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Agiscono secondo ciò che imparanoLa Torre di Guardia 1969 | 15 novembre
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“Non erano passati tre mesi dal nostro primo studio biblico, e ci sarebbe stata un’assemblea. La donna pensò di doversi battezzare per simboleggiare la dedicazione che aveva già fatta. Pensai: ‘Tre mesi, è troppo presto!’ Ma poi pensai: ‘Ha letto il libro Verità nonché altra letteratura; va di porta in porta e tiene studi biblici. Frequenta tutte le adunanze, ma tre mesi non sono molto’. Il ministro che presiedeva la nostra congregazione la interrogò riguardo alle esigenze fondamentali, e non solo ella conosceva le risposte ma anche le scritture relative alle risposte. Ebbene, inutile dirlo, fu battezzata”.
Com’è emozionante vedere tante persone simili a pecore che agiscono secondo ciò che imparano dalla Sacra Parola di Dio! Che gioia deve recare a Geova il fatto che tanti accolgono il suo invito di acquistare conoscenza di lui e servirlo per sempre nella felicità!
Studiate la Bibbia coi testimoni di Geova? Se no, vi incoraggiamo a studiarla. Se sì, agite secondo quello che imparate riguardo alla verità di Dio? Pensate a ciò che scrisse una donna alla Società Torre di Guardia riguardo ai testimoni di Geova: “Sono lieta che vi siano persone disposte a insegnare ad altri a conoscere la Bibbia. Sì, persone sempre pronte ad aiutare altri a rispondere a domande così importanti per loro. Il mondo ha bisogno di più persone come queste”.
Aiuterete a soddisfare questo bisogno partecipando all’importantissima opera di impartire istruzione biblica? In tal caso, proverete la grande felicità che deriva dall’agire secondo ciò che imparate!
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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1969 | 15 novembre
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Domande dai lettori
● Significa Giovanni 20:23 che alcuni uomini siano autorizzati a perdonare i peccati? — F.M., U.S.A.
Bisogna notare sin dall’inizio che quelli che consideriamo sono i peccati contro Dio o la violazione di una delle leggi di Dio come furto, menzogna o commettere immoralità sessuale. Occasionalmente qualcuno può “peccare” contro un cristiano con un’azione sgarbata, pettegolando contro di lui o trasgredendo personalmente in qualche altra maniera contro il cristiano. La Bibbia ci esorta a perdonare in tali casi. (Efes. 4:32; 1 Piet. 4:8) Ma che dire dei peccati gravi contro Dio che è nei cieli?
L’occasione in cui fu fatta la dichiarazione di Giovanni 20:23 fu un’apparizione di Cristo ai “discepoli” dopo la sua risurrezione. Dopo aver detto loro che li avrebbe mandati, e aver indicato che avrebbero presto ricevuto lo spirito santo, Gesù disse: “A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti”. — Giov. 20:21-23.
Mentre questo versetto da solo pare voglia dire che gli apostoli potessero perdonare i peccati, non possiamo ignorare la testimonianza del resto della Bibbia. Dobbiamo essere di mente nobile come i Bereani, “esaminando attentamente le Scritture” per vedere che cosa è così. — Atti 17:11.
Quando il re Davide ebbe peccato, a chi chiese perdono? Nel suo tempo c’erano sacerdoti giudei ordinati da Dio che prestavano servizio nel tabernacolo. Comunque, Davide scrisse: “Dissi: ‘Farò confessione delle mie trasgressioni a Geova’. E tu stesso [Dio] perdonasti l’errore dei miei peccati”. (Sal. 32:5) Cambiò questo Gesù quando venne? No, poiché ci insegnò a pregare: “Padre nostro che sei nei cieli, . . . perdonaci i nostri debiti [o falli]”. (Matt. 6:9, 12) E così i discepoli di Gesù capirono la cosa. Sapevano che non era qualche uomo, ma Dio, a poter ‘perdonare i nostri peccati e purificarci da ogni ingiustizia’. — 1 Giov. 1:9.
In che modo, quindi, i discepoli a cui Gesù rivolse le parole di Giovanni 20:23 erano inclusi nel perdono? Un commento che Cristo aveva fatto in precedenza aveva fatto luce su questo. In Matteo 18:15-17 Gesù aveva spiegato ciò che uno doveva fare se un suo fratello spirituale aveva peccato contro di lui. L’ultimo passo era quello di far sapere la cosa agli anziani spirituali della congregazione. (Giac. 5:14, 15) Se il peccatore rifiutava di pentirsi del suo grave peccato, doveva essere espulso dalla congregazione. Erano forse alcuni uomini a decidere di perdonare o ritenere i suoi peccati? No, essi semplicemente agivano conforme a ciò che potevano concludere era stato già fatto in cielo. Come l’avrebbero saputo? Da ciò che Dio aveva rivelato nella sua Parola in proposito. — 2 Tim. 3:16, 17.
Questo si comprende dalle successive parole di Gesù: “Veramente vi dico: Tutte le cose che legherete sulla terra saranno state legate nel cielo, e tutte le cose che scioglierete sulla terra saranno state sciolte nel cielo”. (Matt. 18:18) Benché alcune versioni della Bibbia rendano questo versetto in modo da far pensare che l’azione celeste avvenga dopo la decisione terrena, il noto traduttore della Bibbia Robert Young disse che letteralmente dovrebbe essere: “Sarà ciò che è stato (già) legato”.
Per cui, se un cristiano, per esempio, mentiva e quando gli anziani della congregazione si riunirono con lui per questa ragione egli si rifiutò di pentirsi della propria condotta disonesta, la veduta di Dio, com’è rivelata nella sua Parola, era già nota. Se il peccatore si pentiva, Dio lo perdonava. (Isa. 55:7) E Geova avrebbe perdonato chi avesse peccato senza intenzione. Ma non avrebbe perdonato il peccatore intenzionale che non si fosse pentito. (Num. 15:22-31) Conoscendo questo, i rappresentanti della congregazione potevano decidere in base ai fatti e all’attitudine del peccatore come trattarlo. E poiché conoscevano dalla Bibbia qual era la veduta di Dio, la loro decisione circa l’espulsione dalla congregazione di chi aveva peccato sarebbe stata quella che Dio aveva già decisa in cielo.
Che quanto sopra fosse il modo in cui Matteo 18:18 e Giovanni 20:23 erano compresi dai cristiani del primo secolo si vede chiaramente da I Corinti, capitolo 5. Nella congregazione di Corinto c’era un peccatore volontario non pentito. Avrebbero potuto gli anziani di quella congregazione o perfino l’apostolo Paolo personalmente ‘perdonare i peccati di quella persona’ o ‘ritenere i peccati di quella persona’? No, ma siccome sapevano come Dio considerava tale peccatore non pentito, erano obbligati ad espellerlo dalla congregazione, dimostrando a tutti che i suoi peccati erano evidentemente “ritenuti” su di lui da Dio e non erano perdonati.
Mentre Matteo 18:18 e Giovanni 20:23 poterono essere proferiti direttamente dagli apostoli, da ciò che Paolo scrisse ai Corinti si comprende con chiarezza che gli anziani spirituali in ciascuna congregazione dovevano applicare le parole di Gesù. Questo si può anche capire dai messaggi inviati alle congregazioni di Pergamo e di Tiatira. (Riv. 2:12-16, 20-24) Cristo fu contro quelle congregazioni che non avevano espulso i malfattori, legando così sulla terra ciò che era stato già legato in cielo.
Ma quando il peccatore in effetti si pente, quelli che agiscono per conto della congregazione possono permettergli di continuare ad associarsi con la congregazione o lo possono riaccettare se era stato disassociato. Apparentemente questo è ciò che accadde in seguito a Corinto. Sapendo che Dio avrebbe perdonato tale individuo, Paolo esortò i cristiani a riaccettarlo nella congregazione. (2 Cor. 2:6-8) Non avrebbero perdonato i suoi peccati essi stessi; Geova solo poteva far questo. Ma agendo conforme ai princìpi contenuti nella Parola di Dio potevano pervenire alla conclusione che i suoi peccati erano stati perdonati da Dio in cielo. Così, si sarebbero avverate le parole di Giovanni 20:23: “A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati”.
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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1969 | 15 novembre
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Domande dai lettori
● Perché la Traduzione del Nuovo Mondo dice “epilettico” in Matteo 4:24, mentre alcune traduzioni dicono “lunatico”? — P. K., U.S.A.
Nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture questo versetto dice: “E la notizia di lui si sparse in tutta la Siria; e gli condussero tutti quelli che si sentivano male, afflitti da varie malattie e tormenti, persone possedute da demoni ed epilettici e paralitici, ed egli li guarì. — Matt. 4:24.
La parola greca tradotta “epilettico” in Matteo 4:24 e 17:15 è seleniazomai, che significa letteralmente “essere colpito dalla luna”. Molte traduzioni della Bibbia più antiche hanno usato la corrispondente parola “lunatico”, dal latino luna. “Lunatico”, però, dà adeguatamente il corretto significato? No, poiché gli studiosi in genere convengono che la malattia intesa non è l’alienazione mentale o la pazzia, ma piuttosto la malattia cronica del sistema nervoso centrale detta ora epilessia. E questo intendimento è confermato dall’uso di questa parola greca nell’antica letteratura non biblica.
Un tempo le persone credevano che “gli attacchi epilettici seguissero, a quanto si supponeva, le fasi della luna”. (Word Pictures in the
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