“Continuate a camminare come figli di luce”
“Voi foste una volta tenebre, ma ora siete luce riguardo al Signore. Continuate a camminare come figli di luce”. — Efes. 5:8.
1. In che modo il Vangelo di Giovanni mette in stretta relazione la vita e la luce, facendo anche un contrasto con le tenebre?
L’APOSTOLO Giovanni credette senz’altro che vita e luce sono inseparabili. Notate con quanto vigore questo è messo in risalto nel suo Vangelo e nella sua prima lettera. Egli inizia il racconto evangelico introducendo “la Parola” (cioè Gesù nella sua esistenza preumana) e parla della stretta relazione che c’è fra la Parola e Dio. Poi Giovanni dice che “ciò che è venuto all’esistenza per mezzo di lui [della Parola] era vita, e la vita era la luce degli uomini. E la luce risplende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno sopraffatta”. Quindi, senza perdere tempo Giovanni parla del conflitto che c’è fra la luce e le tenebre, precisando che le tenebre non poterono vincere colui che fu il “principale Agente” di Dio per dare all’uomo sia la vita che la luce. — Giov. 1:1-5; Atti 3:15.
2. (a) A chi doveva essere accessibile la vera luce? (b) Chi accettò e chi non accettò Gesù, il portatore della luce?
2 Giovanni fa poi alcune illuminanti osservazioni che aiuteranno quelli che forse non sanno con certezza quali passi compiere per sfuggire alle tenebre dell’autorità di Satana. Egli mostra che i fattori determinanti per valerci della luce sono la nostra disposizione e il modo in cui ci comportiamo, anziché i nostri precedenti, le nostre esperienze o il nostro temperamento naturale. Infatti, il nostro passato potrebbe essere molto favorevole eppure potremmo non accettare la luce, come indicò Giovanni. Mostrando prima che la luce doveva essere indiscriminatamente accessibile a tutti, disse: “La vera luce che illumina ogni sorta di uomo stava per venire nel mondo”. Dopo aver detto che il mondo dell’umanità in generale “non l’ha conosciuto”, o non riconobbe Gesù per quello che era, Giovanni continua: “Egli [Gesù] è venuto nella sua casa, ma i suoi non l’hanno fatto entrare. Comunque, a quanti l’han ricevuto ha dato l’autorità di divenire figli di Dio, perché hanno esercitato fede nel suo nome”. — Giov. 1:9-13.
3. (a) Quale responsabilità ebbero i Giudei di quella generazione? (b) Come furono benedetti quelli che ricevettero Gesù, e mediante che cosa?
3 Che modo magistrale di riassumere la situazione! Naturalmente, i Giudei di quella generazione avevano i migliori precedenti, e le esperienze passate davano loro le ragioni più valide per accettare Gesù come celeste Messia, come Colui che la Legge additava. (Rom. 10:4) Per nascita umana Gesù era uno di loro, essendo nato per così dire nella loro stessa casa, tuttavia la maggioranza di essi lo respinse. Il cattivo spirito della maggioranza fu manifestato ulteriormente in contrasto con lo spirito buono di quelli che lo ricevettero, comprendendo che “era pieno d’immeritata benignità e di verità”. Notate pure che quelli che lo accettarono ricevettero “l’autorità di divenire figli di Dio, perché hanno esercitato fede nel suo nome”. Fede cioè in quello che il suo nome rappresentava: Colui che provvide “la liberazione [dalla condanna] per riscatto per mezzo del suo sangue”, e per mezzo della “fede nel suo sangue”. — Giov. 1:12, 14; Efes. 1:5-7; Rom. 3:25; Atti 4:12.
4. Con quali parole Gesù parlò del provvedimento di Dio per l’umanità, e quale condizione si doveva soddisfare?
4 Come ci aiuta questo a fare i passi appropriati per fuggire dalle tenebre alla luce e alla libertà del messianico regno di Dio? Si può rispondere meglio a questa domanda esaminando un po’ più a fondo il Vangelo di Giovanni. Citando le parole che Gesù disse a Nicodemo, riportate in Giovanni 3:16-21, troviamo ulteriori informazioni. Prima leggiamo: “Poiché Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, onde chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna”. Sì, non solo la luce, ma la “vita eterna” doveva essere messa a disposizione del mondo dell’umanità, e questo costò molto sia a Dio che al suo diletto Figlio. Tuttavia, si doveva soddisfare un’importantissima condizione, quella di ‘esercitare fede’, manifestando così il giusto spirito e compiendo l’azione giusta. Chi mancava o rifiutava di esercitare fede veniva a trovarsi o rimaneva sotto l’avverso giudizio di Dio. — Giov. 3:16, 18, 36.
5. Quale importante principio dichiarò Gesù, e come opera?
5 Successivamente Gesù dichiarò un importante principio: “Ora questa è la base per il giudizio, che la luce è venuta nel mondo ma gli uomini hanno amato le tenebre piuttosto che la luce, perché le loro opere eran malvage”. Quella “base per il giudizio” è tanto valida oggi come la prima volta che fu menzionata, e opera nello stesso modo. Colui che deliberatamente “pratica cose vili odia la luce e non viene alla luce, onde le sue opere non siano riprovate”, come spiegò Gesù. Per questa ragione “i suoi non l’hanno fatto entrare”. Essi, e specialmente i loro capi, che agirono da “guide cieche”, non vollero che la loro preferenza per la tradizione e l’ipocrisia fosse smascherata o turbata. Oggi esiste una situazione simile, specialmente nella cristianità. — Giov. 1:11; 3:19-21; Matt. 15:7-9; 23:16-26.
6. Nonostante il vostro passato, quali passi potete e dovete fare?
6 Ma forse non ci vedete ancora chiaro. Forse dite che il vostro passato non supererà l’esame. Sì, ma che cosa faceste quando udiste per la prima volta del grande amore di Dio per l’umanità, della “sua benignità, della sua sopportazione e della sua longanimità”? Invece di manifestare un “cuore impenitente”, forse voi, come Saulo di Tarso, mostraste uno spirito buono e sincero. In tal caso, ammetteste onestamente e umilmente la vostra condizione impura, forse molto impura sotto alcuni aspetti. Di conseguenza provaste sincero rammarico per la vostra precedente condotta. Quindi agiste in armonia col fatto che “la benevola qualità di Dio cerca di [condurvi] al pentimento”. Questo è il primo passo, il pentimento. Paolo menzionò gli altri passi dicendo al re Agrippa: “Portai il messaggio che dovevano pentirsi e volgersi a Dio, facendo opere degne di pentimento”. In altre parole, dopo il vero pentimento deve aver luogo la conversione, cioè bisogna cambiare la propria condotta, e poi si deve compiere il passo della dedicazione per fare la volontà di Dio, mostrandogli completa devozione con tutta l’anima. In tal modo ‘esercitate fede’, la mettete all’opera. — Rom. 2:4, 5; Atti 26:20.
7. Quale pubblica prova si dà della dedicazione, e quale incoraggiamento diede Gesù a quelli che divenivano suoi discepoli?
7 Avete fatto questi passi? E avete dato pubblica prova della vostra dedicazione a Dio sottoponendovi al battesimo in acqua come fanno i cristiani testimoni di Geova? In tal caso, si può dire con certezza che siete veri discepoli, seguaci di Gesù. Notate ciò che egli disse per vostro incoraggiamento: “Io sono la luce del mondo. Chi segue me non camminerà affatto nelle tenebre, ma possederà la luce della vita”. — Giov. 8:12.
8. Quale distinzione fanno le Scritture tra coloro che ricevono una speranza celeste e quelli che hanno la speranza di vivere sulla terra sotto il regno di Dio?
8 Dalla Pentecoste del 33 E.V. in poi, i diretti seguaci di Gesù furono “rigenerati [alla] speranza viva” dell’eredità celeste, divenendo “partecipi della natura divina”, dell’immortalità. Essi formano il “piccolo gregge” che siede con Cristo Gesù sul suo trono celeste. (1 Piet. 1:3, 4; 2 Piet. 1:4; Luca 12:32; 1 Cor. 15:54; Riv. 3:21) Tuttavia, in un’occasione Gesù disse: “E ho altre pecore che non sono di questo ovile; quelle pure devo condurre, . . . e diventeranno un solo gregge, un solo pastore”. Queste “altre pecore” ricevono la speranza della vita eterna in una terra paradisiaca sotto il regno celeste, e si identificano nelle persone simili a pecore che fanno del bene ai fratelli spirituali di Cristo; di esse si parla nella parabola di Matteo 25:31-46, che ora si sta adempiendo. Si identificano anche con la “grande folla” menzionata in Rivelazione 7:9-17, dopo la descrizione della classe celeste, i 144.000. — Giov. 10:16.
9. In che modo gli odierni testimoni di Geova corrispondono al ‘solo gregge di pecore’ di Gesù?
9 Gli odierni testimoni di Geova, che sono ben più di due milioni, sono una testimonianza vivente della veracità della Parola di Dio. Fra loro c’è una minoranza, un nucleo, che ha la speranza celeste. Strettamente radunato attorno ad essi c’è un grande e crescente numero di persone la cui speranza è quella di vivere sulla terra sotto il regno di Dio, ed esse sono felici di fare tutto il possibile per sostenere i “fratelli” di Cristo. (Matt. 25:40) Entrambi i gruppi formano “un solo gregge [sotto] un solo pastore”, e delle sue pecore, di tutte, Gesù disse: “Le mie pecore ascoltano la mia voce, e io le conosco [per nome], ed esse mi seguono. E io do loro vita eterna”. Sono state tutte riportate in una relazione familiare con Dio, per essere chiamate “figli di Dio” e rallegrarsi della ‘luce della vita’. — Giov. 10:3, 27, 28; Rom. 8:19-21.
CAMMINATE NELLA LUCE ED EVITATE DI INCIAMPARE
10. Quali consigli dà Giovanni a quelli che desiderano avere partecipazione con Dio e con Cristo?
10 Considerando la prima lettera di Giovanni, troviamo alcuni ottimi e chiari consigli per quelli che si sono volti a Dio dedicandosi a lui e hanno cominciato a seguire le orme di Gesù. Come nel suo Vangelo, Giovanni comincia scrivendo di Gesù, chiamandolo questa volta la “parola della vita”, e menziona il fatto che si ha partecipazione non solo con lui, ma anche “col Padre e col suo Figlio Gesù Cristo”. Poi Giovanni dice col suo solito stile enfatico: “Dio è luce e . . . unitamente a lui non vi sono tenebre alcune. Se facciamo la dichiarazione: ‘Abbiamo partecipazione con lui’, e continuiamo a camminare nelle tenebre, mentiamo e non pratichiamo la verità”. — 1 Giov. 1:1-7.
11. (a) Quale grado di responsabilità comporta la conoscenza della verità? (b) In che modo Proverbi 4:23-27 ci aiuta ad adempiere la nostra responsabilità?
11 Come indicano queste parole, la conoscenza della verità inerente a Geova e al suo proposito, oltre a recare una ricca benedizione e luce, comporta una responsabilità a cui non ci si può sottrarre. Non si tratta solo d’avere chiara conoscenza della verità. Piuttosto, la domanda più penetrante è come accogliamo nel nostro cuore la verità, e questo si vede dal nostro modo d’agire, sia in pubblico che in privato. È la disposizione del cuore, la persona che siamo interiormente, a determinare il modo in cui consideriamo ogni situazione, le possibilità che ci si presentano e la condotta che decidiamo di seguire. Infatti, la Parola di Dio dice: “Più di ogni altra cosa che dev’esser guardata, salvaguarda il tuo cuore, poiché da esso sono le fonti della vita. . . . In quanto ai tuoi occhi, dovrebbero guardare diritto. . . . Appiana il corso del tuo piede, e tutte le tue proprie vie siano fermamente stabilite. . . . Rimuovi il tuo piede da ciò che è male”. — Prov. 4:23-27.
12. (a) Come e perché è possibile che la “luce” che è in una persona divenga “tenebre”? (b) Quale illustrazione se ne ebbe nel tempo di Gesù?
12 Se però cerchiamo di servirci della conoscenza della verità o della posizione che abbiamo in mezzo al popolo di Geova per fini egoistici, con un motivo cattivo o impuro, considereremo le cose in modo impuro, e avremo una visione pervertita e distorta. Pur non rendendocene conto, non potremmo vedere diritto in senso spirituale. Infatti, Gesù disse: “La lampada del corpo è l’occhio. Se, dunque, il tuo occhio è semplice [rivolto in una sola direzione, a fuoco], tutto il tuo corpo sarà illuminato; ma se il tuo occhio è malvagio, tutto il tuo corpo sarà tenebre. Se in realtà la luce che è in te è tenebre, come sono grandi tali tenebre!” (Matt. 6:22, 23) Potremmo inciampare proprio in quello che, se preso nel modo giusto, ci recherebbe vantaggio, perché gli ‘occhi del nostro cuore’ riceverebbero non la luce, ma le tenebre. Questo è bene illustrato dai capi religiosi del tempo di Gesù. Se lo avessero accettato come la “principale pietra angolare” della disposizione di Dio, che ricche benedizioni avrebbero ricevuto! Invece, lo respinsero. Inciamparono in lui e caddero. Anzi, respinsero Gesù in modo così estremo, fino al punto di nutrire per lui un odio omicida, che attirò su di loro il severo e avverso giudizio di Dio. Infatti, Gesù disse: “Chi cadrà su questa pietra sarà frantumato. In quanto a chiunque sul quale essa cadrà, lo polverizzerà”. — Matt. 21:42-44; vedere anche Romani 9:32, 33.
13. Riguardo all’influenza che esercitiamo sugli altri, che cosa è importante ricordare?
13 È pure importante considerare l’influenza che possiamo esercitare sugli altri. Infatti, Paolo scrisse ai Corinti: “Tutte le cose son lecite; ma non tutte le cose edificano. Ciascuno continui a cercare non il proprio vantaggio, ma quello altrui”. Poi spiegò che specialmente quando c’è un problema di coscienza, “non la [vostra], ma quella dell’altra persona”, dobbiamo stare attenti a non “divenire cause d’inciampo”. E ai Romani diede questo consiglio: “Sia piuttosto questa la vostra decisione, di non mettere davanti al fratello pietra d’inciampo o causa per incespicare”. Sì, se a causa della vostra condotta ‘il vostro fratello è addolorato, voi non camminate più secondo l’amore’. — 1 Cor. 10:23-33; Rom. 14:13-15.
14. (a) Quali due espressioni di Gesù danno risalto alla serietà e al pericolo di inciampare? (b) Come si espresse Giovanni a questo riguardo?
14 Anche Gesù usò termini molto forti a questo riguardo. Egli raccomandò di eliminare qualsiasi cosa in noi stessi che ci faccia inciampare. In quanto agli altri discepoli, disse: “Se uno facesse inciampare uno di questi piccoli che ripongono fede in me, sarebbe più utile per lui che gli si appendesse al collo una macina da mulino . . . e che fosse affondato nell’ampio e aperto mare”. E di nuovo: “Non è desiderio del Padre mio che è in cielo che uno di questi piccoli perisca”. (Matt. 18:6-10, 14) Se gli “occhi del vostro cuore” sono davvero illuminati e vedono quanto è prezioso agli occhi di Geova ‘ognuno di questi piccoli’, comprenderete il vigore con cui si espresse Giovanni quando disse: “Chi ama il suo fratello rimane nella luce, e nel suo caso non vi è causa d’inciampo. Ma chi odia il suo fratello [anche solo uno] è nelle tenebre e cammina nelle tenebre, e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi”. Giovanni fu spinto a scrivere così mosso dall’incrollabile amore e dalla lealtà. Queste sono buone qualità del cuore che determinano il nostro spirito e il nostro comportamento, formando la “nuova personalità . . . creata secondo la volontà di Dio in vera giustizia e lealtà”. — 1 Giov. 2:10, 11; Efes. 1:18; 4:24.
15. Quale avvertimento e supplica rivolse Paolo sul modo in cui dobbiamo camminare?
15 Inoltre, notate la fervente supplica di Paolo: “[Affinché] voi non continuiate più a camminare come camminano anche le nazioni . . . mentre sono mentalmente nelle tenebre, e alienati dalla vita che appartiene a Dio, a causa dell’ignoranza che è in loro, a causa dell’insensibilità dei loro cuori”. Più avanti, parla in modo edificante e positivo, dicendo: “Divenite perciò imitatori di Dio, come figli diletti, e continuate a camminare nell’amore. . . . Continuate a camminare come figli di luce, poiché il frutto della luce consiste d’ogni sorta di bontà e giustizia e verità”. Che frutto eccellente e piacevole! Egli conclude: “Guardate dunque accortamente che il modo in cui camminate non sia da persone non sagge ma da saggi”. — Efes. 4:17, 18; 5:1, 2, 8-15.
COME ASSORBIRE E RIFLETTERE LA LUCE
16. (a) È solo nella condotta che facciamo risplendere la nostra luce? (b) Quando Gesù fu dinanzi a Pilato, quale importante controversia fu discussa?
16 Le scritture considerate finora riguardavano principalmente la condotta personale quali figli di luce, e la responsabilità che abbiamo verso gli altri. Tuttavia, la Parola di Dio sottolinea un altro aspetto notevole. Gesù disse: “Io sono la luce del mondo”, e Paolo disse che Cristo Gesù “doveva proclamare la luce”. (Giov. 8:12; Atti 26:23) Come si adempirono queste scritture? Fu solo mediante la vita decorosa che Gesù visse e la sua condotta esemplare? Molti che si professano cristiani fanno risplendere la loro luce solo in questo. Ma fu per questa ragione che Gesù fu infine arrestato e portato dinanzi a Pilato, cioè per le sue opere buone? No di certo. C’era di mezzo la questione del dominio e dell’autorità del regno, imperniata su Gesù, come indica la domanda di Pilato: “Sei tu il re dei Giudei?” Rispondendo, Gesù ammise subito di avere un regno e di essere perciò re, ma Pilato non aveva ragione di allarmarsi. Infatti, Gesù disse: “Il mio regno non fa parte di questo mondo. . . . Il mio regno non è di qui”. — Giov. 18:33-36.
17. (a) Quale fu il tema principale di tutto l’insegnamento e la proclamazione di Gesù? (b) In che modo Gesù fece risplendere questa luce sino alla fine? (c) Quali scritture guidarono e incoraggiarono Gesù sotto questo aspetto?
17 Quel regno era stato veramente il tema e il fondamento, la verità centrale, di tutta l’opera di predicazione e insegnamento di Gesù. Matteo dice quanto accadde dopo l’arresto di Giovanni Battista: “Gesù cominciò a predicare, dicendo: ‘Pentitevi, poiché il regno dei cieli si è avvicinato’”. In modo interessante, Matteo spiega che in quel particolare tempo e luogo si adempì la profezia: “Il popolo che sedeva nelle tenebre ha visto una gran luce, e in quanto a quelli che sedevano in una regione d’ombra di morte, su loro è sorta la luce”. (Matt. 4:12-17; Isa. 9:1, 2) Gesù sentì vivamente la sua responsabilità di rendere testimonianza a questa importantissima verità, poiché disse a Pilato: “Per questo sono nato e per questo son venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità”. (Giov. 18:37) Gesù aveva assimilato perfettamente la Parola del Padre suo e comprendeva che il proposito di Geova si accentrava nel regno del quale era il re promesso. Quale unigenito Figlio di Dio, sapeva che le profezie di Salmo 2:4-8 e di Isaia 9:6, 7, dove si parla di un “figlio”, si riferivano a lui e si sarebbero adempiute in lui. Sapeva pure che a lui si riferivano le profezie di Isaia dove Geova lo chiama “mio servitore”, dicendo: “Ti darò . . . come luce delle nazioni, . . . perché tu apra gli occhi ciechi, faccia uscire dalla segreta il prigioniero, dalla casa di detenzione quelli che siedono nelle tenebre”. E ancora: “[Io, Geova,] t’ho anche dato per luce delle nazioni, affinché la mia salvezza sia fino all’estremità della terra”. (Isa. 42:1, 6, 7; 49:6) Infatti, Gesù sapeva che alcune di queste scritture erano già state citate in riferimento a lui, come ad esempio quando l’angelo Gabriele aveva annunciato il suo concepimento alla madre Maria, e da Simeone quando i genitori di Gesù lo avevano portato da piccolo nel tempio. — Luca 1:31-33; 2:25-32.
18. (a) Quali importanti verità mette in risalto la preghiera modello di Gesù? (b) Che cosa accadde allorché sembrò che Gesù, quale portatore di luce, fosse stato del tutto eliminato?
18 Gesù rifletté fedelmente tutto ciò che aveva assimilato. Lo si vede nella prima parte della sua preghiera modello, che mette in relazione il Regno con la santificazione del nome di Dio: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”. (Matt. 6:9, 10) Benché quel messaggio del Regno risplendesse come un raggio di luce durante tutto il ministero di Gesù, sembrò che le tempestose nubi dell’opposizione religiosa l’avessero oscurato del tutto quando Gesù fu appeso pubblicamente al terribile palo di tortura e morì. Che accadde poi? Cinquantuno giorni dopo, alla Pentecoste, Pietro parlò pubblicamente a una grande folla in Gerusalemme, spiegando che lo spirito santo versato era la prova che Dio aveva veramente destato suo Figlio dai morti, esaltandolo alla sua destra, in adempimento alle Scritture. — Atti 2:22-36.
19. Come la primitiva congregazione cristiana fece risplendere la vera luce?
19 Da quel momento in poi, quel raggio di luce rifulse con maggiore intensità e ampiezza, specialmente quando il messaggio del Regno fu portato alle nazioni, a cominciare da Cornelio. (Atti, capitolo 10) Tutti quelli che accettarono e assimilarono quel messaggio con la mente e con il cuore reagirono riflettendo quella luce, ricordando l’incarico affidato da Gesù: “Voi siete la luce del mondo. . . . Risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini”. (Matt. 5:14-16) L’intero racconto del libro di Atti lo conferma, e termina dicendo che Paolo rendeva “completa testimonianza riguardo al regno di Dio”, e additando un ulteriore adempimento delle profezie di Isaia. (Atti 28:23-28) Anche Pietro mise in risalto il principale obbligo che gravava sulla congregazione cristiana quando disse: “Voi siete ‘ . . . un popolo di speciale possesso, affinché dichiariate le eccellenze’ di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce”. — 1 Piet. 2:9.
20. (a) C’è qualche possibilità che Satana o i suoi servitori offuschino Geova? (b) Cosa rivela la storia moderna del popolo di Geova, come predisse Isaia?
20 Dopo secoli di tenebre, qual è oggi la situazione? È vero che i ministri di Satana sono riusciti molto bene a oscurare la luce, ‘trasformandosi in ministri di giustizia’, ma questo non ha posto nessun problema a Geova. Egli è sempre Padrone della situazione. Per lui veramente “le tenebre potrebbero addirittura esser luce”. (2 Cor. 11:14, 15; Sal. 139:11, 12) La notte potrebbe apparirci davvero senza fine, ma nulla può ritardare l’alba. Il sole nascente illumina prima i colli e i monti più alti, e le città o i templi che sorgono su di essi. È accaduto esattamente questo. Dopo il 1870 furono ripristinate le verità fondamentali e riprese le attività inerenti ad esse e questo fu come la prima luce del mattino. Poi, dopo un breve, tempestoso periodo di prova dal 1914 al 1918, la luce del rinato favore di Dio verso i suoi fedeli rifulse nel 1919. Da allora la luce ha davvero rifulso sempre più sul loro sentiero. (Prov. 4:18) Essi vedono avverarsi ciò che Geova predisse rivolgendosi a Sion, la sua organizzazione, con le parole: “Sorgi, o donna, spandi luce, poiché la tua luce è venuta e su di te è rifulsa la medesima gloria di Geova. Poiché, ecco, le tenebre stesse copriranno la terra, e fitta oscurità i gruppi nazionali; ma su di te rifulgerà Geova, e la sua propria gloria si vedrà su di te. E le nazioni verranno per certo alla tua luce, e i re alla lucentezza del tuo fulgore”. — Isa. 59:20; 60:1-3; 62:1-3; vedere anche Isaia 2:2, 3.
21. Chi forma oggi il “servitore” di Geova, e come riflette la Sua gloria?
21 Ora si comprende che il “servitore” di Geova include coloro che prestano servizio insieme a Cristo Gesù come capo e formano un corpo di “testimoni”, l’Israele spirituale. Geova dice loro: “Voi siete i miei testimoni . . . pure il mio servitore che io ho scelto, onde conosciate e abbiate fede in me”. (Isa. 43:10-12) Essi, insieme ai loro numerosi compagni simili a pecore, partecipano alla mondiale proclamazione del regno. Assimilano con gratitudine la sempre crescente luce dell’intendimento che rifulge dalle pagine della Parola di Dio. Pertanto, come Mosè, gli Israeliti spirituali ‘riflettono come specchi la gloria di Geova’. La riflettono nella loro condotta personale e dichiarando “questa buona notizia del regno . . . in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni”. — 2 Cor. 3:4-6, 16-18; Matt. 24:14.
22. Qual è la preghiera dei dedicati servitori di Geova, e come la seguono nella loro vita?
22 Il rimanente dell’Israele spirituale e i loro compagni continuano lietamente l’opera affidata loro da Dio di predicare il Regno e fare discepoli. La preghiera che essi rivolgono a Geova, con cui invitano altri a prendere parte attiva a quest’opera, è mirabilmente espressa in Salmo 43:3, 4: “Manda la tua luce e la tua verità. Che queste stesse mi guidino. Mi conducano al tuo monte santo e al tuo grande tabernacolo. E di sicuro verrò all’altare di Dio, a Dio, mia esultante allegrezza. E di sicuro ti loderò sull’arpa, o Dio, mio Dio”.