Sorveglianti della vita
1. Che cosa ha disposto Geova perché tutta la creazione sia in armonia con lui, e che cosa è necessario per avere la vita?
GEOVA è il grande Sorvegliante. Egli sorveglia fedelmente tutta la sua creazione per assicurarsi che sia fatta la sua volontà e che quelli che hanno diritto alla vita camminino sulla giusta via onde mantenerla. Egli è un Dio di proposito e di ordine. Perché vi fosse una buona organizzazione, le creature spirituali e i corpi animati e inanimati furono tutti messi ai loro rispettivi posti, e furono stabilite leggi morali e fisiche affinché ogni creazione rimanesse in armonia con lui. Benché un numero incalcolabile di chilometri lo separi da alcune sue creazioni, egli è tuttavia in grado di sorvegliarle attentamente. Parlando della possibilità di Geova di vedere a grandi distanze, il salmista Davide esclamò: “Il Signore [Geova] è nella vasta dimora della sua santità, il Signore [Geova] è nei cieli, suo trono. I suoi occhi vedono, le sue pupille scrutano i figli dell’uomo”. (Sal. 11:4, Na) Essendo il grande Sorvegliante, egli ispeziona, dirige e corregge dove occorre. Essere trovati in armonia con le sue disposizioni significa vita, sia nel lontano passato che nella moderna generazione. Il giorno della sua ispezione è arrivato. — 1 Piet. 2:12.
2. Che cosa significa la parola “sorvegliante” secondo l’ebraico e il greco?
2 Le parole corrispondenti a “sorvegliante” in ebraico (pagíd) e in greco (epískopos) derivano entrambe da radici il cui significato fa pensare a uno che compie una visita per fare un’ispezione. La visita o ispezione potrebbe essere amichevole od ostile, a seconda della condizione trovata e di ciò che occorre per correggerla. Per adempiere dovutamente le sue responsabilità, il sorvegliante deve sapere dove guardare, che cosa guardare e come applicare i princìpi del Supremo trovandosi in determinate situazioni. Gli sarebbe stata concessa l’autorità di elargire benedizione e lode, ma anche punizione e correzione; egli tuttavia sarebbe stato responsabile dinanzi a Geova del modo in cui avrebbe adempiuto il suo incarico.
3. Come mostrò l’unigenito Figlio di essere un buon sorvegliante?
3 La prima creazione di Geova, un Figlio unigenito, fu un fedele sorvegliante. Lavorando insieme al Padre suo quale principale Artefice, egli fece “tutte le cose . . . nei cieli e sulla terra; le visibili e le invisibili; siano troni, siano signorie, siano principati, siano potestà”. (Col. 1:16, VR) Poiché quando fu sulla terra svolse fedelmente il suo incarico di sorvegliante, gli è stata conferita maggior gloria e potenza, quale Re del regno di Geova, “affinché nel Nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio delle creature celesti, terrestri”. — Filip. 2:10, Na.
4. Paragonate la condotta del Figlio unigenito con quella del cherubino protettore.
4 La condotta dell’unigenito Figlio fu notevolmente in contrasto con quella di un altro figlio spirituale di Geova, un cherubino, al quale erano stati affidati certi incarichi sul pianeta terrestre. La sua non era un’assegnazione poco importante, anche se il nostro pianeta terrestre, in paragone alla vasta creazione dell’universo, non è che un granello di polvere. Era giunto il tempo in cui Dio avrebbe creato delle intelligenti creature carnali che potessero pensare e agire come Egli stesso pensava e agiva, in piccole proporzioni. “Lo creò a immagine di Dio”. (Gen. 1:27) Non v’è alcuna indicazione che queste creature dovessero trovarsi in qualche altra parte dell’universo. Dovevano moltiplicarsi, riempire la terra e assoggettarla finché divenisse tutta un paradiso. Il sorvegliante spirituale avrebbe dovuto interessarsi vivamente che la volontà di Dio fosse fatta sulla terra e che la lode e l’adorazione fossero rivolte a Colui che aveva creato le creature umane e lui stesso. Non sarebbe stato il momento di appoggiarsi sul proprio intendimento.
5. (a) Come mostrarono mancanza di riguardo per la sorveglianza di Geova tanto il cherubino protettore che Adamo ed Eva? (b) Quale pericolo vi è nel nominare sorvegliante un “novizio”?
5 Questo perfetto e ubbidiente figlio di Dio si ribellò al principale Sorvegliante, Geova, e divenne un calunniatore, un oppositore, corrotto di cuore. Egli, il primo uomo e la prima donna furono condannati a morte, senza aver più il privilegio di sorvegliare i lavori di estendere il Paradiso a tutta la terra. La donna Eva ignorò la disposizione organizzativa di chiedere istruzioni al suo capo Adamo. A sua volta Adamo si lasciò accecare dall’egoismo e si fece dirigere da una creatura a lui inferiore nell’organizzazione, anziché da Geova, che gli aveva dato specifiche istruzioni. Non furono all’altezza dell’ispezione quando il grande Sorvegliante, “che camminava nel giardino alla brezza del giorno”, venne per la resa dei conti. (Gen. 3:8) Molti anni dopo l’apostolo Paolo menzionò la caduta del sorvegliante spirituale della terra, allorché Paolo dava istruzioni al giovane sorvegliante Timoteo e indicava i requisiti che i sorveglianti della congregazione cristiana devono soddisfare. Il sorvegliante non deve essere “novizio, affinché, divenuto gonfio d’orgoglio, non cada nella condanna del diavolo. Bisogna inoltre che abbia una buona testimonianza da quelli di fuori, affinché non cada in vituperio e nel laccio del diavolo”. (1 Tim. 3:6, 7, VR) L’autorità conferita a un sorvegliante non è una ragione per gonfiarsi d’orgoglio, e l’uomo convertito di recente avrebbe dovuto dar prova che gli si poteva fiduciosamente affidare tale incarico. Vi è implicata la vita.
6. Come hanno mostrato apprezzamento per la sua sorveglianza i pochi fedeli servitori di Geova, in contrasto con i molti infedeli del passato?
6 Le prime creature umane non vollero avere Geova come pastore, e di conseguenza sia esse che la loro discendenza vennero a trovarsi sotto la condanna del peccato e della morte. Da allora, nella storia dell’uomo, solo un piccolo numero di creature umane hanno cercato il favore di Geova e si sono riconciliate con lui, ed esse sono state felici di farsi sorvegliare da Geova. Sono state felici di ciò che Geova ha fatto per loro. Quando crebbero di numero, per cui furono necessari un’organizzazione, delle leggi e degli statuti, furono felici di accettare le sue istruzioni. Sono anche felici che la storia della terra, le attività buone e cattive degli uomini su di essa, e i propositi di Dio per il futuro siano stati scritti, sotto ispirazione divina, in un Libro. Esaminando questo Libro, notiamo come Dio ha agito con coloro che lo hanno servito e come ha ricompensato quelli che si sono sottomessi alla sua direttiva.
7. Chi ha ricevuto una menzione favorevole prima del diluvio, e quale situazione causò il diluvio dei giorni di Noè?
7 Prima del diluvio universale, che ebbe luogo circa milleseicento anni dopo la caduta di Adamo, pochissimi uomini ricevettero una menzione favorevole nella Bibbia. Abele, che morì come fedele servitore di Geova, ed Enoc, fedele profeta di Geova, furono i principali. Noè, pronipote di Enoc, dopo aver compiuto i cinquecent’anni d’età, divenne padre di Sem, Cam e Jafet. Geova fece un rigoroso esame del modo corrotto in cui l’umanità viveva sulla terra a quel tempo, prima del grande diluvio, e riscontrò che solo otto persone erano diverse dalle altre, poiché “ogni inclinazione dei pensieri del cuore [dell’uomo] era solo male in ogni tempo”. — Gen. 6:5.
8. Come fu Noè un buon organizzatore sotto la direttiva di Geova, e che cosa ne derivò per Noè e per la sua famiglia?
8 Noè accettò la sorveglianza di Geova, e Geova organizzò Noè e la sua famiglia onde terminassero l’arca, per essere preservati, insieme a un determinato numero di animali, e provvedere un nuovo inizio alla vita sulla superficie della terra. Sarebbe stata assolutamente necessaria una buona sorveglianza da parte di Noè per finire l’arca prima che cominciassero a cadere le acque del diluvio, per radunare gli animali e per provvedere che vi fosse abbastanza cibo per essi, per se stesso e per la sua famiglia. Non si poteva lasciar nulla al caso. Vi era implicata la vita. Bisognava controllare ogni cosa, e soltanto quando tutto fu a posto “Geova chiuse la porta dietro di lui”. “E Noè così fece, ed eseguì tutto quello che Dio gli aveva comandato”. (Gen. 7:16; 6:22, Na) Per tale ragione Noè fu un buon sorvegliante.
9. Che cosa possiamo imparare da ciò che accadde ai giorni di Noè?
9 Questo grande diluvio fu un’illustrazione del modo in cui Geova distruggerà l’empietà negli ultimi giorni e lascerà in vita coloro che desiderano servirlo appropriatamente in un giusto nuovo mondo. Ora viviamo in quei giorni ed è bene ricordare il buon esempio di Noè e della sua famiglia nell’accettare la sorveglianza di Geova, il grande Pastore, e della sua organizzazione. — Isa. 26:20, 21; Matt. 24:36-42.
10. Come organizzò Geova la nazione d’Israele, in adempimento alla promessa fatta ad Abrahamo?
10 Circa 426 anni dopo il Diluvio sentiamo parlare della grande fede di Abrahamo, a motivo della quale fu fatto il patto inerente alla progenie tramite cui doveva essere benedetta tutta l’umanità. I dodici figli di suo nipote Giacobbe furono i capifamiglia della nazione d’Israele. Il grande Sorvegliante, Geova, mantenne la promessa fatta ad Abrahamo; e benché in un susseguirsi di avvenimenti gli Israeliti fossero divenuti schiavi dell’Egitto, Geova li organizzò amorevolmente e sorvegliò il loro ritorno nella terra che aveva loro promessa. “Il Signore [Geova] li precedeva, di giorno, in forma di colonna di nube per guidarli nel cammino; di notte, in forma di colonna di fuoco”. — Eso. 13:21, Na.
11. Come organizzò Mosè la nazione d’Israele secondo la sapienza divina?
11 Pensate allo spostamento di una carovana di due o tre milioni di persone, con tutti i loro beni e tutte le parti del tabernacolo, senza i moderni mezzi di trasporto che abbiamo oggi. Un compito organizzativo non insignificante; ma i settanta capi dell’organizzazione sotto Mosè, i sacerdoti, i capi di migliaia, di centinaia, di cinquantine e di decine, sapevano quello che dovevano fare e cooperavano come un’organizzazione strettamente unita. Ogni tribù aveva il suo posto assegnato intorno al tabernacolo e nell’ordine di marcia. Vi era quindi l’amministrazione delle leggi e dei princìpi per decidere le questioni e le liti. Il compito era troppo grande per il solo Mosè, il quale seguì il consiglio del suocero Jetro, che mostrò d’essere sapienza pratica proveniente da Dio, di nominare altri affinché lo assistessero in questo lavoro: “Scegli fra tutto il popolo uomini capaci, timorati di Dio, uomini leali, sdegnosi di lucro; e stabiliscili sul popolo come capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine e capi di diecine, affinché rendano ragione al popolo in ogni occorrenza, e riferiscano a te soltanto le questioni di maggior importanza e risolvano loro le cause più piccole”. — Eso. 18:21, 22, Na.
12. Quali benefici avrebbe procurato ai Giudei la sottomissione alla sorveglianza di Geova?
12 La nazione doveva essere “un regno di sacerdoti e una nazione santa” pronta per la venuta del Messia. Dopo aver ricevuto leggi e comandamenti da Geova, “Mosè venne e chiamò gli anziani del popolo ed espose loro tutte queste parole che Geova gli aveva comandate. Allora tutto il popolo rispose unanimemente e disse: ‘Tutto ciò che Geova ha detto noi siamo pronti a fare’”. (Eso. 19:6-8) La fedeltà a questo patto avrebbe sempre recato loro la prosperità per mano di Geova, ma la disubbidienza li avrebbe fatti rigettare. “Poiché il Signore [Geova], Iddio tuo, cammina in mezzo al tuo campo per liberarti e per darti in potere i tuoi nemici; il tuo campo sia dunque santo, e fa’ sì che Egli non veda nessuna bruttura in mezzo a te, per cui debba allontanarsi da te”. — Deut. 23:15, Na.
13. In contrasto con la loro promessa, mostra la storia biblica che essi vissero in adempimento ad essa?
13 La risposta: “Tutto ciò che Geova ha comandato noi siamo pronti a fare” fu per la maggioranza di essi nient’altro che vane parole. La storia della nazione giudaica è un continuo susseguirsi di periodi turbolenti, contrassegnati da disubbidienza, ribellione, mormorii, apostasia e corruzione. Quando arrivarono nella Terra Promessa non furono soddisfatti di avere Geova come Re e i giudici e i sacerdoti che regolavano le attività della nazione. Chiesero un re, solo per divenirne schiavi. Fra le altre detestabili cose, Saul, il primo re, cominciò presuntuosamente a offrire un sacrificio a Geova senza attendere l’arrivo del profeta Samuele, prima di condurre l’esercito in battaglia. Il regno gli fu tolto e dato a Davide, uomo secondo il cuore di Geova. Geova usò Davide e il suo regno per raffigurare il dominio del suo celeste Re, Cristo Gesù. Davide non fece un colpo di stato per spodestare prematuramente Saul, ma attese finché Geova ritenne opportuno rimuovere l’infedele e questo è un buon esempio per noi oggi.
14. Come organizzò Geova il suo popolo, onde ristabilisse la vera adorazione a Gerusalemme?
14 La continua infedeltà causò la completa rovina della nazione, che fu infine portata in cattività per settant’anni da Babilonia, sede della falsa adorazione. Fedele alla sua promessa, Geova li fece liberare, e furono date istruzioni per ricostruire la casa di Geova a Gerusalemme. I lavori del tempio furono organizzati sotto la direttiva del governatore Zorobabele e del sommo sacerdote Giosuè. Geova benedì gli sforzi di questi fedeli sorveglianti che ispezionavano, dirigevano e mettevano a posto le questioni relative a tale vasto progetto. Quando il tempio fu finito si tenne l’inaugurazione. “Poi ristabilirono i sacerdoti nelle loro classi e i leviti nelle loro divisioni per il servizio del Tempio di Dio, in Gerusalemme, come sta scritto nel libro di Mosè”. — Esd. 6:18, Na.
15. Come furono Esdra e Neemia buoni sorveglianti?
15 Geova mise in cuore al re Artaserse di dirigere Esdra nei lavori organizzativi. “E tu, Esdra, secondo la sapienza del tuo Dio, quale tu la possiedi, costituirai dei giudici e dei magistrati, che esercitino il diritto su tutto quel popolo che è a occidente dell’Eufrate, cioè su tutti quelli che conoscono la legge del tuo Dio, e a chi non la conosce dovrete insegnarla”. (Esd. 7:25, Na) Le mura e gli altri lavori nella città furono completati sotto Neemia. Contrariamente ad altri sorveglianti del passato, egli non oppresse il popolo né richiese speciali favori. “Io non feci mai così, perché temevo Iddio. Lavorai pure alla ricostruzione delle mura, e non acquistai alcun possedimento, e tutta la mia gente era adibita ai lavori”. Con la coscienza pura poté pregare: “Ricordati, o mio Dio, di me e ascrivimi a merito tutto quello che ho fatto per questo popolo”. — Neem. 5:15, 16, 19, Na.
16. Fino a qual punto si era contaminata la vera adorazione al tempo della venuta di Cristo, e perché fu quello un momento critico?
16 Mancavano 450 anni alla venuta di Cristo, e in questo periodo altre due potenze mondiali, Grecia e Roma, dovevano governare su Gerusalemme e imporre un oppressivo dominio straniero. Vi fu una subdola contaminazione della vera adorazione, sia tra i capi che tra il popolo. Successive ribellioni dei Giudei non portarono sollievo, ma ulteriore oppressione da parte delle nazioni. Nel primo secolo il sistema di cose giudaico si accentrava nel Sinedrio e nell’imposizione della tradizione tramandata anziché sulla pura Parola di Dio. V’erano ancora un sommo sacerdote e dei sacerdoti assistenti per offrire sacrifici e servire nel tempio, ma le pratiche e le dottrine settarie violavano completamente lo spirito della legge mosaica. Che grande necessità aveva il popolo di un capo, di un fedele sorvegliante, che lo riconducesse alla vera adorazione! La loro vita dipendeva da ciò, perché era giunto il tempo della resa dei conti.
17. Che cosa fece Gesù mentre era sulla terra, in qualità di sorvegliante del nuovo sistema di cose?
17 Il governo romano era rappresentato a Gerusalemme dal governatore Pilato quando Cristo Gesù cominciò il suo ministero. Gesù non cercò di stabilirsi come re sopra Israele né di abbattere il potere imperiale di Roma. Egli venne solo “a cercare e a salvare quello che era perduto”, e a preparare la via al nuovo sistema di cose che avrebbe portato ad adempimento tutte le promesse di Dio di eliminare la disubbidienza, il peccato, la morte e tutte le loro terribili conseguenze. Gesù doveva essere il vero sorvegliante, e disse di essere il buon Pastore. “Le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama per nome le proprie pecore, e le conduce fuori”. “Io sono venuto, perché abbiano la vita e l’abbiano in sovrabbondanza. Io sono il buon Pastore. Il buon Pastore dà la propria vita per le sue pecore”. — Luca 19:10; Giov. 10:3, 10, 11, Na.
18. In che modo addestrò Gesù coloro che accettarono il suo messaggio, e che cosa accadde a coloro che rigettarono il suo messaggio?
18 Per tre anni e mezzo annunciò il suo messaggio ai Giudei. Oltre a compiere egli stesso una vigorosa opera di predicazione, addestrò i suoi apostoli e discepoli onde la continuassero quando egli sarebbe tornato in cielo. In tutte le sue attività mostrò amore. Di tanto in tanto furono necessari castigo e correzione, ma egli li impartì con discernimento, perché sapeva ciò che ci voleva e come impartirli. Era una guida e invitò i suoi seguaci ad andargli dietro. La nazione giudaica non lo volle accettare come sorvegliante e datore di vita. Perciò egli disse: “Quante volte ho voluto radunare i tuoi figli, come la gallina i suoi pulcini sotto le ali, e non hai voluto! Ma ecco, la vostra casa vi sarà lasciata deserta”. Che cosa spaventosa accadde, quando nel 70 i Romani saccheggiarono la città, e questo avvenne perché “tu non hai conosciuto il tempo in cui sei stata visitata”. — Luca 13:34, 35; 19:44, Na.
19. Come si sviluppò la congregazione cristiana dopo la morte di Cristo, e con quali risultati?
19 La morte di Gesù e la persecuzione che si abbatté sui suoi seguaci dopo la Pentecoste non fermarono l’opera ma provocarono la diffusione della buona notizia. Alla Pentecoste il promesso spirito santo fu mandato come soccorritore. Un gruppo di anziani, compresi gli apostoli, si assunsero la responsabilità dell’opera e mandarono dei rappresentanti da Gerusalemme alle varie parti del paese. “[Gesù] salito in alto . . . diede doni agli uomini . . . gli uni apostoli, gli altri profeti, gli altri evangelisti, gli altri pastori e maestri, per il perfezionamento dei santi, in vista dell’opera del ministero”. (Efes. 4:8, 11, 12, Ri) Furono organizzate delle congregazioni dei santi. Furono nominati su di essi dei sorveglianti. Furono emanate delle istruzioni dal corpo governante di Gerusalemme per rafforzarli e confermarli nella fede. Un decreto degno di nota emanato dal corpo governante fu quello di cui parla il quindicesimo capitolo di Atti. Attenendosi strettamente alla Parola di Dio e seguendo la direttiva dello spirito santo, essi presero una decisione conforme al principio ma non indebitamente restrittiva. La fedele accettazione della direttiva della terrena organizzazione di Geova di quel tempo fece sì che le congregazioni continuassero ad essere “confermate nella fede, e crescevano in numero di giorno in giorno”. — Atti 16:5, VR.
20. A quale scopo Paolo lasciò Tito a Creta, e che cosa cercava quest’ultimo nei probabili sorveglianti?
20 Mentre Paolo, Barnaba e altri fedeli rappresentanti del corpo governante visitavano le congregazioni, leggevano questa decisione e servivano con l’incarico di sorveglianti. Durante un viaggio missionario l’apostolo Paolo lasciò Tito a Creta. Questi era autorizzato a dare “ordine alle cose che rimangono a fare” e a costituire “degli anziani per ogni città, come t’ho ordinato”. (Tito 1:5-9, VR) Istruzioni simili furono date al giovane sorvegliante Timoteo. (1 Tim. 3:1-7) Il sorvegliante deve essere irreprensibile sotto ogni aspetto. Deve mantenere l’ordine nella sua famiglia, deve portare i frutti dello spirito ed essere “attaccato alla fedel Parola quale gli è stata insegnata, onde sia capace d’esortare nella sana dottrina e di convincere i contradittori”.
21. Che cos’altro si richiede da un sorvegliante, oltre a essere un uomo di rispettabile moralità?
21 Il sorvegliante di una congregazione cristiana deve realmente essere un uomo irreprensibile, ma dev’essere più che moralmente puro e avere una buona reputazione presso i membri della congregazione e presso quelli di fuori. Dev’essere un uomo che compie molte buone opere e che si interessa amorevolmente di tutti coloro che sono sotto la sua sorveglianza. Deve proteggere il gregge come un pastore protegge le pecore che gli sono affidate. L’apostolo Paolo, mentre viaggiava su un battello alla volta di Gerusalemme, sbarcò a Mileto, e il racconto del ventesimo capitolo di Atti ci dice che egli mandò a chiamare gli anziani della congregazione di Efeso. Li avvertì che egli era puro dal sangue di tutti gli uomini, poiché non si era trattenuto dal dichiarar loro tutto il consiglio di Dio, quindi aggiunse: “Badate a voi stessi e a tutto il gregge, fra il quale lo spirito santo vi ha nominati sorveglianti, per pascere la congregazione di Dio, ch’egli acquistò col sangue del suo proprio Figlio. . . . In ogni cosa vi ho mostrato che lavorando così voi dovete assistere quelli che sono deboli e dovete ricordare le parole del Signore Gesù, il quale egli stesso disse: ‘C’è più felicità nel dare che nel ricevere’”. — Atti 20:27-35.
22. (a) Come fu l’apostolo Giovanni un buon sorvegliante per le congregazioni durante gli ultimi tempi del suo ministero? (b) In quale opera è impegnato Cristo, secondo la descrizione del primo capitolo di Apocalisse, il che indica che egli è un perfetto sorvegliante?
22 Tutti gli apostoli, compreso l’ultimo, Giovanni, si interessarono vivamente delle congregazioni. Oltre a recarsi in esse e a dare personalmente incoraggiamento, istruzione e correzione, scrissero lettere alle congregazioni, che ebbero allora una larga circolazione e che oggi, a nostra soddisfazione, fanno parte della Sacra Bibbia. Ma secondo la profezia, l’“uomo del peccato”, gli apostati capi dei cristiani professanti, doveva esercitare un’influenza sempre maggiore sulla congregazione cristiana. Presto l’attempato apostolo Giovanni sarebbe morto, verso il 100 d.C., e così l’ultimo che aveva agito da freno contro questa infiltrazione sarebbe scomparso. (2 Tess. 2:1-12, Na) Era necessario che Geova Dio, mediante suo Figlio, Cristo, desse a Giovanni vigorosi e incoraggianti consigli, affinché quest’ultimo li comunicasse ai sorveglianti delle congregazioni. Le sette congregazioni dell’Asia Minore rappresentavano tutte le congregazioni d’allora, e specialmente tutte le congregazioni dei servitori generati dallo spirito che sono sulla terra oggi, dato che Giovanni, quando ricevette la visione, venne a trovarsi per ispirazione nel “giorno del Signore”. Egli vide sette candelabri, che raffiguravano tutte le congregazioni dei generati dallo spirito. In mezzo ai candelabri camminava Cristo Gesù, il fedele sorvegliante, per controllare, istruire e correggere le cose che ostacolavano la vera adorazione e il progresso teocratico. V’era un sorvegliante per ogni congregazione, rappresentato da una stella. I sette (numero completo) sorveglianti stavano nella destra di Cristo perché egli li controllasse. Essi devono seguire la sua direttiva e ricordare sempre che hanno ricevuto l’incarico per mezzo dello spirito santo che opera mediante Cristo e che devono rendere conto a lui. Come la luce delle stelle è più forte della luce di una lampada, così essi devono emanare uno splendente chiarore mediante buone opere, buona condotta e buon esempio.
23. In che modo furono lodate alcune congregazioni, e com’erano venute meno altre?
23 Le condizioni prevalenti nelle sette congregazioni di quel tempo raffigurano ciò che potrebbe verificarsi nelle congregazioni d’oggi e, seguendo i consigli dati, i sorveglianti sapranno come agire nelle varie circostanze. Alcune congregazioni furono lodate per il loro strenuo lavoro e per la perseveranza, ma erano divenute negligenti nel servizio e nella partecipazione alle adunanze. Alcune erano spiritualmente morte perché non avevano svolto tutte le attività del servizio di Dio, e avevano bisogno di svegliarsi, di essere diligenti nello studio privato, nella partecipazione alle adunanze e nell’opera di ministero. Il sorvegliante doveva prendere l’iniziativa nel ricondurre la congregazione al primo amore. Alcune furono lodate per non aver ceduto ad influenze materialistiche, ma correvano il pericolo di rimaner vittime dello spirito nazionalistico e delle sette religiose. Il sorvegliante doveva badare di non approfittare del suo incarico per trarre un guadagno, di non cader vittima dell’immoralità sessuale e di non permettere che la congregazione si corrompesse a causa d’essa. Le sorelle dovevano stare al loro posto nella congregazione e cooperare, con uno spirito quieto e mite, che si addice alle donne cristiane. Non v’è posto per i tiepidi. La persona deve schierarsi interamente dalla parte di Geova e apprezzare le ricchezze spirituali, che si ottengono rendendo esclusiva devozione a Geova. — Apoc., capitoli da 1 fino a 3.
24. Che cosa si deve proteggere nella congregazione, e come furono comunicate le istruzioni alle varie congregazioni?
24 I consigli dati ai sorveglianti delle sette congregazioni dell’Asia dovevano essere applicati interamente, affinché le congregazioni prosperassero e non vi fosse in esse alcuna condizione che impedisse di ricevere pienamente lo spirito santo di Geova. È opportuno notare a questo proposito che le istruzioni furono date anzitutto a Giovanni sulla terra e poi dovevano essere trasmesse ai sorveglianti delle congregazioni perché le applicassero nel prendere la direttiva. Geova si è sempre servito della sua organizzazione per fare la sua volontà. Egli è un Dio di ordine, un Dio di proposito e un Dio di principio. Essere in armonia con la sua organizzazione e operare in armonia con i suoi sorveglianti, indipendentemente dal tempo in cui è vissuto un suo servitore, ha voluto dire benedizioni e prosperità. La vita eterna è la ricompensa offerta a coloro che accettano l’amorevole sorveglianza di Geova.