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PastoAusiliario per capire la Bibbia
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moderazione può essere molto piacevole, la condizione di chi ha cuore gioioso è paragonabile a un continuo banchetto. (Prov. 15:15) Anche un’atmosfera amorevole contribuisce al godimento di un pasto. Il proverbio dice: “È meglio un piatto di verdura dove c’è amore che un toro ingrassato insieme all’odio”. — Prov. 15:17.
USO FIGURATIVO
Prendere un pasto con qualcun altro significava che fra i due c’era pace e amicizia. Perciò chi aveva il privilegio di mangiare regolarmente alla tavola di un re era particolarmente favorito e godeva di grande intimità col monarca. (I Re 2:7) Questa intima relazione è ciò che Gesù promise ai suoi fedeli discepoli quando disse loro che avrebbero mangiato e bevuto con lui nel suo regno. — Luca 22:28-30; vedi anche Luca 13:29; Rivelazione 19:9.
Lo sterminio di coloro che si oppongono a Dio offre l’occasione per un “grande pasto serale”. Si tratta di un pasto per gli uccelli che si nutriranno dei cadaveri degli uccisi. (Riv. 19:15-18) Un pasto ben diverso è il grande banchetto per tutti i popoli menzionato in Isaia 25:6.
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PastoreAusiliario per capire la Bibbia
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Pastore
Colui che cura, pascola e sorveglia greggi di pecore e capre. (Gen. 30:35, 36; Matt. 25:32) Il mestiere di pastore risale al tempo di Abele figlio di Adamo. (Gen. 4:2) Benché altrove fossero rispettati, nell’Egitto dedito all’agricoltura i pastori erano disprezzati. — Gen. 46:34.
Spesso badavano al gregge il proprietario, i suoi figli (sia maschi che femmine) o un altro parente. (Gen. 29:9; 30:31; I Sam. 16:11) I ricchi, come Nabal, avevano dei servitori che lavoravano come pastori, e al di sopra di questi ci poteva essere un pastore capo o principale. (I Sam. 21:7; 25:7, 14-17) Quando il proprietario o i suoi familiari si occupavano degli animali, il gregge di solito stava bene. Un salariato invece non aveva lo stesso interesse personale per il gregge, che perciò a volte soffriva. — Giov. 10:12, 13.
L’equipaggiamento del pastore poteva includere una tenda (Isa. 38:12), un mantello o una veste in cui potesse avvolgersi (Ger. 43:12), una verga e una fionda come difesa, una bisaccia in cui tenere le provviste di cibo (I Sam. 17:40; Sal. 23:4) e un lungo bastone ricurvo o a uncino che serviva per guidare il gregge. — Lev. 27:32; Mic. 7:14.
I pastori nomadi, come Abraamo, abitavano in tende e si spostavano da una località all’altra per trovare pascolo per le loro greggi. (Gen. 13:2, 3, 18) A volte però il proprietario degli animali rimaneva in una determinata località, a casa sua o in un campo base, mentre i servitori o i familiari si spostavano insieme al gregge. — Gen. 37:12-17; I Sam. 25:2, 3, 7, 15, 16.
LE PECORE NE RICONOSCONO LA VOCE
A volte greggi di diversi pastori venivano rinchiuse per la notte in uno stesso ovile, con un portiere per sorvegliarle. Quando la mattina arrivavano i pastori essi chiamavano il proprio gregge e le pecore rispondevano al loro pastore e soltanto a lui. Camminando davanti al gregge il pastore lo conduceva al pascolo. (Giov. 10:1-5) In base a osservazioni fatte in prima persona in Siria e in Palestina nei XIX secolo, W. M. Thomson (The Land and the Book, 3ª ed., 1966, pp. 202, 203) scrisse: “[Le pecore] sono così mansuete e così ben addestrate che seguono il loro custode con la massima docilità. Egli le conduce fuori dell’ovile, o fuori delle case nei villaggi, portandole dove vuole. Poiché in un luogo come questo ci sono molte greggi, ciascuno prende un sentiero diverso, ed è affar suo trovare il pascolo. È dunque necessario insegnare loro a seguire, e a non disperdersi nei campi di grano non recinti che, da entrambe le parti, costituiscono una grande tentazione. Quella che così si svii certamente si troverà in difficoltà. Il pastore ogni tanto lancia un richiamo acuto, per ricordare loro la sua presenza. Esse conoscono la sua voce e proseguono; ma se chiama un estraneo, si fermano di botto, alzano la testa allarmate e, se si ripete, si voltano e fuggono, perché non riconoscono la voce di un estraneo. Questo non è la fantastica descrizione di una parabola; è un fatto autentico. Più volte ho fatto l’esperimento. Il pastore va avanti, non solo per indicare la via, ma per assicurarsi che sia praticabile e sicura”.
La sera il pastore riportava gli animali nell’ovile, si fermava accanto alla porta e contava le pecore mentre passavano sotto il bastone ricurvo o sotto le sue mani. — Lev. 27:32; Ger. 33:13.
UNA VITA DURA
La vita del pastore non era facile. Era esposto al caldo e al freddo e anche a notti insonni. (Gen. 31:40; Luca 2:8) Nonostante il pericolo che correva lui stesso, proteggeva il gregge da animali da preda, come leoni, lupi e orsi, e anche dai ladri. (Gen. 31:39; I Sam. 17:34-36; Isa. 31:4; Amos 3:12; Giov. 10:10-12) Il pastore doveva impedire al gregge di disperdersi (I Re 22:17), cercare la pecora smarrita (Luca 15:4), portare in braccio gli agnelli deboli o stanchi (Isa. 40:11) e curare le pecore malate o ferite, fasciando zampe rotte e strofinando le ferite con olio d’oliva. (Sal. 23:5; Ezec. 34:3, 4; Zacc. 11:16) Doveva inoltre aver cura delle pecore che allattavano. (Gen. 33:13) Ogni giorno, di solito verso mezzogiorno, il pastore abbeverava il gregge. (Gen. 29:3, 7, 8) Se gli animali venivano abbeverati presso un pozzo, si dovevano riempire d’acqua dei trogoli o fossati nel terreno. (Eso. 2:16-19; confronta Genesi 24:20). Presso i pozzi a volte si facevano spiacevoli incontri con altri pastori. — Gen. 26:20, 21.
Il pastore aveva diritto a una parte del prodotto del gregge (I Cor. 9:7) e spesso il suo salario era pagato in natura, con animali (Gen. 30:28, 31-33; 31:41), ma a volte anche in denaro. (Zacc. 11:7, 12) In certi casi doveva risarcire i danni (Gen. 31:39), tuttavia sotto il patto della Legge non era richiesto risarcimento per l’animale sbranato da una bestia feroce. — Eso. 22:13.
Quello che si è detto a proposito dei pastori vale anche per i mandriani. L’occupazione di questi ultimi non era di badare a pecore e capre come i pastori, ma a mandre di bovini, asini, cammelli e porci. — Gen. 12:16; 13:7, 8; Matt. 8:32, 33.
USO FIGURATIVO E ILLUSTRATIVO
Geova è un Pastore che ha amorevole cura delle sue pecore, cioè del suo popolo. (Sal. 23:1-6; 80:1; Ger. 31:10; Ezec. 34:11-16; I Piet. 2:25) Suo Figlio Gesù Cristo è il “grande pastore” (Ebr. 12:20) e il “capo pastore”, sotto la cui direttiva, nelle congregazioni cristiane, i sorveglianti pascono il gregge di Dio, volontariamente, altruisticamente e premurosamente. (I Piet. 5:2-4) Gesù disse di essere il “pastore eccellente”, che ha realmente compassione per le “pecore” e lo ha dimostrato cedendo la sua anima per loro. (Giov. 10:11; vedi Matteo 9:36). Ma, come era stato predetto, colpendo il “pastore eccellente” il gregge si sarebbe disperso. — Zacc. 13:7; Matt. 26:31.
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