Schiavi volenterosi di Geova
DI CHI siete voi schiavo? “Di nessuno; io sono libero”, potrebbe essere la vostra risposta fiduciosa. Ma in tal caso non siete affatto libero. In questo tempo critico il vostro servizio è prestato ad uno di questi due padroni, o a Geova Dio o a Satana il Diavolo. L’apostolo Paolo disse: “Non sapete voi che se continuate a presentarvi come schiavi a qualcuno per ubbidirgli, siete suoi schiavi perché gli ubbidite, o al peccato in vista della morte o all’ubbidienza in vista della giustizia?” (Rom. 6:16, NW) Ora, dato che un individuo ha questa scelta in quanto a colui di cui sarà schiavo, sorge la domanda: Chi è il padrone migliore? Satana lascia una certa indipendenza volontaria, costumi licenziosi e vita dissoluta, ma è un tiranno perverso, il cui servizio porta tristezza, sofferenza, malattia e morte. D’altra parte, Geova Dio richiede la fedeltà, l’ubbidienza e la vita onesta, ma vi libera dall’iniquità, concede il perdono dei peccati e indica il modo di ottenere benedizioni innumerevoli e vita eterna.
La scelta fra questi due padroni non costituì alcuna difficoltà per parecchie migliaia di persone che simbolizzarono la loro dedicazione a Geova Dio col battesimo in acqua alle assemblee nazionali e di distretto dei testimoni di Geova tenute in tutto il mondo durante l’estate del 1954. Queste persone hanno visto che ciò che il vecchio mondo può offrire è veramente nulla in confronto alle benedizioni che Geova Dio accorda ai suoi servitori, anche ora. E perciò, seguendo Gesù, si sono separati dalla schiavitù di Satana, ed hanno dedicato la loro vita al servizio del giusto padrone Geova Dio, divenendo i suoi schiavi ubbidienti.
La dedicazione è l’atto in cui, con patto solenne, senza riserve e incondizionatamente, la persona si separa per fare la volontà di Geova Dio, per mezzo di Cristo Gesù, come tale volontà è esposta nella Bibbia e resa chiara dallo spirito santo di Dio. Geova Dio si rende conto di tale dedicazione nell’istante che viene fatta, ma è mediante il battesimo che la dedicazione viene pubblicamente manifestata, e d’allora in poi si richiede che l’individuo viva ed operi come un vero cristiano.
GESÙ DIEDE L’ESEMPIO
Gesù tenne la stessa condotta. Quando ebbe raggiunta l’età di trent’anni, l’età della maturità secondo la legge di Dio per il servizio levitico del tempio, egli dovette decidere: Che cosa avrebbe fatto per il resto della sua vita? Sarebbe rimasto un falegname, oppure avrebbe fatto quello che sapeva essere la volontà di suo Padre? Per lui vi era una sola scelta giusta e retta da fare. Ma la cosa interessante fu il primo atto da lui compiuto dopo aver accettato tale impegno. Ascoltatene il racconto: “Allora Gesù venne dalla Galilea al Giordano da Giovanni per esser da lui battezzato. Ma quest’ultimo cercava d’impedirglielo, dicendo: ‘Sono io che ho bisogno d’esser battezzato da te, e tu vieni a me?’ Rispondendo Gesù gli disse: ‘Lascia fare, questa volta, perché ci conviene di adempiere così tutto ciò che è giusto’. Allora egli cessò d’impedirglielo”. (Matt. 3:13-15, NW) Ora, perché Gesù, uomo senza peccato, doveva ritenere necessario questo battesimo per “adempiere così tutto ciò che è giusto”? Perché fu con questo battesimo ch’egli si presentò per il ministero, ricevendo lo spirito di Dio e il riconoscimento dell’approvazione di Geova.
L’apostolo Paolo applicò la profezia del Salmo 40:6-8 al tempo in cui Gesù “viene nel mondo”: “Allora ho detto: ‘Ecco! Io son venuto (nel rotolo del libro è scritto di me) per fare la tua volontà, o Dio’”. (Ebr. 10:5, 7, NW) Quando venne nel mondo Gesù, impegnandosi a fare la volontà di Dio? Non poté certo esprimere questa determinazione alla sua nascita. Fu invece al tempo in cui venne battezzato e cominciò a predicare ch’egli intraprese effettivamente quest’opera, che lo spirito di Geova venne su lui e fu udita dal cielo una voce che diceva: “Questo è il mio Figlio, il diletto, che io ho approvato”. (Matt. 3:17, NW) Così, questa promessa di dedicazione a fare la volontà di Dio doveva essere applicata dal tempo del battesimo di Gesù.
Il battesimo cristiano di oggi significa similmente che il battezzato ha dedicato la sua vita a Geova; che, in realtà, egli si dedica pubblicamente, indicando davanti a testimoni: “Io son venuto per fare la tua volontà, o Dio”. Il battesimo è un simbolo appropriato di tale dedicazione. Venendo immerso nell’acqua e poi tratto fuori di essa l’individuo simbolizza il seppellimento della sua passata condotta e il suo risorgere per fare la volontà del Padre. Egli attesta che è divenuto uno schiavo volenteroso di Dio.
Ma non è fatto il battesimo per la remissione dei peccati, come insegnano molte religioni? È vero che il battesimo di Giovanni riguardava la remissione dei peccati, ma noi non ci sottomettiamo al battesimo di Giovanni, bensì ad un battesimo diverso che Gesù istituì. Però è interessante notare che anche nel caso del battesimo di Giovanni non era l’immersione vera e propria nell’acqua che recava il perdono, ma il pentimento di quelli che si battezzavano. Traduttori moderni così rendono le parole di Giovanni: “In quanto a me vi battezzo con acqua a causa del vostro pentimento”. — Matt. 3:11, NW; confrontare anche con la traduzione di Tintori e con quella di Cocorda.
Giovanni predicava agli Israeliti perché si ravvedessero dei peccati commessi contro la legge, per prepararli per il Messia, ma i cristiani sanno che il vero mezzo per la remissione dei peccati è il sangue di Gesù Cristo, “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”.a (Giov. 1:29, NW) È dunque il battesimo di Gesù, non quello di Giovanni, che è stabilito per noi oggi, e il battesimo di Gesù accompagnò la sua dedicazione a fare la volontà del Padre, come atto preliminare del suo ministero.
Perché le migliaia di persone battezzate dai testimoni di Geova venivano effettivamente immerse nell’acqua, invece di essere semplicemente spruzzate d’acqua? Perché la parola stessa “battesimo” deriva da una parola greca che significa tuffare, immergere, e sommergere, affondando al disotto o nel mezzo della cosa in cui una persona viene battezzata. L’aspersione non soddisfa questa esigenza. Non è il metodo usato da Cristo. Non si addice all’esempio di un individuo che seppellisce il proprio passato ed è risuscitato per fare la volontà di Dio. Alcuni sostengono che l’aspersione sia più conveniente, e che questo metodo debba esser stato quello usato dalla congregazione primitiva, perché sarebbe stato compito troppo grande per loro immergere le tremila persone che si erano convertite alla Pentecoste. Ma in Gerusalemme c’erano sufficienti piscine da permettere questo, e nel 1953 a New York i testimoni di Geova ne battezzarono assai più di tremila (4.640) in mezza giornata circa, dovutamente immergendoli come fu immerso Gesù.
UNA TOTALE DEDICAZIONE È NECESSARIA
Secondo le specifiche istruzioni di Gesù, il battesimo deve essere fatto “nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo”. (Matt. 28:19, NW) Ciò significa di più che la semplice ripetizione di queste parole all’atto del battesimo dell’individuo. Colui che è battezzato nel nome del Padre deve riconoscere il grande Creatore, Geova, come l’unico vivente e vero Dio, il Padre e il Datore della vita, il rimuneratore di coloro che mostrano fede in lui. È a lui che la vita dell’individuo dev’essere dedicata come all’autorità suprema, a colui al quale ogni creatura deve essere soggetta e ubbidiente. La dedicazione è una promessa di sostenere la sua causa, la sua adorazione, la sua Parola e il suo nome: “Chi si avvicina a Dio deve credere ch’egli è, e che è il rimuneratore di quelli che sinceramente lo cercano”. — Ebr. 11:6, NW.
Deve essere fatto “nel nome del Figlio” in quanto deve includere un riconoscimento del fatto che noi veniamo al Padre soltanto per il merito del Figlio. Dobbiamo riconoscere la grande posizione di Cristo nell’organizzazione di Geova, la sua posizione come unto Re e Governatore del regno di Geova. Ciò include pure di seguire l’esempio di Gesù, confidando in lui per la salvezza, accettandolo come “principe e governatore dei popoli”. — Isa. 55:4.
La persona battezzata deve riconoscere che ha bisogno “dello spirito santo”, senza cui la dedicazione non può esser mantenuta. Lo spirito santo dev’essere riconosciuto come forza attiva di Geova, la forza che compie la sua volontà. Il battezzato deve aver deciso di agire in armonia con quello spirito di Geova, di non contrastarlo, di non bestemmiarlo. Dovrebbe pregare perché gli sia donato ancora di più di quello spirito e perché sia guidato da esso, invece di seguire la propria volontà o quella di qualsiasi uomo.
Per fare tutte queste cose non basta un impegno parziale, ma l’individuo deve dedicare a Geova la sua vita. Pertanto, solo quando una persona ha fatto tale dedicazione si può dire che il suo battesimo è realmente “nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo”. Le parole che si potrebbero pronunciare all’atto del nostro battesimo non sono importanti. Non è il luogo in cui il battesimo è effettuato, né il tipo di costume indossato che sono importanti, ma quello che è importante è ciò che l’individuo ha fatto, se ha fatto tale dedicazione, e se ha dedicato a Geova la sua vita.
Questo battesimo non è qualche cosa che, fatta una volta, può essere ora dimenticata. Ecclesiaste 5:4 ci dice: “Quand’hai fatto un voto a Dio, non indugiare ad adempierlo”. E Gesù disse: “Nessun uomo che abbia messo mano all’aratro e guarda indietro è idoneo per il regno di Dio”. (Luca 9:62, NW) Quindi la necessità di mantenere dovutamente quella integrità verso Geova è ciò che è stato posto dinanzi al mezzo milione e più di persone ora viventi che hanno fatto questa dedicazione e svolgono fedelmente la loro attività cristiana, servendo altre migliaia che similmente seguiranno la stessa condotta.
Se il mondo non può capire come sia possibile che un uomo o una donna si dedichi di tutto cuore e senza riserve al servizio di Geova, è colpa sua. Dovrebbe esser in grado di riconoscerlo. Ma se gli uomini non possono capire il motivo per cui i cristiani decidono, di propria libera volontà, di separarsi dalla schiavitù di Satana e del suo vecchio mondo, dovrebbero esaminare i fatti concernenti Geova Dio e il suo nuovo mondo. Molti che prima avevano schernito ora hanno fatto questo esame e hanno cambiato parere, abbandonando la schiavitù di un perverso padrone e unendosi entusiasticamente alla gioiosa e felice moltitudine sempre crescente, diventando schiavi volenterosi e ubbidienti del vero Dio. Avete voi ancora fatto questo?
[Nota in calce]
a Alcuni testi sono usati per tentar di provare che il battesimo sia un sacramento che rimette tutti i peccati, fra i quali Atti 2:38 e 22:16. Il primo, secondo la versione Tintori, dice: “Fate penitenza, e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo in remissione dei vostri peccati”. Tuttavia un traduttore almeno, C. B. Williams, parafrasa il testo per indicare che è il pentimento che porta il perdono, e che il battesimo è un simbolo di quel pentimento. Atti 22:16 dice, secondo Tintori: “Alzati, sii battezzato e lava i tuoi peccati invocando il nome di lui”. Dovutamente tradotta, però, questa istruzione dice di alzarsi, di essere battezzato e “lava i tuoi peccati con l’invocare il suo nome”. (NW) Non è dunque l’acqua battesimale che cancella i peccati, bensì il fatto d’invocare il nome del Signore.