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Ninive, l’orgogliosa capitale assiraLa Torre di Guardia 1976 | 1° settembre
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città. Riguardo a Ninive, le Cronache Babilonesi affermano: “Portarono via le grandi spoglie della città e del tempio e (fecero) della città un cumulo di rovine”.
In maniera potente, la distruzione di Ninive rivendicò la profetica “parola di Dio”. Quella distruzione dimostrò anche la verità che la mancanza di riguardo per le vie di Dio, compresi il sanguinario militarismo e le alleanze ingannevoli, non può aver successo indefinitamente. Questo è qualche cosa a cui dovremmo prestare seria attenzione. Sicuramente non vorremo esser delusi sostenendo o approvando vie e sistemi che sono divinamente disapprovati. Pertanto, dovremmo accertarci di ciò che la Parola di Dio, la Bibbia, insegna e confidare pienamente nel Suo promesso governo reale.
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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1976 | 1° settembre
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Domande dai lettori
● Perché in Proverbi 27:6 la Traduzione del Nuovo Mondo dice: “Le ferite inflitte da chi ama sono fedeli, ma i baci di chi odia son cose da supplicarsi”? Varie traduzioni in varie lingue dicono che tali baci sono copiosi, ingannevoli, minacciosi, fallaci, frequenti, ecc. — M. F., Stati Uniti.
È vero che molte altre traduzioni italiane, oltre a traduzioni in altre lingue, differiscono dal testo principale della Traduzione del Nuovo Mondo in Proverbi 27:6 riguardo ai baci di chi odia. Tuttavia, la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione inglese del 1971) contiene una nota in calce su Proverbi 27:6, che dice: “Mediante correzioni del testo ebraico può significare: ‘sono eccessivi’, o: ‘sono corrotti’”.
Alcuni traduttori hanno preferito cambiare la parola ebraica in questione. Questi traduttori non hanno accettato la parola ebraica originale ma vi hanno sostituito un participio ebraico somigliante all’originale e che secondo loro doveva essere la lezione originale. Per esempio, il Lexicon for the Old Testament Books, di L. Koehler e W. Baumgartner, suggerisce la parola sostitutiva, ra‛a‛, nella forma niphal (riflessiva). La parola ebraica ra‛a‛ significa essere cattivo, indegno e quindi ingannevole.
Ci si domanda se nel testo principale di una traduzione delle Sacre Scritture si debba usare questa parola sostitutiva o conservare l’originale. L’originale parola ebraica che si trova nel testo masoretico è il participio riflessivo del verbo athar, e, secondo il summenzionato Lessico, la parola significa “supplicarsi”. La Traduzione del Nuovo Mondo si attiene pertanto alla parola originale e la rende “supplicarsi”.
Un’altra traduzione che si attiene sostanzialmente all’originale parola ebraica è The Soncino Books of the Bible, che rende Proverbi 27:6 in questo modo: “Fedeli sono le ferite di un amico; ma i baci di un nemico sono importuni”. Naturalmente, la parola “importuni” dà l’idea di chiedere ripetutamente o supplicare. Questa stessa traduzione ha una nota in calce su Proverbi 27:6, che mostra il problema affrontato dai traduttori: “Importuni. Non si sa con certezza che cosa intende [il traduttore] con questa traduzione. A.V. ha ingannevoli e R.V. copiosi. . . . I commentatori moderni correggono il testo per avere una parola più comune che significa ‘ingannevole’ in contrapposizione a fedeli; ma Eitan ed Ehrlich sostengono che la parola ebraica ha tale significato [cioè importuni] per analogia con il [corrispondente] arabo, sebbene ciascuno la colleghi a una diversa radice araba”.
Questo è un caso, dunque, in cui i traduttori della Bibbia, non comprendendo quello che voleva dire lo scrittore, cambiarono il testo perché la versione avesse un senso per loro. Ma il pensiero pare sia quello che chi ama infliggerà una ferita in modo fedele per fare del bene alla persona. D’altra parte, chi vuole che chi lo odia gli faccia una cosa gentile e benigna, deve supplicarlo, poiché l’odio non lo spinge naturalmente a dare baci all’oggetto del suo odio. Invece, vuole agire crudelmente. Quindi bisogna importunare o supplicare chi odia perché sia benigno. Si può anche dover supplicare chi è indifferente. Nella parabola della vedova e del giudice, Gesù Cristo parlò di un giudice che non temeva Dio né aveva alcun rispetto per l’uomo. Solo perché la vedova continuò a supplicarlo, il giudice rispose infine ai suoi appelli e le fece ricevere l’aiuto a cui aveva diritto. (Luca 18:1-5) Il giudice non lo fece di cuore. Similmente, anche se chi odia fa un favore a un altro perché è supplicato, non lo farà di cuore, ma solo per liberarsi delle suppliche dell’altra persona. La persona non ha bisogno di supplicare chi la odia perché le infligga una ferita; ma deve supplicarlo per ottenere qualcosa di piacevole
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