Apprezziamo la salvezza del nostro Dio
1, 2. Quale grande errore fanno tanti del genere umano, e con quale risultato?
DIO ci deve forse qualcosa? Molti agiscono come se ci dovesse qualcosa. Considerano la vita come qualcosa da impiegare semplicemente per un guadagno e per l’egoistico piacere. Ma non traggono nessuna vera soddisfazione dalla vita. Questo perché violano il primo e il secondo comandamento enunciato da Gesù Cristo: “Il primo è: ‘Ascolta, Israele: Geova, l’Iddio nostro, è il solo Geova, e tu devi amare Geova il tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua mente e con tutta la tua forza’. Il secondo è questo: ‘Devi amare il tuo prossimo come te stesso’”. — Mar. 12:29-31.
2 Sono pochissimi quelli del genere umano che s’interessano oggi di ubbidire a questi comandi. Sono come il ricco di una parabola di Gesù che disse: “Anima, hai molte buone cose accumulate per molti anni; prenditi riposo, mangia, bevi, rallegrati”. Ma quell’uomo perse la sua anima quella medesima notte. (Luca 12:16-21) Così avviene oggi. Quelli che non sono ricchi verso Dio, ma che, piuttosto, fanno il loro paradiso materialistico in questo sistema di cose, perderanno tutto durante la “grande tribolazione” che sta per scatenarsi sulla terra. I loro interessi sono materiali, fisici, non spirituali. — Matt. 24:21, 22; Ger. 25:31-36; Giac. 5:1-5.
3. Fate un contrasto fra la veduta dell’“uomo fisico” e quella dell’“uomo spirituale”.
3 Che vista corta ha quest’“uomo fisico”! Le cose dello spirito di Dio sono stoltezza per lui, così che non può vedere oltre una vita di settanta od ottant’anni, al massimo. Ma l’“uomo spirituale” può vedere nell’eternità. Anche agli ‘uomini spirituali’ che hanno possedimenti materiali è consigliato di “fare il bene, d’esser ricchi di opere eccellenti, d’essere disposti a dare, pronti a condividere, tesoreggiando sicuramente per se stessi un eccellente fondamento per il futuro, onde afferrino fermamente la vera vita”. Le “opere eccellenti” sono richieste da tutti noi che cerchiamo “la vera vita”. Nello specchio della perfetta legge di Dio possiamo vedere fino a che punto soddisfiamo le esigenze per ottenere la vita eterna. “Colui che guarda nella legge perfetta che appartiene alla libertà e persiste in essa, questi, perché è divenuto non uditore dimentico, ma operatore dell’opera, sarà felice nel suo operare”. — 1 Cor. 2:14, 15; 1 Tim. 6:18, 19; Giac. 1:25.
4. Che cos’è necessario se vogliamo scrutare la sapienza di Dio?
4 Parlando della salvezza che viene prima ai Giudei e poi alle nazioni, Paolo dichiara: “O profondità della ricchezza e della sapienza e della conoscenza di Dio! Come sono imperscrutabili i suoi giudizi e impenetrabili le sue vie!” (Rom. 11:33) Significa questo che la sapienza di Dio è così profonda che non possiamo mai capire le sue vie? Tutt’altro! Ma dobbiamo rivolgerci alla Parola di Dio con la giusta attitudine di mente e di cuore. Non ci aspetteremmo di leggere la Bibbia come un romanzo mondano, il cui scopo è semplicemente quello di divertire. La Bibbia richiede d’essere studiata, con il giusto motivo. Nel giorno di Gesù alcuni andarono da lui con motivi errati, cercando qualche egoistico vantaggio o qualche espediente per intrappolarlo. (Giov. 6:26, 27; Luca 20:20-26) Comunque, solo a quelli che lo cercavano umilmente, spinti da un cuore puro, Gesù concesse l’intendimento delle più profonde cose spirituali della Parola di Dio. (Matt. 13:10-15; Luca 13:23, 24) È urgente che anche noi impariamo ad apprezzare di cuore gli insegnamenti biblici, che sono così diversi dalle filosofie mondane.
“PECCATO” E “RISCATTO”
5. (a) Qual è la veduta scritturale del “peccato”? (b) In che modo la liberazione dal peccato è un’immeritata benignità?
5 Prendiamo, ad esempio, il soggetto del “peccato”. Forse viviamo in una società permissiva o in un altro tipo di società che non comprende ciò che significa il “peccato”. Ma il “peccato” è sempre esistito dalla ribellione in Eden. Significa fallire il bersaglio della perfezione, o venir meno alla giustizia di Dio. (Rom. 3:23, 24) Abbiamo ereditato il peccato dal nostro disubbidiente antenato Adamo, e così siamo tutti peccatori. Nei tempi antichi, ci volle la legge di Dio data tramite Mosè per riconoscere chiaramente che cos’è il peccato, anche se la morte risultante dal peccato regnava da migliaia d’anni sul genere umano. Quella legge mostrò pure chiaramente che l’uomo non può in se stesso trovare nessuna liberazione dal peccato. Anche oggi dovremmo essere profondamente consci del peccato e delle sue conseguenze. (Rom. 5:12-14; 7:7, 21-25) Come siamo indegni in noi stessi d’essere liberati dal peccato e dai suoi effetti! Che immeritata benignità ha dunque mostrato Dio provvedendo la liberazione dal peccato, in base al perfetto sacrificio di suo Figlio! — Efes. 2:4-8.
6. (a) Qual è la base per la liberazione dal peccato? (b) Chi sono quelli che non troveranno difficile capire il riscatto?
6 Questo ci porta all’insegnamento biblico del “riscatto”. La liberazione dal peccato si ottiene in base al sacrificio di riscatto di Gesù. È questo soggetto del “riscatto” così difficile che non possiamo ottenerne intendimento, fino al punto di non poterlo spiegare chiaramente ad altri? Non sia mai detto! Infatti, la dottrina biblica del riscatto, correttamente compresa, è avvincente e ispira fede! Se accettassimo gli insegnamenti del clero della cristianità, che descrivono Gesù come “Dio incarnato” e quindi come una specie di mezzo Dio, mezzo uomo, o se ci interessassimo alla filosofia orientale secondo cui la meta dell’uomo dovrebbe essere l’oblìo del nirvana, potrebbe esserci difficile comprendere il riscatto. Ma se perseguiamo “giustizia, fede, amore, pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro”, non ci sarà troppo difficile capire il meraviglioso provvedimento del riscatto preso da Geova e rallegrarcene. — 2 Tim. 2:22.
7. Come si può definire il “riscatto”?
7 Come uomo perfetto — nulla di più, nulla di meno — ed esatta controparte di Adamo, un tempo perfetto, Gesù poté dare “se stesso quale riscatto corrispondente per tutti”, cioè per tutta la peccaminosa, imperfetta discendenza di Adamo. (1 Tim. 2:5, 6) La parola greca antiʹly·tron, usata solo in questo punto nelle Scritture, è definita così: “un riscatto, prezzo di redenzione, o piuttosto un riscatto corrispondente. ‘Esso significa appropriatamente un prezzo mediante cui i prigionieri sono redenti dal nemico; e quella specie di scambio in cui la vita di uno è redenta dalla vita di un altro’. Aristotele usa dunque il verbo antilytróo per redimere vita con vita”.a Sì, perfino il superbo Aristotele comprese l’idea del “riscatto”. Ma se fosse vissuto quattro secoli dopo, le sue filosofie — comprendenti dèi trini, evoluzione e immortalità dell’anima — gli avrebbero senz’altro impedito di comprendere il significato del riscatto di Gesù.b
8. Come, e in che ordine, devono tutti essere “resi viventi”?
8 L’anima dell’uomo peccatore non è immortale! Non ha nessun diritto alla vita. L’insegnamento biblico è chiaro: “L’anima che pecca, essa stessa morrà”. (Ezec. 18:4, 20; Matt. 10:28) Sì, l’anima dell’uomo peccatore muore, ma la Bibbia presenta una meravigliosa speranza: “Poiché come in Adamo tutti muoiono, così anche nel Cristo tutti saranno resi viventi. Ma ciascuno nel proprio ordine: Cristo la primizia, poi quelli che appartengono al Cristo durante la sua presenza”. Così sicuramente come Cristo sorse dai morti, così ora, al tempo della sua invisibile presenza, il piccolo gruppo dei suoi unti seguaci sono “resi viventi” con lui. (1 Cor. 15:20-23) Nel giusto ordine, anche altri del genere umano che esercitano fede possono sperare d’esser resi liberi “dalla schiavitù alla corruzione e [d’avere] la gloriosa libertà dei figli di Dio”. — Rom. 8:21.
DUE FAMIGLIE
9. In che modo i seguaci di Gesù sono in contrasto con la famiglia di Adamo?
9 Questo insegnamento del riscatto richiama la nostra attenzione su due famiglie, la famiglia di Adamo e la famiglia di Gesù Cristo. Descrivendole, è detto di entrambe le famiglie che sono “molti”. (Rom. 5:15) Non c’è nessuna speciale esigenza per far parte della peccaminosa famiglia di Adamo. Tutti vi nascono mediante il naturale processo procreativo. Ma, riguardo a ciò che Gesù fece, è scritto: “Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per esser servito, ma per servire e per dare la sua anima come riscatto in cambio di molti”. (Mar. 10:45; Matt. 20:28) Quanti? Come abbiamo già visto, egli diede se stesso come “riscatto corrispondente per tutti”. Egli gustò la morte “per ogni uomo”. (1 Tim. 2:5, 6; Ebr. 2:9) Negli scorsi seimila anni, la famiglia di Adamo si è moltiplicata fino a includere miliardi di persone. Cristo le acquistò tutte. Ma per avere una condizione approvata presso Dio dovevano esercitare fede in Gesù Cristo come colui mediante cui Dio ha reso loro disponibile la vita eterna. (Giov. 3:16, 36) Dei seguaci di Gesù è scritto: “A quanti l’han ricevuto ha dato l’autorità di divenire figli di Dio, perché hanno esercitato fede nel . . . nome [di Gesù]; ed essi son nati non da sangue né da volontà carnale né dalla volontà dell’uomo, ma da Dio”. — Giov. 1:12, 13.
10. Perché Gesù non allevò una famiglia naturale?
10 Accade la stessa cosa a quelli che, mediante il valore espiatorio del sacrificio di Gesù, ottengono la vita eterna nella famiglia di Gesù sulla terra. Anch’essi devono esercitare fede nel sangue di Gesù, che è la base per essere redenti dal peccato e dalla morte. (Ebr. 9:12, 28; Rom. 5:8-11) Come uomo perfetto, Gesù poteva sposarsi e allevare la propria famiglia, e che famiglia dotata di talento e fuori del comune avrebbe potuto essere! Ma era questo che Gesù voleva? Era questo lo scopo per cui Geova aveva mandato Gesù sulla terra? Gesù s’interessava di fare la volontà del Padre suo, che includeva contese di gran lunga più importanti che iniziare una nuova famiglia per proprio conto. (Giov. 5:30; 6:37-40) Soprattutto, Gesù s’interessava che il santo nome e il proposito di Geova fossero rivendicati in relazione all’originale famiglia umana. Poiché Dio si era riposato dalle sue opere creative con la fiducia che il suo meraviglioso proposito di riempire una terra paradisiaca di giusti discendenti di Adamo si sarebbe adempiuto alla fine del suo ‘giorno di riposo’ di settemila anni. — Gen. 2:1-3; 1:27, 28.
11. (a) Come diviene Gesù il “Padre eterno”? (b) Dio chi adotta prima come figli spirituali?
11 Come creazione di Dio l’uomo era stato perfetto, e c’era un modo per ristabilire la perfezione. Perché dare dunque inizio a una nuova famiglia umana? Ciò che si richiedeva era, piuttosto, il sacrificio del perfetto Gesù, così che i discendenti di Adamo ubbidienti e che amavano Dio fossero trasferiti, adottati per così dire, nella famiglia di Gesù, avendolo come “Padre eterno” in virtù del riscatto. (Isa. 9:6) Ma nel proposito di Dio, le “primizie”, un piccolo numero della famiglia di Adamo, in base alla loro fede nel sacrificio di Gesù, sarebbero stati adottati prima come figli spirituali, per partecipare con Gesù a una risurrezione spirituale nel suo regno celeste sopra la famiglia umana. — Rom. 8:23; Giac. 1:18.
12. (a) Il riscatto che cosa rende possibile al genere umano? (b) Come dovremmo sentirci verso il provvedimento del riscatto?
12 Il riscatto prepara il terreno affinché il genere umano in generale riceva incomparabili benedizioni: il paradiso restaurato in tutta la terra, la sopravvivenza di molti che amano la giustizia in quel paradiso, la risurrezione dei miliardi di morti umani e l’eliminazione dell’infermità, del peccato e della morte. Rende possibili pace, contentezza e armonia a tutta la creazione di Geova. (Sal. 37:10, 11; 72:7, 8; Giov. 5:28, 29; Isa. 33:24) La contemplazione di queste glorie avvenire quanto apprezzamento suscita in noi per il meraviglioso amore e l’immeritata benignità di Geova espressi mediante suo Figlio! In realtà questa è “immeritata benignità sopra immeritata benignità”! (Giov. 1:14, 16, 17) Non c’è da meravigliarsi se i discepoli di Gesù scrissero con tanto apprezzamento riguardo al riscatto! (Rom. 3:21-26; 1 Piet. 1:18, 19; 1 Giov. 1:7; Giuda 20, 21) Non è il vostro cuore pieno di gratitudine per il grande amore di Dio che provvide il riscatto e per tutto ciò che ne risulta? — Rom. 8:38, 39; Isa. 65:17, 18.
MOSTRIAMO LA NOSTRA GRATITUDINE!
13, 14. (a) In che cosa dovrebbe farci abbondare l’apprezzamento per il riscatto? (b) Che cosa dovrebbe scoraggiarci dal praticare mai il peccato?
13 Ai suoi conservi credenti l’apostolo Paolo scrisse: “E questo è quello che continuo a pregare, che il vostro amore abbondi sempre più in accurata conoscenza e pieno discernimento; affinché vi accertiate delle cose più importanti, onde siate senza difetto e non facciate inciampare altri fino al giorno di Cristo, e siate pieni del giusto frutto, che è per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio”. (Filip. 1:9-11) Se l’apprezzamento per il riscatto ci spinge ad abbondare sempre più nell’amore, dovrebbe anche indurci ad abbondare nell’odio di ciò che è male.
14 Dio concede il perdono del peccato in base al sacrificio di Gesù, ma questo non ci dà la licenza di peccare. È vero, come dichiara I Giovanni 2:1, che se, a causa dell’imperfezione ereditata, “qualcuno commette peccato, abbiamo un soccorritore presso il Padre, Gesù Cristo, il giusto”. Ah, ma riceviamo tale aiuto se ci prendiamo volontariamente delle libertà e commettiamo peccato? Possiamo sperare che il valore espiatorio del sacrificio di Gesù valga per noi se ci induriamo nelle vie peccaminose? Primo Giovanni 3:2, 6, 8 ci dice: “Diletti, ora siamo figli di Dio . . . Chiunque rimane unito a lui non pratica il peccato; chiunque pratica il peccato non lo ha visto né l’ha conosciuto. Chi pratica il peccato ha origine dal Diavolo, perché il Diavolo ha peccato dal principio. Per questo scopo il Figlio di Dio fu reso manifesto, cioè per distruggere le opere del Diavolo”. Egli fa questo mediante il suo amorevole provvedimento del riscatto. Certo nessuno che apprezzi quel meraviglioso provvedimento preso mediante Cristo vorrebbe mai praticare il peccato!
15. Perché non è saggio abbandonarsi al peccato con l’idea che il sacrificio di Gesù rechi il perdono?
15 Qualcuno può pensare che non sia poi così male ‘rasentare il precipizio’, o trarre qualche minore piacere senza cadere completamente nel peccato. Oppure un altro può pensare: ‘Solo una volta e poi più, e il sacrificio di Gesù mi recherà il perdono’. Ma è questo un ragionamento logico? Significa incominciare a coltivare un’inclinazione per le opere della carne, il contrario di coltivare il frutto dello spirito, e la Bibbia avverte chiaramente “che quelli che praticano tali cose non erediteranno il regno di Dio”. (Gal. 5:19-24) È così facile cadere in pratiche errate! Resistete all’allettamento, con un cuore puro. (Matt. 5:8) Quando siamo tentati di fare il male, dovremmo essere spinti a dire: ‘No, non lo farò. Dopo ciò che Dio e Cristo hanno fatto per noi provvedendo il riscatto, come potrei mai fare una cosa simile che mostrerebbe tale mancanza di apprezzamento?’ Pensando al riscatto, ci sia consentito di dire sempre di cuore: “Ora noi non siamo di quelli che tornano indietro alla distruzione, ma di quelli che hanno fede per conservare in vita l’anima”. — Ebr. 10:39, e si veda anche il versetto 29 .
16. Come possiamo evitare di ‘tornare indietro’ al peccato?
16 Anziché ‘tornare indietro’ al peccato e alla mancanza di fede, ci sia consentito di avvicinarci sempre più al nostro Dio. Questo significa anche avvicinarci di più ai nostri fratelli. Dovremmo amare i fratelli di cuore. “Chiunque non pratica la giustizia non ha origine da Dio, né ha origine da Dio colui che non ama il suo fratello. Poiché questo è il messaggio che avete udito dal principio, che dobbiamo avere amore gli uni per gli altri”. (1 Giov. 3:10, 11) Come mostriamo questo amore gli uni per gli altri? Trascorrendo tempo gli uni con gli altri, prima delle adunanze, dopo le adunanze e in altre occasioni. (Sal. 133:1; Rom. 12:9, 10) Sì, interessandoci gli uni degli altri, edificandoci gli uni gli altri nell’amore, rallegrandoci di condividere gli uni con gli altri le eccellenti benedizioni spirituali provvedute da Geova mediante il Signore Gesù Cristo. — 1 Tess. 5:11-13.
APPREZZAMENTO POSITIVO
17. (a) Quale positiva espressione di fede possiamo fare? (b) Questo che cosa implica spesso?
17 Il riscatto dovrebbe spingerci a compiere azioni positive, opere di fede che rispecchiano i nostri sentiti ringraziamenti per tutto ciò che Geova e Cristo hanno fatto per noi. Così possiamo avere la certezza d’essere fra quelli che sono menzionati nel Salmo 11:7: “Poiché Geova è giusto; in effetti ama gli atti giusti. I retti son quelli che guarderanno la sua faccia”. Oggi ci sono più di un milione e mezzo di testimoni di Geova in tutta la terra che compiono atti giusti a favore d’altri di cuore onesto. Il loro ministero include che facciano visite alle case di altri, insegnino loro gratuitamente la Bibbia e mostrino loro la via della vita eterna che si può ottenere solo mediante l’accurata conoscenza di Dio, di Cristo e del provvedimento del riscatto. (Giov. 17:3; 14:6) Tutto questo ministero viene svolto volontariamente e senza pensare alla ricompensa materiale. Spesso richiede pure che si mantenga l’integrità nonostante l’aspra e perfino crudele opposizione. — Matt. 10:28-39.
18. Come una bambina di cinque anni mostrò apprezzamento per il provvedimento di Geova?
18 Prendete, ad esempio, questa bambina di cinque anni: La madre l’ammaestrò fedelmente, così che imparò a nutrire profondo amore verso Geova e suo Figlio. Ma il padre incredulo la mandò in un asilo buddista. Lì le sue credenze cristiane furono messe a dura prova. Rifiutò di adorare Budda quando oltrepassò il cancello dell’asilo. In aula, rifiutò di inchinarsi all’immagine di Budda. L’insegnante la rimproverava di frequente. Ma ella poteva praticare l’adorazione della giusta specie, anche in quell’asilo. Prima del pasto di mezzogiorno, chinava quotidianamente la testina in silenziosa preghiera a Geova mediante Cristo. L’insegnante si adirò anche per questo e cercò di fermarla, ma invano! Infine, non riuscendo a farla partecipare a una festa buddista, l’insegnante chiese alla bambina: “È perché tua madre ti ha detto di non parteciparvi?” La bimba rispose: “No, perché non piacerebbe a Geova Dio”. Davvero un’eccellente espressione di fede basata sul riscatto!
19. (a) Come Geova benedice quelli che lo cercano spinti da un cuore puro? (b) Come mostrò una persona anziana di apprezzare tale benedizione?
19 Il provvedimento del riscatto preso da Geova rende possibile la vita eterna a persone d’ogni sorta. Mediante i suoi angeli egli raduna quelli che mostrano il fervido desiderio di imparare e fare la sua volontà. (Riv. 14:6, 7) Una sede filiale della Società Torre di Guardia ricevette la seguente lettera: “Ho sessantotto anni e sono totalmente cieca. Ho vissuto per lunghi anni in un ospedale, senza nessuno su cui contare. Alla fine, nel novembre del 1970, persi la volontà di vivere e mi rassegnai a morire. Poi, una mattina, mi soffermai vicino all’altare scintoista sotto il portico, e pronunciai questa preghiera: ‘Mi sia concesso solo una volta, prima di morire, di conoscere il vero Dio, che non è il genere di dio che è su questo altare’. Mentre pregavo ancora fui sbalordita udendo una voce alla porta. Con mia sorpresa, la persona disse: ‘Proclamo la buona notizia come testimone del vero Dio, Geova’. Chiesi immediatamente alla persona di entrare, e ascoltai ansiosamente tutto ciò che mi disse. Da quel giorno, non ho mai mancato a un’adunanza dei Testimoni locali. Nel maggio del 1971, divenni io stessa predicatrice di casa in casa, e il 4 dicembre dello stesso anno simboleggiai la mia dedicazione con il battesimo in acqua a un’assemblea di circoscrizione dei testimoni di Geova. Dal 25 di quello stesso mese intrapresi il ministero di pioniera temporanea. In tutti gli scorsi sessantotto anni della mia vita, inclusi ventotto anni nei quali ebbi l’uso degli occhi, mai i miei giorni sono stati così pieni di speranza e di gioia”. Come tangibile espressione della sua gioia, questa cara sorella cristiana accluse alla sua lettera una generosa contribuzione da usare nel programma di costruzione per l’espansione teocratica nel suo paese.
20. Come Geova ‘viene e salva’ il suo popolo?
20 Geova ha veramente adempiuto la sua promessa di ‘venire e salvare’ il suo popolo. Li ha salvati dalla religiosa Babilonia la Grande e li ha portati in un’amichevole relazione con lui, sì, in un paradiso spirituale. Essere in questo paradiso spirituale significa per i credenti riscattati ricevere innumerevoli benedizioni. “In quel tempo gli occhi dei ciechi [in senso spirituale] saranno aperti, e i medesimi orecchi dei sordi [in senso spirituale] saranno sturati. In quel tempo lo zoppo [in senso spirituale] salterà proprio come fa il cervo, e la lingua di chi è senza parola [in senso spirituale] griderà di gioia”. Anche nel nostro giorno si adempie la profezia: “E per certo vi sarà una strada maestra, pure una via [fuori di Babilonia la Grande]; e sarà chiamata la Via della Santità. Non vi passerà l’impuro. E sarà per chi cammina nella via, e in essa non erreranno gli stolti”. A questa strada maestra possono accedere tutti quelli che esercitano vera sapienza imparando umilmente le esigenze di Geova e accettando il suo provvedimento per la vita mediante Cristo. “E i medesimi redenti da Geova [dalla schiavitù in Babilonia la Grande] torneranno e per certo verranno a Sion [il messianico regno di Dio] con grido di gioia; e allegrezza a tempo indefinito sarà sulla loro testa. Essi otterranno esultanza e allegrezza, e mestizia e sospiri dovranno fuggire”. — Isa. 35:4-6, 8, 10.
21. Quale speranza abbiamo, e che effetto dovrebbe avere su di noi?
21 Quei miracoli spirituali si ripeteranno presto! Quando? Sotto il futuro regno millenario di Dio retto da suo Figlio Gesù Cristo. Anche quando fu sulla terra millenovecento anni fa, Gesù Cristo operò miracoli letterali di questo genere. Come Re farà di nuovo tali cose, nel restaurato letterale paradiso terrestre. (Luca 23:43) Che gioiosa speranza! E la profezia ora in corso di adempimento mostra che siamo proprio alla soglia di questo tempo di esultanza. Ora è certamente più di ogni altro il tempo di sforzarci con vigore, per camminare davvero nell’amicizia dell’Iddio della salvezza, fino alla “grande tribolazione” e oltre, e ricevere le eterne benedizioni che saranno elargite in seguito. — Luca 13:24.
[Note in calce]
a A Greek and English Lexicon of the New Testament di Parkhurst, pag. 47.
b “Nel Quarto Secolo a.C. Aristotele scrisse: ‘Tutte le cose sono tre, e tre è tutto: e usiamo questo numero nell’adorazione degli dèi; poiché, come dicono i pitagorici, ogni cosa è vincolata dai tre, poiché la fine, il mezzo e il principio hanno questo numero in tutto, ed essi formano il numero della Trinità’”. — Arthur Weigall, nel suo libro The Paganism in our Christianity, pag. 198.
[Immagine a pagina 48]
Dio ha provveduto la liberazione dal peccato in base al sacrificio di Cristo