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CesareAusiliario per capire la Bibbia
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APPELLO E PRIGIONIA DI PAOLO
Quando i capi religiosi ebrei di Tessalonica aizzarono la folla per cercare di fermare la predicazione di Paolo e Sila, anch’essi ricorsero a una simile accusa di tradimento contro il trono imperiale. (Atti 17:1-9) Ormai il Cesare al governo era Claudio (41–54 E.V.), succeduto nel 41 E.V. a Caligola, successore di Tiberio. — Atti 11:28.
Gli altri riferimenti biblici a Cesare riguardano Nerone, che governò dal 54 al 68 E.V. Egli fu il quinto e ultimo imperatore che poté vantare di essere discendente naturale della famiglia di Cesare. Grazie alle manovre della madre, Agrippina, nel 50 E.V. Nerone fu adottato dall’imperatore Claudio. Si ritiene che Claudio sia stato avvelenato nel 54 E.V., e Nerone, allora diciassettenne, salì al trono invece dello stesso figlio di Claudio, Britannico, assassinato l’anno dopo. Per cinque anni Nerone si assoggettò alla direttiva del filosofo Seneca, di Burro, capo della guardia pretoriana, e dell’ambiziosa madre, Agrippina. Poi la sua indole passionale e crudele ebbe il sopravvento; fece assassinare la madre e quindi si dedicò a un’egocentrica carriera artistica e a una vita dissoluta. Per timore di congiure contro di lui fece eseguire una serie di assassini e condanne capitali. Condannato dal Senato in rivolta, Nerone si suicidò nel 68 E.V., all’età di 31 anni circa.
Paolo si riferiva a Nerone durante il suo processo davanti a Festo, tenuto a Cesarea evidentemente verso il 58 E.V. Paolo negò ogni addebito per atti contro Cesare e rifiutò di sottoporsi a un processo a Gerusalemme, dicendo: “Io sto dinanzi al tribunale di Cesare, dove devo esser giudicato. . . . Mi appello a Cesare!” (Atti 25:1, 6-11) Paolo esercitava qui i suoi diritti di cittadino romano. Tale appello a Cesare si poteva fare non solo dopo una condanna, ma anche prima, durante il processo. Poiché Festo aveva dimostrato di non voler decidere personalmente la cosa, e poiché un processo a Gerusalemme non dava alcuna speranza di giustizia, Paolo fece la richiesta formale di essere giudicato dalla più alta corte dell’impero. Pare che in alcuni casi l’appello poteva esser negato, per esempio nel caso di ladri, pirati o sediziosi colti in flagrante. Forse per questo Festo conferì con “l’assemblea dei consiglieri” prima di accogliere l’appello. La successiva udienza alla presenza del re Agrippa servì a Festo per avere informazioni più precise sul caso di Paolo da trasmettere ad “Augusto”, Nerone. (Atti 25:12-27; 26:32; 28:19) L’appello di Paolo servì a un altro scopo, quello di portarlo a Roma, secondo l’intenzione espressa in precedenza. (Atti 19:21; Rom. 15:22-28) La promessa profetica di Gesù e il messaggio angelico ricevuto in seguito dimostrano entrambi l’intervento divino. — Atti 23:11; 27:23, 24.
Evidentemente durante la prima prigionia a Roma, cioè verso il 60–61 E.V., Paolo scrisse la lettera ai filippesi. Nella conclusione Paolo include i saluti dei fratelli di Roma e “specialmente quelli della casa di Cesare”. (Filip. 4:21, 22) L’espressione “casa di Cesare” non si riferisce necessariamente all’immediata famiglia di Nerone, allora regnante, ma poteva riferirsi a persone che prestavano servizio nel governo, schiavi di Cesare e funzionari subalterni. Non è precisato se questi cristiani della casa di Cesare fossero il risultato della predicazione di Paolo. Se i locali in cui era detenuto avevano qualche relazione con la guardia pretoriana (Filip. 1:13), egli si sarebbe trovato in prossimità del palazzo di Nerone, e perciò molti della “casa di Cesare” avrebbero potuto udire la sua predicazione. (Atti 28:16, 30, 31) In qualunque modo fosse venuto in contatto con quei cristiani della casa di Cesare, essi evidentemente s’interessavano in modo particolare dei fratelli di Filippi. Essendo Filippi una colonia romana dove si trovavano molti funzionari del governo e militari in pensione, può darsi che alcuni cristiani fossero amici o parenti di quelli a cui Paolo mandava i saluti.
Nel 64 E.V. divampò a Roma un grande incendio che distrusse quasi un quarto della città. Circolava la voce che Nerone ne fosse responsabile e, secondo lo storico romano Tacito, Nerone cercò di proteggersi incolpando “una classe odiata per le sue abominazioni, che il popolino chiama cristiani” (Annali, XV, 44). Seguirono arresti in massa e cristiani, o presunti cristiani, furono messi a morte in gran numero e fra le altre torture alcuni furono arsi vivi in pubblico. Pare che ciò segnasse l’inizio di una grande ondata di persecuzione non da parte di oppositori religiosi, ma da parte di elementi politici decisi a sterminare la congregazione cristiana. Paolo, che era stato rimesso in libertà dopo due anni di prigionia a Roma (ca. 59–61 E.V.), fu probabilmente arrestato una seconda volta (ca. 64 o 65 E.V.). Si ritiene che sia stato poi messo a morte per ordine di Nerone. — Confronta II Timoteo 1:16, 17; 4:6-8.
La rivolta ebraica ebbe inizio nel 66 E.V., due anni prima della morte di Nerone, fu soffocata solo nel 70 E.V. durante il regno di Vespasiano (69–79 E.V.). Si pensa che l’apostolo Giovanni sia stato mandato in esilio nell’isola di Patmos durante il regno di Domiziano (81–96 E.V.), accanito oppositore del cristianesimo. — Riv. 1:9.
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Cesarea
(Cesarèa).
Importante città portuale sulla costa del Mediterraneo costruita verso la fine del I secolo a.E.V. da Erode il Grande. Il luogo originale, un tempo noto come Torre di Stratone, pare dal nome di un sovrano di Sidone, si trova circa 40 km a S del Carmelo e quasi 90 km a N–NO di Gerusalemme.
Lo storico ebreo Giuseppe Flavio è la principale fonte di informazioni sulla costruzione e l’antica storia della città. Erode il Grande l’aveva ricevuta in dono da Cesare Augusto, insieme a Samaria e ad altre città. Dopo aver ricostruito Samaria, che chiamò Sebaste, rivolse l’attenzione alla costa e iniziò la costruzione di una città e di un porto magnifico presso la Torre di Stratone, costruzione che richiese un periodo di dieci o dodici anni, e l’inaugurazione avvenne (secondo alcune fonti autorevoli) verso il 10 a.E.V. Poiché venne eretta in onore di Cesare Augusto, Cesarea col suo porto fu chiamata anche Sebaste. Costruita secondo lo stile greco con colonnati e archi, c’erano un tempio, un teatro, un anfiteatro e un ippodromo con circa 20.000 posti a sedere. Un acquedotto forniva l’acqua potabile a Cesarea, e un sistema di fogne sotto la città portava al mare acqua e liquame.
L’impresa più imponente però fu la costruzione del porto artificiale. La costa in questa zona è molto regolare e non offre alle navi alcuna protezione contro i prevalenti venti da SO. Erode costruì un molo o frangiflutti largo oltre 60 m servendosi di enormi pietroni, che secondo Giuseppe Flavio erano lunghi 15 m, larghi 5,5 e alti quasi 3 m, deposti sul fondo marino a 36 m di profondità. L’ingresso del porto rivolto a N secondo calcoli moderni era largo 165 m. Cesarea diventò quindi rivale di Ioppe per importanza come principale porto marittimo sulla costa palestinese a S della
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