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La vostra coscienza e il vostro lavoroLa Torre di Guardia 1973 | 15 marzo
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materialmente collegato alla produzione di tale sostanza, forse rendendo servizi di natura personale alla famiglia del proprietario del podere, facendo le pulizie di casa o simili lavori domestici. Può darsi ritenga che il suo lavoro non la metta in relazione con l’attività con cui si produce la sostanza nociva. Che gli anziani della congregazione alla quale è associato tale individuo lo raccomandino come anziano o servitore di ministero oppure no dipende dalla loro coscienza. Essi prenderebbero anche in considerazione l’effetto che avrebbe tale raccomandazione sulla congregazione in generale e sulla comunità in cui essa si trova.
42. (a) Pur sforzandoci di mantenere una coscienza pura, quale inutile attività eviteremo e quale mira ci prefiggeremo? (b) Nei casi ‘limite’, quale equilibrio manterremo?
42 Come l’apostolo, quindi, vogliamo tutti ‘esercitarci continuamente per avere la consapevolezza di non aver commesso nessuna offesa contro Dio e contro gli uomini’. (Atti 24:16) Contemporaneamente dobbiamo comprendere l’inutilità di discutere tutte le minori ramificazioni o possibili applicazioni di qualsiasi principio scritturale o di cercare di stabilire sottili linee di confine e comporre in tal modo un codice talmudico su quello che è precisamente permesso e quello che non lo è. Dando istruzioni a Timoteo sul suo ministero a Efeso, Paolo scrisse: “Realmente l’obiettivo di questo mandato è l’amore da un cuore puro e da una buona coscienza e dalla fede senza ipocrisia. Deviando da queste cose certuni sono stati sviati in parlar ozioso, volendo essere maestri della legge, ma non comprendendo né le cose che dicono né le cose circa le quali fanno forti asserzioni”. (1 Tim. 1:3-7; si paragoni 6:3-5). Quando la decisione dipende dalla coscienza individuale, non cercheremo di sovrapporre la nostra coscienza a quella degli altri, né disprezzeremo altri come se fossero troppo scrupolosi né criticheremo e giudicheremo quelli la cui coscienza non è così ristretta come la nostra in tali casi ‘limite’. — Rom. 14:3, 10.
43. Pur sforzandoci di agire sempre secondo una buona coscienza, se, ciò nondimeno, commettiamo sbagli, che cosa possiamo fare per liberarci da una cattiva coscienza?
43 Commetteremo sbagli, faremo cose di cui in seguito ci rammaricheremo, poiché siamo imperfetti. Ma non soffriremo di una coscienza colpevole se saremo pronti a confessare il nostro errore a Dio e ce ne allontaneremo, cercando il perdono di Geova per mezzo di suo Figlio. Leggete l’esperienza personale del re Davide a questo riguardo narrata in Salmo 32:1-6. Rallegratevi sapendo che il sacrificio di riscatto del Figlio di Dio può fare espiazione per i nostri peccati e per purificare la nostra coscienza, dandoci la confortante assicurazione che Dio non ci imputa tali errori. In tal modo possiamo continuare a servirlo con una buona coscienza e con tutta la gioia, la contentezza, la pace mentale e la speranza della vita eterna che ne derivano.
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Chi mostrava fichiLa Torre di Guardia 1973 | 15 marzo
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Chi mostrava fichi
Una volta Giovanni Battista consigliò a certi uomini in servizio militare: “Non angariate né accusate falsamente nessuno”. (Luca 3:14) Riportando questo racconto, Luca usò un’espressione greca che letteralmente significa “dovreste prendere per uno che mostra fichi”. Che cos’è “uno che mostra fichi”?
Varie autorità danno la spiegazione che nell’antica Atene esportare fichi fuori della provincia era proibito. Chi denunciava altri, accusandoli di tentar di esportare fichi, era definito “uno che mostra fichi”. La parola venne usata per indicare un malevolo informatore, uno che accusava altri per amore di guadagno, un falso accusatore, un ricattatore.
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