Le “chiavi” del più grande governo e il loro uso
“Io ti darò le chiavi del regno dei cieli, e qualunque cosa legherai sulla terra sarà stata legata nei cieli, e qualunque cosa scioglierai sulla terra sarà stata sciolta nei cieli”. — Matt. 16:19.
1, 2. (a) Nella mitologia degli antichi romani, chi era il sommo portinaio in cielo? (b) Storicamente, cosa può dirsi di Gesù Cristo quale possessore di una chiave?
IN CIELO c’è un portinaio? Nella mitologia degli antichi romani, Giano, il dio degli dèi, era il sommo portinaio del cielo e della terra. Il tempio di Giano si ergeva sul lato nord del Foro romano, vicino alla Curia, ma egli non è più adorato. Che dire però di Gesù Cristo, personaggio storico, ora glorificato in cielo alla destra del vero “Iddio degli dèi”, Geova? (Deut. 10:17) Verso l’anno 96 E.V., mentre dettava una lettera da inviare alla congregazione di Filadelfia, nell’Asia Minore, il glorificato Gesù disse all’apostolo Giovanni:
2 “E all’angelo della congregazione che è in Filadelfia scrivi: Queste son le cose che dice colui ch’è santo, che è verace, che ha la chiave di Davide, che apre onde nessuno chiuda e chiude onde nessuno apra: ‘Conosco le tue opere — ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere — che hai un po’ di potenza, e hai mantenuto la mia parola e non ti sei mostrato falso al mio nome’”. — Riv. 3:7, 8.
3. (a) Che relazione aveva Gesù Cristo con Davide? (b) Perché Geova diede a Gesù Cristo “la chiave di Davide”, e come la usa?
3 Contando da Davide, primo re giudeo di Gerusalemme, Gesù Cristo occupa il 43º posto nella discendenza reale di quel famoso re. Quella linea reale termina con Gesù Cristo, perché egli divenne l’erede permanente del regno di Davide. (Luca 3:23-31) Per tale ragione Geova Dio diede al suo glorificato Figlio la “chiave di Davide”. Il regno di Davide fu una teocrazia tipica, un tipico regno di Dio. (I Cron. 29:23; II Cron. 13:5, 8) Nelle mani del risuscitato discendente di Davide, Gesù Cristo, questo regno diviene il vero e antitipico regno di Dio. Quale legittimo possessore della “chiave di Davide”, egli apre o chiude alle persone sulla terra privilegi e opportunità in relazione al regno di Dio.
4, 5. Vicino a Cesarea di Filippo, Gesù disse che avrebbe conferito a Pietro quali privilegi?
4 Avendo in mente di aprire o concedere privilegi di servizio al suo apostolo Simon Pietro, una volta Gesù gli disse: “Tu sei Pietro [greco: Petros; latino: Petrus], e su questo masso di roccia [greco: tautei tei petrai; latino: hanc petram] edificherò la mia congregazione, e le porte dell’Ades non la sopraffaranno. Io ti darò le chiavi del regno dei cieli, e qualunque cosa legherai sulla terra sarà stata legata nei cieli, e qualunque cosa scioglierai sulla terra sarà stata sciolta nei cieli”. — Matt. 16:18, 19.
5 Gesù pronunciò quelle storiche parole qualche tempo dopo la Pasqua del 32 E.V., nei pressi di Cesarea di Filippo, lungo il corso superiore del Giordano. — Matt. 16:13-17.
QUANDO FURONO DATE E USATE
6. Di che specie sono quelle “chiavi del regno dei cieli”, e cosa rappresentano?
6 Le “chiavi del regno dei cieli”, come “la chiave di Davide”, non erano chiavi letterali del tipo usato sulla terra. Erano chiavi spirituali, cioè il privilegio, l’onore, il compito e l’autorità di aprire o iniziare un programma di informazione, istruzione e intervento personale in relazione al regno dei cieli. Tramite ciò, le persone che sceglievano di cercare prima il regno dei cieli potevano avvalersi del provvedimento messo a loro disposizione da Dio tramite Gesù Cristo, l’Erede del regno celeste. Entravano così in qualcosa che prima non era loro aperto.
7. In precedenza, a Gerusalemme, Gesù aveva rivelato a Nicodemo quali requisiti essenziali per entrare nel celeste regno di Dio?
7 Due anni prima, a Gerusalemme, Gesù aveva rivelato a un capo dei giudei, un fariseo di nome Nicodemo, certi requisiti essenziali che un credente doveva soddisfare per avere accesso al regno di Dio. Gesù aveva detto: “Verissimamente ti dico: A meno che uno non nasca di nuovo, non può vedere il regno di Dio”. ‘Nascere di nuovo’ dalla stessa madre umana? No, perché Gesù disse a Nicodemo: “Verissimamente ti dico: A meno che uno non nasca d’acqua e di spirito, non può entrare nel regno di Dio. Ciò che nasce dalla carne è carne, e ciò che nasce dallo spirito è spirito”. — Giov. 3:1-6.
8. Sarebbe stato logico che uno che non era già un cristiano battezzato e generato dallo spirito possedesse e usasse quelle “chiavi”, e quale esempio ne abbiamo?
8 Perciò, poteva uno che non era già nato d’acqua e di spirito’, che non era già egli stesso un cristiano battezzato, generato dallo spirito, possedere e usare le “chiavi” per aprire ad altri l’ingresso nel celeste regno di Dio? Non sarebbe stato logico. Quindi le “chiavi del regno dei cieli” non furono date a Giovanni, anche se questi battezzò Gesù e fu il primo a predicare: “Pentitevi, poiché il regno dei cieli si è avvicinato”. — Matt. 3:1, 2.
9. Come sappiamo se Pietro era stato generato dallo spirito quando gli fu data la prima delle “chiavi”, e che dire del circonciso proselito etiope menzionato in Atti 8:27, 28?
9 Ebbene, l’apostolo Pietro era stato generato dallo spirito quando Gesù Cristo gli diede la prima delle “chiavi” da usare? Sì, perché il giorno di Pentecoste del 33 E.V., Geova Dio impiegò il glorificato Gesù per battezzare con spirito santo circa 120 discepoli, incluso Pietro, che attendevano a Gerusalemme in una stanza al piano superiore. Generato così dallo spirito di Dio, Pietro si alzò e parlò a più di 3.000 giudei e proseliti circoncisi radunati per essere testimoni del fatto che la profezia di Gioele 2:28, 29 aveva cominciato ad adempiersi. Se il proselito circonciso etiope menzionato in Atti 8:27, 28 era fra gli “uomini riverenti” che in quel giorno di Pentecoste si trovavano a Gerusalemme, non si recò dal tempio a udire Pietro. (Atti 2:1-12) Ebbe però in seguito la sua opportunità.
10. Quando e come Pietro usò la prima delle “chiavi”?
10 Pietro disse schiettamente alle migliaia di osservatori che come comunità religiosa avevano commesso un crimine mettendo al palo Gesù Cristo 52 giorni prima. Allora quegli “uomini riverenti” provarono un rimorso di coscienza e chiesero: “Fratelli, che cosa faremo?” Pietro fu colui che rispose: “Pentitevi, e ciascuno di voi si battezzi nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei peccati, e riceverete il gratuito dono dello spirito santo. Poiché la promessa è per voi e per i vostri figli e per tutti quelli che son lontani, quanti Geova nostro Dio chiami a sé”. Pietro proseguì. “E con molte altre parole rese completa testimonianza e li esortava, dicendo: ‘Salvatevi da questa perversa generazione’”. (Atti 2:14-40) Così Pietro, generato dallo spirito, usò la prima delle “chiavi”.
11. In che modo migliaia di persone che ascoltarono Pietro ‘nacquero di nuovo’, cioè “d’acqua e di spirito”?
11 Entrarono alcuni di quei giudei naturali, ai cui antenati Geova Dio aveva fatto la promessa di Gioele 2:28, 29, passando per la porta d’accesso ora aperta? Atti 2:41, 42 risponde: “Perciò quelli che accolsero di cuore la sua parola [la parola di Pietro] furono battezzati, e quel giorno si aggiunsero circa tremila anime. E si dedicavano all’insegnamento degli apostoli e a partecipare l’uno con l’altro, a prendere i pasti e alle preghiere”. Essendo battezzati in acqua nel nome di Gesù Cristo e ricevendo quindi il gratuito dono dello spirito santo, ‘nacquero di nuovo’, ‘nacquero d’acqua e di spirito’. — Giov. 3:3, 5.
PER CHI FU USATA LA SECONDA CHIAVE
12, 13. (a) Se Pietro avesse dovuto usare una sola chiave, quale sarebbe stato il risultato? (b) Invece, cosa aveva detto Gesù ai discepoli poco prima di ascendere al cielo?
12 A Pietro non era stata promessa una chiave, ma “le chiavi del regno dei cieli”. Questo significava come minimo due chiavi. Perciò, quando gli fu data la seconda chiave, e a favore di chi? Se Pietro avesse dovuto usare una sola chiave, allora i 144.000 che Gesù Cristo edifica su di sé quale masso di roccia per formare la sua completa congregazione generata dallo spirito sarebbero stati composti esclusivamente di giudei naturali e di proseliti giudei circoncisi. (Matt. 16:18; Riv. 7:4-8; 14:1-3) Ma la salvezza celeste doveva essere limitata solo a quelli ammessi grazie all’uso della chiave da parte di Pietro il giorno della Pentecoste? Ebbene, cosa aveva detto Gesù poco prima di ascendere al cielo il quarantesimo giorno dalla sua risurrezione? Quel giorno, nei pressi di Gerusalemme, aveva detto ai suoi discepoli:
13 “Così è scritto che il Cristo avrebbe sofferto e che sarebbe sorto dai morti il terzo giorno, e in base al suo nome il ravvedimento per il perdono dei peccati sarebbe stato predicato in tutte le nazioni: cominciando da Gerusalemme, sarete testimoni di queste cose. Ed ecco, io manderò su di voi ciò che è stato promesso dal Padre mio [in Gioele 2:28, 29]. Voi, però, dimorate nella città finché non siate rivestiti di potenza dall’alto”. — Luca 24:46-49.
14, 15. Secondo Atti 1:8, in che modo Gesù fece alcune distinzioni in quanto a estendere la predicazione del pentimento a “tutte le nazioni”?
14 Secondo Atti 1:8, Gesù fornì ulteriori particolari sul modo in cui la predicazione del pentimento in base al suo nome doveva essere progressivamente estesa a “tutte le nazioni”. Egli disse: “Ma riceverete potenza quando lo spirito santo sarà arrivato su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino alla più distante parte della terra”.
15 Qui Gesù distinse la Samaria da “tutta la Giudea”. Per tutto il suo ministero terreno egli fece una distinzione fra circoncisi giudei naturali e circoncisi samaritani.
16. Come fu che sulla via del ritorno in Galilea Gesù trascorse due giorni con gli abitanti della città samaritana di Sichar?
16 Dopo la Pasqua del 30 E.V., nel primo anno della sua attività pubblica, egli dovette attraversare la Samaria per recarsi dalla Giudea in Galilea. In relazione a questo avvenimento fu precisato che “i Giudei non trattano con i Samaritani”. (Giov. 4:9) Tuttavia, alla fonte di Giacobbe, nei pressi della città di Sichar, Gesù decise di parlare a una donna samaritana. Fu infatti la prima persona a cui Gesù rivelò di essere il Messia o Cristo. Fu forse perché non era giudea? (Matt. 16:20) Inoltre, su invito degli abitanti samaritani di Sichar, egli e i suoi apostoli rimasero per due giorni con i samaritani e parlarono loro. Diversi credettero e dissero alla donna samaritana che aveva dato loro testimonianza: “Noi non crediamo più a motivo del tuo discorso; poiché abbiamo udito da noi stessi e sappiamo che quest’uomo è di certo il salvatore del mondo”. — Giov. 4:39-43.
17. Quale fu l’atteggiamento di Gesù verso quei credenti samaritani in relazione al battesimo in acqua?
17 Ma, anche dopo questi fatti, Gesù continuò a fare una differenza fra giudei e samaritani, nonostante che alcuni samaritani avessero creduto in lui. Gesù invitò qualcuno di quei credenti samaritani a battezzarsi in acqua col battesimo di Giovanni? No! Questo è significativo, in quanto immediatamente prima del racconto della visita di Gesù alla città samaritana di Sichar è detto che “come il Signore ebbe saputo che i Farisei avevano udito che Gesù faceva e battezzava più discepoli di Giovanni — benché, in realtà, Gesù stesso non facesse nessun battesimo ma i suoi discepoli — lasciò la Giudea e partì di nuovo per la Galilea. Ma era necessario che andasse attraverso la Samaria. Egli venne dunque in una città di Samaria chiamata Sichar presso il campo che Giacobbe diede a suo figlio Giuseppe. Infatti, vi era la fonte di Giacobbe”. — Giov. 4:1-6.
18. Due anni dopo, quando Gesù stava attraversando la Samaria per recarsi a Gerusalemme, quale atteggiamento mostrarono gli abitanti di alcuni villaggi samaritani?
18 Andarono altrettanto bene le cose a Gesù due anni dopo? Egli e i suoi discepoli questa volta andavano in direzione opposta, per assistere a Gerusalemme alla festa giudaica delle capanne. Allora i messaggeri di Gesù “andarono ed entrarono in un villaggio dei Samaritani per farvi i preparativi; ma non lo ricevettero, perché la sua faccia era volta per andare [dove?] a Gerusalemme. Quando i discepoli Giacomo e Giovanni ebbero visto ciò, dissero: ‘Signore, vuoi che diciamo al fuoco di scendere dal cielo e annientarli?’ Ma egli si voltò e li rimproverò. Ed essi andarono in un altro villaggio”. (Luca 9:51-56) Se Gesù avesse assecondato l’irruenza di Giacomo e Giovanni, questo avrebbe potuto volgere i samaritani contro il cristianesimo.
19. (a) Quando Gesù aveva mandato i dodici apostoli a due a due, quali istruzioni aveva dato circa la Samaria? (b) In base a Giovanni 8:47, 48, quale concetto i giudei in generale avevano dei samaritani?
19 Anche l’anno precedente, prima della Pasqua del 32 E.V., quando aveva mandato gli apostoli a predicare a due a due, Gesù aveva detto loro: “Non andate per la strada delle nazioni, e non entrate in una città samaritana; ma andate piuttosto di continuo alle pecore smarrite della casa d’Israele. Mentre andate, predicate, dicendo: ‘Il regno dei cieli si è avvicinato’”. (Matt. 10:5-7; Luca 9:1-6) Mesi dopo, dopo la festa delle capanne del 32 E.V., Gesù mandò i settanta evangelizzatori e diede loro istruzioni simili a quelle date ai dodici apostoli. I villaggi e le città in cui predicarono il regno di Dio erano probabilmente in Giudea, non in Samaria. (Luca 10:1-24) Non riferirono di aver visitato zone samaritane. Andarono alle “pecore smarrite della casa d’Israele”. Perché? Perché quegli evangelizzatori non avevano ricevuto un’autorità superiore a quella degli apostoli. L’opinione comune che i giudei avevano dei samaritani fu evidente quando Gesù disse ad alcuni giudei increduli che essi non erano da Dio, e in risposta questi gli dissero: “Sei un Samaritano e hai un demonio”. — Giov. 8:47, 48.
20. Perché i samaritani non ricevettero nessun beneficio dall’uso che Pietro fece a Gerusalemme della prima delle “chiavi del regno” alla Pentecoste, per cui quale domanda sorge?
20 Gesù fece una distinzione fra samaritani e giudei quando disse alla samaritana: “Voi adorate ciò che non conoscete; noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza ha origine dai Giudei”. (Giov. 4:22) Gesù classificò un samaritano come un “uomo di un’altra nazione”, o, più letteralmente, “di un’altra razza”. (Luca 17:16-18; vedi il testo interlineare nella Traduzione Interlineare del Regno, inglese).a I samaritani, che adoravano sul Monte Gherizim, non assisterono alla Pentecoste del 33 E.V. a Gerusalemme. Non ricevettero perciò alcun beneficio dall’uso della prima delle “chiavi del regno dei cieli” da parte di Pietro. (Atti 2:5-11) Quando fu dunque che i dodici apostoli prestarono attenzione a Samaria dopo il versamento dello spirito santo a Gerusalemme, per poter adempiere ciò che Gesù aveva predetto in Atti 1:8?
21. Come fu che Filippo l’evangelizzatore si trovò in Samaria, e perché la sua presenza recò molta gioia?
21 Dopo la Pentecoste, accaddero molte cose alla congregazione cristiana di Gerusalemme. La persecuzione che seguì il martirio di Stefano disperse tutti i membri della congregazione, salvo i dodici apostoli, fuori Gerusalemme. (Atti 8:1-5) Non per ordine o istruzione degli apostoli, ma a causa della persecuzione, Filippo, stretto collaboratore di Stefano, e altri cristiani giudei fuggirono a nord nella zona di Samaria. (Atti 6:1-6; 21:8) Lì Filippo, che aveva ricevuto il dono dei miracoli dallo spirito di Dio, predicò la buona notizia del risuscitato e glorificato Gesù Cristo e compì molti segni miracolosi sotto forma di guarigioni. “E vi fu una grande gioia in quella città”. — Atti 8:8.
22. Il battesimo in acqua di molti samaritani, uomini e donne, per mano di Filippo, fa sorgere quale domanda?
22 Che effetto ebbe questo? “Quand’ebbero creduto a Filippo, che dichiarava la buona notizia del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, erano battezzati, uomini e donne”. Fra loro c’era un certo mago di nome Simone, che “aveva praticato le arti magiche e aveva fatto meravigliare la nazione di Samaria”. (Atti 8:9, 12, 13) A questo punto sorge la domanda: Quei credenti samaritani erano nati “d’acqua e di spirito”? Ebbene, l’acqua del battesimo c’era stata, ma che dire dello spirito? Se fossero stati generati dallo spirito dopo il battesimo in acqua, allora sarebbe stato Filippo ad aprire a questo nuovo gruppo, i samaritani, la via d’accesso al “regno dei cieli”. Ma lo fece davvero, pur non essendo uno dei dodici apostoli? Cosa mostra il racconto ispirato?
23. Perché non è scritto che Filippo promettesse lo spirito santo ai samaritani che si battezzavano nel nome di Gesù?
23 Questo Filippo non era uno dei dodici apostoli cui Gesù aveva detto: “Tutte le cose che legherete sulla terra saranno state legate nel cielo, e tutte le cose che scioglierete sulla terra saranno state sciolte nel cielo”. (Matt. 18:18; 16:19; 10:2-4; Giov. 1:43-48) Per cui non è scritto che Filippo promettesse ai samaritani il dono dello spirito santo in relazione col loro battesimo in acqua. Egli non era autorizzato a dire, come Pietro ai giudei il giorno di Pentecoste: “‘Pentitevi, e ciascuno di voi si battezzi nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei peccati, e riceverete il gratuito dono dello spirito santo”. — Atti 2:38.
24. (a) I samaritani erano inclusi nel patto della legge mosaica dato che si circoncidevano e osservavano le feste indicate negli scritti di Mosè? (b) Dopo il battesimo in acqua nel nome di Gesù, nacquero immediatamente “d’acqua e di spirito”?
24 I samaritani non erano inclusi nel patto della Legge, di cui Mosè era stato mediatore per conto degli israeliti al Monte Sinai, anche se i samaritani consideravano parola di Dio i primi cinque libri di Mosè, il Pentateuco, e osservavano una pasqua e una pentecoste sul Monte Gherizim nel distretto della Samaria. (II Re 17:29, 30; Giov. 4:19, 20) Perciò la loro circoncisione della carne non li rendeva di per sé proseliti giudei. I samaritani non furono implicati nell’uccisione di Gesù al palo, e quindi non avevano bisogno d’essere battezzati in acqua in segno di pentimento onde ottenere il perdono di Dio di tale enorme peccato. Ma i samaritani furono battezzati da Filippo nel nome di Gesù Cristo quale Messia (Cristo) e “salvatore del mondo”. (Giov. 4:25, 26, 28, 29, 42) In tale occasione ‘nacquero d’acqua e di spirito’? No! Infatti allora non ricevettero lo spirito santo.
25. In che modo Atti 8:14-17 mostra perché i samaritani battezzati non erano nati d’acqua e di spirito?
25 Perché? Atti 8:14-17 ci dice: “Avendo gli apostoli udito a Gerusalemme che Samaria aveva accettato la parola di Dio, inviarono loro Pietro e Giovanni; e questi scesero e pregarono per loro, onde ottenessero lo spirito santo. Poiché non era ancora caduto su nessuno di loro, ma erano solo stati battezzati nel nome del Signore Gesù. Quindi [Pietro e Giovanni, apostoli] posero su di loro le mani, ed essi [i samaritani battezzati] ricevevano lo spirito santo”. Questo non significò semplicemente ricevere miracolosi doni spirituali.
26. Così i samaritani battezzati divennero qualificati per quale privilegio, e Pietro, in presenza di Giovanni, quale strumento usò?
26 A questo punto, per la prima volta, i samaritani battezzati ‘nacquero’ di spirito, come pure d’acqua, e furono qualificati per entrare nel celeste regno di Dio. (Giov. 3:5) In questo caso l’operato dello spirito fu simile a quello successivamente narrato in Atti 10:44-46 e 11:15-17. Perciò l’apostolo Pietro usò la seconda delle “chiavi del regno dei cieli” a favore dei credenti samaritani battezzati. È vero che insieme a Pietro c’era l’apostolo Giovanni, ma anche in precedenza, il giorno di Pentecoste, con Pietro c’erano gli altri undici apostoli, tuttavia era stato lui a usare la chiave. — Vedi anche Matteo 18:1, 18.
27. In che modo Atti 8:18-23 mostra che fu Pietro a prendere la direttiva nel trattare con l’ex mago Simone?
27 La priorità di Pietro è mostrata dalle successive parole di Atti 8:18-23: “Or quando Simone [il mago] vide che mediante l’imposizione delle mani degli apostoli era dato lo spirito, offrì loro del denaro, dicendo: ‘Date anche a me questa autorità, affinché chiunque, sul quale io ponga le mani, riceva lo spirito santo’. Ma Pietro gli disse: ‘Il tuo argento perisca con te, perché hai pensato di ottenere per mezzo del denaro il possedimento del gratuito dono di Dio. Tu non hai parte né sorte in questa faccenda, poiché il tuo cuore non è retto dinanzi a Dio. Pentiti, perciò, di questa tua bassezza, e supplica Geova affinché, se possibile, lo stratagemma del tuo cuore ti sia perdonato; poiché vedo che tu sei un fiele velenoso e un laccio d’ingiustizia’”. Questo indica che Pietro in tale occasione prendeva la direttiva come principale agente di Cristo. Fu lui a parlare, essendo state affidate a lui le chiavi del Regno.
28. A chi altri fu allora aperta l’opportunità del Regno, e i samaritani generati dallo spirito cominciarono ad adorare in quale luogo?
28 Da allora in poi si poteva offrire la stessa opportunità ad altri nella zona di Samaria. Infatti Atti 8:25 ci dice: “Perciò, quando [Pietro e Giovanni] ebbero dato completa testimonianza ed ebbero detto la parola di Geova, essi tornarono a Gerusalemme, dichiarando la buona notizia a molti villaggi dei Samaritani”. Ora i samaritani battezzati e generati dallo spirito cominciarono ad adorare il loro Padre celeste, Geova, non più sul Monte Gherizim né a Gerusalemme, ma nel suo grande tempio spirituale. — Giov. 4:21.b
29. Dopo la conversione di Saulo al cristianesimo, cosa accadde alla congregazione generata dallo spirito in Giudea, Galilea e Samaria, e dove si stabilì Filippo?
29 Filippo e altri cristiani giudei erano stati costretti a fuggire in Samaria a causa della persecuzione promossa da un fariseo di nome Saulo di Tarso. Ma quando lo stesso Saulo si convertì al cristianesimo, per la congregazione in Palestina le cose cambiarono. “Quindi”, secondo Atti 9:31, “in realtà, in tutta la Giudea e la Galilea e la Samaria la congregazione entrò in un periodo di pace, essendo edificata; e mentre camminava nel timore di Geova e nel conforto dello spirito santo, si moltiplicava”. Filippo si stabilì infine a Cesarea, un porto di mare, dov’era situato il quartier generale del governatore romano della provincia della Giudea e dove era di stanza una coorte di soldati detta italica. — Atti 8:40; 21:8; 10:1; 23:23-35.
[Note in calce]
a Vedi Theological Dictionary of the New Testament, Vol. 1, pag. 266, alla voce allogenes.
b Tutto ciò ebbe luogo nella seconda metà dell’ultima delle “settanta settimane” d’anni predette in Daniele 9:24-27a. Durante la settantesima “settimana” Geova Dio continuò a mantenere in vigore per gli israeliti naturali il patto abraamico in cui si trovavano come discendenti naturali di Abraamo. (Gen. 12:1-3; 22:18) A differenza di Filippo, che in seguito alla persecuzione fuggì in Samaria, degli altri Atti 11:19 ci dice: “Quindi quelli che erano stati dispersi dalla tribolazione sorta a motivo di Stefano andarono fino in Fenicia e [nell’isola di] Cipro e in Antiochia [di Siria], ma non dichiarando la parola a nessuno se non ai soli Giudei”. La settantesima “settimana” di speciale favore per i giudei naturali a motivo del patto abraamico terminò agli inizi dell’autunno del 36 E.V., essendo cominciata col battesimo di Gesù e con la sua unzione nel 29 E.V. Perciò l’ammissione dei samaritani battezzati ai privilegi del regno celeste non aprì la via a tutti gli altri non giudei “fino alla più distante parte della terra”. Né determinò un grande afflusso di gentili incirconcisi nella congregazione cristiana generata dallo spirito.
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La chiave di Davide