Battesimo per la salvezza e battesimo di fuoco
Alla qual figura corrisponde il battesimo (non il nettamento delle sozzure della carne ma la richiesta di una buona coscienza fatta a Dio), il quale ora salva anche voi”. — 1 Piet. 3:21.
1. Chi è il grande Battista, e a quale risultato portano i suoi battesimi?
GEOVA Dio è il grande Battezzatore o Battista. I battesimi che egli esegue sono o per la vita o per la morte, per la salvezza o per la distruzione. La storia lo dimostra. Nel prossimo futuro vedremo un tremendo battesimo di fuoco. Sarà forse una grande Pentecoste moderna, e sopravvivranno ad esso quelli che lo riceveranno? L’unico modo di superare l’avvenimento di quel battesimo di fuoco è quello di assicurarci d’avere il battesimo per la salvezza ora. Con questo non intendiamo il battesimo in acqua mediante la totale immersione o sommersione del vostro corpo sott’acqua ovvero con lo spruzzamento o versamento d’acqua sul vostro capo ad opera di qualche ecclesiastico religioso. Milioni di persone nella Cristianità pretendono di aver fatto il battesimo di acqua in una forma o l’altra, ma esse non otterranno nessuna salvezza per questo. Intendiamo parlare del battesimo somministrato da Dio, non dall’uomo.
2. Da chi fu istituito il battesimo d’acqua, dove, e quale battesimo indicò al popolo?
2 Circa sei mesi prima che Gesù si recasse al fiume Giordano, Giovanni il figlio del sacerdote levita Zaccaria fu mandato da Geova Dio a fare il battesimo in acqua ai Giudei che si pentivano dei loro peccati contro la Legge che Dio diede alla loro nazione mediante Mosè. Come fu appropriato che Giovanni iniziasse la sua opera di battesimo al fiume Giordano! Fu in questo fiume che, centinaia d’anni prima, il profeta di Geova Eliseo mandò Naaman il generale siro a lavarsi per essere nettato dalla lebbra. Nel fiume Giordano Naaman si battezzò, ossia s’immerse (infatti battezzare significa tuffare o immergere), sette volte e fu guarito dalla sua piaga mortale. (2 Re 5:10-14) Ed ora Giovanni battezzava i Giudei nel Giordano per simbolizzare che erano lavati dei peccati per merito del loro ravvedimento verso Geova Dio. Ma Giovanni disse loro che una più grande immersione doveva ancora esser compiuta da qualcuno più forte di lui. Giovanni ammonì i Giudei con le seguenti parole: “Già la scure è posta alla radice degli alberi; ogni albero, dunque, che non produce buon frutto sarà tagliato e gettato nel fuoco. Io da una parte, vi battezzo con acqua a causa del vostro pentimento; ma colui che viene dopo di me è più forte di me, i cui sandali non son degno di levare. Quello vi battezzerà con spirito santo e con fuoco. Il suo ventilabro è nella sua mano, ed egli pulirà completamente l’aia sua, e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma arderà la pula con fuoco che non si può spegnere [dall’uomo]” — Matt. 3:10-12, NM.
3. Chi fece obiezione al battesimo di Gesù, ma come fu mostrato che era giusto?
3 Colui che fu più forte di Giovanni Battista fu Gesù Cristo. L’umile Giovanni fece onestamente obiezione quando Gesù andò da lui al Giordano per essere immerso. Sapendo che Gesù era senza peccato, Giovanni non capiva la convenienza per lui dell’acqua del battesimo e disse a Gesù: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni a me?” Ma Gesù assicurò Giovanni che l’acqua del battesimo era un simbolo appropriato per lui e gli disse: “Lascia fare, questa volta, perché in questo modo è appropriato che adempiamo tutto ciò che è giusto. Che per Gesù era un giusto simbolo da adempiere Geova Dio lo mostrò, poiché allora Dio battezzò Gesù col suo spirito santo. Quando Gesù venne fuori dall’acqua, “egli vide lo spirito di Dio scendere come una colomba e venire sopra lui. Ed ecco! vi fu una voce dal cielo che disse: ‘Questo è il mio Figlio, il diletto, che io ho approvato in questo modo Iddio agì come grande Battezzatore e fece ciò che condusse infine alla salvezza di Gesù nella vita immortale nel cielo alla destra di Dio. — Matt. 3:13-17, NM; Ebr. 5:7; Giov. 12:27; Sal. 116:7-15; Matt. 26:39.
4. Quale battesimo cominciò qui per Gesù, e come fu completato?
4 Qui Gesù iniziò un battesimo nella morte come uomo, una creatura umana. Tre anni dopo egli lo indicò ai suoi discepoli dicendo: “Ho un battesimo di cui esser battezzato, e come sono angosciato finché non sia finito!” Poco dopo egli disse a Giovanni e a Giacomo: “Il calice che bevo io berrete voi, e del battesimo del quale io sono battezzato voi sarete battezzati”. (Luca 12:50 e Mar. 10:39, NM) ‘Egli subiva un’immersione nella morte come sacrificio umano per i peccati dell’uomo, incominciata al suo battesimo in acqua al Giordano. Essa terminò con la sua morte sul palo di tortura al Calvario, fuori di Gerusalemme. Allora Iddio completò il grande atto salvando il suo Figlio ubbidiente dalla morte, risuscitandolo alla vita immortale come un invisibile spirito nel cielo. Giovanni Battista non avrebbe mai potuto adempiere una tale immersione. Solo l’onnipotente Padre celeste poteva far questo. — 1 Piet. 3:18, 21, 22.
UNA DIFFERENZA
5. Perché il battesimo con lo spirito alla Pentecoste non fu un battesimo di fuoco?
5 Giovanni disse ai Giudei che Gesù li avrebbe battezzati “con spirito santo e fuoco”. (Luca 3:16, NM) Molti ecclesiastici della Cristianità pensano che qui per spirito santo e fuoco s’intenda la stessa cosa, per cui il fuoco sarebbe lo spirito santo. Per sostenere la loro argomentazione essi additano il giorno della Pentecoste nel quale il Signore Gesù Cristo, glorificato nel cielo, sparse lo spirito santo sui suoi fedeli discepoli sulla terra e, come si legge nel racconto, lingue come di fuoco si videro e furono distribuite loro, e se ne pose una su ciascuno di loro, e tutti furono ripieni di spirito santo e cominciarono a parlare in lingue diverse, come lo spirito concedeva loro di esprimersi”. Ma quello non poteva chiamarsi un ‘battesimo con fuoco’, perché per esservi un battesimo l’apparizione di una fiamma avrebbe dovuto avviluppare e coprire i loro corpi per intero.
6. Come mostra la profezia di Gioele che esso non fu un battesimo di fuoco?
6 L’apostolo Pietro citò allora la profezia di Gioele (2:28-32) per mostrare che essa aveva quivi adempimento. Ma questa profezia preannunziava che Geova Dio avrebbe sparso il suo spirito, e non fuoco, sopra ogni specie di carne negli ultimi giorni. Fra i segni che Iddio avrebbe prodotto sulla terra di sotto vi sarebbero stati pertanto “sangue e fuoco e vapor di fumo; il sole sarà mutato in tenebre e la luna in sangue prima che giunga il grande e famoso giorno di Geova”. (Atti 2:1-21, NM) Questo mostra che il fuoco è distinto dallo spirito ed è associato alla morte e alla distruzione, al sangue e al vapor di fumo.
7, 8. (a) Come mostrò Giovanni ciò che significava il battesimo di fuoco? (b) Come Gesù raccolse il grano e bruciò la pula?
7 È evidente che il fuoco è simbolo di distruzione. Nel suo discorso Giovanni Battista lo precisa, dicendo che l’albero che non produce buon frutto sarà tagliato dalla scure alla sua radice e gettato nel fuoco; e che Cristo Gesù, come un trebbiatore, ha in mano il ventilabro per nettare la sua aia e ch’egli raccoglie il grano nel suo magazzino ma arde la pula col fuoco che nessun uomo può spegnere.
8 Giovanni parlava ai Giudei in simboli. L’albero che mancò di produrre buon frutto è la nazione dell’Israele naturale, la nazione dei Giudei increduli. Il grano che Gesù separò e raccolse nel suo granaio per essere preservato e per sostenere la vita di altri è il piccolo rimanente giudaico che gli credette e lo accettò come Messia o Cristo di Geova. Ma la pula ch’egli stacciò e arse con un fuoco che i Giudei non poterono spegnere è la gran maggioranza della nazione che non credette e perseguitò i seguaci di Cristo. Il profeta Isaia adoperò lo stesso simbolo della pula per mostrare la distruzione dell’empio, infedele Israele. (Isa. 5:24, 25; 33:11, 12) La classe del grano dei Giudei credenti fu battezzata con spirito santo dal cielo a cominciare dal giorno della Pentecoste. La classe della pula di rigettati Giudei senza fede fu battezzata con ardente distruzione l’anno 70, quando la loro capitale nazionale Gerusalemme fu distrutta dalle legioni della Roma imperiale; un milione centomila Giudei perirono e novantasettemila Giudei andarono in cattività; e così furono dispersi fino alle estremità della terra, un popolo senza dimora.
9. Quale battesimo promise Gesù al suoi discepoli, ma quale battesimo indicò la sua parabola per i Giudei Increduli?
9 Il risuscitato Gesù, istruendo i suoi discepoli di rimanere a Gerusalemme finché fossero rivestiti di potenza dall’alto, non disse loro che sarebbero stati battezzati con fuoco. Egli disse: “Giovanni, veramente, battezzò con acqua, ma voi sarete battezzati nello spirito santo non molti giorni dopo questo. . . . voi riceverete potenza quando lo spirito santo verrà su voi, e mi sarete testimoni . . . fino alla più lontana parte della terra”. (Luca 24:49; Atti 1:4, 5, 8, NM) Questi furono quelli che vennero battezzati con lo spirito santo, e Geova Dio si servì del glorificato Cristo Gesù per spargerlo; ma in quanto al rimanente dei Giudei che rifiutò di accettare l’invito al convito delle nozze spirituali di Geova per il suo Figlio, Gesù disse nella sua parabola: “Il re si adirò, e mandò i suoi eserciti e distrusse quegli omicidi e bruciò la loro città”. (Matt. 22:7, NM) Geova, il Re celeste, si servì delle legioni romane come sue truppe giustiziere l’anno 70 d.C. per distruggere Gerusalemme e il suo tempio, e così quegli increduli che avevano fatto mettere a morte Gesù e i suoi discepoli furono battezzati con fuoco simbolico.
10. Come fu prefigurato questo nel 607 a.C., e quale lamento fece Geremia?
10 Questo battesimo era già stato prefigurato dalla prima distruzione di Gerusalemme e del suo palazzo reale sul Monte Sion dagli eserciti di Babilonia nel 607 a.C. Preannunziando questo, i profeti di Geova annunziarono altresì che questa calamità nazionale sarebbe venuta sugli apostati Israeliti come mediante fuoco. (Sof. 1:18; Ger. 32:26-35) E Geremia, lamentando la distruzione abbattutasi sulla nazione, lamentò: “Nell’ardente sua ira, ha infranta tutta la potenza d’Israele; ha ritirato la propria destra in presenza del nemico; ha consumato Giacobbe a guisa di fuoco fiammeggiante che divora d’ogn’intorno. . . . ha riversato il suo furore come un fuoco sulla tenda della figliuola di Sion. L’Eterno ha esaurito il suo furore, ha riversata l’ardente sua ira, ha acceso in Sion un fuoco, che ne ha divorato le fondamenta”. (Lam. 2:3, 4; 4:11) In questo egli seguì la regola d’azione esposta nel salmo del re Davide: “L’Eterno scruta il giusto, ma l’anima sua odia l’empio e colui che ama la violenza. Egli farà piovere sull’empio carboni accesi; zolfo e vento infocato sarà la parte del loro calice”. — Sal. 11:5, 6.
11. Qual è il primo battesimo di fuoco narrato, come mostrò Gesù?
11 L’ardente distruzione della nazione giudaica nel 70 (d.C.) e nel 607 a.C. per la sua disubbidienza alla legge di Dio non fu il primo battesimo di fuoco narrato nella Bibbia. Il primo che sia stato narrato fu quello che colpì le città pagane di Sodoma e Gomorra, e questo in modo del tutto letterale. (Gen. 18:20 fino a 19:29) Gesù stesso ne confermò la veracità della narrazione, dicendo: “Similmente, come accadde ai giorni di Lot: essi mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano. Ma nel giorno che Lot uscì da Sodoma piovve dal cielo fuoco e zolfo e li distrusse tutti. Lo stesso avverrà in quel giorno in cui il Figlio dell’uomo sarà rivelato”. Poiché Gesù ci dava qui la sua profezia sulla fine di questo mondo, egli ci fa conoscere che un mondiale battesimo di fuoco sta per abbattersi sulla generazione oggi vivente. — Luca 17:28-30, NM.
12, 13. (a) Come mostrò Isaia che un tale battesimo si sarebbe abbattuto su Israele? (b) Come mostra Giuda che questo è un dramma profetico per i nostri giorni?
12 Mostrando che il diluvio di fuoco abbattutosi su Sodoma e Gomorra dal cielo fu una figura profetica del battesimo di fuoco che si abbatté sulla nazione dell’Israele naturale, Geova ispirò il suo profeta Isaia a rivolgere alla nazione d’Israele come controparte di quelle città maledette le seguenti parole: “Se l’Eterno degli eserciti non ci avesse lasciato un picciol residuo, saremmo come Sodoma, somiglieremmo a Gomorra. Ascoltate la parola dell’Eterno, o capi di Sodoma! Prestate orecchio alla legge del nostro Dio, o popolo di Gomorra! Che m’importa la moltitudine de’ vostri sacrifizi? dice l’Eterno; io son sazio d’olocausti . . . cessate dal fare il male; imparate a fare il bene; cercate la giustizia, rialzate l’oppresso, fate ragione all’orfano, difendete la causa della vedova!” — Isa. 1:9-17.
13 Israele mancò di dare ascolto a questo appello alla giustizia e si dimostrò peggiore di Sodoma e Gomorra in quanto a responsabilità davanti a Dio. Di conseguenza subì una sorte simile a quella di quelle empie città in un terrificante battesimo di fuoco. Solo un fedele rimanente scampò. Questo è un dramma profetico accertante che un simile battesimo di fuoco sommergerà la moderna controparte di Sodoma e Gomorra, e dell’apostata Israele. Questo è espresso dall’avvertimento che scrisse il discepolo Giuda ai suoi conservi cristiani, dicendo: “Così, anche, Sodoma e Gomorra e le città circonvicine, . . . ci sono poste davanti come un esempio ammonitore subendo la punizione giudiziaria di fuoco eterno”. (Giuda 7, NM) Ma la Cristianità apostata non ha posto mente a questo esempio ammonitore. Perciò anch’essa sarà immersa in un’ardente distruzione, e Iddio non la rialzerà mai.
IMMERSIONE PRIMITIVA SIMBOLICA
14. In quale salvezza siamo interessati noi? Come la menziona Pietro?
14 Vedendo che ci troviamo di fronte a tali cose, siamo interessati nella salvezza e nell’immersione che conduce ad essa. L’apostolo Pietro ci dice che ve ne fu un’antica illustrazione. Perciò è bene che la studiamo con cura per conoscere quello che si deve fare per acquistare la desiderata salvezza in questo tempo pericoloso. Pietro ci dice che l’illustrazione fu data ai giorni di Noè. La menzione di Noè richiama istantaneamente al nostro pensiero il diluvio — acqua — e questo suscita nelle nostre menti il pensiero del battesimo in acqua. Ma esaminiamo, e vediamo se questo è ciò che indica Pietro: “La pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè, mentre veniva costruita l’arca, nella quale poche persone, cioè otto anime, furono portate in salvo attraverso l’acqua. Ciò che corrisponde a questo sta ora salvando anche voi, vale a dire, il battesimo, . . . mediante la risurrezione di Gesù Cristo. Egli è alla destra di Dio, poiché andò al cielo, e angeli e autorità e potenze gli furono assoggettati”. (1 Piet. 3:20-222 NM) Chi sono ora quelli che son salvati da questo che corrisponde all’antico modello il quale fu posto ai giorni di Noè?
15. Chi ne era salvato al giorni di Pietro? E chi è salvato così oggi?
15 Siamo felici di poter dire: I Cristiani tanto Giudei che Gentili i quali ricevono il battesimo nello spirito santo, e attualmente anche una “grande folla” di loro compagni di buona volontà. Ai giorni di Pietro i Giudei che ricercavano la vita dovevano essere salvati dal battesimo di fuoco che minacciava la nazione, e Pietro, il giorno della Pentecoste, li esortò: “Salvatevi da questa perversa generazione”. Tremila persone credettero al messaggio che Gesù era glorificato nel cielo per essere Signore e Cristo, e in seguito altre migliaia, e tutti furono battezzati nel suo nome per la remissione dei loro peccati e per ricevere il dono dello spirito santo, partecipando al suo battesimo. Con l’andar del tempo questi seguirono le istruzioni di Gesù e non entrarono nella città di Gerusalemme durante la Pasqua del 70 d.C. Perciò non furono ivi presi in trappola dalle legioni romane che assediavano la città, e così non caddero per carestia, pestilenza e spada né furono catturati e portati in esilio come schiavi di Roma. Furono risparmiati dal battesimo di fuoco che si abbatté su quella nazione infedele. Con questo essi raffigurarono come le persone che oggi hanno fede in Dio e in Cristo saranno risparmiate da una consimile sorte che sta per venire sulla Cristianità.
16. Perché ci dev’essere somiglianza tra i giorni di Noè e oggi?
16 Dopo aver menzionato le caratteristiche dei giorni di Noè l’apostolo Pietro ci dice che quello che ora salva anche noi “corrisponde a questo”. Corrisponde a che cosa? Evidentemente al provvedimento o alla disposizione che costituiva la via della salvezza durante il diluvio. Vi dev’essere corrispondenza, poiché Gesù parlò profeticamente del “tempo della fine”, nel quale ci troviamo ora, e disse: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno in alcun modo. In quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno li sa, né gli angeli dei cieli né il Figlio, ma solo il Padre. Poiché come furono i giorni di Noè, così sarà la presenza del Figlio dell’uomo. Poiché come era il popolo in quei giorni prima del diluvio, mangiava e beveva, prendeva moglie e andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca; ed essi non si avvidero di niente finché venne il diluvio e li spazzò via tutti, così sarà la presenza del Figlio dell’uomo”. (Matt. 24:35-39, NM; Luca 17:26-30) Con queste parole Gesù aggiunse la prova che il diluvio fu un fatto storico e anche che il “tempo della fine” di questo mondo durante il quale egli è invisibilmente presente nella potenza del Regno è simile al tempo della fine del mondo antico durante cui Noè fu presente.
17. Che cosa significa il nome di Noè, ma come egli fu attivo?
17 Osserviamo dunque quali sono queste importanti corrispondenze. Quindi potremo accertarci del battesimo che reca salvezza. Il personaggio principale di quell’antica scena fu Noè, il costruttore dell’arca. Chi raffigurò egli? Noè ricevette il suo nome dal padre Lamec, infatti alla sua nascita Lamec disse: “Questo ci consolerà della nostra opera e della fatica delle nostre mani cagionata dal suolo che l’Eterno ha maledetto”. (Gen. 5:29) Il nome Noè significa “riposo” o “consolazione”. Ma Noè non fu un ozioso uomo d’inattività sia prima che dopo il diluvio. Egli fu il capo visibile della più importante attività di quel giorno. Noè fu il decimo nella linea di discendenza a partire da Adamo, e così completò una serie di generazioni da Adamo, dato che il numero dieci è un simbolo di completezza relativamente alle cose terresti. Noè non si riposò prima del diluvio. Egli fu un “predicatore di giustizia”, e quando ricevette il divino avvertimento su cose non ancora osservate dall’uomo egli “mostrò un devoto timore e costruì un’arca per la salvezza della sua famiglia, e mediante questa fede egli condannò il mondo, e divenne erede della giustizia che è conforme alla fede”. — Ebr. 11:7, NM.
18. Dopo il diluvio come adempì Noè il significato del suo nome?
18 La prima cosa che Noè fece dopo che lui e la sua famiglia furono usciti dall’arca fu quella di edificare un altare e offrir sacrificio a Geova. Questo fu riposante per il Signore Geova, poiché leggiamo: “E l’Eterno sentì un odor soave [un sapore di riposo, RG, margine; un odore soddisfacente, Ro]; e l’Eterno disse in cuor suo: ‘Io non maledirò più la terra a cagione dell’uomo, poiché i disegni del cuor dell’uomo sono malvagi fin dalla sua fanciullezza; e non colpirò più ogni cosa vivente, come ho fatto”.’ Quindi Geova benedisse Noè e i suoi figli. (Gen. 8:21; 9:1) Qui vediamo come, secondo il significato del suo nome, Noè recò consolazione al genere umano al suo nuovo inizio dopo il diluvio, procurando sollievo in rapporto al lavoro e alla fatica delle loro mani che essi avevano prima sopportato a causa della maledizione di Geova sul suolo.
19. Come Gesù corrisponde a lui, particolarmente in quanto al significato del nome di Noè?
19 Colui che corrisponde a Noè è Cristo Gesù. Secondo Luca 3:23-38, Gesù fu il settantasettesimo da Adamo, e il suo nome significa “Geova è salvezza”. Ma come Noè egli introduce gli uomini nel riposo, anche ora. Egli disse: “Venite a me, voi tutti che siete afflitti e aggravati, e io vi ristorerò. . . . e troverete ristoro alle anime vostre. Poiché il mio giogo è piacevole e il mio carico è leggero”. (Matt. 11:28-30, NM) Durante questo “tempo della fine” di questo mondo Gesù dà tale riposo e ristoro a tutte le pecore le quali serve come Giusto Pastore, sia il rimanente del suo “piccolo gregge” di coeredi celesti che la gran folla di “altre pecore”. (Luca 12:32 e Giov. 10:16) Ma dopo che la battaglia d’Harmaghedon avrà battezzato questo vecchio mondo, compresa la Cristianità, con fuoco, egli consolerà il genere umano con un grande sabato di riposo per i mille anni del suo regno. “Poiché Signore del sabato è ciò che è il Figlio dell’uomo”. Egli disse questo ai Giudei che criticavano le opere di misericordia che faceva nel giorno di sabato. Durante il sabato di mille anni egli governerà come Re e Sommo Sacerdote e condurrà il genere umano alla pura adorazione di Dio, cosicché non vi sarà alcuna maledizione divina sull’ubbidiente genere umano. Gesù è veramente il Noè antitipico. L’antico Noè eseguì l’opera costruttiva “per la salvezza della sua famiglia”. La stessa cosa fa Cristo Gesù. Qual è questa costruzione? In che modo corrisponde all’arca?
20, 21. Che cosa corrisponde all’arca di Noè, e perché?
20 Ciò che corrisponde all’arca è il sistema teocratico di Geova Dio sopra il quale egli ha collocato il Noè antitipico, Cristo Gesù. Questo Figlio di Dio è pure un edificatore simile a Noè, ed egli ci dice che edifica la sua chiesa o congregazione su se stesso come Rocca. (Matt. 16:18) Leggiamo inoltre in Ebrei 1:1, 2, 8, 9 che egli è un “predicatore di giustizia”, mediante il quale Iddio ci ha parlato, il quale ha “costituito erede di tutte le cose, e mediante il quale egli fece i sistemi di cose”. (NM) L’arca che questo più grande Noè costruisce è formata da un nuovo sistema di cose, una nuova disposizione divina che ci protegge e ci preserva per la salvezza eterna. La congregazione, l’organizzazione teocratica ch’egli edifica, deve vivere entro questo nuovo sistema di cose e deve pensare, parlare e operare in armonia con esso. Quest’arca o struttura teocratica è l’oggetto degli scherni del mondo, perché è edificata secondo le istruzioni di Dio e per il suo proposito. Essa è diversa! Il mondo non ha mai visto nulla di simile e non la capisce.
21 Quindi ci vuole fede in Dio per la sua costruzione, e quelli che lavorano per questo nuovo sistema di cose devono esercitar fede per procedere sopportando le beffe e i vituperi di questo mondo. Ma nella grande crisi sovrastante essa servirà fedelmente al suo scopo preservando tutti quelli che si rifugiano in essa, come l’arca portò Noè e la sua famiglia in salvo tra le acque del diluvio. Noi rammentiamo pure come una simile arca, cesta, o tebah (ebraico), salvò il bambino Mosè dalla morte nelle acque del fiume Nilo. — Eso. 2:3, 5.
22. Come quel nuovo sistema diede prova di salvezza? Come lo darà?
22 Questo è un nuovo sistema di cose in paragone col vecchio sistema di cose che prevalse fra i Giudei sotto la legge di Mosè. Quando quel sistema giudaico terminò del tutto nell’ardente distruzione di Gerusalemme nell’anno 70, questo nuovo sistema di cose cristiano sopravvisse. Oggi, dopo diciannove secoli, i testimoni di Geova godono dello stesso nuovo sistema di cose e stanno entrando sempre più nelle sue nuove cose. Abbiamo fatto bene a rifugiarci in esso piuttosto che nel sistema di cose che è in vigore nella Cristianità e nel resto del mondo. Infatti l’ipocrita sistema mondano sarà battezzato con l’ardente distruzione ad Harmaghedon, ma il nuovo sistema di cose di Dio sopravvivrà e salverà quelli che regolano la loro vita in accordo con esso. La fine di questo presente mondo malvagio significa la fine delle cose della costruzione di Satana, i suoi cieli e la sua terra. Ma il Noè più grande, Cristo Gesù, è nei santi cieli alla destra di Dio e passerà vittoriosamente attraverso il conflitto di Harmaghedon. Egli sopravvivrà, e così sopravvivranno il rimanente dei suoi unti seguaci e i loro compagni di buona volontà che si sono rifugiati nel divino nuovo sistema di cose come in un’arca. Quando fu sulla terra Gesù, come Noè, confessò di non conoscere il giorno o l’ora in cui ciò che corrisponde al diluvio si sarebbe scatenato, ma ora nel suo celeste contatto con Dio egli lo conosce.
NEL NOÈ PIÙ GRANDE
23, 24. (a) Se non nell’acqua o nell’arca, in che cosa furono essi battezzati per la salvezza? (b) Come furono così battezzati?
23 Esaminando ulteriormente i punti corrispondenti fra i giorni di Noè e questo “tempo della fine”, noi chiediamo: In che cosa noi siamo battezzati per la salvezza in vista della prossima distruzione del mondo? Naturalmente, l’unto rimanente del “piccolo gregge” di Cristo è battezzato nello spirito santo, come lo furono i primi discepoli il giorno della Pentecoste. Ma non è di questo che parla qui l’apostolo Pietro. Ai giorni di Noè fu nell’acqua che l’antico empio mondo venne battezzato con la sua distruzione: “Il mondo di quel tempo subì la distruzione quando fu inondato dall’acqua”. (2 Piet. 3:6, NM) Perciò non fu questo diluvio nel quale gli otto sopravvissuti furono battezzati per la salvezza. E non fu neppure semplicemente l’arca o vascello nel quale furono battezzati, poiché senza dubbio vi erano dei battelli a galla nei fiumi che defluivano dall’Eden e questi possono aver galleggiato sulle acque del diluvio per un certo tempo ma infine si riempirono d’acqua e furono sommersi. Quindi la conclusione delle Scritture è che ciò che recò salvezza dal diluvio fu per i sopravvissuti l’esser battezzati o sommersi in Noè, il costruttore dell’arca.
24 I sette che entrarono nell’arca con Noè dovettero aver fiducia in lui quale profeta di Geova. Essi dovettero restare incrollabilmente legati a lui e camminare con lui mentre egli ‘camminava con Dio’. Dovettero essere disposti a sopportare gl’insulti e le ingiurie che si abbattevano su di lui e soffrire con lui per una causa giusta. Dovettero essere incorporati in un sistema di cose che non era di quel mondo, una disposizione teocratica nella quale Noè era il capo costruttore, il capo consultatore e capitano o pilota. Perciò dovettero sottomettersi a lui come il capo che era alla testa e dirigeva il corpo dei collaboratori. Facendo tutto questo, essi erano in realtà battezzati in Noè.
25, 26. (a) Come un tale battesimo fu ripetuto nel caso di Mosè? (b) Chi lo chiama un battesimo, e in che cosa furono battezzati gli Egiziani?
25 Questo esser battezzati in un servitore eletto di Geova fu ripetuto nel caso di Mosè. Pietro ci parla del battesimo in Noè, ma l’apostolo Paolo ci parla del battesimo in Mosè. Quelli che scamparono dall’Egitto con Mosè furono i circoncisi Giudei o Israeliti e la “folla di gente d’ogni specie” di buona volontà, e tutti questi furono immersi o battezzati in lui. Come? Mediante l’atto simbolico di Geova al Mar Rosso; e qui ancora Geova mediante il suo angelo agì come grande Battezzatore o Immersore. Egli innalzò un muro d’acqua alla loro destra e alla loro sinistra mentre avanzavano verso oriente attraverso il letto del Mar Rosso. Provvide la nube d’acqua sopra di loro, e con essa li nascose alla vista degli inseguitori eserciti militari di Faraone. Quindi fece emergere il suo popolo da queste acque traendolo in vita sulla spiaggia orientale del Mar Rosso, una vivente e libera nazione. Ma per ricevere questo battesimo essi dovettero accettare la guida di Mosè. La ribellione contro di lui come eletto di Geova era punita con la distruzione. Siccome egli era il mediatore fra Dio e gl’Israeliti, essi non potevano entrare in relazione con Dio se non mediante lui Dovevano accettare la legge di Geova mediante lui. Fuori dell’organizzazione teocratica sotto il comando visibile di Mosè e fuori di questo “stato d’Israele” non esisteva nessuna speranza e si era “senza Dio nel mondo”. Così si legge in Efesini 2:12, NM.
26 Seguendo Mosè attraverso il Mar Rosso coperti dalla nuvola miracolosa gl’Israeliti e la “folla di gente d’ogni specie” di buona volontà furono battezzati in Mosè. D’allora in poi furono legati al suo comando e dipendenti dalla sua azione quale mediatore fra Geova Dio e Israele. Perciò Mosè disse di portare il popolo come un balio porta il bimbo lattante sul seno. (Num. 11:11-14) L’apostolo Paolo definisce tutto questo un battesimo quando scrive: “Ora io non voglio che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola e tutti passarono attraverso il mare e tutti furono battezzati in Mosè per mezzo della nuvola e del mare”. (1 Cor. 10:1, 2, NM) Gli inseguitori eserciti egiziani non erano sotto quella nuvola protettrice. Perciò quando l’angelo di Geova guardò attraverso la nuvola e vide gli Egiziani nel letto del Mar Rosso, i muri d’acqua furono lasciati crollare e quegli eserciti furono battezzati nella distruzione acquea. Essi non furono mai tratti fuori in vita da potenza umana o divina.
27. In che cosa è fatto il battesimo per la salvezza oggi, e chi lo riceve?
27 Iddio si servì di Mosè per predire che sarebbe venuto un Profeta come lui ma più grande di lui. L’apostolo Pietro indica esplicitamente che questo Mosè più grande che doveva venire è il Signor Gesù Cristo. Quello che avvenne con Mosè avviene con Cristo. Vi è un battesimo in lui per la salvezza. Quelli del suo “piccolo gregge” che diventano coeredi con lui nel regno celeste sono battezzati in lui con lo spirito santo che Iddio sparse in primo luogo su Gesù come Capo e che Gesù a sua volta cominciò a spargere alla Pentecoste sui membri del suo “piccolo gregge”. Infatti, dice l’apostolo Paolo, “come il corpo è uno ma ha molte membra, e tutte le membra del corpo, sebbene siano molte, sono un solo corpo, così ancora è il Cristo. Poiché veramente da uno spirito fummo tutti battezzati in un corpo, Giudei e Greci, schiavi o liberi, e a tutti fu dato di bere di un solo spirito. Ora voi siete il corpo di Cristo, e individualmente membri”. (1 Cor. 12:12, 13, 27, NM) Tuttavia, Pietro indica un battesimo in lui in questo “tempo della fine” di questo mondo, un battesimo che comprende tanto le “altre pecore” del Giusto Pastore quanto il rimanente del suo piccolo gregge, poiché egli li unisce tutti insieme affinché siano “un solo gregge, un solo pastore”. (Giov. 10:16; Atti 3:19-23; Ebr. 3:4-6) Questo è il battesimo nel Noè più grande. Quando il mondo antico ebbe termine, essere entro l’arca fu un simbolo del battesimo in Noè sotto il sistema di cose teocratico. La moglie di Noè, i suoi tre figli e le loro mogli furono le sette persone battezzate in Noè. Chi raffigurarono questi?
LA MOGLIE DI NOÈ
28. A chi corrisponde la moglie di Noè?
28 Prendete in primo luogo la moglie di Noè. È una donna che è stata del tutto ignorata nelle precedenti considerazioni di questo dramma profetico. In chi essa trova corrispondenza oggi? Evidentemente in coloro che le Scritture chiamano la “sposa di Cristo”, la “moglie dell’Agnello”. Essi sono il “corpo di Cristo”, i suoi 144.000 fedeli seguaci unti che formano il suo “piccolo gregge”. — Apoc. 19:7-9; 21:2, 9; Giov. 3:29; 2 Cor. 11:3; Efes. 5:21, 32.
29. Per quanto tempo ebbe la sua moglie Noè? A che cosa corrisponde?
29 Noè ebbe sua moglie per almeno cento anni prima del diluvio, poiché il suo figlio Jafet che fu il primogenito nacque cento anni circa prima del diluvio, dato che Noè aveva cinquecento anni quando divenne padre. Sem, il suo secondogenito, nacque novantotto anni prima dell’inizio del diluvio. (Gen. 5:32; 7:11; 10:21; 11:10; 9:22-25) Non sappiamo per quanti dei seicento anni prima del diluvio Noè ebbe questa moglie. Egli l’ebbe molto prima della fine di quel mondo malvagio e possibilmente molto prima della nascita dei suoi tre figli. Così la sposa di Cristo cominciò a formarsi molto, molto tempo prima della fine di questo mondo malvagio, vale a dire, diciannove secoli or sono, all’inizio di questo sistema di cose cristiano. In questo “tempo della fine” essa è rappresentata sulla terra dal rimanente del suo unto piccolo gregge.
30. Che cosa prefigurò l’intimità della moglie di Noè con lui?
30 La moglie di Noè fu nella più intima parentela con lui come suo marito. Così, la classe della “sposa”, compreso l’attuale rimanente, è battezzata nel Noè moderno, Cristo Gesù, in modo speciale mediante spirito santo. Questo significa che devono essere battezzati nella sua morte per la rivendicazione del regno di Geova Dio, affinché siano infine destati nella somiglianza della sua risurrezione, la prima risurrezione, per la celeste “gloria e incorruttibilità”. L’apostolo Paolo chiede loro: “Non sapete voi che tutti noi che fummo battezzati in Cristo Gesù fummo battezzati nella sua morte? Dunque fummo seppelliti con lui mediante il battesimo della sua morte, affinché, come Cristo fu fatto risorgere dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita. Perché se siamo divenuti uniti con lui nella somiglianza della sua morte, saremo certamente anche uniti con lui nella somiglianza della sua risurrezione”. (Rom. 6:3-5, NM) Qui il grande Battezzatore è Geova Dio. Nell’antichità Noè operò per la salvezza della moglie mostrando la sua fede in modo pratico. Ella non lo abbandonò. Lo seguì nell’arca e non morì ma trascorse alcuni dei suoi anni dopo il diluvio, quantunque non per generare altri figli a Noè. Così avviene ora del rimanente.
FIGLI E NUORE
31, 32. Chi c’è che corrisponde ai figli di Noè e alle loro mogli?
31 Passiamo ora a considerare i tre figli di Noè e le loro mogli. Chi sono quelli che oggi corrispondono a costoro? Noi dobbiamo essere onesti e guardare i fatti del giorno nostro, il “tempo della fine”. Oggi i nostri occhi contemplano con gioia una gran folla di uomini e donne, ragazzi e fanciulle, che si affollano nell’organizzazione teocratica di Geova ed assumono il servizio sacro nel suo tempio spirituale. Essi vedono che non vi è salvezza per loro in alcuna delle disposizioni umane ispirate dai demoni in questo giorno fatale. Perciò cessano di far la volontà degli uomini e di questo mondo e si dedicano interamente a fare la volontà di Dio. Attribuiscono ogni potenza di salvezza a Geova Dio che siede sul trono e al suo Figlio Gesù Cristo, che il Padre diede come un Agnello in sacrificio. Essi lo acclamano con palme quale unto Re di Geova, e si mettono al suo seguito riconoscendolo come Giusto Pastore. Egli diventerà il loro “Padre eterno”. (Isa. 9:5) Questi oltrepassano di gran lunga per numero il rimanente col quale il Pastore li ha riuniti in un unico gregge, e vediamo che sono pervenuti sotto un nuovo sistema di cose al tempo propizio, nell’intervallo di favore fra la parte iniziale e la parte finale della “gran tribolazione” sul mondo di Satana. Nei termini descritti sopra essi furono preannunziati in Apocalisse 7:9-17.
32 Non possiamo pertanto eliminarli dalla scena della fine del mondo. Non possiamo escluderli dalla raffigurazione. Sono nella disposizione dell’arca col rimanente del piccolo gregge. Perciò devono aver corrispondenza con alcuni di quelli che furono nell’arca di Noè durante il diluvio. È più che ragionevole, logico, che essi corrispondano ai tre figli di Noè e alle loro tre mogli.
33. Nel giorni di Sodoma e Gomorra, chi prefigurò questa stessa classe?
33 Questo non è nulla di strano o eccezionale. Abbiamo già osservato che una “folla di gente d’ogni specie” fu battezzata con gl’Israeliti in Mosè nel Mar Rosso e in seguito entrò nella Terra Promessa. Inoltre, quando Gesù paragonava i giorni della sua seconda presenza prima della battaglia d’Harmaghedon con i giorni antichi nei quali avvennero grandi calamità e prodigiose liberazioni, egli non portò nel paragone solo i giorni di Noè, ma anche quelli di Lot. Lot era nipote di Abrahamo, nel quale tutte le famiglie della terra dovevano essere benedette. Lot aveva preso dimora a Sodoma, città condannata ad ardente distruzione. Mostrando che Lot e le sue due figlie che scamparono dall’ardente distruzione erano figure profetiche di persone future, Gesù disse: “Similmente, come accadde ai giorni di Lot: essi mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano. Ma nel giorno che Lot uscì da Sodoma piovve dal cielo fuoco e zolfo e li distrusse tutti. Lo stesso avverrà in quel giorno quando il Figlio dell’uomo sarà rivelato. Ricordate la moglie di Lot”. (Luca 17:28-30, 32, NM) Lot e le sue figlie, per la vita dei quali Abrahamo intercedette presso l’angelo di Geova, raffigurano indubbiamente la stessa classe della folla di gente di ogni specie del tempo di Mosè e dei tre figli di Noè con le loro mogli. Tutto questo raffigura che, non solo è una classe spirituale, il rimanente, portato in salvo oltre Harmaghedon, ma è anche una classe terrestre di persone di buona volontà.
34. Che proporzione numerica ci fu tra i figli e le nuore di Noè rispetto a lui e alla sua moglie, e quale fu il loro privilegio?
34 I figli e le nuore di Noè superarono per numero lui e la sua moglie di tre a uno, e dopo il diluvio furono essi che eseguirono il mandato divino: “Crescete, moltiplicate, e riempite la terra”. (Gen. 9:1) Erano stati battezzati in Noè cooperando fedelmente con lui come servitori di Geova durante tutti gli anni della costruzione dell’arca ed entrando alla fine nell’arca con lui, probabilmente a due a due, come fecero gli animali maschi e femmine. Così essi vennero dopo il diluvio sotto la benedizione di Geova, con un mandato che concordava con parte del mandato dato a Adamo ed Eva nell’Eden.
35. Come sono essi così una figura della “grande folla” oggi?
35 Quale appropriata figura sono essi della “gran folla” di altre pecore del giorno presente! Anche queste sono battezzate nel Noè più grande, Cristo Gesù. Non lo sono per altro allo stesso modo del rimanente del “piccolo gregge”. Non sono battezzati nella morte di Cristo, poiché il grande Battezzatore Geova Dio non si propone una tal cosa a loro riguardo. È la sua volontà che, sopravvivendo alla battaglia di Harmaghedon nella moderna “area” di salvezza, essi siano fecondi con figli nel giusto nuovo mondo e abbiano parte all’edificazione del paradiso sulla terra purificata e la popolino come perfetti umani a immagine e somiglianza di Dio per sempre. Perciò essi non sono simili a quelli del rimanente di Cristo che sono “sepolti con lui mediante il nostro battesimo nella sua morte” o “uniti con lui nella somiglianza della sua morte”. Benché alcune delle “altre pecore” muoiano durante il tempo che rimane prima della battaglia di Harmaghedon, tuttavia essi non sacrificano affatto la loro prospettiva di una vita perfetta nel paradiso terrestre. Si addormentano con la speranza della risurrezione alla vita umana sulla terra sotto il regno di mille anni di Cristo. Perciò è udendo la voce del Giusto Pastore oggi la quale proclama la buona notizia del Regno in tutta la terra per una testimonianza a tutte le nazioni e seguendo lui quindi con dedizione come unto Re di Dio che essi sono battezzati nel Noè più grande. Per questo motivo essi vivono una vita mutata. Non perdono più il tempo ad imitare i costumi di questo mondo, ma vivono secondo il nuovo sistema di cose, l’arca di salvezza.