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DioAusiliario per capire la Bibbia
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Dovrebbero avere di lui timore riverenziale. - Isa. 8:13; Ebr. 12:28, 29.
Uno dei potenti chiamati “dèi” nella Bibbia è Gesù Cristo, che è “l’unigenito dio”. Ma egli stesso disse chiaramente: “Devi adorare Geova il tuo Dio, e a lui solo devi rendere sacro servizio”. (Giov. 1:18; Luca 4:8; Deut. 10:20) Gli angeli sono “simili a Dio”, ma uno di loro impedì a Giovanni di adorarlo, dicendo: “Sta attento! Non farlo! . . . Adora Dio”. (Sal. 8:5; Ebr. 2:7; Riv. 19:10) Uomini potenti fra gli ebrei erano chiamati “dèi” (Sal. 82:1-7); ma non era proposito di Dio che qualche uomo fosse adorato. Quando Cornelio accennò a inchinarsi a Pietro, l’apostolo lo fermò con queste parole: “Lèvati; anche io sono uomo”. (Atti 10:25, 26) Certo i falsi dèi inventati e modellati dagli uomini nel corso dei secoli dalla ribellione edenica non si devono adorare. La legge mosaica ammonisce severamente di non abbandonare Geova per seguire altri dèi. (Eso. 20:3-5) Geova il vero Dio non tollererà per sempre la rivalità di dèi falsi, buoni a nulla. — Ger. 10:10, 11.
L’apostolo Paolo spiega che è Dio che dichiara giusti e, dopo che Cristo, il re nominato da Dio, ridurrà a nulla ogni altra potenza e autorità e quindi riconsegnerà il regno al suo Dio e Padre, Dio diventerà “ogni cosa a tutti”. (Rom. 8:33; I Cor. 15:23-28) Alla fine tutti i viventi riconosceranno la sovranità di Dio e loderanno sempre il suo nome. — Sal. 150; Filip. 2:9-11; Riv. 21:22-27; vedi ELOHIM; GEOVA.
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Dio della buona fortuna; Dio del destinoAusiliario per capire la Bibbia
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Dio della buona fortuna; Dio del destino
All’epoca di Isaia l’adorazione di tali divinità includeva evidentemente di imbandire per loro una tavola con cibi e bevande. (Isa. 65:11) La tradizione araba identifica il pianeta Giove con la “fortuna maggiore” e il pianeta Venere con la “fortuna minore”. Perciò è stata avanzata l’ipotesi che il dio della Buona Fortuna (Gad) si possa identificare con Giove, e il dio del Destino (Meni) con Venere.
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Dio sconosciutoAusiliario per capire la Bibbia
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Dio sconosciuto
Parte dell’iscrizione vista su un altare dall’apostolo Paolo mentre si trovava ad Atene. Gli ateniesi manifestavano il loro timore delle divinità costruendo molti templi e altari. Giunsero al punto di deificare cose astratte, erigendo altari alla Fama, alla Modestia, all’Energia, alla Persuasione e alla Pietà. Forse nel timore di trascurare un dio e perciò incorrere nella sua disapprovazione, gli ateniesi avevano eretto un altare su cui erano scritte le parole “A un Dio sconosciuto” (NW). All’inizio del suo discorso agli stoici, agli epicurei e ad altri che si erano radunati nell’Areopago (Colle di Marte), Paolo con tatto ricordò questo altare “A un Dio sconosciuto”, dicendo che stava predicando questo Dio, fino a quel momento a loro sconosciuto. — Atti 17:18, 19, 22-34.
Che esistessero in Grecia altari del genere è attestato dagli scrittori greci Filostrato (170?–245 E.V.) e Pausania (II secolo E.V.). Pausania menziona altari di “dèi sconosciuti”, e Filostrato, nella Vita di Apollonio di Tiana, scrive: “È più prudente parlar bene di tutti gli dèi, e specialmente ad Atene, dove si trovano anche altari di divinità sconosciute”.
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DisassociazioneAusiliario per capire la Bibbia
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Disassociazione
Vedi ESPULSIONE.
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DiscepoloAusiliario per capire la Bibbia
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Discepolo
[gr. mathetès, ammaestrato, discente].
Nelle Scritture Greche leggiamo di discepoli di Gesù, di Giovanni Battista, dei farisei e di Mosè. (Matt. 9:14; Luca 5:33; Giov. 9:28) Il termine si riferisce principalmente a coloro che non solo credono all’insegnamento di Gesù ma anche lo seguono fedelmente. Si deve insegnare loro a “osservare tutte le cose” che Gesù comanda. — Matt. 28:19, 20; vedi CRISTIANO.
Il proposito di Gesù nell’ammaestrare i suoi discepoli era di farne dei predicatori e insegnanti della buona notizia del Regno come lo era lui. “L’alunno non è al di sopra del suo maestro, ma chiunque è ammaestrato perfettamente sarà come il suo maestro”, disse Gesù. (Luca 6:40) L’efficacia dell’insegnamento di Cristo fu dimostrata dalla storia: prima della fine del I secolo i suoi discepoli continuarono l’opera che aveva insegnata loro e fecero discepoli in tutto l’impero romano, in Asia, in Europa e in Africa. Questa era la loro opera principale, secondo il comando dato da Gesù Cristo in Matteo 28:19, 20.
Che i cristiani abbiano tuttora l’obbligo di fare discepoli delle persone delle nazioni è precisato dalle ultime parole del comando di Gesù: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino al termine del sistema di cose”. Essi non fanno discepoli per se stessi, poiché quelli che vengono ammaestrati sono in realtà discepoli di Gesù Cristo, infatti non seguono l’insegnamento di uomini, ma quello di Cristo. Per questa ragione i discepoli furono per divina provvidenza chiamati cristiani. — Atti 11:26.
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DistesaAusiliario per capire la Bibbia
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Distesa
[ebr. raqìaʽ, estesa superficie, distesa].
A proposito del secondo “giorno” o periodo creativo Genesi 1:6-8 dichiara: “E Dio proseguì, dicendo: ‘Si faccia una distesa fra le acque e avvenga una divisione fra le acque e le acque’. Quindi Dio faceva la distesa e faceva una divisione fra le acque che dovevano essere sotto la distesa e le acque che dovevano essere sopra la distesa. E così si fece. E Dio chiamava la distesa Cielo”. Poco più avanti la Bibbia parla di luminari visibili “nella distesa dei cieli”, e poi di volatili che volavano sopra la terra “sulla faccia della distesa dei cieli”. — Gen. 1:14, 15, 17, 20.
La Settanta greca usa il termine sterèoma (che significa “struttura solida e ferma”) per tradurre l’ebraico raqìaʽ, e la Vulgata latina usa il termine firmamentum, che pure dà l’idea di qualche cosa di solido e fermo. Quasi tutte le versioni italiane seguono la Vulgata e traducono raqìaʽ col termine “firmamento”. Comunque nella nota in calce La Bibbia Concordata dice: “Firmamento: è la traduzione latina del greco sterèoma che significa fermezza o sostegno. L’ebraico rachía ha senso di stato o estensione”. Altre versioni traducono questo termine “distesa” (Di; VR; ATE; NM); “expansión” (Versión Moderna [spagnola]); “étendue” (Segond; Ostervald [francesi]).
Alcuni cercano di dimostrare che l’antico concetto ebraico dell’universo includeva l’idea di una volta solida al di sopra della terra, con sfiatatoi attraverso i quali poteva penetrare la pioggia, e con stelle fisse all’interno di tale volta solida; infatti diagrammi di un concetto del genere compaiono in dizionari biblici e in alcune traduzioni della Bibbia. A proposito di ciò The International Standard Bible Encyclopædia (Vol. I, pp. 314, 315) dice: “Ma questo assunto si basa in realtà più sulle idee prevalenti in Europa nel medioevo che su effettive dichiarazioni dell’AT”.
Anche se la radice (raqàʽ), da cui deriva raqìaʽ, di solito è usata nel senso di “battere” qualche cosa
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DirittoAusiliario per capire la Bibbia
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Diritto
Vedi GIUSTIZIA.
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