Ciò che dice la Bibbia
La conoscenza è una guida completamente sicura?
PER prendere sagge decisioni nella vita è necessario avere conoscenza. D’altra parte, la mancanza di conoscenza può farci sprecare tempo, energie e beni. Questo accade anche in relazione a cose semplici. Per esempio, il saggio re Salomone fece la seguente osservazione: “Se un arnese di ferro ha perduto il taglio e qualcuno non ne ha affilato l’orlo, egli eserciterà quindi le sue proprie energie vitali. Usare la sapienza [basata sulla conoscenza] in vista del successo significa dunque vantaggio”. — Eccl. 10:10, Traduzione del Nuovo Mondo, ediz. inglese del 1971.
Tuttavia, di per se stessa la conoscenza di certe cose può non costituire una guida sicura. Ci vuole qualche altra cosa, specialmente quando si tratta dei rapporti con i propri simili. Se le nostre azioni sono dettate semplicemente da ciò che noi sappiamo esser vero potremmo creare seri problemi.
L’apostolo cristiano Paolo rese chiaro questo fatto nella sua lettera ai corinti. Discutendo il soggetto dei “cibi offerti agli idoli”, scrisse: “Sappiamo che tutti abbiamo conoscenza. La conoscenza gonfia, ma l’amore edifica. Se alcuno pensa d’aver acquistato conoscenza di qualche cosa, non la conosce ancora come la dovrebbe conoscere”. I Cor. 8:1, 2.
I cristiani di Corinto sapevano che c’era solo un Dio, Geova, e un solo Signore, Gesù Cristo. Sapevano che i molti dèi e signori venerati dalle nazioni in effetti non esistevano. Gli idoli erano semplici oggetti di legno, pietra o metallo privi di qualsiasi potere. Sapendo queste cose, certi membri della congregazione di Corinto giunsero forse alla conclusione che non ci fosse nulla di male a mangiare cibi già offerti agli idoli. Questi credenti avevano ragione di pensare che tale cibo non era diverso da qualsiasi altro. Gli impotenti idoli privi di vita non l’avevano assolutamente cambiato, né potevano prenderne possesso.
Ma questa particolare conoscenza, cioè che gli idoli non esistono, era forse una guida sicura per determinare se era giusto mangiare cibo offerto agli idoli? No. Perché no? L’apostolo spiegò: “Non in tutti è questa conoscenza; ma alcuni, essendo finora abituati all’idolo, mangiano il cibo come qualche cosa sacrificata all’idolo, e la loro coscienza, essendo debole, è contaminata”. — I Cor. 8:7.
Poiché in passato erano stati idolatri, alcuni credenti di Corinto non avevano progredito fino al punto di liberarsi dei sentimenti religiosi che prima provavano quando mangiavano cibi offerti agli idoli. Quindi per loro era male mangiarli, e in tal caso lo sarebbe stato. La loro coscienza debole non permetteva loro di considerare il cibo offerto agli idoli come qualsiasi altro cibo. La Bibbia dichiara: “Se ha dubbi, è già condannato qualora mangi, perché non mangia con fede. In realtà, tutto ciò che non è dalla fede è peccato”. — Rom. 14:23.
Tali credenti, vedendo un altro cristiano mangiare cibo offerto agli idoli, ne sarebbero stati molto turbati. Potevano pensare che questo cristiano in effetti adorava un idolo. Di conseguenza avrebbero potuto inciampare, offendendosi per quella che reputavano una grave trasgressione da parte di un fratello. Oppure potevano farsi coraggio e mangiare carni offerte agli idoli, cadendo nella trappola di provare i sentimenti religiosi di quando erano ancora adoratori di idoli.
Pertanto il cristiano le cui azioni erano semplicemente dettate da ciò che egli sapeva essere vero riguardo agli idoli e ai cibi offerti agli idoli era responsabile di causare la rovina spirituale del proprio fratello. Ribadendo questo punto, l’apostolo Paolo scrisse: “Continuate a vigilare affinché questa vostra autorità non divenga in qualche modo una pietra d’inciampo per quelli che son deboli. Poiché se alcuno vede te, che hai conoscenza, a giacere a un pasto nel tempio d’un idolo, non sarà la coscienza di colui che è debole edificata fino al punto di mangiare cibi offerti agli idoli? Realmente, dalla tua conoscenza, viene rovinato l’uomo che è debole, il tuo fratello per amore del quale Cristo morì”. — I Cor. 8:9-11.
Chi non tiene conto della coscienza debole degli altri è realmente gonfio di conoscenza. Ha la tendenza a disprezzare gli altri che sono troppo scrupolosi eppure non riconosce che per chi ha la coscienza debole una particolare linea di condotta può essere spiritualmente nociva. Pertanto, la sua conoscenza soltanto non è una guida sicura, poiché non tiene conto dell’effetto nocivo che la sua condotta può avere su altri. Solo quando l’amore dirige l’applicazione della conoscenza, quest’ultima è una guida assolutamente sicura. Mancando l’amore, chi ha conoscenza suscita in altri sentimenti di inferiorità e vergogna. Non sarà d’incoraggiamento per coloro coi quali viene a contatto. Tuttavia, quando l’amore spinge l’individuo a usare la propria conoscenza per il benessere altrui, ne risulta l’edificazione di chi è così aiutato.
Quando l’individuo pensa semplicemente di conoscere qualcosa, rispecchiando un atteggiamento di superiorità nei riguardi degli altri, in realtà non conosce la cosa come dovrebbe. (I Cor. 8:2) Ha perso di vista l’obiettivo fondamentale della sana conoscenza, cioè che sia usata per promuovere il benessere e la felicità altrui. Inoltre, più uno sa, più comprende di non sapere molte cose. Così diventa più consapevole delle proprie limitazioni e meno soggetto ad avere opinioni dogmatiche e irragionevoli.
Perché serva a uno scopo utile, la conoscenza dev’essere vista in relazione con l’amore verso Dio. L’apostolo Paolo scrisse: “Se alcuno ama Dio, egli è conosciuto da lui”. (I Cor. 8:3) L’inequivocabile prova che si ha amore per Dio si deve vedere nell’atteggiamento e nelle azioni dell’individuo verso i suoi compagni di fede. L’apostolo Giovanni espresse questo pensiero con le seguenti parole: “Chiunque odia il suo fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida ha la vita eterna dimorante in sé. Da questo abbiamo conosciuto l’amore, perché egli cedette la sua anima per noi; e noi abbiamo l’obbligo di cedere le anime nostre per i nostri fratelli”. (I Giov. 3:15, 16) “Continuiamo ad amarci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio, e chiunque ama è stato generato da Dio e acquista la conoscenza di Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”. — I Giov. 4:7, 8.
Di per se stessa la conoscenza non è dunque una guida completamente sicura per determinare ciò che è giusto in una data situazione. Per noi può esser giusta una particolare condotta. Tuttavia, se riconosciamo che questa condotta potrebbe danneggiare la coscienza debole di chi ci osserva, certo non vorremo insistere a seguirla. Continuiamo dunque ‘a cercare non il nostro vantaggio, ma quello degli altri’, usando così la nostra conoscenza per edificarli. — I Cor. 10:24.