-
“Tu sarai con me in Paradiso”: Dove? Quando?Svegliatevi! 1980 | 22 gennaio
-
-
Ciò che dice la Bibbia
“Tu sarai con me in Paradiso”: Dove? Quando?
LA STORIA dice che, poco prima che Cristo morisse, un malfattore appeso al palo accanto a lui dichiarò: “Gesù, ricordati di me quando verrai nel tuo regno”. Di quell’uomo, che doveva morire prima del tramonto, il racconto dice ancora: “Gesù gli disse: ‘Ti dico veramente oggi tu sarai con me in Paradiso’”. — Luca 23:42, 43, The Riverside New Testament (1934), del prof. W. G. Ballantine.
A quale paradiso si riferiva Gesù? A un paradiso sulla terra come quello in cui sperate di vivere, o a qualche altra cosa? Inoltre, pensate: Quel malfattore o altri quando sarebbero stati in paradiso? Che cosa intese dire Gesù con “oggi”? Le risposte a queste domande possono influire direttamente sulla vostra speranza e sul vostro futuro, nonché su quelli della vostra famiglia.
Paradiso: dove?
Se leggete vari commenti di ecclesiastici ed eruditi sulle parole di Gesù riportate in Luca 23:43, troverete opinioni contrastanti su ciò che intendeva Cristo con il paradiso. (1) Alcuni teologi sostengono che Gesù si riferiva a una diffusa idea ebraica secondo cui i morti in attesa della risurrezione si trovano in una parte dello Sceol (la tomba) detta “paradiso”. (2) Altri affermano risolutamente che Gesù prometteva al malfattore che quel giorno sarebbero stati in cielo. (3) Altri ancora dicono che Gesù pensava a un paradiso terrestre come il giardino d’Eden. Dato che la cosa può riguardarvi, che ne pensate?
Considerate l’idea menzionata per prima, che il paradiso faceva parte della tomba (ebraico, Sceol; greco, Ades). Un esempio tipico di ciò che dicono molti è l’affermazione di L. Albrecht, traduttore della Bibbia in tedesco, secondo il quale con la parola “paradiso” Gesù intendeva quella “parte del regno dei morti dove le anime dei giusti attendono la risurrezione”. Questa è un’idea estesamente accettata perché l’antica letteratura ebraica mostra che in un certo periodo i rabbini ebrei insegnavano che una parte dello Sceol è riservata ai morti che sono nel favore di Dio. The New International Dictionary of New Testament Theology rivela come nacque questo insegnamento: “Infiltratasi la dottrina [greca] dell’immortalità dell’anima, il paradiso diventa il luogo di dimora dei giusti nello stato intermedio”.
Ma è bene considerare questo fatto: Oggi può alcuno dire con certezza che quando Gesù fu sulla terra era diffusa tra gli ebrei questa idea del paradiso? E anche ammesso che lo fosse, non fu il malfattore ebreo a parlare del paradiso. Fu Gesù. Quindi la cosa importante è quello che il Figlio di Dio sapeva dalle Scritture Ebraiche. Chiediamoci: Quando mai Gesù approvò le favole ebraiche o gli insegnamenti pagani? Pensate che Cristo avrebbe accettato un’idea basata sull’insegnamento greco pagano dell’immortalità dell’anima?
Nelle Scritture, l’Ades (o lo Sceol) si riferisce non all’oltretomba della mitologia pagana, ma alla comune tomba del genere umano. La Bibbia indica pure che i morti sono inconsci. (Sal. 146:3, 4; Eccl. 9:5, 10; Giov. 11:11-14) Quindi, allorché Gesù e il malfattore morirono, andarono nella tomba dove furono inconsci, assolutamente inconsapevoli. Pertanto, menzionando il paradiso Cristo non poteva riferirsi a qualche immaginario luogo di beatitudine nello Sceol o nell’Ades. Per di più, la Bibbia dice che con uno speciale miracolo di Dio, Gesù fu risuscitato dall’Ades il terzo giorno, ma non dice che fosse risuscitato il malfattore. — Atti 2:31, 32.
Che dire allora della seconda idea, cioè che menzionando il paradiso Gesù si riferiva all’andare in cielo? Riguardo a Luca 23:43, il professore tedesco di teologia Ulrich Wilckens scrive: “Il ‘Regno’ di Gesù è il paradiso restaurato del tempo della fine, il reame celeste dell’eterna vicinanza a Dio”. Ma vi sembra che la logica o le Scritture confermino una simile interpretazione?
Secondo la Bibbia, nessun uomo, inclusi gli apostoli, poteva essere accettato per la vita celeste finché Gesù non fosse stato sacrificato, non fosse andato in cielo e non avesse aperto o ‘inaugurato’ la via del cielo. (Ebr. 10:12, 19, 20; 1 Cor. 15:20, 23) Perciò, solo alla Pentecoste del 33 E.V., 10 giorni dopo l’ascensione di Gesù al cielo, lo spirito santo fu versato affinché i discepoli ‘nascessero di nuovo’, requisito indispensabile per andare in cielo. (Giov. 3:3, 5; Atti 1:3-9; 2:1-4) Il malfattore appeso al palo accanto a Cristo era morto più di un mese prima, per cui non ‘nacque di nuovo’. Logicamente non avrebbe potuto essere stato chiamato al regno celeste più di quanto non vi fosse stato chiamato Giovanni il Battezzatore, morto anch’egli prima che Cristo offrisse il sacrificio che è la base per ottenere la vita celeste. — Matt. 11:11.a
I concetti teologici considerati sopra suscitano entrambi delle difficoltà. Il gesuita George MacRae osserva: “Dal tempo dei Padri della Chiesa, i commentatori classici del Vangelo di Luca non si sono trovati d’accordo”. Tuttavia significa questo che nessuno possa capire la promessa di Gesù, che Dio incluse nella Bibbia?
Un fatto degno di nota è che alcuni stimati studiosi della Bibbia mettono in relazione la parola “oggi” con la prima parte della dichiarazione di Gesù. Per esempio, J. B. Rotherham la rende in questo modo: “Veramente ti dico in questo giorno: Tu sarai con me in Paradiso”. (Si vedano anche le traduzioni di G. Lamsa e del dott. W. Cureton, e quelle in tedesco di Michaelis e di Reinhardt). Ma è questo che voleva dire Gesù?
Il problema della punteggiatura
La forma grammaticale del testo greco consentirebbe di mettere una virgola (o due punti) sia prima che dopo “oggi”. Ma lo scrittore Luca che punteggiatura mise nella frase? Il fatto è che non mise nessun segno di punteggiatura! Il prof. Oscar Paret spiega che il tipo di scrittura greca in cui fu scritto il “Nuovo Testamento” “consiste esclusivamente di lettere maiuscole . . . poste l’una accanto all’altra senza alcun segno di punteggiatura per separare parole e frasi. La letteratura greca usò questo tipo di scrittura fino al IX secolo E.V.”. Pertanto, traducendo le parole di Gesù, W. G. Ballantine, professore di ebraico e di greco, non inserì alcun segno di punteggiatura: “Ti dico veramente oggi tu sarai con me in Paradiso”. — The Riverside New Testament.
Alcuni sostengono però che l’espressione “Ti dico veramente” o “Veramente ti dico” non consenta l’aggiunta della parola “oggi”. È così? Si noti ciò che scrive il dott. George Lamsa:
“Secondo il modo di parlare aramaico, in questo versetto si dà importanza alla parola ‘oggi’ e si dovrebbe rendere [come la Traduzione del Nuovo Mondo]: ‘Veramente ti dico oggi: tu sarai con me in Paradiso’. . . . Questa caratteristica del linguaggio orientale sottintende che la promessa è stata fatta in un certo giorno e sarà sicuramente mantenuta”. — Gospel Light from Aramaic on the Teachings of Jesus.
Anche le Scritture Ebraiche forniscono numerosi esempi di “oggi” usato in questo modo. — Zacc. 9:12; Deut. 4:26, 39, e 40 altri casi solo nel libro di Deuteronomio.
Inoltre, The Companion Bible fa notare che l’assenza della parola greca corrispondente a “che” (hoti) nella promessa di Gesù è significativa. Se il versetto fosse stato espresso in questo modo: ‘Ti dico che oggi . . .’ o in questo: ‘Ti dico oggi che tu . . .’ il significato sarebbe stato chiaro. Ma non essendoci la parola che, “la relazione della parola ‘oggi’ si deve determinare dal contesto”.b
Quale paradiso, secondo il contesto?
Che cosa indica il contesto? E che cosa c’entra questo con la vostra speranza di vivere un giorno nel paradiso?
Dopo aver menzionato quanto sopra, The Companion Bible aggiunge:
“Quando regnerà il Messia, il Suo Regno trasformerà la terra promessa in un Paradiso. . . . La preghiera [del malfattore] allude alla venuta del Signore e al Suo Regno; e, se la risposta del Signore fu diretta, la promessa dovette riferirsi a quella venuta e a quel Regno, non a qualcosa che sarebbe accaduto nel giorno in cui furono pronunciate le parole”.
E nella nota in calce su Luca 23:43, il traduttore della Bibbia in tedesco L. Reinhardt dice: “La punteggiatura attualmente usata [dalla maggioranza delle Bibbie] in questo versetto è senz’altro errata e contraddice assolutamente il modo di pensare di Cristo e del malfattore. . . . Certo [Gesù] non intendeva il paradiso come una suddivisione del regno dei morti, ma piuttosto la restaurazione del paradiso sulla terra”.
Sì, 1.900 anni fa, quando Gesù fece quella promessa al malfattore, non era ancora arrivato il tempo per stabilire il regno messianico sulla terra. (Riv. 11:15; Atti 1:6, 7) Ma gli avvenimenti storici del nostro tempo che adempiono la profezia biblica indicano che il tempo in cui Cristo deve agire come re intronizzato per eliminare la malvagità dalla terra è imminente. (Matt. 24:3-22) Allora questa terra sarà trasformata in un paradiso, e saranno adempiute le profezie messianiche che può darsi benissimo il malfattore ebreo conoscesse. Mediante il miracolo della risurrezione, molti, incluso quel malfattore, torneranno alla vita nel reame terrestre del Regno. In questo modo Gesù adempirà le parole che disse tanto tempo fa: “Veramente ti dico oggi: Tu sarai con me in Paradiso”.
[Note in calce]
a Si noti che Gesù non ascese al cielo il giorno che morì e nemmeno il giorno in cui fu risuscitato. Poco dopo essere stato risuscitato disse a Maria: “Non sono ancora asceso al Padre”. Questo ha relazione anche con la domanda: Quando si applica ciò che Gesù disse al malfattore? — Giov. 20:17.
b Come esempi nei quali è usato il termine hoti nel testo greco, si vedano le parole di Gesù in Luca 4:21; 19:9; Marco 14:30; Matteo 5:20, 22, 28, 32. — Kingdom Interlinear.
-
-
Cercava il paradiso, l’ha trovatoSvegliatevi! 1980 | 22 gennaio
-
-
Cercava il paradiso, l’ha trovato
Un giovane che si stava specializzando in filosofia e teologia alla Pacific University dell’Oregon divenne un forte consumatore e spacciatore di droga. Egli narra: “I miei studi teologici erano stati sufficienti per convincermi che non volevo aver niente a che fare con la religione”. Deluso, interruppe gli studi e andò a vivere nei boschi. “Cominciai a lavorare nel bosco”, racconta, “convinto che stare vicino alla natura fosse il solo modo per avvicinarmi a Dio”. Intanto continuava a bere e a drogarsi.
“Quando andavo a prendere la posta all’ufficio postale”, dice, la donna che vi lavorava “mi diceva che dovevo smettere di far le cose che facevo; che Dio intendeva creare ‘un paradiso’ qui sulla terra . . . L’idea che qualcuno potesse vivere in un paradiso sulla terra mi era nuova”. Cominciò dunque a studiare la Bibbia con il figlio di questa donna. In proposito fa i seguenti commenti: “Il fatto che c’era la possibilità di vivere nel bosco su un bel pianeta, lungo corsi d’acqua, ecc., queste cose veramente facevano appello al mio amore per la natura. Cominciai a prendere la cosa sul serio e a cercar di cambiare le mie abitudini”. Col tempo la speranza del paradiso, basata sulla Bibbia, aiutò questo giovane a purificare la sua vita.
-