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Siete turbati?La Torre di Guardia 1979 | 15 ottobre
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possono vedere che la loro vita è andata a finire bene.
Il fatto che sono ancora vivi dimostra che Dio ha provveduto quello di cui avevano bisogno. Hanno avuto pace, calma interiore e tranquillità. Perché? Perché hanno mantenuto la coscienza pulita e sono state loro risparmiate le ansietà di una vita imperniata esclusivamente sulle cose materiali, la cui unica prospettiva è la morte. Per di più, guardano fiduciosamente al futuro sapendo che Geova Dio impiegherà suo Figlio Gesù Cristo e le forze angeliche per sradicare tutta la corruzione e tutte le persone illegali dalla faccia della terra e introdurre un’èra di pace durevole. — 2 Tess. 1:6-10.
Le parole del salmista ci aiutano davvero a considerare la vita in modo realistico. Sì, veder fiorire l’illegalità è qualcosa che turba e angustia. Ma non ci si guadagna nulla a lasciarsi sconvolgere da questo. Cedere noi stessi all’ingiustizia rovinerebbe la nostra relazione con il Creatore. La condotta saggia è quindi quella di perseverare pazientemente, confidando che Dio agirà e che il nostro futuro sarà sicuro se affidiamo tutto nelle sue mani.
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“Dovete assistere quelli che son deboli”La Torre di Guardia 1979 | 15 ottobre
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“Dovete assistere quelli che son deboli”
“SOPRAVVIVENZA del più adatto”: il più forte vive a spese del più debole. Crudele? “No, anzi positivo e utile”, dicono i sostenitori della teoria dell’evoluzione, in quanto affermano che questo rechi miglioramenti. Ma perfino molte di queste persone rimasero profondamente sconvolte quando vennero a conoscenza dei tentativi del Terzo Reich nazista di mettere in atto questa “legge” nei confronti di esseri umani che ritenevano deboli o indesiderabili.
È necessaria una dimostrazione così orripilante per convincere che i deboli si dovrebbero trattare con benignità e non opprimere o distruggere? Non dovrebbe essere necessaria per chi ha sincero rispetto per la Bibbia, perché la Parola di Dio non si limita a un semplice atteggiamento passivo e tollerante verso i deboli. È sensibile nei loro confronti. Comanda che siano assistiti, aiutati e sorretti. (Atti 20:35; 1 Tess. 5:14) Ma non vi sono altre autorità e organizzazioni che raccomandano di mostrare compassione ai deboli? Sì, ma la Bibbia è unica, nel senso che può fare in modo che i bisogni dei deboli siano regolarmente soddisfatti.
La capacità della Bibbia di spingere ad assistere i deboli è strettamente collegata al suo potere di produrre vero amore, umiltà e fede. Assistere di continuo i deboli richiede queste qualità, perché i deboli, a differenza dei forti, spesso non possono ricompensare o ripagare gli altri per il loro aiuto. (Luca 14:12-14) Inoltre la Bibbia convince il lettore che assistere i deboli non solo fa piacere a Dio e a Cristo, ma è necessario per avere il loro favore. Nella nostra imperfezione, tutti noi abbiamo debolezze a motivo delle quali abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio e di Cristo. (Ebr. 4:15, 16) Possiamo credere che ci aiuteranno a superare le nostre debolezze se noi non abbiamo aiutato altri a superare le loro? — Confronta Matteo 6:14, 15.
OPINIONI ERRATE SUI DEBOLI NE OSTACOLANO L’ASSISTENZA
Un grosso ostacolo all’assistenza dei deboli si crea quando la persona forte si concentra più sulle debolezze altrui che sulle proprie. Inoltre, le debolezze dell’altro possono occupare a tal punto la sua mente che egli considera quell’individuo in modo negativo. Il risultato è che il debole non riceve assistenza e il forte si sente giustificato a non dare aiuto. Comunque, le Scritture fanno capire che una considerevole parte delle circostanze spiacevoli nella vita degli esseri umani può spesso esser dovuta alle debolezze, il che richiede assistenza anziché disapprovazione.
Un esempio è l’attenzione che le Scritture prestano ai poveri. Uno potrebbe pensare che in genere chi è povero è tale perché non ha esercitato buon giudizio e quindi ne raccoglie gli inevitabili risultati. La persona compassionevole, invece, considererà il povero meritevole del suo aiuto nonostante il fatto che possa esser divenuto tale per mancanza di buon giudizio o per qualche altra debolezza. La legge di Dio a Israele era specifica in proposito: “E nel caso che il tuo fratello divenga povero e sia dunque nell’indigenza pecuniaria accanto a te, lo devi anche sostenere. . . . Io sono Geova vostro Dio, che vi feci uscire dal paese d’Egitto per darvi il paese di Canaan, per mostrarmi vostro Dio”. “Non devi indurire il tuo cuore né chiudere il tuo pugno verso il tuo fratello povero”. — Lev. 25:35-38; Deut. 15:7.
Gli israeliti non avrebbero mai potuto fuggire dall’Egitto con le loro sole forze e prendere possesso di Canaan. Erano troppo deboli, bisognosi dell’aiuto di Geova. Come sarebbe stato ingiusto, dunque, che un israelita che aveva guadagnato delle ricchezze materiali non aiutasse finanziariamente il suo fratello debole, mancando così di imitare il suo Dio! Avrebbe dovuto saggiamente temere Dio, conoscendo la reazione di Geova all’atteggiamento assunto verso il debole: Se avesse chiuso il suo pugno avrebbe commesso un peccato. Ma se si fosse mostrato generoso, allora Geova Dio l’avrebbe benedetto in ogni sua opera e impresa. — Deut. 15:8-11.
Nella congregazione cristiana del primo secolo, i bisognosi d’assistenza erano molti di più che quelli solo materialmente poveri. Scrivendo alla congregazione di Tessalonica, Paolo affidò a tutti i fratelli, non solo agli anziani, la responsabilità d’essere attivamente sensibili a una moltitudine di bisogni: “Vi esortiamo, fratelli: Ammonite i disordinati, parlate in maniera consolante alle anime depresse, sostenete i deboli, siate longanimi verso tutti”. (1 Tess. 5:14) In altre lettere Paolo tratta estesamente la condizione di quelli che sono deboli in quanto alla coscienza. Anche questi avevano bisogno di considerazione. (Romani capitolo 14; I Corinti capitolo 8). Fra i primi cristiani c’erano persone con un’ampia gamma di debolezze, ma tutti dovevano essere compresi e assistiti.
Per la persona forte è difficile sopportare d’essere guardata dall’alto in basso o forse evitata. Quanto è più difficile per una persona debole superare queste cose! Davide, sebbene non lo si ritenga in genere un debole, incontrò simili difficoltà nella sua vita: “Mostrami favore, o Geova, poiché sono in gravi difficoltà. Con vessazione si è indebolito il mio occhio, la mia anima e il mio ventre. . . . A causa del mio errore la mia potenza ha inciampato e le mie medesime ossa si sono indebolite. Dal punto di vista di tutti quelli che mi mostrano ostilità son divenuto un biasimo, e assai grande ai miei vicini, e un terrore ai miei conoscenti. Quando mi han visto fuori delle porte, sono fuggiti da me. Come qualcuno morto e non nel cuore, sono stato dimenticato; . . . Ma io, in te ho confidato, o Geova. Ho detto: ‘Tu sei il mio Dio’. I miei tempi sono nella tua mano”. (Sal. 31:9-15) Anziché vedere i suoi fratelli venire in suo aiuto, vide che lo evitavano. Davide si sentiva aiutato da Dio solo.
Cosa può far trattare in questo modo un individuo debole? Una causa potrebbe essere il permettere che l’opinione negativa di una terza persona influenzi il nostro concetto di lui. Un’altra potrebbe essere il confondere la debolezza con la malvagità. Pare che i farisei sbagliassero in entrambi i modi. Gesù, rispondendo al loro mormorio per il fatto che trascorreva del tempo con quelli che loro consideravano non semplicemente deboli, ma peccatori, disse: “I sani [i forti] non hanno bisogno del medico, ma quelli che si sentono male sì. Andate, dunque, e imparate che cosa significa questo: ‘Voglio misericordia e non sacrificio’. Poiché io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”. — Matt. 9:12, 13; Mar. 2:17.
Anche quando si deve prendere in considerazione la disassociazione, una domanda cui bisogna rispondere è: Questa persona è veramente malvagia o semplicemente debole? Se si tratta di debolezza, l’individuo può reagire positivamente se con pazienza gli viene data assistenza sincera e amorevole. Fino a che punto si è dato aiuto a chi ha sbagliato? Si potrebbe impiegare più tempo e si potrebbero fare sforzi maggiori per raggiungere il cuore dell’individuo in modo da incoraggiarlo a cambiare la sua condotta?
Sebbene gli interessi della persona siano importanti, l’effetto delle sue azioni sulla congregazione e sulla giusta condizione di questa dinanzi a Dio sono pure importanti. Se gli anziani non agiscono per eliminare la malvagità dalla congregazione, ne risulta danno. (1 Cor. 5:6-13) Comunque, può accadere che si agisca frettolosamente, in modo poco amorevole o senza discernimento. Se come conseguenza ne rimane danneggiato l’individuo che ha peccato per debolezza, non per malvagità, anche questo danneggia la congregazione e ne pregiudica la giusta condizione davanti a Dio.
Ci vuole perspicacia per agire dovutamente verso quelli che fanno un passo falso. Ma mentre il cristiano s’impegna in questo senso, le sue facoltà di percezione migliorano non solo nell’identificare la vera debolezza, ma anche per comprendere quale tipo di consigli o azione sono più necessari in quel momento. (Ebr. 5:14) Se sbaglia nei suoi tentativi di risolvere il problema, ciò non avvenga per non aver mostrato benignità e misericordia. — Sal. 25:6, 7; 51:1; Giac. 2:13; Giuda 22, 23.
Perciò quando i giovani o altri mostrano scarso giudizio (cosa che può capitare in vari campi), qual è la nostra reazione? Com’è buono quando ci tratteniamo dal condannarli sui due piedi, e riflettiamo invece su cosa possiamo fare per assisterli! Quando nella congregazione qualcuno commette un serio errore, raddoppiamo i nostri sforzi per aiutarlo? Questo è molto più utile che non fare del suo errore un argomento di conversazione con altri fratelli. E se la conversazione scivola sulle debolezze di qualcuno, com’è amorevole fare lo sforzo di cambiare l’indirizzo della discussione, forse vedendo come si può essere d’aiuto o dare assistenza in merito. “Chi copre la trasgressione cerca amore, e chi continua a parlare di una questione separa quelli che son familiari l’uno con l’altro”, dice il proverbio ispirato. — Prov. 17:9; 11:13.
COME POSSIAMO ASSISTERE I DEBOLI?
Requisiti essenziali per aiutare i deboli sono uno spirito servizievole e non considerarli in maniera sprezzante. Dopo di che vogliamo identificare il problema di fondo: Si tratta di solitudine, mancanza d’intendimento o poco amore in casa? Potrebbero essere difficoltà economiche o disillusioni personali, salute cagionevole o un senso di inutilità dovuto all’età avanzata? Questi sono solo alcuni dei possibili problemi che possono far perdere le forze al debole. In ogni caso c’è anche bisogno di una più profonda comprensione delle Scritture e dell’amore di Dio. L’attenta riflessione sulla situazione in cui si trova la persona e una visita calorosa e sentita, possono aiutare a determinare la difficoltà di base.
Quelli che si interessano veramente di aiutare i deboli possono farsi guidare dall’esempio dell’apostolo Paolo. Egli disse: “Chi è debole, e io non sono debole?” (2 Cor. 11:29) Paolo condivideva i sentimenti di tutti. Provava ciò che provavano gli altri ed era sensibile alle loro angosce. Fino a che punto? A giudicare dal suo consiglio riportato in Atti 20:35, la sua compassione andava senz’altro oltre le parole gentili: “Faticando così, dovete assistere quelli che son deboli”. Egli andò incontro ai deboli nello spirito della successiva esortazione dell’apostolo Giovanni: “Amiamo non a parole né con la lingua, ma con opera e verità”. — 1 Giov. 3:18.
Sebbene vigorose nell’incoraggiare ad assistere i deboli, le Scritture non descrivono nei minimi particolari quello che si dovrebbe fare per loro. Perché? Indubbiamente perché, non importa quanto tali istruzioni fossero state estese, non avrebbero mai potuto abbracciare tutte le circostanze. Ma la guida della Bibbia indica decisamente che dobbiamo sviluppare sincera comprensione e compassione per i deboli. Dobbiamo agire in risposta ai loro bisogni. Questi consigli, sebbene semplici e generali, producono risultati specifici fra i cristiani sinceri.
OGNI PERSONA ASSOCIATA ALLA CONGREGAZIONE È PREZIOSA
Nella congregazione, tutti saranno aiutati ad assolvere la loro responsabilità di aiutare i deboli se riusciranno a capire il valore di ciascun componente della congregazione. Ma se un componente è debole e dev’essere aiutato, di che valore pratico è? Non è piuttosto un peso per la congregazione? L’apostolo Paolo non era di questa idea: “Anzi le membra del corpo che sembrano essere più deboli sono molto più necessarie, . . . Dio compose il corpo, dando più abbondante onore alla parte che ne mancava, onde nel corpo non vi fosse divisione, ma le sue membra avessero la stessa cura le une per le altre”. (1 Cor. 12:22-25) La congregazione che considera preziosa ogni persona e ne apprezza la partecipazione alle attività cristiane, per quanto le sue limitazioni consentono, è una congregazione calorosa, felice, piena di vita e di vigore.
Chi può dire quale risultato avrà qualsiasi sforzo fatto per aiutare i deboli? “La mattina semina il tuo seme e fino alla sera non far riposare la tua mano; poiché non sai dove questo avrà successo, o qui o là, o se tutt’e due saranno buoni”. (Eccl. 11:6) Possiamo essere particolarmente certi dell’aiuto di Dio quando assistiamo altri spiritualmente. Quanti che oggi sono ottimi servitori di Geova hanno ricevuto durevole assistenza spirituale in un periodo in cui erano deboli!
La persona debole non può diventare immediatamente forte. Come la convalescenza da una malattia fisica può essere lenta, così alcuni hanno bisogno di molto tempo per diventare forti spiritualmente. Ma esercitiamo pazienza con i deboli? Li amiamo come se fossero forti? Quando si mostra questo amore, che benedizioni derivano a tutti! Il fratello più debole è benedetto nel senso che riceve aiuto e sostegno nella sua difficoltà. Quello più forte prova la gioia ancor più grande che deriva dal dare. La congregazione nell’insieme prova un calore che aumenta sempre più nella misura in cui ciascun componente sente di poter fare affidamento sugli altri e si interessa di loro. Dio e Cristo vengono onorati quando il loro impareggiabile spirito di assistenza verso i deboli si riflette nei loro servitori terreni.
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