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Seconda lettera ai Corinti: Paolo parla con “grande libertà di parola”La Torre di Guardia 1976 | 1° novembre
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come ha deciso nel suo cuore . . . poiché Dio ama il donatore allegro”. — 2 Cor. 8:12; 9:6, 7.
Successivamente Paolo dice che nella sua guerra cristiana non ha impiegato metodi e “armi” carnali, ma le sue “armi” furono ciò nondimeno potenti per rovesciare ragionamenti e per condurre ogni pensiero in sottomissione al Cristo. Li rimprovera così per essersi lamentati che le sue lettere sono potenti ma ‘la sua parola e la sua presenza personale sono deboli’. Ma egli dà tutti questi consigli perché si interessa del loro benessere spirituale, poiché li ha promessi in matrimonio come una sposa vergine al Cristo. Rimprovera dunque i loro “apostoli sopraffini”, elenca i propri requisiti e poi enumera una serie sorprendente di cose che ha subite come servitore di Cristo. Sì, se c’è qualcuno che è stato un devoto servitore di Cristo, questi è proprio Paolo! — 2 Cor. 11:1-33.
La seconda lettera ai Corinti è davvero un’espressione del grande e amorevole interesse di Paolo per i suoi figli spirituali di Corinto. Non c’è dubbio che la sua “grande libertà di parola” verso di loro è in armonia con il proverbio secondo cui ‘le ferite di un amico sono fedeli’.
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Rendiamo a Dio l’esclusiva devozione che meritaLa Torre di Guardia 1976 | 1° novembre
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Rendiamo a Dio l’esclusiva devozione che merita
GEOVA DIO merita un posto esclusivo nei nostri affetti, e per molte ragioni. È la Fonte della vita. Poiché egli lo volle, le creature viventi esistono. Il suo dominio si basa sull’amore e i suoi comandi servono a promuovere la felicità e il benessere di quelli che gli ubbidiscono. (Sal. 19:7-11) Essendo il Creatore, la Fonte della vita e il Legislatore, Geova Dio merita veramente la nostra devozione, il nostro forte attaccamento e il nostro ardente amore. (Riv. 4:11) L’amore che nutriamo per lui deve superare l’amore che nutriamo per chiunque altro.
Non è sempre facile rendere a Geova Dio l’esclusiva devozione che merita. Chi serve Dio lealmente come discepolo di Gesù Cristo può ricevere biasimi e maltrattamenti fisici. Persino intimi familiari possono rivoltarglisi contro. Gesù Cristo disse: “Immaginate voi che io sia venuto a dar pace sulla terra? In realtà, no, vi dico, ma piuttosto divisione. Poiché da ora in poi cinque saranno divisi in una casa, tre contro due e due contro tre. Essi saran divisi, il padre contro il figlio e il figlio contro il padre, la madre contro la figlia e la figlia contro la madre, la suocera contro la nuora e la nuora contro la suocera”. (Luca 12:51-53) Che cosa causa questa divisione? Il modo in cui i familiari accolgono la buona notizia del Regno di Dio. (Matt. 28:19, 20) Alcuni accettano questa “buona notizia”, ma altri la respingono e forse vi fanno anche aspra opposizione.
A motivo di questi fatti, possiamo capire le seguenti parole di Gesù Cristo: “Se alcuno viene a me e non odia suo padre e la madre e la moglie e i figli e i fratelli e le sorelle, sì, e la sua stessa anima, non può essere mio discepolo”. (Luca 14:26) Il Figlio di Dio diceva forse con ciò che quelli che divenivano suoi seguaci dovevano provare ostilità o avversione per la propria famiglia o per se stessi? Niente affatto. Piuttosto, faceva capire che
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