I servitori pascolano il gregge
“Pascete il gregge di Dio”. — 1 Piet. 5:2.
1. Com’è Geova il Gran Pastore del suo popolo?
GEOVA è il Gran Pastore di tutto il suo popolo. Nessuno è più grande di lui nella manifestazione dell’amore e della sapienza e nell’esercizio della giustizia e della potenza a favore del suo popolo. Nel trattare col suo gregge egli è più fedele e giusto di qualsiasi pastore umano, verso i suoi piccoli più tenero e compassionevole di qualsiasi mandriano di questo mondo nel difendere il suo popolo più potente e fiero di qualsiasi guardiano di pecore naturali. In ogni tempo Geova protegge quelli che sono dediti a lui dai nemici selvaggi e bestiali, mentre al tempo stesso procura loro fertili pascoli di alimenti spirituali e li conduce lungo i torrenti di rinfrescanti acque datrici di vita che defluiscono costantemente dalla sua Parola di verità. Certo il Gran Pastore è Geova!
2. Nominando chi egli mostra d’essere un pastore superiore?
2 Non è una sorpresa constatare che questo Pastore Superiore impieghi metodi superiori e totalmente diversi da quelli adoperati da altri nel curare, custodire il suo numeroso gregge e procurargli quanto gli è necessario. Invece di costituire dei mercenari, come papi, cardinali, arcivescovi e vescovi, dando loro titoli grandi e altisonanti, stabilendoli per signoreggiare sul gregge, l’Iddio Onnipotente suscita di mezzo al suo gregge alcuni che Egli nomina servitori o “schiavi” onde abbiano cura di quanto occorre ai loro fratelli sotto la sua direzione. Fedeli alla loro nomina di servitori, questi servi delle pecore non tentano mai di far deviare il gregge dalla retta via o di sfruttarlo a loro proprio profitto, ma guidano e dirigono le pecore del Signore nella via segnata da Dio. Perciò è Geova Dio che assume la piena responsabilità e riceve tutto il credito e la lode per la via della prosperità nella quale si trova ora il suo popolo. Mediante lo studio delle Scritture troveremo che questa è la via stabilita dal Signore Iddio per provvedere ai bisogni della sua organizzazione teocratica.
3. Come si mostra egli pastore per mezzo di Mosè e di Davide?
3 Nei tempi antichi fu il Gran Pastore Geova che condusse il popolo d’Israele, insieme a una moltitudine mista fuori d’Egitto attraverso i deserti della penisola del Sinai verso l’ostile paese ora chiamato Palestina, e lo fece per mezzo di fedeli servitori come Mosè ed Aaronne. “Tu conducesti il tuo popolo come un gregge, per mano di Mosè e d’Aaronne”. (Sal. 77:20) Fu Geova che “fece partire il suo popolo a guisa di pecore, e lo condusse a traverso il deserto come una mandra”. (Sal. 78:52) Quando peccarono e si trovarono nell’afflizione fu al loro Gran Pastore Geova che gridarono: “Porgi orecchio, o Pastore d’Israele, che guidi Giuseppe come un gregge; o tu che siedi sopra i cherubini”. (Sal. 80:1) Poi Iddio chiamò Davide di fra i suoi fratelli e lo stabilì sul suo gregge d’Israele affinché avesse cura dei loro particolari bisogni. “E l’Eterno t’ha detto [a Davide]: Tu pascerai il mio popolo d’Israele, tu sarai il principe d’Israele”. (2 Sam. 5:2; 1 Cron. 11:2) Ora Davide era un uomo umile, un uomo secondo il cuore di Dio, e sebbene sedesse sul “trono di Geova”, non dimenticò mai d’essere un semplice servitore del Gran Pastore. (1 Sam. 13:14; Atti 13:22; 1 Cron. 29:23) Davide si rese conto che effettivamente era Dio che provvedeva il cibo necessario, aveva cura e guidava il suo popolo eletto nella retta via, e perciò cantò: “L’Eterno è il mio pastore, nulla mi mancherà. Egli mi fa giacere in verdeggianti paschi, mi guida lungo le acque chete. Egli mi ristora l’anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amor del suo nome. Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, io non temerei male alcuno, perché tu sei meco; il tuo bastone e la tua verga son quelli che mi consolano”. — Sal. 23:1-4.
4. Perché i servitori devono conoscere il metodo di Dio d’aver cura delle sue pecore?
4 Il “gregge di Dio” oggi, non è formato di quadrupedi, rivestiti di lana, muti, ma, come dicono le Scritture, è costituito di “uomini”, uomini di buona volontà, il popolo del Signore. “Voi, pecore mie, pecore del mio pascolo, siete uomini, e io sono il vostro Dio, dice l’Eterno”. (Ezech. 34:31) Poiché i lettori di questa rivista sono in maggioranza umili e mansueti e hanno disposizione alla gentilezza come l’ha la pecora, mostrano con la loro prontezza nel seguire il Gran Pastore Geova che ora son raccolti di già o stanno per essere raccolti insieme nell’ovile del Signore. “Riconoscete che l’Eterno è Dio; è lui che ci ha fatti, e noi siam suoi; siamo il suo popolo e il gregge ch’egli pasce”. (Sal. 100:3) È importante quindi per tutti gli appartenenti a questo gregge conoscere e comprendere il metodo adottato da Dio per soddisfare i bisogni del suo popolo. Essi dovrebbero rendersi conto ch’egli ha nominato dei servitori per nutrirli, soccorrerli e consolarli in questi tempi moderni. È bene altresì che questi servitori comprendano ed apprezzino le grandi responsabilità e i doveri posti dal Signore su di loro. Non devono trascurare tali doveri. Non devono abusare di tali privilegi. Devono fedelmente aver cura di questi doveri che Iddio ha loro assegnati a onore e gloria del Gran Pastore e per la benedizione del suo gregge.
IL SOMMO SERVITORE E PASTORE
5. Chi è il Sommo e Buon Pastore? Perché dobbiamo guardare lui?
5 Ecco Cristo Gesù da Dio nominato Sommo Pastore e al tempo stesso Buon Pastore del Suo gregge! (1 Piet. 5:4; Giov. 10:14) Guardiamo “Gesù, duce e perfetto esempio di fede, il quale per la gioia che gli era posta dinanzi sopportò la croce sprezzando il vituperio, e s’è posto a sedere alla destra del trono di Dio. Poiché, considerate colui che sostenne una tale opposizione dei peccatori contro a sé, onde non abbiate a stancarvi, perdendovi d’animo”. (Ebr. 12:2, 3) Sì, guardiamo questo Figliuol di Dio come l’esempio perfetto suscitato di fra i suoi fratelli per essere servitore del gregge. (Atti 3:22) Egli sopportò fedelmente persecuzioni e privazioni, mentre ricercava le pecore smarrite e ne aveva cura. Gl’insulti e i vituperi accumulati su lui da questo mondo di Egiziani antitipici, i quali lo odiavano e disprezzavano perché egli era il Sommo Pastore, il Figliuolo del Gran Pastore, non lo fermarono né lo fecero deviare dalla missione che gli era stata assegnata. “Poiché gli Egiziani hanno in abominio tutti i pastori,” sia nel tipo, sia nell’antitipo; ma questo non indusse Gesù a cambiare l’occupazione di primo servitore e pastore di Dio. — Gen. 46:34.
6. Da quali tre speciali figure caratteristiche fu egli prefigurato?
6 La profezia scritta molti secoli prima della nascita di Gesù mostrava ch’egli era destinato ad essere il Sommo Pastore di Geova, ed egli era determinato a compiere questa parte. Mosè, il pastore dell’Israele carnale, fu un tipo di Cristo, il pastore del vero Israele di Dio. (Deut. 18:15; Atti 3:22) Davide, che pascolò il popolo eletto di Dio, fu una figura di Cristo Gesù, il Davide più grande, nel quale trova adempimento la seguente profezia di Ezechiele: “Il mio servo Davide sarà re sopra loro, ed essi avranno tutti un medesimo pastore”. (Ezech. 37:24; Luca 1:32, 33) Cristo il Pastore è altresì definito nella profezia come il Ciro più grande, preannunziato da Isaia come segue: “Così parla l’Eterno. . . . di Ciro: Egli è il mio pastore; egli adempirà tutta la mia volontà”. — Isa. 44:24, 28.
7. In che modo mostrò Gesù sulla terra compassione come la mostra Dio per le pecore?
7 Troviamo quindi che “il gran Pastore delle pecore, Gesù”, manifesta lo stesso amore, la stessa devozione e la stessa tenerezza per le pecore del Signore manifestata dal Padre suo. (Ebr. 13:20) Gesù, l’unto, provvide senza posa ai bisogni dei suoi fratelli, del gregge di Dio. Egli andò instancabilmente alla ricerca delle pecore disperse e affamate, e quando le trovò le alimentò del nutrimento più conveniente per la loro salute e per il loro benessere. “E Gesù andava attorno per tutte le città e per i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando l’evangelo del Regno, e sanando ogni malattia ed ogni infermità. E vedendo le turbe, n’ebbe compassione, perch’erano stanche e sfinite, come pecore che non hanno pastore”. (Matt. 9:35, 36) Il Buon Pastore non restava indifferente verso questa moltitudine affamata del pane della vita e assetata dell’acqua della verità. Egli poteva essere stanco ed esausto per i lunghi viaggi attraverso tutte le città e i villaggi e per la sua estenuante opera di ammaestramento e di predicazione e di guarigione dei malati ed infermi, ma ciò non ostante non lasciò queste moltitudini senza pastore fino ad alquanto tempo dopo. Leggiamo che, vedendo che erano pecore disperse “egli si mise ad insegnar loro molte cose” additando loro la retta via che conduce alla vita eterna. (Mar. 6:34) Senza dubbio molti di quella moltitudine diedero ascolto, si ravvidero, si misero sulla retta via e in seguito continuarono a seguire il Buon Pastore, dando lode al Grande Pastore, Geova. L’apostolo Pietro ci dice che tutti i Cristiani si erano trovati nel passato nelle stesse disperate condizioni. “Perciocché eravate come pecore smarrite, ma ora siete ritornati al pastore ed al sorvegliante delle vostre anime”. — 1 Piet. 2:25, Cocorda.
8. Che cosa fece egli diventare pastore e per darne prova?
8 Perché diventasse il Sommo Pastore di Geova, era necessario che Gesù deponesse la gloria celeste che aveva avuto prima come Logos, e prendesse la forma di un servitore, umiliandosi fino al punto di fare il lavoro di solito eseguito dagli schiavi. Gesù si era consacrato per fare, non la sua volontà, ma quella del suo Padre celeste; cosicché se era secondo la volontà e il proposito di Geova che il suo diletto. Figliuolo diventasse servitore o schiavo dei suoi fratelli, chi era lui per trovar da ridire, ribellarsi e mormorare riguardo alla sua missione? Invece di lagnarsi e intraprendere il suo compito di malavoglia, Gesù operò con zelo ed energia come un umile schiavo in mezzo al gregge di Dio. Il suo cibo e la sua forza erano l’adempimento della volontà del suo Padre celeste, indipendentemente dal disagio o dalla privazione personale che gli avrebbe recato. (Giov. 4:34; 6:38) A questo riguardo, egli costituisce un nobile esempio che tutti i servitori di Dio devono seguire. Chiunque aspira d’essere servitore dell’Iddio Altissimo deve avere la stessa attitudine mentale e tenere la stessa condotta di umiltà; tale è il consiglio dato dall’apostolo Paolo: “Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù; il quale, essendo in forma di Dio non reputò cosa da ritenere con avidità l’essere uguale a Dio, ma annichilì se stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini; ed essendo trovato nell’esteriore come un uomo, abbassò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte della croce”. — Filip. 2:5-8, nota in calce.
9. Come provvide egli alle necessità del suo gregge dopo la sua dipartenza?
9 Simile a Mosè che fu “fedele in tutta la casa di Dio come servitore”, così anche il Mosè più grande, Cristo Gesù. (Ebr. 3:5) E come “Mosè parlò all’Eterno, dicendo: L’Eterno, l’Iddio degli spiriti d’ogni carne, costituisca su questa raunanza un uomo che esca davanti a loro ed entri davanti a loro, e li faccia uscire e li faccia entrare, affinché la raunanza dell’Eterno non sia come un gregge senza pastore” così anche Cristo s’interessava al benessere continuo della congregazione cristiana dopo la sua dipartenza. (Num. 27:15-17) Gesù sapeva che quando il suo breve ministero sulla terra sarebbe stato compiuto la congregazione delle pecore lasciate avrebbe avuto bisogno d’essere pascolata ed assistita. Inoltre, il fatto stesso ch’egli era stato costituito Sommo Pastore implicava che era secondo la volontà e il proposito di Dio che altri pastori fossero associati con lui e servissero agli ordini suoi. Per questi motivi Cristo diede ai suoi apostoli e discepoli speciali istruzioni verbali ed esempi pratici sul modo in cui si sarebbero dovuti comportare come servitori e pastori del gregge. In sostanza, la sua istruzione era: ‘Ascoltate le mie parole e seguite il mio esempio.’
10. Quale regola diede il Buon Pastore per i suoi conservi?
10 In un’occasione Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse loro: “Voi sapete che quelli che son reputati principi delle nazioni, le signoreggiano; e che i loro grandi usano potestà sopra esse. Ma non è così tra voi; anzi chiunque vorrà esser grande fra voi, sarà vostro servitore; e chiunque fra voi vorrà esser primo, sarà servo di tutti. Poiché anche il Figliuol dell’uomo non è venuto per esser servito, ma per servire, e per dar la vita sua come prezzo di riscatto per molti”. (Mar. 10:42-45) Affermando le stesse cose più brevemente è scritto: “Ed egli postosi a sedere, chiamò i dodici e disse loro: Se alcuno vuol esser primo, dovrà essere l’ultimo di tutti e il servitor di tutti”. (Mar. 9:35; Matt. 23:11) Gli appartenenti al gregge di Dio che dovevano ricevere lo speciale onore di maggiori privilegi di servizio dovevano essere servitori e schiavi degli altri, dovevano assistere e soccorrere i loro fratelli in ogni modo possibile. “Ricordatevi della parola che v’ho detta: Il servitore non è da più del suo signore”. (Giov. 15:20) Poiché il Signore Cristo Gesù, nella sua qualità di pastore e servitore di Dio, occupò il tempo pascendo il gregge del Padre suo, assistendolo, consolandolo, soccorrendolo in ogni modo possibile, non si attende meno dai servitori di Cristo. ‘Se uno mi serve, segua il mio esempio,’ è la regola fissata da, questo Buon Pastore. — Giov. 12:26.
11. Quale dimostrazione fece egli all’ultima pasqua? Perché?
11 Il ministero di Gesù si avvicinava rapidamente al termine. Poche ore restavano oramai prima che fosse tradito ed appeso al maledetto legno di tortura. Egli doveva imprimere nella mente dei suoi discepoli nel modo più energico possibile qual era la giusta posizione di servitori della congregazione. Egli dunque si alzò dalla tavola alla quale aveva celebrato l’ultima pasqua e, ci è narrato, dopo aver deposto le sue vesti, prese un asciugatoio ed un bacino con acqua, e si mise a lavare i piedi ai suoi fratelli. Fatto questo, il Sommo Servitore disse: “Capite quel che v’ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, v’ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Poiché io v’ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come v’ho fatto io. In verità, in verità vi dico che il servitore non è maggiore del suo signore, né il messo è maggiore di colui che l’ha mandato. Se sapete queste cose, siete beati se le fate”. — Giov. 13:12-17.
“PASCI LE MIE PECORE”
12. Quando e come furono le sue pecore disperse e quindi di nuovo radunate?
12 Così per più di tre anni questo Sommo Servitore mostrò sia con esempi che con precetti come i suoi servitori nell’ordinamento teocratico dovevano sovvenire alle necessità dei loro fratelli. Il periodo del suo ministero nella carne in mezzo alle pecore del Signore era venuto al termine. Era giunta l’ora nella quale il pastore sarebbe stato percosso e ucciso in adempimento della profezia di Zaccaria e, come conseguenza, era giunta l’ora della momentanea dispersione delle pecore che era stata pure predetta. (Zacc. 13:7; Matt. 26:31; Mar. 14:27) Gli avvenimenti verificatisi dopo la risurrezione di Cristo mostrano che la dispersione di quelli che avevano seguito questo pastore sarebbe stata di breve durata. Cristo apparve in diverse occasioni a questi scelti per essere servitori speciali, agli apostoli, onde fortificarli per l’opera di radunamento delle pecore disperse.
13. Come Gesù mise in risalto a Pietro la necessità di pascere il gregge?
13 Fu in una di queste occasioni, di mattina presto, all’ora della colazione, che Gesù chiese a Pietro se veramente lo amava. Pietro rispose: “Sì, Signore, tu sai che io t’amo”. A questa riposta Gesù disse: “Pasci i miei agnelli”. “Gli disse di nuovo una seconda volta: Simon di Giovanni, m’ami tu?” Pietro rispose e questa volta con maggior fervore, dichiarando senza lasciare nessun dubbio: “Sì, Signore; tu sai ch’io t’amo”. A questa seconda risposta Gesù disse: “Pastura le mie pecorelle”. E ancora, per la terza volta, gli ripeté la domanda: “Simon di Giovanni, mi ami tu?” Questa volta Pietro fu addolorato e confuso per il fatto che il Signore lo interrogasse ripetutamente sulla sua devozione e sul suo amore. Non ebbe alcun dubbio a questo proposito; perciò leggiamo che “Pietro fu attristato ch’ei gli avesse detto per la terza volta: Mi ami tu?” Allora con grande ardore e forza Pietro dichiarò: “Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che io t’amo”. Senza dubbio la sincerità di Pietro era così visibilmente palese ch’egli era sicuro che Cristo poteva “conoscere” che l’amava, e tuttavia il Signor Gesù non fece altro che ripetere la sua istruzione: “Pasci le mie pecore”. (Giov. 21:15-18) Ripetendo la domanda, Gesù metteva in chiara evidenza quanto era necessario che Pietro, e così gli altri che sarebbero pure stati servitori del gregge, pascessero le pecore se volevano realmente dar prova del loro amore per il Sommo Pastore Cristo Gesù e per il Grande Pastore Geova.
14. Chi particolarmente deve predicare e dar pascolo alle pecore? Conforme a quale esempio?
14 Pietro e gli altri apostoli sapevano esattamente quello che Gesù intendeva affermare dicendo che dovevano pascere le pecore del Signore, perché mentre era ancora sulla terra egli li aveva mandati di città in città dando loro istruzione di andare “alle pecore perdute della casa d’Israele. E andando, predicate e dite: Il regno de’ cieli è vicino”. (Matt. 10:1-16) Ci è ancora narrato ch’egli mandò altri settanta discepoli fra i più maturi e fedeli, impegnandoli nell’opera come pastori. (Luca 10:1-17) È vero che l’ordine di predicare questo evangelo del Regno incombe su ogni uno del popolo di Dio, ma esso è specialmente rivolto a quelli che il Signore sceglie come servitori nella sua organizzazione teocratica. Che questo è vero lo dimostra ciò che avvenne alla Pentecoste e in seguito. In quella occasione una buona misura della potenza o spirito santo del Signore fu sparsa su tutti i presenti, sia sui fratelli che sulle sorelle, sia sui vecchi che sui giovani, sia sui servitori che su quelli che non lo erano. Tuttavia gli apostoli, come servitori nominati, furono particolarmente zelanti nel dar prova del loro amore verso Dio e il suo regno. Essi fecero tutto il possibile nel ricercare, trovare e pascere le pecore del Signore. Come menzionarono Pietro, Giacomo, Giovanni, Giuda e Paolo nelle introduzioni delle loro epistole, erano consapevoli che come pastori del gregge essi erano servitori del Signore. (2 Piet. 1:1; Giac. 1:1; Apoc. 1:1; Giuda 1; Filip. 1:1; Tito 1:1) In questa posizione Pietro si pose Cristo come modello ed esempio, ed esortò i suoi conservi a fare lo stesso. Anche Paolo fece la medesima esortazione, dicendo: “Siate miei imitatori come anch’io lo sono di Cristo”. — 1 Piet. 2:21; 1 Cor. 11:1; 1 Tess. 1:6.
15. È facile essere servitori del gregge? Come ne dà Paolo l’illustrazione?
15 Paolo scrive che non è un compito facile essere apostolo e servitore del gregge. Mentre le sue responsabilità e i suoi maggiori privilegi di servizio gli davano molta gioia e contentezza essi gli procurarono in pari tempo grande afflizione e angoscia per la carne, come egli scrive: “Io stimo che Dio abbia messi in mostra noi, gli apostoli, ultimi fra tutti, come uomini condannati a morte; poiché siamo divenuti uno spettacolo al mondo, e agli angeli, e agli uomini. Noi siamo pazzi a cagion di Cristo; ma voi siete savi in Cristo; noi siamo deboli, ma voi siete forti; voi siete gloriosi, ma noi siamo sprezzati. Fino a questa stessa ora, noi abbiamo e fame e sete, noi siamo ignudi, e siamo schiaffeggiati, e non abbiamo stanza ferma, e ci affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani; ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo; siamo diventati e siam tuttora come la spazzatura del mondo, come il rifiuto di tutti”. (1 Cor. 4:9-13) Paolo veramente dovette sopportare molte cose mentre si tenne al suo posto come fedele servitore del gregge; non le sormontò tuttavia con le sue proprie forze, ma mediante la grazia e la forza del Signore, come scrive in un’altra occasione: “Ma il Signore è stato meco e m’ha fortificato, affinché il Vangelo fosse per mezzo mio pienamente proclamato e tutti i Gentili l’udissero; e sono stato liberato dalla gola del leone”. — 2 Tim. 4:17.
MERCENARI RELIGIOSI S’IMPADRONISCONO DEL GREGGE
16, 17. Quando s’insinuarono i falsi pastori, e come si comportarono?
16 Gli apostoli lavorarono fedelmente come servitori nel campo, andando in cerca delle pecore smarrite, pascendole quando le trovavano, combattendo per il gregge contro tutti gli apostati, i disordinati, gl’ingordi che tentavano di provocare divisioni tra i fratelli. Sotto questa organizzazione teocratica il gregge prosperava e aumentava di numero, e molte pecore venivano radunate insieme dalle infruttuose e sterili pasture del paganesimo nei fertili pascoli del vero Cristianesimo. Ma quando gli apostoli furono scomparsi non passò molto tempo che uomini indegni si posero come capi o principali del gregge. Trascurando completamente i doveri che avrebbero dovuto adempiere come servitori, ed essendo oziosi e indifferenti verso i bisogni del gregge, non solo essi rifiutarono di andare in cerca delle pecore smarrite, ma rifiutarono anche di pascere quelle già raccolte e averne cura. Si chiamavano pastori, ma quando i lupi entrarono per distruggere e divorare il gregge quegli impostori fuggirono e rifiutarono di combattere per le pecore. Per conseguenza, il terribile giudizio di Geova si abbatté su di loro.
17 Fu un deplorevole stato di cose, come l’apostolo Paolo aveva predetto che sarebbe avvenuto se i servitori nominati non fossero stati fedeli al compito loro assegnato: “Attendete dunque a voi stessi ed a tutto il gregge nel quale lo spirito santo vi ha costituiti sorveglianti per pascere l’Assemblea di Dio ch’Egli si è acquistata col proprio sangue. Io so che dopo la mia dipartenza, entreranno fra voi dei lupi violenti, i quali non risparmieranno il gregge, e che d’infra voi stessi sorgeranno uomini che diranno cose perverse per tirarsi dietro i discepoli. Perciò, vigilate”. (Fatti Atti 20:27-31, Cocorda) Anche ai giorni di Giuda alcuni si erano insinuati “senza ritegno, pascendo se stessi”. (Giuda 12) Erano uomini perfidi e spostati. Nella loro bramosia di avere l’approvazione e le lodi degli uomini, volendo impadronirsi delle pecore, essi invasero gli ovili del Buon Pastore e attrassero i discepoli nella loro via religiosa. “Son cani ingordi, che non sanno cosa sia l’esser satolli; son dei pastori che non capiscono nulla; son tutti volti alla loro propria via, ognuno mira al proprio interesse, dal primo all’ultimo”. (Isa. 56:11) Come pastori senza intelligenza essi tosavano le pecore anche d’inverno. Come cani ingordi che non sono mai satolli nutrivano costantemente loro stessi a spese delle pecore.
18. Come si sono essi innalzati? In quali sistemi religiosi?
18 L’importante, ma umile posizione occupata dai servitori o schiavi nella congregazione del Signore era considerata con disprezzo e scherno da queste persone superbe e vanagloriose che si atteggiano con presunzione a pastori delle pecore. Nel loro orgoglio e nella loro superbia scartarono il privilegio d’essere servitori, s’insediarono come clero (una classe che non fu stabilita o provveduta né da Cristo né dagli apostoli), e si attribuirono titoli adulatori, come quelli di vescovo, arcivescovo, metropolitano, papa, sovrano pontefice, ecc. (Matt. 23:5-11) Con violenza e crudeltà signoreggiarono sui loro greggi. Questo era lo stato di cose quando Costantino il Grande fondò la Chiesa Cattolica, nel quarto secolo d.C., e nei secoli che seguirono d’allora in poi, le numerose sette e i culti della Cristianità hanno continuato a tenere le persone mansuete nei loro ovili parrocchiali, dove le hanno spogliate, sfruttate, tosate e divorate per piacere e profitto dei falsi pastori. “I loro pastori le aveano sviate, sui monti dell’infedeltà; esse andavano di monte in colle, avean dimenticato il luogo del loro riposo. Tutti quelli che le trovavano, le divoravano; e i loro nemici dicevano: Noi non siamo colpevoli poich’essi han peccato contro l’Eterno”. — Ger. 50:6, 7.
19, 20. Che cosa farà Geova a favore delle pecore e contro i falsi pastori?
19 Quantunque non lo credano, il Grande Pastore, Geova, li considera falsi pastori colpevoli di aver fatto deviare le pecore del suo gregge, e il suo ardente furore e la sua violenta ira si accendono contro tutti costoro, come egli dice: “La mia ira s’è accesa contro i pastori, e io punirò i capri; poiché l’Eterno degli eserciti visita il suo gregge”. (Zacc. 10:3) Sì, da lungo tempo Geova promise che a suo tempo egli avrebbe visitato il suo gregge di pecore disperse ed avrebbe inflitto una giusta punizione ai falsi pastori.
20 Geova, il Grande Pastore mediante il suo Sommo Pastore, il Davide più grande, ha il potere assoluto di strappare le pecore ai capri oppressori. Perciò quando viene a liberare il suo gregge dal potere dei pastori empi, egli lo affranca pure dai capri oppressori che cozzano contro gl’infermi e i deboli, calpestano sotto i piedi il messaggio del Regno e intorbidiscono le limpide acque della verità. Affrancando le sue pecore da tutti questi mali Geova le conduce in buoni pascoli, sulle alture della montagna del Regno. — Ezech. 34.
RADUNAMENTO DEL GREGGE DISPERSO
21. Come si è realizzata la profezia di Ezechiele sul “solo pastore”?
21 I fatti che si sono verificati nel “giorno di nuvole e di tenebre” di questo ventesimo secolo mostrano senza lasciare alcun dubbio che la profezia d’Ezechiele ha avuto completo adempimento in questo giorno. Geova ha radunato il “rimanente” del suo popolo dai lontani paesi della Cristianità dov’erano dispersi. Su loro egli ha stabilito “il mio servo” Cristo Gesù il Davide più grande, e questo “solo pastore” il Sommo Pastore, le pasce. Per alquanto tempo prima del 1918 fu in corso la preparazione della via del Signore, e quindi all’improvviso il Signore venne nel suo tempio per chieder conto ai suoi servitori, ricompensare quelli ch’erano stati fedeli e punire gl’infedeli. Questo fu descritto per noi da Gesù nella sua grande profezia sulla “fine del mondo” in Matteo 24:42-51. Come fu preannunziato da Malachia, questo doveva essere un tempo d’infuocato giudizio che doveva durare per un certo tempo, finché il rimanente del Signore fosse stato purificato e depurato di tutti i servitori malvagi. — Mal. 3:1-3.
22. Com’è stata restaurata sin dal 1918 l’organizzazione teocratica?
22 Il radunamento del rimanente, la punizione degli oppressori, l’insediamento del Sommo Pastore come Re, la restaurazione dell’organizzazione teocratica come esisteva ai tempi degli apostoli furono pure preannunziati da un altro profeta, Geremia. (Ger. 23:1-8) Con Cristo Gesù il Pastore-Re al potere sin dal radunamento del rimanente dopo il 1918, le cose procedettero con rapidità per la costituzione dell’organizzazione teocratica simile a quella che esisteva 1900 anni or sono. Questo significava che tutti riconoscevano il fatto che Geova è il Gran Pastore al disopra di tutti; che Cristo Gesù, l’intronizzato e regnante Re del governo teocratico celeste, è il Sommo Pastore di Geova; che quaggiù sulla terra l’organizzazione del “servitore fedele e prudente” è stata incaricata di tutelare tutti gl’interessi del Regno; e che in questo ordinamento teocratico sono stati nominati dei fratelli maturi e fedeli come servitori diversi per assistere le pecore del Signore, attendere e provvedere alle loro necessità.
23, 24. Come si spiega l’esistenza di un grande gregge oggi? Chi lo pascola?
23 All’inizio il gregge che seguì Cristo Gesù era poco numeroso, era solo un “piccolo gregge” e quando l’opera di radunamento incominciò, dopo la venuta del Signore nel tempio nel 1918, solo un piccolo rimanente di questo piccolo gregge rimaneva sulla terra. (Luca 12:32) Oggi tuttavia vi è un numeroso e potente gregge di pecore, gente umile e mansueta, al seguito del Buon Pastore, come Gesù disse vi sarebbe stato. “Ho anche delle altre pecore, che non son di quest’ovile [che non appartengono al “piccolo gregge”]; anche quelle io devo raccogliere, ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore”. (Giov. 10:16) La parabola delle pecore e dei capri rivela che Cristo Gesù avrebbe incominciato a “raccogliere” queste”altre pecore” dopo la sua intronizzazione come Re nel 1914 e la sua venuta nel tempio per il giudizio nel 1918. “Or quando il Figliuol dell’uomo sarà venuto nella sua gloria, avendo seco tutti gli angeli, allora sederà sul trono della sua gloria. E tutte le genti saranno radunate dinanzi a lui; ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri”. — Matt. 25:31, 32.
24 In quest’opera di separazione oggi in corso fra le nazioni, quelli della classe delle “altre pecore” son posti alla destra di favore del Re. La visione dell’Apocalisse data a Giovanni definisce queste “altre pecore” come una “grande moltitudine” di persone di buona volontà radunate insieme durante questi ultimi anni, le quali cantano con allegrezza: “La salvezza appartiene all’Iddio nostro il quale siede sul trono ed all’Agnello”. Costoro non avranno mai più fame né sete, perché “l’Agnello che è in mezzo al trono li pasturerà e li guiderà alle sorgenti delle acque della vita”. (Apoc. 7:9-17) Alcune pecore sono state nell’unito gregge di questa organizzazione del Signore da venti o trent’anni, altre vi sono entrate più tardi, ed altre ancora, come agnelli appena nati, stanno studiando ora questa rivista La Torre di Guardia per la prima volta. Geova e Cristo Gesù stanno pascolando queste pecore giovani o vecchie, tutte insieme. “Ecco, il Signore, l’Eterno, viene con potenza . . . come un pastore, egli pascerà il suo gregge; raccoglierà gli agnelli in braccio [”col suo braccio”; il Suo braccio destro, Cristo Gesù (Settanta, Bagster; Douay; Leèser)], se li torrà in seno, e condurrà pian piano le pecore che allattano”. — Isa. 40:10, 11.
25. Che cosa fa oggi il clero, ma che cosa fanno i servitori fedeli?
25 Questo radunamento delle affamate “altre pecore” di fra le aride fortezze della Cristianità per mezzo del Buon Pastore ha fatto un progresso così rapido da quando il Signore venne nel suo tempio che ha riempito il clero ed i principali del gregge di paura e d’angoscia e li ha fatti urlare di furente rabbia. Essi si accorgono che questa giusta opera del Signore sta separando e traendo fuori dalle stalle ecclesiastiche tutte le “pecore” e sta lasciando solo i “capri” e perciò essi piangono e maledicono e digrignano i denti dal furore per la perdita di membri e di rendite: “Urlate, o pastori, gridate, voltolatevi nella polvere, o guide del gregge! Poiché è giunto il tempo in cui dovete essere scannati; io vi frantumerò, e cadrete come un vaso prezioso. Ai pastori mancherà ogni rifugio, e le guide del gregge non avranno via di scampo. S’ode il grido de’ pastori e l’urlo delle guide del gregge; poiché l’Eterno devasta il loro pascolo”. (Ger. 25:34-36) Urlino essi ora, poiché tosto, quando quest’opera sarà stata completata, il massacro di Harmaghedon dei falsi pastori della Cristianità li farà tacere per sempre! Perciò voi tutti servitori fedeli, pascete ora il gregge!