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Vita futura mediante la risurrezioneLa Torre di Guardia 1979 | 15 febbraio
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La ragione Gesù la indicò quando disse: “Come il Padre ha in sé la vita, così ha concesso anche al Figlio d’avere in sé la vita”. (Giov. 5:26) Cosa significa veramente che il Padre ha “in sé la vita”? Significa solo che è vivo come unico “Dio vivente e vero”? (1 Tess. 1:9) Significa che ha la vita indipendente o innata? In altre parole, l’immortalità? Così l’intende An American Translation, poiché rende Giovanni 5:26 in questo modo: “Come il Padre è autoesistente, così ha dato l’autoesistenza al Figlio”. In armonia con ciò, The Holy Bible in Modern English di Farrar Fenton attribuisce al nome Geova il significato di “Sempre Vivente”, per cui rende Isaia 42:8 così: “Io sono Sempre Vivente, poiché questo è il mio nome”. Geova è stato chiamato “L’Autoesistente”.
16. Se il fatto che il Padre diede al Figlio d’avere “in sé la vita” significava solo che gli aveva dato la vita perfetta, perché il Figlio non sarebbe stato nulla di speciale sotto questo aspetto?
16 Tuttavia, seguendo il filo del ragionamento dell’immediato contesto, l’espressione “ha in sé la vita” ha un significato più vigoroso che autoesistenza. L’espressione significa che il Padre celeste ha in sé una riserva di vita, per cui, come un padre, è in grado di dare la vita ad altri. Per questo, fu in grado di dare la vita a suo Figlio in quantità tale che anch’egli sarebbe stato in grado di dare la vita ad altri. Se il fatto che il Padre diede al Figlio la capacità d’avere “in sé la vita” significava solo che gli aveva dato la vita perfetta, allora il Figlio non sarebbe stato nulla di speciale. Perché no? Perché Dio diede la vita perfetta anche ai celesti angeli. Non solo, ma diede la vita perfetta ad Adamo ed Eva nel giardino d’Eden. Ma perché al Figlio di Dio fu dato d’avere “in sé la vita”?
17. Perché fu dato al Figlio d’avere “in sé la vita”, e come concorda con questo la sua preghiera di Giovanni 17:1, 2?
17 Perché il Figlio di Dio depose la sua vita umana perfetta come sacrificio umano per tutta l’umanità. (Matt. 20:28; 1 Tim. 2:5, 6) In questo modo poté ricomprare l’umanità dalla morte a cui era condannata a causa dell’imperfezione ereditata. Con questo pensiero in mente, la sera di Pasqua Gesù poté iniziare la sua preghiera con le parole: “Padre, l’ora è venuta; glorifica il tuo figlio, affinché il tuo figlio glorifichi te, secondo che gli hai dato autorità sopra ogni carne, onde, rispetto all’intero numero di quelli che tu gli hai dati, egli dia loro vita eterna”. — Giov. 17:1, 2.
18. In che modo la traduzione che fa R. A. Knox di Giovanni 5:26 rende evidente questa verità, e quando fu autorizzato Cristo a impartire la vita?
18 The New Testament of Our Lord and Savior Jesus Christ di Ronald A. Knox comprende tale verità e la rende evidente nella traduzione di Giovanni 5:26. Ivi si legge: “Come il Padre ha in sé il dono della vita, così ha concesso anche al Figlio d’avere in sé il dono della vita”.a Dopo la morte in sacrificio, la risurrezione e la presentazione del valore della sua perfetta vita umana al Padre celeste, Gesù Cristo poté essere autorizzato a impartirne i benefici a quelli che ne avevano bisogno, a tutta la condannata e moritura umanità. Quindi, in Romani 6:23, leggiamo: “Il salario che il peccato paga è la morte, ma il dono che dà Dio è la vita eterna mediante Cristo Gesù nostro Signore”.
19. Perché Gesù Cristo è colui che Dio impiega legittimamente per giudicare l’umanità?
19 Essendo un uomo di carne e sangue, Gesù il “Figlio dell’uomo” poté offrire a Dio l’esatto corrispondente di ciò che Adamo aveva perduto a danno di tutti i suoi discendenti con il suo peccato volontario in Eden. (Ebr. 2:9, 14, 15; Giov. 1:14) Dato che Geova Dio lo impiega per dare la vita alla condannata moritura umanità, il “Figlio dell’uomo”, Gesù Cristo, è colui che Geova impiega legittimamente per giudicare l’umanità redenta.
20. In Giovanni 5:26, 27, cosa disse Gesù dell’autorità di giudicare, e come lo confermò Paolo nel discorso sul Colle di Marte?
20 In armonia con questo fatto, Gesù proseguì dicendo: “Così [il Padre] ha concesso anche al Figlio d’avere in sé la vita. E gli ha dato autorità di giudicare, perché è Figlio dell’uomo”. (Giov. 5:26, 27) Dato che l’ora glorificato Gesù Cristo fu un tempo anch’egli un uomo in un corrotto sistema di cose mondiale, può essere un giudice misericordioso e giusto verso quelli che redense dalla morte. Questo fatto fu chiaramente esposto al più alto corpo giudiziario nell’antica città di Atene, in Grecia, quando l’apostolo Paolo si levò fra i giudici sul Colle di Marte e disse: “[Egli, l’Iddio a loro sconosciuto,] ha stabilito un giorno in cui si propone di giudicare la terra abitata con giustizia mediante un uomo che ha costituito, e ne ha fornito garanzia a tutti in quanto lo ha risuscitato dai morti”. — Atti 17:23, 31.
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Risurrezione di vita e risurrezione di giudizioLa Torre di Guardia 1979 | 15 febbraio
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Risurrezione di vita e risurrezione di giudizio
1, 2. Perché la dichiarazione di Gesù, che gli era stata data l’autorità di giudicare, non è troppo meravigliosa per crederci?
NEL giorno “stabilito” da Dio, suo Figlio userà il “dono della vita”. (Giov. 5:26, Knox) Risusciterà i morti umani a cui si applicano i benefici del suo sacrificio di riscatto. Il “giorno” sarà un tempo di giudizio, non però di 24 ore. Sarà il periodo di 1.000 anni stabilito per il regno di Cristo. (Riv. 20:4-6) In seguito al procedimento di giudizio, alcuni otterranno la vita e altri la condanna giudiziaria alla distruzione. Ci sembra questa una cosa meravigliosa dal momento che oggi ci sono tanti errori giudiziari e tanta confusione religiosa su quello che sarà il divino giorno di giudizio? Sembrò meravigliosa ai giudei del giorno di Gesù, che osservavano il sabato.
2 Perciò Gesù disse loro: “Non vi meravigliate di questo, perché l’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne verranno fuori, quelli che hanno fatto cose buone alla risurrezione di vita, quelli che hanno praticato cose vili alla risurrezione di giudizio. Io non posso fare una sola cosa di mia propria iniziativa; come odo [dal Padre quale Supremo Giudice], giudico; e il giudizio che rendo è giusto, perché cerco non la mia volontà ma la volontà di colui che mi ha mandato”. — Giov. 5:28-30.
3. In che modo quelli che passano dalla morte alla vita o che non incorrono nel giudizio avverso sono diversi da quelli di cui parlò Gesù in Giovanni 5:28, 29, e che classe di persone devono essere?
3 Prima di dire le succitate parole, in Giovanni 5:24, 25 Gesù aveva parlato di altri “morti” per i quali era cominciata “l’ora” di divenire viventi. Questi erano definiti “morti” eppure non erano ‘‘nelle tombe commemorative”. Udivano già allora la “parola” pronunciata dal Figlio di Dio e credevano a Colui che lo aveva mandato. Passavano così dalla morte alla vita e non sarebbero incorsi nel giudizio avverso. Essendo coloro che ascoltano la voce del Figlio di Dio passati dalla morte alla vita è detto che vivono e hanno la prospettiva della vita eterna. Deve trattarsi di quelli che diventano celesti coeredi di Gesù Cristo, cioè i 144.000 che ricevono la risurrezione
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