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Debito, debitoreAusiliario per capire la Bibbia
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La rigorosa osservanza della legge di Dio avrebbe avuto per risultato un’economia stabile senza grossi debiti da parte dei singoli o della nazione. Gli israeliti avevano l’assicurazione: “Geova tuo Dio in realtà ti benedirà proprio come ti ha promesso, e tu per certo presterai dietro cauzione a molte nazioni, mentre tu stesso non prenderai a prestito”. — Deut. 15:6.
ABUSI
Quando Israele ricadeva nell’infedeltà, i debitori bisognosi erano fra i primi a soffrirne. Il fatto che debitori si unirono a Davide mentre era esiliato suggerisce che erano messi alle strette dai creditori. (I Sam. 22:2) Pare fosse entrato nell’uso comune fare prestiti dietro interesse ad altri israeliti. (Isa. 24:2) Per mezzo del profeta Amos Geova condannò Israele perché vendeva “qualcuno povero per il prezzo di un paio di sandali”. (Amos 2:6) E per mezzo di Ezechiele, denunciò gli israeliti perché pretendevano un interesse e frodavano i loro compagni. — Ezec. 22:12.
Dopo il ritorno dall’esilio in Babilonia si creò fra gli ebrei una deplorevole situazione perché disubbidivano alla legge di Dio che diceva di fare credito senza interesse ad altri israeliti bisognosi. All’epoca di Neemia, molti ebrei erano stati costretti a dare come garanzia case, campi e persino figli e figlie. Tuttavia dopo che Neemia li ebbe esortati a correggere la situazione, i creditori acconsentirono a indennizzare i loro debitori e a prestare senza interesse. — Nee. 5:1-13.
PARABOLE DI GESÙ
Nel I secolo E.V., gli ebrei conoscevano bene il rapporto fra creditori e debitori, e a volte Gesù ricorse a esempi del genere nelle sue parabole. Mise in risalto la necessità di essere pronti a perdonare narrando di uno schiavo malvagio il quale, benché gli fosse stato rimesso un debito di 60.000.000 di denari, fece gettare in prigione un compagno di schiavitù per un debito di 100 denari. (Matt. 18:23-33) La parabola dei due debitori, a uno dei quali era stato rimesso un debito di 500 denari e all’altro un debito di 50 denari, metteva in risalto il principio: “Colui al quale è perdonato poco, ama poco”. (Luca 7:41-47) Il saggio uso delle ricchezze “ingiuste” (materiali) per stringere amicizia con Dio è illustrato dall’economo ingiusto il quale, quando stava per perdere il posto, accortamente usò la sua autorità per farsi amici i debitori del suo padrone riducendo i loro debiti. — Luca 16:1-9.
DEBITI DIVERSI
Nelle Scritture i termini “debito” e “debitore” sono usati anche a proposito di obblighi diversi da quelli in cui si incorre chiedendo un prestito. Il salario dovuto a un lavoratore è chiamato “debito”. (Rom. 4:4) I peccatori sono “debitori” verso coloro contro cui hanno commesso una trasgressione e perciò devono implorarne il perdono. Il perdono dei “debiti” da parte di Dio dipende dal fatto che la persona abbia perdonato i propri “debitori”. (Matt. 6:12, 14, 15; Luca 13:4) Dal momento che aveva l’obbligo di predicare la “buona notizia”, l’apostolo Paolo si considerava “debitore” verso tutti. (Rom. 1:14, 15) I credenti gentili erano in effetti “debitori” verso i cristiani ebrei di Gerusalemme per i benefici spirituali ricevuti da loro. Perciò era solo giusto che aiutassero materialmente i fratelli ebrei poveri. — Rom. 15:26, 27.
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DeboraAusiliario per capire la Bibbia
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Debora
(Dèbora) [ape].
1. Nutrice di Rebecca. Quando, nel 1878 a.E.V., Rebecca lasciò la casa di suo padre Betuel per andare in Palestina a sposare Isacco, Debora l’accompagnò. (Gen. 24:59) Dopo anni di servizio in casa di Isacco, forse dopo la morte di Rebecca, Debora visse in casa di Giacobbe. Circa 125 anni dopo il matrimonio di Isacco e Rebecca, Debora morì e fu sepolta a Betel sotto un grosso albero. Il nome dato all’imponente albero (Allon-Bacut, che significa “grosso albero del pianto”) indica quanto fosse cara a Giacobbe e alla sua famiglia. — Gen. 35:8.
2. Profetessa e giudice d’Israele; moglie di Lappidot. (Giud. 4:4) Non c’è alcuna prova che Lappidot e Barac fossero la stessa persona, come ritengono alcuni. Debora e Barac erano uniti unicamente dal comune interesse di liberare Israele dall’oppressione cananea. Debora dimorava sotto una palma nella regione montuosa di Efraim, fra Rama e Betel, e “i figli d’Israele salivano a lei per il giudizio”. — Giud. 4:5.
Geova si servì di Debora per mandare a chiamare Barac da Chedes-Neftali e informarlo del proposito di Dio di sconfiggere con mille uomini l’immenso esercito del re cananeo Iabin al comando di Sisera. Nonostante la promessa di Geova di dare il nemico nelle sue mani, Barac insisté che Debora, pur essendo una donna, fosse presente come rappresentante di Dio mentre radunava le truppe e le conduceva sul monte Tabor. Debora si mostrò pronta a lasciare un luogo più sicuro per unirsi a Barac, ma predisse che la “bellezza” della vittoria sarebbe andata a una donna. Queste parole si avverarono quando una donna, lael, mise a morte Sisera. — Giud. 4:6-10, 17-22.
Il giorno della vittoria Debora e Barac cantarono insieme un cantico. Parte del cantico è in prima persona, segno che l’aveva composto Debora almeno in parte, se non tutto. Le donne erano solite celebrare le vittorie con canti e danze. (Eso. 15:20, 21; Giud. 11:34; I Sam. 18:6, 7; Sal. 68:11) Il cantico attribuisce a Geova tutto il merito e la lode per la vittoria concessa al suo popolo; arricchisce notevolmente la narrazione che lo precede, e per avere un quadro completo bisogna considerarli uno accanto all’altra. Dopo aver descritto la potenza e la maestà di Geova e aver ricordato la condizione di Israele prima dell’intervento di Barac, il cantico loda le tribù che risposero alla chiamata e fa delle domande indagatrici sulle altre che non lo fecero. Aggiunge particolari geografici relativi alla battaglia e alla disfatta dei cananei, al coraggio di Iael nell’uccidere Sisera e alla delusione della madre di Sisera che attese invano spoglie e schiavi d’Israele, frutto della sperata vittoria di suo figlio Sisera. — Giud. cap. 5.
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DecalogoAusiliario per capire la Bibbia
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Decalogo
Vedi DIECI PAROLE.
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DecapoliAusiliario per capire la Bibbia
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Decapoli
(Decàpoli).
Lega o confederazione di dieci città (dal greco dèka, che significa “dieci”, e pòlis, “città”). Il nome si riferiva anche alla regione in cui si trovava la maggior parte di tali città. — Matt. 4:25.
Probabilmente nel tempo intercorso fra la conquista da parte di Pompeo e la morte di Erode il Grande (avvenuta nell’1 a.E.V. o nell’1 E.V.) dieci città ellenistiche si unirono in una libera federazione detta Decapoli. Il motivo di questa unione sembra sia stato l’interesse reciproco di stringere rapporti commerciali e anche di difendersi
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