cristiani del I secolo di fuggire da Gerusalemme appena avrebbero visto il segno della sua incombente distruzione? (b) Perché sarebbe pericoloso sottovalutare l’urgenza dei nostri tempi?
17 Gesù, quando diede ai cristiani giudei del I secolo un segno mediante il quale avrebbero capito che era giunto il tempo di fuggire da Gerusalemme, sottolineò la necessità di agire immediatamente. (Luca 21:20-23) Perché tutta questa urgenza, se dalla comparsa del segno nel 66 E.V. all’effettiva distruzione di Gerusalemme nel 70 E.V. trascorsero quasi quattro anni? Perché Gesù sapeva che, se avessero indugiato, avrebbero continuato a rimandare la loro fuga e sarebbero stati infine sorpresi dagli eserciti romani.
18 Similmente oggi sarebbe assai pericoloso per i cristiani sottovalutare l’urgenza dei tempi e adottare una “velocità di crociera”, atteggiamento che rivela l’esistenza di dubbi sull’effettiva vicinanza della fine.
19. Quale avvertimento diedero Pietro e Gesù?
19 La parousìa o presenza di Cristo è ormai in corso da più di 70 anni, e la sua ‘venuta’ nel “giorno di Geova” per eseguire il giudizio contro il mondo di Satana si avvicina rapidamente. L’apostolo Pietro dice che questo giorno “verrà come un ladro”, e aggiunge che dovremmo ‘aspettare e tenere bene in mente la presenza del giorno di Geova’. (II Pietro 3:10-12) Anche Gesù ci avvertì: “Prestate attenzione a voi stessi onde i vostri cuori non siano aggravati dalla crapula nel mangiare e nel bere e dalle ansietà della vita, e quel giorno non venga all’improvviso su di voi come un laccio. . . . Siate svegli”. — Luca 21:34-36.
20. Di cosa dovremmo essere riconoscenti, e in che modo la giusta attesa cristiana ci salvaguarderà?
20 Come dovrebbero essere felici e riconoscenti i testimoni di Geova per essere stati mantenuti spiritualmente svegli dalla fedele e vigile classe dello “schiavo”! La giusta attesa cristiana ci salvaguarderà in questi pericolosi “ultimi giorni” e ci spronerà a partecipare con zelo alla predicazione di “questa buona notizia del regno”. In tal modo aiuteremo altri a essere vigilanti e a sopravvivere per entrare nel nuovo sistema di cose in cui “dimorerà la giustizia”. — II Timoteo 3:1-5; Matteo 24:14; II Pietro 3:13.
[Note in calce]
a Vedi Svegliatevi! del 22 agosto 1985, pagine 22-27, e La Torre di Guardia del 1º settembre 1985, pagine 27-31.
b A cura di L. Coenen, E. Beyreuther e H. Bietenhard, Edizioni Dehoniane Bologna, 1976, trad. di A. Dal Bianco, B. Liverani e G. Massi, pagina 1215.
c Vedi il libro “Venga il tuo Regno”, capitolo 14, e la relativa appendice ben documentata alla fine del libro.
Ricordate?
◻ Perché i cristiani non dovrebbero ignorare il fattore tempo della cronologia biblica?
◻ Quale significato particolare assunse la parola “presenza”?
◻ Perché è ancora appropriato pregare per la venuta del Regno di Dio?
◻ Come rispondereste a coloro che criticano i testimoni di Geova a proposito della cronologia?
◻ Perché è pericoloso sottovalutare l’urgenza dei nostri tempi?
[Riquadro a pagina 29]
Cose in relazione alle quali i cristiani dovevano essere vigilanti
La fine dei “fissati tempi delle nazioni”. — Luca 21:24.
“Il segno” della presenza di Cristo e del “termine del sistema di cose”. — Matteo 24:3–25:46.
La chiara identificazione della classe dello “schiavo fedele e discreto”. — Matteo 24:45-47.
Il “segno del Figlio dell’uomo”, quando egli ‘verrà’ per eseguire i giudizi di Geova. — Matteo 24:30.
[Immagine a pagina 28]
C. T. Russell e i suoi compagni rimasero vigilanti
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Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1985 | 15 settembre
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Domande dai lettori
◼ In che senso Gerusalemme era “in schiavitù con i suoi figli”, come scrive l’apostolo Paolo in Galati 4:25?
Principalmente, al tempo di Paolo, Gerusalemme e i suoi abitanti erano in schiavitù sotto la Legge mosaica.
In Galati capitolo 4 l’apostolo mostrò che i cristiani sotto il nuovo patto erano stati ricomprati da Cristo, e pertanto erano liberi. Questo era in contrasto con la condizione degli ebrei sotto il patto della Legge. Paolo illustrò questo fatto con la moglie di Abraamo (Sara) e la sua concubina (Agar), dicendo: “Queste donne significano due patti, quello del monte Sinai, che genera figli per la schiavitù, e che è Agar. Ora questa Agar significa il Sinai, un monte dell’Arabia [dove Geova diede la Legge a Israele tramite Mosè], e corrisponde alla Gerusalemme d’oggi, poiché è in schiavitù con i suoi figli. Ma la Gerusalemme di sopra è libera, ed essa è nostra madre”. — Galati 4:24-26.
Dicendo che le “donne significano due patti” Paolo si stava semplicemente esprimendo in uno stile conciso. Geova non è simbolicamente sposato a un patto impersonale, ma a un popolo organizzato entro il patto. In precedenza egli aveva trattato Israele sotto il patto della Legge come se fosse stato sua moglie. (Confronta Isaia 54:1, 6). Tuttavia la donna libera (Sara) rappresentava la Gerusalemme di sopra, l’organizzazione universale di Geova, che per lui è come una moglie.
Ma in che senso gli ebrei si potevano ritenere in schiavitù sotto la Legge, se essa era perfetta e provveduta da Dio stesso?
È vero che di per sé ‘la Legge era santa, e il comandamento era santo e giusto e buono’. (Romani 7:12) Ma gli israeliti imperfetti sotto la Legge non potevano osservarla alla perfezione, per quanto si sforzassero. (Romani 7:14-16) L’apostolo Pietro si riferiva a questo fatto, quando fece la seguente domanda dinanzi al corpo direttivo cristiano: “Perché mettete Dio alla prova, ponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri antenati né noi siamo stati capaci di portare?” (Atti 15:10) In modo simile, in Galati 4:4, 5, Paolo disse che Cristo venne “affinché liberasse mediante acquisto quelli che erano sotto la legge”. Chiunque avesse sostenuto che i cristiani erano obbligati a ‘osservare giorni e mesi e stagioni e anni’, come prescriveva la Legge, avrebbe provocato nuovamente una condizione di schiavitù. — Galati 4:9, 10.
Naturalmente, come è indicato a pagina 13 della Torre di Guardia del 15 marzo 1985, gli ebrei del I secolo erano schiavi in più di un senso. Dal punto di vista politico erano in schiavitù sotto i romani. Erano schiavi del peccato. (Giovanni 8:34) Ed erano legati a errate concezioni religiose. Ma la schiavitù principale alla quale Paolo faceva riferimento in Galati 4:25 era il fatto che gli ebrei erano schiavi del patto della Legge mosaica, stipulato al Sinai e simboleggiato da Agar, la concubina schiava di Abraamo.
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