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Siete veramente avvicinabili?La Torre di Guardia 1975 | 15 luglio
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L’eccellente esempio che egli e il Padre suo ci diedero dovrebbero per certo spingerci tutti a dimostrarci a nostra volta veramente avvicinabili. Così facendo, faremo la nostra parte affinché regni un eccellente spirito nella congregazione di Dio, il vero spirito cristiano di calore e fiducia, di amore e fraterno affetto. Dimostreremo d’essere una benedizione per altri e saremo in cambio riccamente benedetti.
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Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1975 | 15 luglio
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Domande dai lettori
● Le parole di Paolo in I Corinti 6:1-7 significano forse che il cristiano non dovrebbe in nessuna circostanza portare in tribunale una causa in cui è coinvolto un conservo credente? — U.S.A.
L’ispirata ammonizione dell’apostolo Paolo dice: “Osa alcuno di voi che ha una causa contro un altro andare alla corte, dinanzi a uomini ingiusti, e non dinanzi ai santi? O non sapete che i santi giudicheranno il mondo? E se il mondo dev’esser giudicato da voi, non siete voi in grado di dibattere cose di minima importanza? Non sapete che noi giudicheremo gli angeli? Perché, dunque, non questioni di questa vita? Se dunque avete questioni di questa vita da dibattere, ponete come giudici gli uomini disprezzati nella congregazione? Parlo per farvi vergogna. È vero che non vi è fra voi un uomo saggio che possa giudicare tra i suoi fratelli, ma un fratello va in corte con un fratello, e ciò dinanzi agli increduli? Realmente, dunque, significa una completa sconfitta per voi che abbiate processi l’uno con l’altro. Perché non vi lasciate piuttosto fare un torto? Perché non vi lasciate piuttosto defraudare?” — 1 Cor. 6:1-7.
Qui Paolo mostrava ai cristiani corinti l’incoerenza di portare dinanzi ai tribunali secolari le dispute fra cristiani. I giudici erano uomini che non erano governati dagli elevati princìpi della legge di Dio e la cui coscienza non era addestrata mediante lo studio della sua Parola. Poiché a quel tempo molti giudici erano corrotti e accettavano regali, i cristiani avevano poche ragioni di credere che il loro giudizio fosse giusto. Paolo si riferì a loro chiamandoli “uomini ingiusti”. Se i cristiani portavano le loro dispute dinanzi a tali uomini, ‘ponevano come giudici’ uomini che la congregazione disprezzava perché privi d’integrità.
Inoltre, presentando le questioni a increduli perché emanassero un giudizio, dicevano, in effetti, che nella congregazione nessuno aveva la saggezza per giudicare “questioni di questa vita” fra i cristiani. Questo era del tutto incompatibile col fatto che i cristiani unti dallo spirito come celesti governanti associati al celeste Gesù Cristo avrebbero giudicato non solo gli uomini, ma anche gli angeli. E trascinando conservi credenti dinanzi a giudici pagani, avrebbero recato grande biasimo sul nome di Dio. Poiché gli estranei sarebbero stati indotti a credere che i cristiani non erano diversi dagli altri non essendo in grado di appianare le divergenze, gli interessi della vera adorazione ne avrebbero sofferto. Sarebbe stato molto meglio che i singoli cristiani accettassero una perdita personale piuttosto che danneggiare l’intera congregazione rendendo di pubblico dominio le loro dispute.
In vista di quanto precede, andrebbero oggi i dedicati cristiani dinanzi a tribunali secolari se questo danneggiasse il progresso della vera adorazione o la presentasse sotto falsa luce agli occhi degli estranei? No. Naturalmente, come tutte le altre persone, i veri cristiani sono ancora imperfetti. Fanno sbagli, e sorgono problemi in relazione ad affari commerciali e cose simili. Ma le divergenze di questa natura dovrebbero essere appianate entro la congregazione, poiché la Parola di Dio fornisce le norme necessarie e nella congregazione ci sono uomini che hanno buone basi nella Bibbia.
Comunque, il cristiano che si rifiuta di correggere un grave torto quando gli è reso chiaro dagli anziani che prestano servizio nella congregazione in funzione giudiziaria sarà espulso. Questo è in armonia con le parole di Gesù: “Se non ascolta neanche la congregazione, ti sia come un uomo delle nazioni e un esattore di tasse”. (Matt. 18:17) Pertanto, se uno, ad esempio, defrauda il suo fratello cristiano o non provvede materialmente a sua moglie e ai suoi figli si troverà infine fuori della congregazione se non si pente. — 1 Tim. 5:8.
La parte lesa potrà quindi decidere se intentare un’azione legale nel tentativo di costringere
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