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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1952 | 1° novembre
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Domande dai lettori
◆ In parecchi casi nelle Scritture Greche degli uomini sono chiamati “buoni”. Eppure quando un giovane chiamò Gesù “buono” fu rimproverato e gli fu detto che nessuno era buono eccetto Dio. Perché? — T. C., Pennsylvania.
Gesù disse che Geova “fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni”. Riguardo a Barnaba il racconto dice: “Egli era un uomo buono”. Alle giovani donne cristiane si insegnava di esser “buone”. Ai servi era detto di stare sottomessi ai loro padroni, “non solo ai buoni e ragionevoli, ma anche a quelli difficili ad accontentare”. (Matt. 5:45; Atti 11:24; Tito 2:5; 1 Piet. 2:18, NM) Per altri casi vedi Matteo 12:35; 20:15; 22:10; 25:21, 23; Luca 6:45; 19:17; 23:50. In tutti questi casi il termine “buono” traduce l’unica parola greca originale, agathós. La stessa parola greca è impiegata dove il racconto parla del giovane, ricco capo che interrogò Gesù: “Maestro buono, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, eccetto uno solo, Dio”. — Mar. 10:17, 18; Luca 18:18, 19, NM.
Certamente se degli uomini imperfetti potevano chiamarsi “buoni”, Gesù era anche maggiormente qualificato come tale. Né volle obiettare per il termine “maestro”; egli accettò quella designazione. (Giov. 13:13, NM) Perché dunque rispose a questo giovane in tale maniera? Sembra che i rabbini del Giudaismo ostentassero questo titolo, il che ne spiegherebbe la ripulsa di Cristo. Quando questo capo si rivolse così a lui sarebbe stato come classificarlo fra i rabbini. Gesù non voleva nessun titolo rabbinico, e con tale rimprovero Gesù dimostrò l’improprietà d’usare tali titoli. (Giob. 32:21, 22; Matt. 23:7-10, NM) Cristo non fece obiezione all’essere identificato come insegnante o maestro o capo, poiché disse come era bene che lo chiamassero così, ma allorché le designazioni erano connesse con un titolo comunemente usato per salutare i rabbini in maniera adulatrice egli protestò. Egli mise enfaticamente in risalto questo considerando la cosa dal più estremo ed alto punto di vista, additando Geova Dio come colui che merita tale titolo. Questo mostra, per incidenza, che Geova non è alcuna parte di una trinità con altre due persone uguali a lui, e i tentativi trinitari di spiegare questo facendo riferimento alle parole di Matteo su questo incontro non cancellano le due narrazioni di Marco e di Luca. — Matt. 19:16, 17, NM.
Che il ricco capo usasse “Maestro Buono” come un titolo formalistico anziché come un’espressione della sua onesta convinzione riguardo a Gesù è mostrato dal suo rifiuto del suggerimento di Gesù. Evidentemente non considerò Gesù un tale maestro nella realtà, poiché se ne andò senza seguire il consiglio di Cristo. Egli meritava il rimprovero.
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La Torre di GuardiaLa Torre di Guardia 1952 | 1° novembre
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La Torre di Guardia
C’È UN grande edificio in via Adams 117, a Brooklyn, che l’editore dell’Islaah visitò la settimana scorsa. Quello che egli ci disse in proposito è come segue:
”Questo edificio appartiene ai testimoni di Geova ed è dove sono stampate le riviste Svegliatevi! e La Torre di Guardia. Ha nove piani, e quindi è ben fornito per preparare e pubblicare quelle due riviste e anche altri libri che i direttori del movimento ritengono di dover fare perché gli uomini conoscano che ciò che essi credono è la verità ispirata da Dio nella Bibbia.
”Non essendo in grado di discutere dottrine religiose, ma solo di descrivere quello che abbiamo visto, facciamo la seguente descrizione. In ciascun piano ci sono vari operai e i necessari strumenti ed utensili per compiere diverse specie di lavoro. Non soltanto vedemmo il più recente macchinario moderno in funzione, ma osservammo quegli uomini che vi lavorano in completo ordine, con gioia per quello che facevano. Sì, il loro amore per il loro lavoro e la loro sincera devozione nel farlo bene e perfettamente furono cose che noi sentimmo più delle grandi macchine le quali si guardano con ammirazione e stupore.
“Dopo questo visitammo un altro edificio chiamato ‘Bethel’, situato in 124 Columbia Heights, Brooklyn. Questa è la dimora di quei lavoratori che vedemmo nell’edificio ‘Watchtower’. Domandammo a uno di loro quale paga prendessero, ed egli disse $12 al mese per ciascuno, con la propria camera e il vitto. Dopo aver cenato facemmo una elementare lezione in arabo ad alcuni studenti che andranno in paesi arabi per servire e testimoniare a Geova, al quale hanno consacrato la loro educazione, la loro conoscenza e i loro sforzi, perfino le loro vite.
”Ciò che fa meravigliare il visitatore in entrambi gli edifici è lo spirito di soddisfazione e contentezza, specialmente la convinzione che prevale in tutti loro. Qui voi vedete dottori, infermiere, avvocati, ingegneri, costruttori, cuochi, traduttori di diverse lingue, e ogni specie di lavoratori tutti operanti secondo lo stesso sistema come fanciulli felici che ubbidiscono alle istruzioni dei loro genitori: nulla li preoccupa eccetto il lavoro che è loro assegnato, ciascuno secondo la sua capacità e con onestà e sincerità.
”Sebbene questi lavoratori operano nella ‘Watchtower’ e abitano nella ‘Bethel’ (che significa ‘casa di Dio’), tuttavia non c’è nessuna sorveglianza sopra di loro, nessun capo, nessun ‘grande uomo’ che si debba esaltare o onorare, perché essi credono tutti che Dio è il miglior sorvegliante e soprintendente sopra di loro, e ‘mediante le loro opere’ essi sono i suoi migliori testimoni”. — Dall’edizione del 5 marzo 1951 dell’Islaah, e scritto dal sacerdote cattolico romano che pubblica questo trisettimanale arabo, della città di New York.
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