Un giovane si svia
1. (a) Perché Gesù si servì frequentemente di illustrazioni? (b) Come Gesù rivelò la reale causa della difficoltà?
GESÙ fece molte illustrazioni, che ci fanno chiedere perché egli si servisse così frequentemente di tale metodo d’insegnare. Di solito lo scopo di un’illustrazione è quello di far capire facilmente una cosa in modo che rimanga impressa. Ma ci possono essere eccezioni a questa regola generale, com’è evidente in questo caso. I discepoli chiesero a Gesù: “Perché parli loro per mezzo di illustrazioni?” Quando leggiamo la sua risposta, siamo subito colpiti dal suo riferimento alle medesime cose che abbiamo messo in risalto, riguardo al bisogno di tornare in sé e all’importantissima attitudine del cuore. Egli disse ai suoi discepoli: “A voi è concesso di capire i sacri segreti del regno dei cieli, ma a loro non è concesso”. Questo poté sembrare una decisione arbitraria da parte di Gesù, ma egli proseguì mostrando che la reale causa della difficoltà era nella gente stessa. Citando la profezia d’Isaia come adempientesi nel suo giorno, disse: “Poiché il cuore di questo popolo si è ingrossato, e coi loro orecchi hanno udito con noia, e han chiuso i loro occhi; affinché non vedano con gli occhi e non odano con gli orecchi e non ne afferrino il significato col cuore e non si convertano, e io non li sani”. — Matt. 13:10, 11, 15, 34.
2. Come il metodo d’insegnare di Gesù servì da prova, con quale risultato?
2 Ah, sì! La maggioranza delle persone al giorno di Gesù lo ascoltavano con piacere come un meraviglioso narratore, quale egli sembrava loro. Ma non volevano esser disturbate nella loro veduta delle cose o nel loro modo di vivere. Non volevano che il messaggio penetrasse fino a quel punto. Per cui chiusero i loro orecchi e i loro occhi mentali in modo da non tornare in sé e da non riconoscere il bisogno di volgere i loro cuori e i loro piedi in una direzione completamente diversa. Marco dice che Gesù fu “molto addolorato per l’insensibilità dei loro cuori”. (Mar. 3:5) Così il metodo di Gesù d’insegnare mediante illustrazioni servì da prova in cui essi vennero meno, perdendo perfino le informazioni e le opportunità che avevano. Come Gesù disse: “A chiunque non ha sarà tolto anche quello che ha”. — Matt. 13:12.
3. Quale situazione simile si verifica oggi, e qual è la condotta saggia da perseguire?
3 La stessa cosa avviene oggi, specie al popolo della cristianità. Hanno la religione e la chiesa di loro scelta, e molti non hanno nessuna intenzione di cambiare o di riconoscere il bisogno di cambiare. Quando uno dei testimoni di Geova li visita, cercando di volgere la loro attenzione al messaggio della Bibbia per oggi, tutt’al più ascoltano con noia. In effetti chiudono i loro orecchi e i loro occhi, e pure la loro porta. Hanno preso la loro decisione. È No! ai testimoni di Geova, qualunque presentazione si faccia. Ebbene, questo è il loro privilegio e la loro responsabilità, ma non deve accadere in questo modo. Come al giorno di Gesù, così ora, la decisione spetta all’individuo. Come al giorno di Gesù, su richiesta dei suoi discepoli, egli si soffermò a spiegare le sue illustrazioni. Così oggi, facciamo bene a soffermarci e a investigare circa il significato e la presente applicazione di questi passi biblici. Sappiamo che furono ‘scritti per nostra istruzione’, specialmente ora, quando “sono arrivati i termini dei sistemi di cose”. — Matt. 13:36; Rom. 15:4; 1 Cor. 10:11.
4. Quale schema si segue nell’illustrazione del figlio prodigo?
4 L’illustrazione del figlio prodigo è piena di significato. Per aver presente la figura ne rivedremo brevemente il racconto, che è quello di un uomo che aveva due figli. Il più giovane chiese a suo padre la sua parte della proprietà. Questa fu concessa, e il giovane prese tutti i suoi beni e se ne andò in un paese lontano, dove sperperò tutto quello che aveva in una vita di dissolutezza. La carestia colpì il paese, ed essendo disperatamente nel bisogno ottenne un lavoro quale mandriano di porci, ma non gli era permesso nemmeno di mangiare il loro foraggio. Essendo in una grave condizione, tornò in sé e decise di andare di nuovo a casa. Egli avrebbe riconosciuto la sua condotta peccaminosa e avrebbe chiesto d’esser preso non come figlio, ma come servitore salariato. Suo padre, comunque, vedendo suo figlio quando era lontano, gli corse incontro e gli diede un caloroso benvenuto. Fu presto vestito dell’abito migliore, gli furono messi sandali e gli fu infilato un eccellente anello, al che fece seguito un banchetto con musica e danze. Ma il figlio maggiore, appressandosi alla casa e sentendo ciò che accadeva, s’infuriò e non vi voleva prendere parte. Suo padre lo supplicò, ma egli solo discusse con lui. Il padre di nuovo spiegò la propria condotta in modo molto benigno ed esortativo. Qui la narrazione improvvisamente finisce, lasciando che abbia luogo la reazione finale del figlio maggiore. — Luca 15:11-32.
5. In che modo si vede che quest’illustrazione è incomparabile?
5 Ci sono certi aspetti che rendono questa illustrazione incomparabile. È una delle più lunghe che Gesù fece, consentendo una figura più particolareggiata e un’impressione più profonda. Ma la caratteristica notevole, che fa più impressione, è la relazione familiare che vi è implicata. Altre illustrazioni implicavano l’uso di cose inanimate, come diverse specie di seme o di suolo, o la relazione fra un signore e i suoi schiavi. (Matt. 13:18-30; 25:14-30; Luca 19:12-27) Ma qui abbiamo la stretta e intima relazione fra un padre e i suoi figli. È vero che spesso accade che un padre non coltiva tale amichevole e confidenziale relazione coi suoi figli, che sono allevati per temerlo e rispettarlo, anziché per amarlo in maniera spontanea. Ma noi dobbiamo solo leggere questa illustrazione per capire quale accorato amore questo padre aveva per entrambi i suoi ragazzi, e lo mostrò liberamente a ciascuno di loro, benché immeritato come accadde. Il racconto stesso fa un caldo appello, come Gesù intese che avvenisse, e perciò attendiamo con viva anticipazione di considerarne in particolare il presente adempimento.
6. Quali circostanze diedero luogo a questa illustrazione e a due altre?
6 Primariamente, dobbiamo guardare le circostanze nelle quali fu fatta quest’illustrazione. Il tempo fu l’ultima parte del ministero di Gesù, mentre era in cammino verso Gerusalemme per la penultima volta. (Luca 13:22) Ciò che immediatamente diede luogo all’illustrazione, nonché a due altre, è chiaramente dichiarato al principio del capitolo quindicesimo di Luca: “Ora tutti gli esattori di tasse e i peccatori s’avvicinavano a lui [a Gesù] per ascoltarlo. Quindi i Farisei e gli scribi brontolavano, dicendo: ‘Quest’uomo accoglie i peccatori e mangia con loro’”. (Luca 15:1, 2) Come risultato, Gesù fece tre illustrazioni, ciascuna delle quali narrava del ritrovamento di ciò ch’era stato perduto, cioè una pecora smarrita, una moneta smarrita e, il più prezioso di tutti, un giovane figlio che “era perduto ma è stato ritrovato”. In ciascun caso, inoltre, grande enfasi si pone sull’allegrezza del proprietario quando è stato fatto il ritrovamento. — Luca 15:32.
7. Come il punto di vista e l’attitudine di Gesù contrastano con quelli dei capi religiosi?
7 Questa attitudine di brontolare e lamentarsi dei capi religiosi e di altri non era niente di nuovo. Si mostrò dal principio del ministero di Giovanni Battista. Come Gesù disse loro, “gli esattori di tasse e le meretrici [peccatori]” credevano al messaggio di Giovanni e l’accettavano. Ai capi religiosi, tanto giusti ai loro propri occhi, questa classe era in una condizione perduta e grandemente disprezzata e indegna d’ogni considerazione. Agli occhi di Gesù, comunque, quelli di questa classe, benché sviati e in uno stato di perduti, mostravano una prontezza ad ascoltarlo e a tornare in sé, e ‘molti di essi lo seguirono’. Infatti, come Gesù disse, essi “vanno davanti a voi [Farisei] nel regno di Dio”. E come inoltre disse, quando era intrattenuto da Zaccheo, “capo esattore di tasse”, il “Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. — Matt. 21:31, 32; Mar. 2:15-17; Luca 19:10.
8. Quali aspetti sono posti in risalto nelle precedenti illustrazioni?
8 Per cui possiamo capire l’ambiente dell’illustrazione che Gesù fece riguardo alla pecora smarrita e alla moneta della dramma smarrita, dando enfasi all’intensa ricerca compiuta da chi aveva perduto ciò ch’era stato smarrito. Il terzo, comunque, il figlio prodigo, pone in risalto un aspetto diverso. Mostra la condotta che deve tenere colui che si è perduto.
9. Perché fu data tanta enfasi all’aspetto del rallegrarsi?
9 In tutt’e tre le illustrazioni, vogliate notare che, quando il ritrovamento era avvenuto, non solo il proprietario si rallegrò, com’era ragionevole e giusto, ma l’intera casa e gli amici e i vicini erano invitati a prendervi parte. Gesù spiegò questo, dicendo: “Così, vi dico, vi è gioia fra gli angeli di Dio per un peccatore che si pente”. (Luca 15:10) Gesù mostrò così di seguire la condotta della sapienza celeste, ricevendo con letizia quelli che erano sinceramente pentiti. Inoltre smascherò i capi religiosi come non saggi e non giustificati nella loro propria giustizia e avarizia verso i loro fratelli meno fortunati. Sì, come Giudei, erano tutti fratelli, il popolo di Dio, appartenenti a un solo Proprietario, e in effetti tutti avevano bisogno dei servizi del Medico, Cristo Gesù, per esser sanati e tornare a Geova. — Mar. 2:17.
10. In che modo ci aiuterà l’ambiente di queste illustrazioni?
10 Tenendo presente questo ambiente saremo aiutati a capire il moderno adempimento dell’illustrazione del figlio prodigo. Mentre il messaggio e l’opera di Giovanni Battista e di Cristo Gesù diedero luogo a diverse classi che si resero manifeste, così oggi, quando un messaggio e un’opera simili sono portati dai seguaci delle orme di Gesù, possiamo attenderci che classi simili siano rese manifeste. Queste cose ci saranno di conforto e guida, nonché di avvertimento, come lo furono per i discepoli di Gesù, ai quali i “sacri segreti del regno dei cieli” furono per prima proposti. — Matt. 13:11.
IDENTIFICAZIONE DEI PERSONAGGI
11. (a) Chi è raffigurato dall’“uomo”? (b) Quale guida è data rispetto a Dio nella relazione di Padre?
11 Nelle sue parole iniziali dell’illustrazione, Gesù menzionò i tre principali personaggi: “Un uomo aveva due figli”. (Luca 15:11) Questo rivela una relazione familiare che esisteva fra loro. L’“uomo”, essendo il padre dei due ragazzi, raffigura Geova come il Padre celeste. Sorge la domanda: Di chi è egli il Padre? Il termine “padre” significa datore di vita, ma questo da solo non determina la risposta. Il clero della cristianità parla volentieri della “Paternità di Dio e della fraternità dell’uomo”, ma in questo sbaglia grandemente. Gesù disse ai Farisei, il clero giudeo del suo giorno: “Voi siete dal padre vostro il Diavolo”, perché avevano il suo spirito di odio, fino al punto dell’assassinio. È vero che Adamo fu il “figlio di Dio”, ma, dopo la sua volontaria ribellione, questa relazione non fu più riconosciuta da Dio, né per lui né per la famiglia umana dopo di lui. Per cui la scrittura dice: “Tutto il mondo giace nella potenza del malvagio”. In armonia con ciò, le Scritture mostrano che Geova riconosce la relazione di Padre solo alla casa delle creature che hanno la prospettiva di ottenere la vita nel suo regno sotto Cristo Gesù. — Giov. 8:44; Luca 3:38; 1 Giov. 5:19.
12. Solo di chi si può appropriatamente dire che torna a Dio, pervenendo a quale conclusione riguardo ai due figli?
12 È importante riconoscere questo allorché si considera chi è raffigurato dai due figli nell’illustrazione. Essi non comprendono quelli che non hanno mai conosciuto né trovato il vero Dio, Geova. Quando Paolo parlò agli uomini di Atene li esortò a ‘cercare Dio, se potevano brancolare per lui e realmente trovarlo’. (Atti 17:27) Ma, come è stato notato in precedenza, Dio non fece appello agli Israeliti che si erano sviati onde brancolassero per lui. Piuttosto, disse: “Tornate a me, e per certo io tornerò a voi”, perché erano ancora il suo popolo in relazione di patto con lui, sebbene per un tempo abbastanza lungo si fossero sviati verso le loro proprie vie perverse. (Mal. 3:7) Similmente, i due figli dell’“uomo” raffigurano quelli che hanno conosciuto abbastanza Geova e il suo proposito da avere una base per entrare in relazione con lui, sebbene un notevole numero non ne traggano vantaggio e per qualche tempo siano sviati.
13. A chi Gesù rivelò Geova come Padre, e come si può identificare oggi questa classe?
13 Fu Gesù a rivelare per primo Geova come Padre a quelli che si unirono a lui. Egli insegnò loro a pregare: “Padre nostro che sei nei cieli, . . .” Ulteriormente disse loro: “Non aver timore, piccolo gregge, perché il Padre vostro ha approvato di darvi il regno”. Questo “piccolo gregge” abbraccia i 144.000 che comprendono la congregazione cristiana. Essi hanno la prospettiva di ottenere la vita nel Regno, partecipando con Cristo nel suo trono in cielo. Questi sono quelli che possono prendere parte agli emblemi all’annuale pasto serale del Signore o servizio della Commemorazione, e le registrazioni mostrano che di questa compagnia c’è ancora un rimanente quaggiù sulla terra fino a questo giorno. Di questi si parla come della “congregazione dei primogeniti che sono stati iscritti nei cieli”. Così, molto appropriatamente, il “figlio maggiore” dell’illustrazione, il primogenito, rappresenta oggi quelli che asseriscono d’essere del rimanente della vera chiesa o congregazione, come abbiamo dinanzi menzionato. — Matt. 6:9; Luca 12:32; Riv. 3:21; 14:1; Ebr. 12:23; vedere anche La Torre di Guardia del 1965, a pagina 314.
14. Oltre al “piccolo gregge”, come mostrò Gesù che altri sarebbero venuti nel suo favore?
14 Ma quale classe è raffigurata dal “figlio più giovane”? Oltre al “piccolo gregge” con la speranza celeste, Gesù menzionò “altre pecore che non sono di questo ovile”. Queste sono identificate con le pecore che si raccolgono alla destra di Cristo nell’illustrazione delle pecore e dei capri. Sì, questi sono in relazione familiare con Dio, poiché il Re, Cristo Gesù, dice loro: “Venite, voi che avete la benedizione del Padre mio . . .” Il periodo in cui sono radunati si mostra sia dopo il tempo in cui il ‘Figlio dell’uomo arriva nella sua gloria, e . . . siede sul suo glorioso trono’, il quale avvenimento ebbe luogo nel 1914. Il re invita queste persone come pecore a ‘ereditare il regno preparato per loro’, non partecipando al regno celeste con lui, ma entrando sulla terra come “giusti alla vita eterna”. Come promesso, “i giusti stessi possederanno la terra, e risiederanno su di essa per sempre”. — Giov. 10:16; Matt. 25:31-34, 46; Sal. 37:29.
15. Perché il figlio più giovane non raffigura tutte le “altre pecore”?
15 Per cui ci sono due classi che ottengono la vita eterna nel regno di Dio, e che si rivolgono a lui e lo invocano come loro Padre celeste. In senso lato, queste sono raffigurate dai due figli nell’illustrazione di Gesù. Non sarebbe corretto, comunque, dire che tutte le “altre pecore” di Giovanni 10:16 siano raffigurate dal “figlio più giovane”. Molte di queste, come gli uomini di Atene in origine ‘non avevano nessuna speranza ed erano senza Dio nel mondo’, e non lo invocavano come loro Padre. (Efes. 2:12) Forse essi brancolavano per lui e, essendo sinceri e onesti di cuore, accolsero il messaggio di verità e “divennero credenti”, come fecero alcuni ad Atene dopo aver ascoltato Paolo. (Atti 17:33, 34) Da allora in poi essi hanno mantenuto una condotta salda e non sarebbero perciò raffigurati dal “figlio più giovane”. Chi sono, dunque, quelli raffigurati da lui?
LA CONDOTTA CHE FA SVIARE
16. Quale condotta tenne il figlio più giovane, rivelando quale attitudine?
16 Mentre osserviamo la condotta tenuta dal ragazzo più giovane vediamo caratteristiche che ci permettono di identificare la classe da lui prefigurata. All’inizio del racconto udiamo che egli chiede a suo padre “la parte della proprietà che mi spetta”. Il padre acconsentì e “divise fra loro i suoi mezzi di sostentamento”. In altre parole, il più giovane volle lì su due piedi ciò che gli sarebbe toccato del patrimonio di suo padre. Lo volle in contanti o in beni che potesse facilmente convertire in denaro. Prese quindi immediatamente tutto ciò che aveva e viaggiò verso un paese lontano e subito sperperò tutto, abbandonandosi sregolatamente agli appetiti sensuali o a una vita di corruzione. (Luca 15:12, 13) Qui vediamo così un giovane impaziente che volle tutto ciò che poteva ottenere in forma tangibile per goderlo immediatamente in maniera egoistica. Abitare a casa sotto gli occhi di suo padre e servirlo in quel tempo non gli era gradito, essendo una vita troppo ristretta. Voleva vivere la sua propria vita a suo proprio modo.
17. Nel nostro giorno, quando e come fu resa manifesta la speranza terrestre?
17 Ci sono stati nel nostro giorno alcuni in condizione simile e che hanno seguìto una condotta simile a quella appena descritta? Sì. Il moderno movimento dei testimoni di Geova cominciò a formarsi circa quarant’anni prima del 1914, corrispondendo al ministero di Giovanni Battista. Contrariamente all’insegnamento generale della cristianità, in quei primi giorni si cominciò a vedere e a insegnare che la speranza celeste non era il solo mezzo di salvezza. La speranza della vita eterna sulla terra in restaurate condizioni edeniche per la famiglia umana in genere, basata sul sacrificio di riscatto di Cristo, era una parte intrinseca del messaggio allora proclamato. Questo si vide per prima chiaramente nel 1881 e fu espresso nell’opuscolo Ombre del Tabernacolo di sacrifici migliori (inglese). Fu un preminente argomento del libro Il Divin Piano delle Età, pubblicato nel 1886, il quale libro fu estesamente distribuito e studiato durante i successivi quarant’anni. Ancor più chiaramente, l’opuscolo Milioni ora viventi non morranno mai e i discorsi pubblici tenuti su questo titolo in tutto il mondo, a cominciare dall’inizio del 1918, diedero prova scritturale che una moltitudine di persone sarebbero sopravvissute ad Armaghedon e sarebbero vissute per sempre sulla terra sotto il regno di Dio.
18. Come alcuni risposero al messaggio, come fece il figlio più giovane?
18 Molti non solo udirono il messaggio, ma vennero in stretto contatto con l’organizzazione del popolo di Dio che lo proclamava. Essi conobbero il provvedimento di Dio di restaurare la vita perfetta sulla terra e vi credettero, ma, come il figlio più giovane, non vollero aspettare per godere la vita alla maniera di Dio e al tempo di Dio nella “nuova terra”, sotto gli occhi del “nuovo cielo”. (Riv. 21:1) In altre parole, per il loro immediato godimento vollero dal loro Padre celeste quella ‘parte della proprietà che spettava loro in parte’. Fu una richiesta prematura con un motivo indegno.
19. Come la classe del figlio più giovane non ha mostrato nessun desiderio per la parte del primogenito?
19 Notate nell’illustrazione fatta da Gesù che la richiesta non fu fatta per la parte che toccava al fratello maggiore, il primogenito. Secondo la legge di Dio, il “diritto del primogenito” era di ereditare “due parti” del patrimonio di suo padre, come contro una parte per il più giovane. (Deut. 21:17) Così anche nel nostro giorno. La classe del figlio più giovane non nutrì per sé la speranza del cielo, sapendo che questo implicava seguire l’angusta via del proprio sacrificio in una vita di dedicazione. Si astennero dal passo della dedicazione e dell’entrare nel servizio di Geova. Per capire la loro posizione, dobbiamo tener presente che fin verso il 1934 si pensava che il passo della propria dedicazione a Dio fosse solo per quelli che sarebbero divenuti figli spirituali di Dio, essendo dinanzi a loro la speranza celeste. Quell’anno fu chiaramente mostrato ne La Torre di Guardia che era interamente appropriato per le “altre pecore” dedicarsi a fare la volontà di Dio, simboleggiato dall’immersione in acqua. — La Torre di Guardia (inglese) del 15 agosto 1934, pagina 250.
20. Come alcuni oggi seguono una condotta simile a quella del figlio più giovane?
20 Fino al 1935, il radunamento delle “altre pecore” come qualche cosa da compiersi prima di Armaghedon non fu messo in risalto. Ma da allora in poi, nutrimento e aiuto scritturale furono provveduti per mezzo delle pagine de La Torre di Guardia per rafforzare quelli le cui speranze erano terrestri. Ciò nonostante, ha continuato a verificarsi che molti hanno ottenuto conoscenza di Geova e del suo proposito, sapendo che è la verità, ma si sono trattenuti dal fare alcun ulteriore progresso. Hanno visto ciò che comporta. Come il figlio più giovane, hanno voluto ora qualche cosa di diverso.
21. (a) Quali domande spesso sorgono quando i giovani seguono tale condotta? (b) Che cosa dovrebbero tener presente a questo riguardo i genitori? (c) Come si dovrebbe giustamente considerare la dedicazione?
21 I fatti mostrano che in molti casi questi sono stati giovani o forse figli di genitori dedicati, quindi bene informati circa la speranza della vita in un paradiso restaurato. A volte questi giovani, forse nella loro adolescenza, sono stati immersi, asserendo d’esser dedicati. Dopo poco scompaiono dalla vista per ciò che riguarda i testimoni di Geova. Si sono interamente assorti in cose e piaceri mondani, alcune volte abbandonandosi a condotta vergognosa, recando vituperio sui loro genitori. Allora i genitori, in grande afflizione, pongono la domanda se il loro giovane figlio o figlia realmente ha capito il significato della dedicazione e del battesimo. Ma non è questo un tempo inopportuno per suscitare tale domanda? Non si sarebbero dovuti assicurare di ciò a suo tempo? È così facile per i giovani intraprendere qualche cosa con grande entusiasmo per un tempo, quindi intraprendere qualche altra cosa con uguale impulso. Essi semplicemente saggiano ciò che la vita ha da offrire, comprese le attrazioni di questo mondo con i suoi sogni e le sue vanità. (Eccl. 4:7) Sono suscettibili alle suggestioni. Vedono che altri della loro età si immergono, perché dunque non immergersi anche loro? Con la loro conoscenza della verità pensano di poter dire Sì alle due domande rivolte loro al tempo dell’immersione. Ma si può dire che in quello stadio essi realmente comprendevano ciò che significa fare il passo della dedicazione come perpetuo “voto a Dio” di fare la sua volontà in ogni tempo, implicando la loro intera vita? La scrittura dice: “È meglio che tu non voti anziché fare voto e non pagare”, dicendo che “era uno sbaglio”. “Perché s’indignerebbe il vero Dio a motivo della tua voce e dovrebbe rovinare l’opera delle tue mani?” Questo è proprio ciò che accadde al figlio prodigo. — Eccl. 5:4-6.
22. Che cosa si dovrebbe incoraggiare negli individui, ma che cosa si dovrebbe evitare?
22 Naturalmente, gli individui, compresi i giovani, variano grandemente. A un’età sorprendentemente precoce alcuni possono avere una veduta seria delle cose e attenervisi. Ve ne sono esempi biblici, come Samuele. Non possiamo stabilire una regola generale o un limite di età. Ciascuno nella famiglia dev’esser considerato individualmente. Nello stesso tempo, vogliamo evitare una condotta che, in effetti, tenda a produrre figli prodighi.
23. Quali domande sorgono riguardo a quelli che si sviano?
23 Sorgono molte domande relativamente a quelli che si sviano. Essi non sono nemici volontari. È il loro ritrovamento possibile e, se è possibile, in che modo? Come l’illustrazione del figlio prodigo aiuta a rispondere a queste domande? Quale luce getta non solo sulla classe del figlio prodigo, ma sull’attitudine e sulla condotta che devono seguire quelli che si tengono stretti all’organizzazione di Dio? Queste e altre domande saranno considerate in un successivo numero de La Torre di Guardia.
“Divenite perciò imitatori di Dio, come figli diletti, e continuate a camminare nell’amore, come anche il Cristo vi ha amati e consegnò se stesso per voi quale offerta e sacrificio a Dio”. — Efes. 5:1.