Perseguiamo la pace
1. Avendo trovato la pace, che cosa deve fare chi ama la vita, e quale obbligo ha?
QUANDO chi ama la vita ha cercato e trovato pace con Dio mediante suo Figlio Gesù Cristo, che cosa deve fare? Deve d’allora in poi perseguire la pace. “Cerchi la pace e la persegua”, è il consiglio dell’apostolo cristiano Pietro. (1 Piet. 3:11) Deve fare della pace l’impegno di tutta la sua vita. Questo significa che deve mantenere la pace. Egli non è il solo ad essere in pace con Dio mediante Cristo. L’aver fatto pace con Dio lo pone in pacifica relazione con la congregazione di tutti coloro che sono interamente dedicati a Dio mediante Cristo e che sono quindi riconciliati con Dio. (2 Cor. 5:18-21) Non deve diventare un disturbatore della congregazione cristiana, ma ha l’obbligo di preservare una relazione quieta, tranquilla, calma e in armonia con questa organizzazione. Deve essere all’altezza della regola di condotta dichiarata da un apostolo del corpo dirigente cristiano: “Siate pacifici l’uno verso l’altro. D’altra parte vi esortiamo, fratelli; ammonite i disordinati, confortate le anime abbattute, sostenete i deboli, siate longanimi verso tutti. Badate che nessuno renda offesa per offesa ad alcuno, ma perseguite sempre il bene l’uno verso l’altro e verso tutti”. — 1 Tess. 5:13-15.
2. In quale condizione i cristiani devono seguire questa condotta, e che cosa si tenta di fare bersagliandoli di attacchi?
2 I cristiani devono seguire questa condotta in mezzo ad un mondo in cui vi è ovunque disordine come non vi fu mai. Da quando è stato scacciato giù sulla terra subito dopo la nascita del regno di Dio nei cieli nel 1914, Satana il Diavolo e i suoi demoni si sono applicati malvagiamente a provocare tutti i guai, il tumulto e l’inquietudine possibili fra gli uomini. (Apoc. 12:12) Il principale bersaglio dei suoi attacchi è ora il rimanente cristiano dell’Israele spirituale e la “gran folla” dei suoi mansueti compagni. (Apoc. 12:17) Satana sta quindi facendo del suo meglio per provocare attrito, agitazione e divergenze fra loro per poter indebolire l’organizzazione.
3. Con quali divergenze Satana ha messo scompiglio nel mondo, ma in che modo Dio ha eliminato da molto tempo questo nella congregazione?
3 Quindi chiunque ama la vita ed ha trovato nella visibile organizzazione di Dio la pace che cercava, deve impegnarsi nel mantenere la pace. Nel mondo Satana il Diavolo è riuscito a mettere disordine e scompiglio mediante divergenze di razza, tribù e colore. Ma Dio mediante Cristo ha eliminato tutto ciò nella vera congregazione cristiana. La congregazione cristiana ebbe inizio nell’antica Gerusalemme come un’organizzazione composta quasi esclusivamente di Ebrei cristiani, con l’eccezione di alcuni proseliti circoncisi provenienti da altre nazioni. (Atti 2:10; 6:5) In seguito Samaritani circoncisi si unirono ai credenti. (Atti 8:4-25) Tre anni e mezzo dopo che Gesù Cristo era morto sul palo di tortura fuori di Gerusalemme fu introdotto nella congregazione cristiana il primo incirconciso Gentile o non Giudeo, un Italiano di nome Cornelio, insieme ad alcuni suoi parenti e amici intimi. — Atti 10:1 fino a 11:2.
4. In che modo Dio rese possibile che i circoncisi Ebrei cristiani si uniformassero alla sua misericordiosa disposizione verso i Gentili?
4 Dapprima questo procurò considerevole inquietudine fra i circoncisi Ebrei cristiani, ma col tempo essi si uniformarono pacificamente a tale misericordiosa disposizione di Dio. La definitiva ammissione di incirconcisi non Ebrei nella congregazione fu resa possibile da Dio. In che modo? Egli eliminò la barriera divisoria, il muro di separazione, cioè la Legge data per mezzo di Mosè, che aveva diviso il mondo ebraico da quello dei Gentili. Per mezzo di Gesù Cristo quale Mediatore fra Dio e gli uomini egli stabilì un nuovo patto con i cristiani.
5, 6. In che modo l’apostolo Paolo spiegò alla congregazione di Efeso che non vi deve essere divisione per nessun motivo nella congregazione?
5 L’apostolo Paolo spiegò perché non vi dev’essere divisione nella congregazione cristiana per motivi di razza, tribù, nazione o colore. Egli scrisse alla congregazione di Efeso, che comprendeva Gentili o non Ebrei che un tempo erano stati ben lontani da Geova:
6 “Ma ora in unione con Cristo Gesù voi che un tempo eravate lontani vi siete avvicinati mediante il sangue del Cristo. Poiché egli è la nostra pace, egli che di due parti [Giudei e Gentili] ne ha fatto una sola e ha distrutto il muro intermedio che le separava. Per mezzo della sua carne [sospesa al palo di tortura] egli ha abolito l’odio, la Legge di comandamenti fatta di decreti, affinché creasse dei due popoli [Giudei e Gentili] in unione con sé un uomo nuovo e facesse la pace, e affinché riconciliasse pienamente entrambi i popoli in un corpo a Dio mediante il palo di tortura, perché egli aveva annullato l’odio per mezzo di se stesso. Ed egli venne e dichiarò la buona notizia della pace a voi, quelli lontani [Gentili], e pace a quelli vicini [Giudei], perché per mezzo di lui noi, entrambi i popoli [Giudei e Gentili], abbiamo accesso al Padre [Geova Dio] mediante un solo spirito”. — Efes. 2:11-18.
7. In armonia con la disposizione presa molto tempo fa per l’Israele spirituale, perché non vi è oggi ragione di separare la gran folla delle altre pecore dall’Israele spirituale, e come lo indica Aggeo 2:6-9?
7 Il sacrificio di Gesù sul palo di tortura è la base per unificare i Giudei credenti e i Gentili credenti, di tutte le nazioni. Certamente dunque, anche oggi il sacrificio di Gesù per il “peccato del mondo” è la base per unificare ed unire il piccolo rimanente dell’Israele spirituale e la “gran folla” di pecore terrene di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. In questo tempo in cui il Giusto Pastore di Geova raccoglie le sue altre pecore alla sua destra, non vi dev’essere alcuna differenza fra questa gran folla di altre pecore e l’Israele spirituale. “Diventeranno un solo gregge, un solo pastore”, ha detto il Giusto Pastore, Gesù Cristo. (Giov. 10:16; Matt. 25:31-40) Vi dev’essere armonia, unità e pace cristiana fra tutti coloro che fanno parte dell’unico gregge sotto il Giusto Pastore, Gesù Cristo, “poiché egli è la nostra pace”. Proprio in relazione con la promessa di Geova di scuotere tutte le nazioni e di raccogliere le cose preziose, le cose desiderabili di tutte le nazioni nella Sua casa d’adorazione, egli dice: “E in questo luogo io darò la pace, dice l’Eterno [Geova] degli eserciti”. (Aggeo 2:6-9, VR) Fino ad oggi Satana e i suoi demoni sono stati incapaci di annullare questa profezia.
PREGHIAMO PER LA PACE
8. Per che cosa pregheremo ogni giorno in armonia col Salmo 122:6-8, e perché Gesù Cristo non poteva essere il capo di una congregazione divisa?
8 Se ci sta realmente a cuore il bene dell’organizzazione alla gloria di Dio, pregheremo il Dio della pace che serbi il suo popolo unito, concorde e tranquillo. Nelle nostre preghiere quotidiane ricorderemo le parole del salmista Davide: “Pregate per la pace di Gerusalemme! Prosperino quelli che t’amano! Pace sia entro i tuoi bastioni, e tranquillità nei tuoi palazzi! Per amore dei miei fratelli e dei miei amici, io dirò adesso: Sia pace in te!” (Sal. 122:6-8, VR) In accordo con tale preghiera il nome di Gerusalemme significa “possedimento di pace”, o “fondata nella pace”. Fu qui nella zona di Gerusalemme che il sacerdote Melchisedec era stato Re di Salem, titolo che significa “Re di Pace”. Geova Dio ha giurato che suo Figlio Gesù Cristo sarebbe stato re e sacerdote come Melchisedec per sempre. In armonia a ciò uno dei nomi del glorificato Figlio di Dio doveva essere Principe della Pace. (Gen. 14:18-20; Sal. 110:1-4; Ebr. 6:20 fino a 7:21; Isa. 9:6, 7) Con tale titolo, come poteva Gesù Cristo, il regale Principe della Pace, essere il capo spirituale di una congregazione che è divisa, turbata e tumultuante per dissensi, inimicizie, gelosie, competizioni, rivalità e spirito settario, come è ed è sempre stata la cristianità? Certo non poteva esserlo. Ma come Re egli può imporre e mantenere la pace nella “congregazione, che è il suo corpo”. (Efes. 1:22, 23) Mediante i suoi angeli egli raduna fuori coloro che turbano la pace. — Matt. 13:41.
9. (a) In che modo Paolo magnifica la forza pacificatrice della preghiera in Filippesi 4:6, 7? (b) Pregando in armonia con 1 Timoteo 2:1-4, a che cosa non avrebbero mai preso parte gli ubbidienti servitori di Dio sotto qualsiasi governo?
9 Magnificando la forza pacificatrice della preghiera sincera l’apostolo Paolo scrisse ai diletti fratelli cristiani di Filippi: “Non siate ansiosi di nulla, ma in ogni cosa le vostre petizioni siano rese note a Dio mediante preghiera e supplicazione insieme a rendimento di grazie, e la pace di Dio che sorpassa ogni pensiero guarderà i vostri cuori e le vostre facoltà mentali per mezzo di Cristo Gesù”. (Filip. 4:6, 7) L’apostolo tenne presente inoltre che i veri cristiani sulla terra devono vivere sotto capi politici mondani che non cercano la pace con Geova Dio e i cui governi hanno potere sulla vita dei veri seguaci del Principe della Pace. Perciò Paolo scrisse quest’esortazione al sorvegliante cristiano Timoteo: “Io esorto dunque prima di tutto che siano fatte supplicazioni, preghiere, intercessioni, rendimenti di grazie, relativamente a tutte le specie di uomini, relativamente ai re e a tutti quelli che sono altolocati, affinché possiamo continuare a menare una vita calma e tranquilla con piena devozione e serietà. Questo è giusto e accettevole nel cospetto del nostro Salvatore, Dio, il quale vuole che tutte le specie di uomini siano salvate e giungano a un’accurata conoscenza della verità”. (1 Tim. 2:1-4) Pregando in tale modo, gli ubbidienti servitori del nostro Salvatore, Geova Dio, non avrebbero mai preso parte a rivolte, rivoluzioni, insurrezioni, ribellioni, sommosse, cospirazioni e ogni genere di azione popolare, tumulto o violenza contro alte personalità politiche o del governo. Sotto qualunque specie di governo, anche al bando e in proscrizione, i fedeli testimoni di Geova conducono una vita calma e tranquilla.
10. Che cosa significa perseguire la pace “con tutti” per quelli che fanno parte della congregazione; di quale frutto e di quale sapienza è prova?
10 “Perseguite la pace con tutti, e la santificazione senza la quale nessun uomo vedrà il Signore”, è l’esortazione di Ebrei 12:14. Se i cristiani cercano di essere in pace con quelli fuori della congregazione, tanto più dovranno cercare di essere in pace con quelli che fanno parte della congregazione, coi loro fratelli dedicati. Non dovremmo mai dimenticare che la pace è uno dei frutti dello spirito che dobbiamo coltivare finché siano pienamente maturi. (Gal. 5:22) È prova che possediamo e mettiamo in pratica la sapienza celeste, poiché “la sapienza dall’alto è prima di tutto casta, poi pacifica”. (Giac. 3:17) L’ispirato proverbio è d’accordo con questo nel dire: “Felice l’uomo che ha trovato la sapienza”. Perché? Perché “le sue vie son vie dilettevoli, e tutte le sue strade sono pace”. — Prov. 3:13-17.
11. In che modo Paolo indica che è la pace che unisce la congregazione, e quindi chi non merita di essere nella congregazione?
11 Sì, la libertà da lotte, dissensi e disordini interni è ciò che unisce la congregazione cristiana dei testimoni di Geova. A testimonianza di ciò Paolo scrive: “Ma, oltre a tutte queste cose, rivestitevi di amore, poiché è un perfetto vincolo di unione. E la pace di Cristo controlli i vostri cuori [ove risiedono i moventi], perché infatti foste chiamati a ciò [alla pace] in un unico corpo [non in due o più corpi divisi]”. (Col. 3:14, 15) Se la perseguiamo continuamente, la pace sarà un vincolo d’unione per coloro che hanno lo spirito di Dio. Paolo lo dice con queste parole: “Vi supplico di camminare in modo degno della chiamata con la quale foste chiamati, con completa modestia di mente e mitezza, con longanimità, sopportandovi l’un l’altro nell’amore, cercando ardentemente di osservare l’unità dello spirito nell’unificante vincolo della pace. V’è un solo corpo [sotto Cristo], e un solo spirito”. (Efes. 4:1-4) Chi disturba volontariamente e con cattiva intenzione non cammina in modo degno di far parte della congregazione cristiana del Dio della pace. — Rom. 16:17, 18.
EFFETTO DELL’ORDINAMENTO TEOCRATICO
12. (a) In che cosa non dà motivo di indulgere la nascita del regno di Dio? (b) A che cosa dobbiamo por mente per godere vita e pace, e perché?
12 È stato provato che dal 1914 viviamo sotto il regno di Dio, nato in cielo in quell’anno. Questo doveva essere ed è stato motivo di grande gioia per coloro che amano Dio e la vita. Non è una buona ragione però per mangiare e bere avidamente, in modo sconsiderato e materialistico, tanto da far inciampare altri e abbatterli spiritualmente. Il godimento dei benefici del regno di Dio lungamente atteso richiede cose più elevate dell’eccessivo mangiare e bere che intorpidisce i sensi. “Poiché”, dice Paolo, “il regno di Dio non significa mangiare e bere, ma significa giustizia e pace e gioia con spirito santo. Cerchiamo dunque le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione. Smettete di abbattere l’opera di Dio solo a motivo del cibo”. (Rom. 14:17, 19, 20) Il nostro impegno cristiano non richiede di assecondare la nostra carne egoista, ma di coltivare il frutto dello spirito di Dio. Se amiamo la vita e giorni buoni sotto il regno di Dio, daremo ascolto al suo avvertimento: “Por mente alla carne significa morte, ma por mente allo spirito significa vita e pace; poiché por mente alla carne significa inimicizia [mancanza di amicizia] con Dio, perché non è soggetta alla legge di Dio, né infatti lo può essere. Quindi quelli che sono in armonia con la carne non possono piacere a Dio”. (Rom. 8:6-8) Ponete dunque mente allo spirito; siate in pace con Dio.
13. Che cosa significò per la congregazione dei suoi sudditi l’assunzione del potere da parte del regno di Dio nel 1914, e quando questo si avverò in adempimento di Isaia 60:17?
13 Invece di sfrenata allegria, l’assunzione del potere nei cieli da parte del regno di Dio nel 1914 richiede più severa disciplina sulla terra nella congregazione dei sudditi del Regno. Nei tempi antichi, quando non vi era re in Israele, ogni Israelita soleva fare ciò che era giusto agli occhi suoi. Ma quando Dio esaudì la loro richiesta e diede loro un re umano, non ebbero più tale completa libertà d’azione, esattamente come Geova Dio stesso aveva preavvertito. (Giud. 21:25; 1 Sam. 8:9-18) Questa severità si avverò nei confronti dei moderni testimoni di Geova quando cominciarono a stabilire fra loro disposizioni e ordinamenti teocratici riorganizzandosi nel 1919 dopo le afflizioni della prima guerra mondiale. Questo si verificò specialmente dal 1938 in poi, dopo che La Torre di Guardia pubblicò l’articolo in due parti intitolato “Organizzazione”, basato sul versetto biblico di Isaia 60:17 (Ri): “Invece del rame ti recherò dell’oro; e in luogo di ferro ti porterò dell’argento; e in cambio di legno, rame; e al posto delle pietre, ferro; e per la tua sorveglianza [della simbolica città o organizzazione capitale di Dio] metterò la pace; e alla tua sopraintendenza la giustizia”.
14. Quale progresso risultò dall’instaurazione dell’ordine teocratico, e quindi che cosa devono sostenere e preservare lealmente tutti quelli che amano la vita?
14 Secondo la promessa di questa profezia, l’instaurazione dell’ordine teocratico nell’operato dei testimoni di Geova sulla terra dal 1938 in poi significò progresso. Risultò in notevole progresso e recò grande pace, contribuendo a mantenere la pace nell’organizzazione. Uniformò il metodo d’azione e l’attività in tutta la terra, nelle 175 nazioni in cui i testimoni di Geova ora predicano la rallegrante notizia del Suo regno, in adempimento di Matteo 24:14. Eliminò divergenze, confusione, ineguaglianze e disordine nell’organizzazione su tutta la terra. Contribuì all’adempimento dell’amorevole promessa di Dio alla sua organizzazione o sposa: “Tutti i tuoi figli saranno istruiti dal Signore [Geova], i tuoi figli avranno abbondanza di pace”. (Isa. 54:13, Ti) Quindi nella loro sincera ricerca di pace tutti coloro che amano la vita sosterranno e preserveranno lealmente l’ordinamento teocratico dell’organizzazione.
15. In che modo questa disposizione si applica anche alle adunanze della congregazione, com’è indicato da Paolo in 1 Corinzi 14:26, 29-33?
15 Questa disposizione di cose nell’organizzazione teocratica o retta da Dio si riferisce anche al modo di tenere le adunanze della congregazione cristiana e al programma per quelli che vi assistono. Paolo, come membro del corpo direttivo teocratico, biasimò le adunanze disordinate o le adunanze senza continuità, senza un programma stabilito, in cui si dicono o si fanno le cose in modo incoerente e senza che siano spiegate o comprese. Egli disse: “Tutto si compia in modo da edificare. In quanto ai profeti parlino due o tre e gli altri giudichino. Se un altro che è seduto, riceve una rivelazione da fare, il primo taccia. Tuttavia potete, ad uno ad uno, profetare tutti, affinché tutti imparino e tutti siano incoraggiati. Gli spiriti dei profeti sono sottomessi ai profeti, perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace”. — 1 Cor. 14:26, 29-33, Na.
16. Nel perseguire la pace, che cosa dobbiamo evitare, secondo Davide e Pietro, e in che modo?
16 Per l’unità, l’armonia e la tranquillità della congregazione dobbiamo badare in special modo alla nostra lingua e alle nostre labbra. Il salmista Davide, dopo aver chiesto chi prova piacere nella vita e ama lunghi giorni per vedere il bene, non disse forse: “Salvaguardate la vostra lingua dal male, e le vostre labbra dal parlare con inganno”? (Sal. 34:13) Certamente! E l’apostolo Pietro non citò forse queste parole di Davide dopo aver ammonito i fratelli cristiani, dicendo: ‘Non contraccambiate offesa per offesa né oltraggio per oltraggio, ma, al contrario, conferite una benedizione, perché siete stati chiamati a questa condotta, onde ereditiate una benedizione’? (1 Piet. 3:9) Certamente! Con la lingua e le labbra possiamo contraccambiare offesa per offesa, possiamo oltraggiare chi ci oltraggia. Ma con la lingua e con le labbra possiamo anche benedire, persino chi ci offende o ci oltraggia. La benedizione ha un effetto migliore. La risposta mite allontana l’ira. (Prov. 15:1) Ne consegue un beneficio spirituale almeno per chi benedice, impedendogli di divenire simile all’offensore o all’oltraggiatore, e produce pace nell’organizzazione. Quindi nel perseguire la pace è indispensabile che tratteniamo la nostra lingua da ciò che è offensivo e dal parlar con inganno. Dobbiamo semplicemente evitare la calunnia, la maldicenza, gli oltraggi.
17. Qual è la migliore salvaguardia da ciò, e perché il perseguire la pace non è in contraddizione con questo?
17 La migliore salvaguardia da ciò è d’insegnare e predicare la preziosa verità riguardante il regno di Dio, nei nostri luoghi d’adunanza e fuori, in pubblico e di casa in casa. Non ingannatevi: La pace di Dio non significa inattività, comoda noncuranza, pigrizia. Il Dio di pace ha affidato al suo popolo organizzato, ai suoi testimoni sulla terra, una strenua opera da compiere. Questa è l’opera di recare testimonianza a Lui e al suo regnante Figlio, Gesù Cristo, in tutta la terra abitata, a tutte le nazioni prima che giunga la loro fine calamitosa ad Armaghedon.
18. (a) In quanto all’opera da compiere, che cosa riconoscono i testimoni di Geova di ogni provenienza? (b) Quale comando di Gesù ubbidiscono, in adempimento di quale profezia di pace e fratellanza?
18 Quest’opera dev’essere compiuta da tutti i suoi testimoni dedicati di ogni nazionalità, tribù, popolo, colore e lingua. Essi non possono compiere uniti quest’opera mentre litigano e mormorano fra loro per diversità provocate da cause esterne e naturali. Devono cooperare in modo pacifico. Per compiere in armonia l’opera mondiale di testimonianza affidata loro da Dio deve esservi in mezzo a loro pace fra nazioni, fra razze, fra tribù, fra congregazioni. I testimoni di Geova riconoscono l’importanza di ciò, e quindi ubbidiscono alle istruzioni del Principale Testimone di Geova, Gesù Cristo: “Mantenete la pace gli uni con gli altri”. (Mar. 9:50) Essi agiscono e s’impegnano in armonia con la mirabile visione profetica dataci in Isaia 2:1-4 della pace e fratellanza internazionale nell’unita adorazione di Geova Dio. Perciò la loro opera di testimonianza ha successo. — Giac. 3:18.
19. (a) Per quale combattimento sono armati, e in che modo? (b) Nella loro opera di casa in casa, chi cercano, ma chi lasciano?
19 Ovunque giungano col messaggio del Regno essi promuovono la durevole pace che distinguerà il giusto nuovo mondo di Dio. Sono armati solo per un combattimento spirituale, non per una guerra sanguinaria contro sangue e carne. Quindi essi si preparano come disse loro di fare l’apostolo Paolo: “Coi piedi calzati con la preparazione della buona notizia di pace”. (Efes. 6:11-15) Nella loro opera di casa in casa cercano gli amici della pace con Dio. Gesù Cristo disse loro di fare questo, dicendo: “Dovunque entrate in una casa dite prima: ‘Questa casa abbia pace’. E se c’è un amico della pace, la vostra pace riposerà su di lui. Ma se una tale persona non c’è, essa ritornerà a voi”. (Luca 10:5, 6; Matt. 10:12, 13) Se il padrone di casa dimostra di essere nemico della pace, essi se ne vanno. Non cercano di intavolare una discussione religiosa con gli avversari di Geova.
20. Perché, nonostante la persecuzione religiosa, essi si rallegrano, e quale sicura speranza hanno riguardo alla pace?
20 Benché incontrino molta persecuzione religiosa, ciò nonostante si rallegrano. “La gioia segue coloro che danno consigli di pace”. (Prov. 12:20, Ti) Essi hanno la promessa di Dio che gli uomini che ingiustamente li tormentano saranno distrutti ad Armaghedon. (2 Tess. 1:6-10) Sono confortati e rafforzati dalla sicura speranza che continuando a perseguire la pace potranno goderne per sempre dopo Armaghedon nel nuovo mondo promesso da Geova Dio, il Giusto Giudice. “Egli darà a ciascuno secondo le sue opere: a coloro che, con la perseveranza nel bene, cercano l’amore, la gloria e l’immortalità — la vita eterna; ma per coloro che sono ostinati, che si ribellano alla verità e che credono invece all’iniquità — è riservata ira e indignazione. . . . gloria, onore e pace per chiunque fa il bene”. — Rom. 2:6-10, Na.
21. In risposta a quale ispirata domanda vogliamo farci identificare, e quindi che cosa cercheremo e perseguiremo?
21 Alla domanda ispirata da Dio: “Qual è l’uomo che prende piacere nella vita, che ama lunghi giorni per vedere il bene?” può ognuno di noi ora rispondere: “Sono io”? In caso affermativo, seguiamo la via di Geova Dio per cercare e perseguire la pace.