Un ulivo fruttifero
“In questa maniera tutto Israele sarà salvato”. — ROMANI 11:26.
1. Cosa si può dire degli ulivi?
GLI ulivi possono vivere centinaia d’anni. A volte, anche quando il vecchio tronco, spesso cavo, infine muore, nuovi polloni germogliano dalle radici, producendo una o più nuove piante d’ulivo. Ma a parte questo, esiste un ulivo che fu piantato quasi 4.000 anni fa e che è tuttora vivo e fruttifero!
2. In relazione a quale promessa Paolo parla di un ulivo, e per illustrare che cosa?
2 Nella sua lettera ai Romani, l’apostolo Paolo si serve dell’ulivo per illustrare la maniera meravigliosa in cui Geova adempie parte di una promessa da Lui fatta ad Abraamo secoli prima:
“Di sicuro ti benedirò e di sicuro moltiplicherò il tuo seme come le stelle dei cieli e come i granelli di sabbia che sono sul lido del mare; e il tuo seme prenderà possesso della porta dei suoi nemici. E per mezzo del tuo seme tutte le nazioni della terra di certo si benediranno per il fatto che tu hai ascoltato la mia voce”. — Genesi 22:16-18.
Il patto abraamico
3, 4. (a) In che modo Abraamo aveva appena dato prova della sua fede? (b) Cosa prefigurava questo episodio?
3 Abraamo aveva appena dato prova di essere pronto a sacrificare Isacco, il suo unico figlio natogli dalla prima moglie, Sara. (Ebrei 11:17-19; leggi Genesi 22:1-18). Sin dai primi tempi i cristiani hanno visto in questo episodio una prefigurazione del fatto che Geova avrebbe sacrificato suo Figlio e lo avrebbe poi riavuto per mezzo della risurrezione. Sì, “Dio ha tanto amato il mondo [del genere umano] che ha dato il suo unigenito Figlio, onde chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna”. — Giovanni 3:16.
4 In questo quadro profetico Abraamo prefigurò dunque Geova Dio, e Isacco — un giovane che sarebbe stato in grado di opporsi al padre 125enne — prefigurò Gesù Cristo, che cedette volontariamente la sua vita umana quale sacrificio di riscatto. — Ebrei 7:27; 10:12.
5. Riguardo al seme promesso in Genesi 3:15, cosa fu rivelato nel patto stipulato da Dio con Abraamo?
5 A motivo della grande fede di Abraamo, Geova aveva precedentemente stipulato con lui un patto entrato in vigore nel 1943 a.E.V. (Genesi 12:4, 7; Galati 3:17) Circa 50 anni dopo, quando vide la provata qualità della fede di Abraamo anche in relazione a Isacco, Geova ripeté la promessa di quel patto e la ampliò, come riportato in Genesi capitolo 22. Quel patto abraamico espresso per esteso fornì particolari sullo sviluppo dei meravigliosi propositi di Dio. Indicò che il seme della liberazione promesso in Eden sarebbe apparso sulla terra come discendente di Abraamo, che sarebbe stato un seme composito (il cui preciso numero di componenti non fu rivelato a quel tempo), che avrebbe sconfitto i suoi nemici e, infine, che per mezzo di quel seme tutte le famiglie della terra si sarebbero benedette. — Genesi 3:15.
Identificato il seme di Abraamo
6, 7. (a) Scritturalmente, chi è il Seme principale di Abraamo? (b) Come sappiamo che doveva esserci un seme secondario di Abraamo? (c) Quando ne fu rivelato l’esatto numero, e qual è?
6 Tutti i particolari di quella promessa sono oggetto di interesse per coloro che condividono la fede di Abraamo e desiderano essere benedetti da Geova. (Romani 4:16) Chi fu, principalmente, il seme di Abraamo per mezzo del quale tutte le nazioni della terra si sarebbero infine benedette? L’apostolo Paolo identifica questo Seme principale nella persona di Cristo. — Galati 3:16.
7 Dal momento che Geova promise ad Abraamo che avrebbe moltiplicato il suo seme, quali altre persone avrebbero formato la parte secondaria del seme di Abraamo? Chi sarebbero stati gli “eredi secondo la promessa”, i “coeredi” del Seme principale, Cristo? (Galati 3:29; Romani 8:17) Per quasi 2.000 anni anche il numero di coloro che avrebbero formato questo secondario ‘seme di Abraamo’ rimase sconosciuto agli uomini, come “le stelle dei cieli” o “i granelli di sabbia che sono sul lido del mare”. Poi, verso la fine del primo secolo E.V., l’apostolo Giovanni udì “il numero di quelli che erano suggellati, centoquarantaquattromila, suggellati da ogni tribù dei figli d’Israele”. — Genesi 22:17; Rivelazione 7:4.
8. Quale speciale opportunità avevano i circoncisi giudei?
8 Ma fra chi sarebbero stati scelti e suggellati questi 144.000 “figli d’Israele”? Se un numero sufficiente di israeliti naturali avesse seguito il patto della Legge quale “tutore che conduce a Cristo [il principale Seme di Abraamo]”, essi avrebbero potuto fornire tutti e 144.000 i membri del seme secondario di Abraamo, e divenire quindi “un regno di sacerdoti e una nazione santa”, per la benedizione di tutte le nazioni della terra. (Galati 3:24; Esodo 19:5, 6) Ma furono abbastanza gli israeliti che si dimostrarono veri figli di Abraamo, “il padre di tutti quelli che hanno fede”? — Romani 4:11.
9. Con quali parole Giovanni il Battezzatore indicò che il seme spirituale di Abraamo non sarebbe stato necessariamente composto di soli giudei?
9 Prima ancora che Gesù iniziasse il suo ministero terreno, Giovanni il Battezzatore aveva avvertito i capi religiosi giudei, dicendo: “Non presumete di dire a voi stessi: ‘Per padre abbiamo Abraamo’. Poiché io vi dico che Dio può suscitare figli ad Abraamo da queste pietre. Già la scure è posta alla radice degli alberi; ogni albero, dunque, che non produce frutto eccellente sarà tagliato e gettato nel fuoco”. (Matteo 3:9, 10) Al tempo di Paolo la maniera meravigliosamente saggia in cui Geova avrebbe raccolto l’intero numero di componenti del seme secondario di Abraamo era stata rivelata. (Romani 16:25-27) Paolo la spiega nei particolari nella sua lettera ai Romani.
La lettera di Paolo ai Romani
10. Cosa credevano erroneamente i giudei naturali?
10 I giudei erano ben consapevoli di essere il popolo eletto di Dio. Riguardo all’espressione “popolo eletto”, un’enciclopedia ebraica (The Concise Jewish Encyclopedia) afferma: “Definizione che esprime la credenza che gli ebrei abbiano una relazione speciale con Dio. Il concetto si basa sul patto stipulato con Abraamo”. Orgogliosi di essere la progenie di Abraamo, i giudei pensavano di essere il seme mediante il quale tutte le altre nazioni sarebbero state benedette e di poter giustificare se stessi agli occhi di Dio compiendo opere sotto il patto della Legge. — Giovanni 8:33, 39; Romani 9:31, 32; 10:3, 4; 11:7.
11, 12. (a) Qual era la situazione nella congregazione di Roma quando Paolo scrisse ai romani? (b) Perché Paolo scrisse ai cristiani giudei e gentili di Roma?
11 Fu in questo contesto che l’apostolo Paolo scrisse alla congregazione cristiana di Roma. Alcuni ebrei di Roma erano diventati cristiani, ma la maggioranza d’essi rifiutava di riporre fede in Gesù come Messia. Della congregazione cristiana di Roma facevano parte anche molti cristiani non giudei.
12 Sia i giudei che i gentili, per ragioni diverse, si sentivano superiori agli altri: i giudei perché come stirpe discendevano direttamente da Abraamo, i gentili perché erano stati ammessi agli speciali privilegi del patto abraamico in seguito alla mancanza di fede da parte dei giudei increduli. Paolo cercò di convincere i cristiani giudei e non giudei che entrambi i gruppi dovevano la loro giusta reputazione presso Dio non alle opere, ma alla loro fede in Cristo. (Romani 3:21-27) Scrivendo la sua lettera, Paolo aveva come obiettivi l’unità e la produttività dei cristiani, a gloria di Geova per la meravigliosa maniera in cui opera al fine di adempiere le promesse del patto abraamico
Un ulivo simbolico
13. Perché Paolo espresse rammarico, e cosa illustrò con l’esempio di un ulivo coltivato?
13 L’apostolo Paolo esprime rammarico per il fatto che “non tutti quelli che sorgono da Israele sono realmente ‘Israele’”, e dice: “Né perché sono il seme di Abraamo son tutti figli [parte del seme spirituale di Abraamo]”. Poi prosegue illustrando in che modo Geova ‘suscita figli ad Abraamo’. (Romani 9:1, 2, 6, 7) Per descrivere come il patto abraamico produce l’intero numero di membri del seme spirituale della promessa, Paolo usa il simbolismo di un ulivo coltivato in modo tutto particolare. — Leggi Romani 11:13-26.
14. Chi è la radice del simbolico ulivo, e quali scritture lo dimostrano?
14 Prima di parlare dell’albero stesso, Paolo menziona la radice, dicendo che “la radice è santa”. (Romani 11:16) Geova Dio è il “Santissimo”. (Osea 11:12, NW) Spesso è chiamato “il Santo d’Israele”, in particolare nel libro di Isaia. (Isaia 10:20; 29:19; 60:9) Ai cristiani unti l’apostolo Pietro consiglia: “Secondo il Santo che vi ha chiamati, divenite anche voi santi in tutta la vostra condotta”. (I Pietro 1:15, 16, NW) Geova Dio, il più grande Abraamo, è la radice dell’ulivo simbolico.
15. (a) Sotto quali aspetti Geova può dirsi la radice dell’Israele spirituale? (b) Chi è il tronco dell’ulivo simbolico? Perché?
15 Così come il patriarca Abraamo fu la radice della nazione d’Israele, è Geova a dar vita all’Israele spirituale. Come le dodici tribù d’Israele sorsero da Abraamo tramite il figlio Isacco, Giacobbe e i dodici patriarchi, così le dodici simboliche tribù dell’Israele spirituale sorgono da Geova tramite il più grande Isacco, Cristo Gesù. Questi, quale Seme principale di Abraamo, è simboleggiato dal tronco dell’ulivo. (Galati 3:16) Geova, la radice, produce il completo numero di membri del seme secondario tramite suo Figlio Cristo Gesù. (Galati 3:29) Ma come o in quale maniera Geova produce il necessario numero di rami simbolici?
Rami potati e rami innestati
16. Cos’è il “sacro segreto” menzionato da Paolo in Romani 11:25 ed Efesini 3:3-6?
16 Paolo prosegue spiegando questa meravigliosa disposizione: “Poiché non voglio, fratelli, che ignoriate questo sacro segreto, onde, non siate discreti ai vostri propri occhi: che un intorpidimento della sensibilità è avvenuto in parte a Israele finché non sia venuto il completo numero delle persone delle nazioni, e in questa maniera [greco: kài hoùtosa] tutto Israele sarà salvato”. (Romani 11:25, 26; confronta Efesini 3:3-6). Geova avrebbe ‘suscitato figli ad Abraamo’ facendo entrare nel seme secondario di Abraamo il richiesto o “completo numero delle persone delle nazioni [gentili]”. Mostrando la “fede di Abraamo”, questo limitato numero di non giudei avrebbero dato prova di essere giudei spirituali, parte dell’Israele spirituale, ‘l’Israele di Dio’. — Romani 4:16; 2:28, 29; Galati 6:15, 16.
17. (a) Quale tecnica insolita descrive Paolo? (b) Chi rappresentavano i rami potati e i germogli innestati provenienti da un ulivo selvatico? (c) In che modo questa illustrazione smascherava l’orgoglio e la superbia dei giudei?
17 Paolo illustrò lo svolgimento di questo “sacro segreto” con un’insolita tecnica di orticoltura. Normalmente, come Paolo ben sapeva, si innestano i germogli di un albero coltivato su un tronco selvatico, per renderlo produttivo. Paolo disse ai cristiani gentili che essi erano stati ‘innestati contro natura nell’ulivo coltivato’. (Romani 11:24) Paragonò quindi i non giudei che sarebbero stati introdotti nel patto abraamico a polloni o germogli di un ulivo selvatico da innestare sul tronco di un “ulivo coltivato”. Avrebbero rimpiazzato i rami naturali che erano stati potati, i quali rappresentavano i giudei naturali che erano stati rigettati per la loro mancanza di fede. (Romani 11:17, 19, 20, 24) Questa insolita illustrazione serviva a smascherare in maniera vigorosa gli orgogliosi e superbi giudei increduli, che consideravano i gentili privi di vita, come pietre, o incapaci di produrre buoni frutti come rami di un ulivo selvatico. Era una conferma che Geova aveva “il potere di suscitare figli ad Abraamo”, come aveva preavvertito Giovanni il Battezzatore. — Luca 3:8.
18. (a) Cosa avvenne nel 36 E.V.? Vi furono rami potati che vennero di nuovo innestati nell’albero del patto abraamico? (b) Come incoraggiò Paolo l’unità in seno alla congregazione cristiana?
18 Nondimeno, i cristiani non giudei che erano stati ‘innestati contro natura’ sull’albero del patto abraamico come parte del seme spirituale non avevano alcun motivo di sentirsi superiori ai giudei. Paolo spiegò: “Essi pure [i giudei], se non rimangono nella loro mancanza di fede, saranno innestati; poiché Dio li può innestare di nuovo”. (Romani 11:23) Un piccolo rimanente di giudei naturali accettarono il Seme principale e divennero rami permanenti del simbolico albero. (Romani 9:27; 11:5) Ma la maggioranza dei giudei erano stati recisi dall’albero del patto abraamico nel 36 E.V., alla fine della settantesima settimana d’anni predetta da Daniele. (Daniele 9:27)b In seguito, però, alcuni giudei erano stati innestati di nuovo “nel loro proprio ulivo”, riponendo fede nel Messia Gesù, il Seme principale di Abraamo. (Romani 11:24; Atti 13:5, 42, 43; 14:1) Additando questi fatti, Paolo incoraggiava l’unità fra i cristiani unti, dal momento che tutti erano divenuti ‘partecipi della radice della grassezza dell’ulivo’ mediante l’“immeritata benignità” di Dio. — Romani 11:17, 22.
Un ulivo pienamente fruttifero
19. In che modo il patto abraamico ha gradualmente prodotto il seme spirituale, affinché “tutto Israele” sia salvato?
19 Nel corso dei secoli, e in particolare nella parte favorevole di questo tempo della fine, altri giudei e non giudei furono innestati sull’ulivo simbolico. Così il patto abraamico produce il “completo numero” di giudei e gentili necessari per completare il seme spirituale. “In questa maniera tutto Israele sarà salvato”, non l’Israele carnale, ma quelli che sono “realmente ‘Israele’”, i 144.000 membri dell’Israele spirituale. — Romani 11:12, 25, 26; 9:6-8; Rivelazione 7:4.
20, 21. (a) Che effetto dovrebbe avere su di noi l’adempimento di questa importantissima parte del patto abraamico? (b) Cosa esamineremo nel prossimo articolo?
20 La maniera stupenda in cui Geova ha adempiuto questa importantissima parte del patto abraamico, producendo il tronco e il completo numero di rami di questo albero simbolico, dovrebbe empirci di meraviglia. Come Paolo, esclamiamo: “O profondità della ricchezza e della sapienza e della conoscenza di Dio! Come sono imperscrutabili i suoi giudizi e impenetrabili le sue vie! Poiché ‘chi ha conosciuto la mente di Geova, o chi è divenuto il suo consigliere?’ O: ‘Chi gli ha dato per primo, così che gli debba esser reso?’ Poiché da lui e mediante lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria per sempre. Amen”. — Romani 11:33-36.
21 Ma quali lezioni pratiche si possono trarre dall’illustrazione dell’ulivo innestato, sia per i simbolici rami (i cristiani unti) che per gli altri che ora possono benedirsi per mezzo del seme prodotto dall’albero del patto abraamico? Questi aspetti saranno trattati nell’articolo che segue.
[Note in calce]
a “καὶ οὕτως e così; con valore non puramente temporale”. (The Expositor’s Greek Testament) Confronta Garofalo (“in tal modo”), Versione Riveduta, La Bibbia Concordata, Mariani e Pontificio Istituto Biblico (“e così”). Quelli che credono nella finale conversione e salvezza dell’intero popolo ebraico traducono kài hoùtos “e allora”, con valore temporale. (Vedi Romani 11:26, Nardoni, CEI). Molti commentari biblici della cristianità danno questa interpretazione, anche se contraria a tutto il ragionamento di Paolo e ai fatti storici, passati e presenti. — Confronta Romani 2:28, 29; 9:1-6, 27; 10:1, 21; 11:5, 7-10, 14; Atti 13:45, 46.
b Vedi il capitolo 7 del libro “Venga il tuo Regno”, pubblicato dalla Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania.
Avete afferrato i punti principali?
◻ Quali promesse sono incluse nel patto abraamico?
◻ Chi sono il seme principale e quello secondario?
◻ Identificate le seguenti parti dell’ulivo simbolico:
— la radice
— il tronco
— i rami naturali potati
— i rami naturali lasciati sull’albero o innestati di nuovo
— i rami dell’ulivo selvatico innestati
◻ Cos’è il “sacro segreto” menzionato da Paolo in Romani 11:25?
◻ Perché il simbolico ulivo è pienamente fruttifero?
[Diagramma/Immagine a pagina 17]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
L’ULIVO SIMBOLICO
Tipo e antìtipo
RAMI:
Le 12 tribù I 144.000 israeliti
di Israele spirituali (seme
secondario)
TRONCO:
Isacco, Giacobbe Il Messia Gesù
e i 12 patriarchi (seme principale)
RADICE:
Abraamo Geova