“Il vero ministro”
1. Come si diventa e si dimostra di essere un ministro di Geova?
IL TERMINE ministro (greco: diàkonos) usato nelle Scritture Greche significa letteralmente, servitore. (1 Tim. 4:6, NW) Si riferisce a un pubblico servitore di Geova, ordinato da lui, dopo essersi dedicato con un patto solenne a fare la volontà di Dio. Tale ministro, per dimostrarsi degno della sua qualifica e conservare il favore divino, si sforzerà di eseguire fedelmente qualsiasi ordine e incarico che gli sarà affidato dalle “autorità superiori”. Tale ministro dovrà pure, necessariamente, dimostrare d’essere un fedele seguace di Cristo Gesù, il primo ministro di Dio, e, come lui, riconoscerà in primo luogo l’obbligo d’essere un predicatore della buona notizia del regno di Geova stabilito per mezzo di Cristo. Così, come Gesù, dimostrerà d’essere un testimone di Geova, recando testimonianza alla verità. — Rom. 13:1; Giov. 18:37, NW; Isa. 43:10.
2. Ad un servitore o schiavo di Geova può essere data responsabilità nel servizio di Geova?
2 Ma benché il significato essenziale del termine ministro sia servitore, o anche schiavo, ciò non impedisce l’eventualità che tale servitore abbia una posizione di grande responsabilità che include la sorveglianza e l’assistenza d’altri. Le scritture di Matteo 24:45-47, citate alla fine del precedente articolo, ne danno un buon esempio, assieme a quello che Gesù disse nella parabola che seguì subito dopo. — Vedere Matteo 25:21, 23.
3. Quale primitiva forma di società ebbe l’approvazione di Dio, e che cosa indicò questo in quanto ad incarico direttivo?
3 Da quando gli uomini hanno dimorato insieme, sia nella vita familiare che in quella nazionale o comunale di qualsiasi specie, v’è stato sempre il bisogno di qualche forma di società organizzata. Ciò significa che ad alcuni sono stati affidati incarichi di autorità e di guida, con la responsabilità di insegnare e guidare gli altri nella giusta via. Tale ordinamento ha l’approvazione di Dio, poiché, cominciando specialmente con Noè e continuando con Abrahamo e i suoi figli, tutte le relazioni di Dio con questi uomini ed i loro associati furono basate sul riconoscimento della forma della società patriarcale allora esistente. — Vedere La Torre di Guardia del 1º gennaio 1953.
4. Come fu Noè un esempio di buon condottiero?
4 Noè, per esempio, era modello di buon condottiero, principalmente nel rispettare la pura adorazione di Geova. Inoltre, egli deve aver fatto un buon lavoro nell’ammaestrare i sette membri di cui egli era capo famiglia, assegnando a ciascuno la sua parte rispettiva nel grandioso, straordinario e arduo incarico di costruire quella gigantesca barca. Ricordiamo pure tutti gli scherni e l’opposizione che essi avranno dovuto sopportare. Che coraggio battagliero e quale tenacia di proposito e tenero amore dimostrò Noè, nella sua forte fede, per coloro che erano sotto le sue cure, mentre “costruì un’arca per la salvezza della sua famiglia”. — Ebr. 11:7, NW; Gen. 6:9; 8:20.
5. (a) In che modo Abrahamo fu un buon esempio a questo riguardo? (b) Che speciale incarico fu affidato allo schiavo più anziano di Abrahamo?
5 Anche Abrahamo fu un magnifico modello di fedele condottiero, e principalmente in quanto alla pura adorazione di Geova. Non soltanto con la sua condotta diede il giusto esempio, ma è mostrato che ammaestrò e guidò completamente con leale ubbidienza tutta la sua famiglia, compresi centinaia di schiavi, nella lotta per la giusta causa di Geova, e anche nel soddisfare le esigenze teocratiche. (Gen. 14:13-20; 17:9-14, 22-27) Ma a proposito di schiavi, desideriamo ricordarne uno che era il più anziano nella casa di Abrahamo. Gli fu affidato l’incarico di recarsi ad Haran presso il parentado del suo padrone e, con guida angelica, trovare e riportare con sé una donna che sarebbe divenuta la moglie d’Isacco, figlio d’Abrahamo. La narrazione indica che questo servitore apprezzò vivamente la sua responsabilità, e fu vigilante mentre curava attentamente ogni particolare nell’adempiere il suo incarico. Non confidò nella propria saggezza, ma con una fede simile a quella del suo padrone cercò al riguardo la guida divina. — Gen. 24:1-27.
6. Riassumendo, che cosa si può apprendere dagli esempi già considerati?
6 Pertanto, sia che consideriamo le parole di Gesù e degli apostoli, o che rammentiamo le prime figure della storia umana riportata nelle Scritture; sia che si tratti di un compito pratico e laborioso come la costruzione di una barca, o della delicata missione di trovare una moglie per il figlio ed erede del proprio padrone, non v’è dubbio che ai servitori e schiavi di Geova siano stati spesso attribuiti incarichi di grande responsabilità, che richiedevano autentiche qualità direttive. E che diremo del moderno popolo di Geova?
MINISTERO DI ADDESTRAMENTO
7. Quali problemi personali abbiamo oggi, e come potremmo esser tentati di evitarli?
7 Oggi, come mai prima nella storia umana, coloro che sono pervenuti a conoscenza della verità e che hanno compreso e accettato il voto della dedicazione devono compiere qui sulla terra un immenso lavoro. Avete preso questa decisione, avete fatto quel voto, entrando così al servizio di Geova per tutto il tempo come un suo schiavo teocratico? Potreste dire: ‘Sì, ho preso questa decisione, però non faccio parte della classe dell’unto rimanente; e, per i miei numerosi impedimenti e doveri secolari, su di me non grava altro obbligo all’infuori di assistere alle adunanze e partecipare al lavoro di testimonianza secondo le mie possibilità’. Oppure potreste dire: ‘Io sono una sorella in una congregazione dove i fratelli occupano tutti gli incarichi di responsabilità, e perciò non è necessario e non sarebbe giusto che prendessi qualsiasi iniziativa direttiva’. Ebbene, esaminiamo l’argomento più attentamente.
8. (a) Quale opera dev’essere fatta a favore delle persone di buona volontà nella cristianità? (b) Sarà finito il nostro lavoro quando queste persone saranno state raccolte in Sion?
8 Come le scritture già considerate indicano, c’è una grande e urgente opera da compiere in questi ultimi giorni per proclamare la verità, il messaggio del Regno, e lanciare l’avvertimento della condanna di Babilonia e l’imperativa necessità di fuggire ora! Ma termina qui la nostra missione? No, c’è un ulteriore lavoro da svolgere a favore di coloro che sospirano e gemono per le abominazioni che si commettono in seno alla cristianità e che sono pronti ad ascoltare il messaggio di avvertimento. Come sapete, queste buone persone si trovano generalmente in una condizione spirituale talmente confusa e affamata da saper poco o nulla delle verità fondamentali della Parola di Dio, e non hanno nessuna idea intorno all’organizzazione teocratica di Geova, Sion, quale luogo entro cui rifugiarsi per protezione. Dobbiamo quindi darci da fare per aiutare queste persone, non soltanto perché acquistino la conoscenza della verità, ma anche perché si rendano conto di quello che dovrebbero fare, per raggiungere la strada maestra che da Babilonia conduce a Sion, dove saranno finalmente raccolte sotto il governo protettivo dell’esaltato Segnale, il regnante Re Gesù Cristo. Ora, possiamo noi dire d’aver adempiuto la nostra missione a favore di queste altre pecore che sono finalmente entrate nella disposizione di “un solo gregge, un solo pastore”? — Ezech. 9:4; Isa. 62:10; Giov. 10:16, NW.
9. Quale principio si applica a tutti i veri credenti, e com’è dimostrato questo nelle Scritture?
9 Rivolgendoci di nuovo alla Bibbia per la risposta, troviamo ripetutamente quel tipo di argomento, sia in qualità di precetto che di esempio, indicante che coloro i quali accettano la verità del vangelo, il messaggio di luce, devono essere anche essi portatori di luce. Devono essere pronti a fare come Davide, che era una pecora di Geova, il quale fu nominato più tardi pastore d’Israele, eredità di Geova, dopo essere stato ammaestrato ad esercitare le giuste qualità nel curare le pecore del padre suo. (Sal. 23:1; 78:70-72) O, per esprimerci diversamente, coloro che hanno manifestato fede al punto di dedicarsi a fare la volontà di Dio devono dimostrare da ora in poi la giusta qualità di fede con opere appropriate, “perché col cuore si esercita fede per la giustizia, ma con la bocca si fa pubblica dichiarazione per la salvezza”. Lo stesso principio fu applicato da Gesù nel trattare con i suoi primi discepoli. Non era sufficiente che lo riconoscessero come Messia. Egli non volle che fossero solo dei credenti. Li indusse invece a lasciare la loro regolare occupazione, ad esempio quella di pescatori, e cominciò ad ammaestrarli perché divenissero “de’ pescatori d’uomini”. Egli mostrò che ‘quelli che odono la parola con un orecchio giusto e buono’ devono ‘riceverla e portar frutto con perseveranza’. Parlando delle responsabilità che gravano su costoro disse: “Badate dunque come ascoltate: perché a chi ha sarà dato”, e per dare importanza agli stretti vincoli esistenti fra lui e i suoi discepoli, disse: “Mia madre e i miei fratelli sono quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”. Perciò, ogni vero credente dev’essere ammaestrato per diventare un vero ministro. — Rom. 10:10, NW; Mar. 1:17; Luca 8:15-21; Matt. 5:14; Giac. 2:17.
10. In che modo questo principio ha oggi una particolare applicazione?
10 Se il principio sopra esposto era vero al tempo di Gesù, e lo era ancor più dopo che il movente spirito santo scese su quel primo nucleo di credenti, quanto più vigorosamente quello stesso principio si applica in questi giorni in cui la profezia di Gioele, citata da Pietro nel giorno di Pentecoste, ha un adempimento finale! Qui dunque c’è la risposta alla nostra domanda. Coloro che hanno accettato di predicare la verità devono esercitarsi e istruirsi per divenire fidati ed efficaci predicatori di quel medesimo messaggio del Regno. A causa della grande opera che dev’essere compiuta in tutto il mondo, ed a causa del beneficio che essa significherà per loro, è indispensabile che tutti quelli che accettano la verità imparino a prendere parte attiva nel “ministero della riconciliazione”, ed a fare un’efficace esortazione ad altri esponendo dovutamente il “messaggio della riconciliazione”. Infatti, è proprio a questo proposito che Paolo scrive: “Lavorando insieme a lui, noi anche vi esortiamo di non accettare l’immeritata benignità di Dio venendo meno al suo scopo”. — 2 Cor. 5:18 fino a 6:1, NW; Atti 1:8; 2:17, 18.
11. Citate altre scritture che mettono in risalto oggi la necessità di un’opera di addestramento.
11 Tutto questo dimostra senz’altro la necessità imperativa di un’estesa opera di addestramento che dev’esser fatta a favore di tutti coloro che entrano nell’organizzazione di Dio, Sion. Nei primi tempi quelli che divenivano “concittadini” e “membri della famiglia di Dio” erano “edificati [ammaestrati ed istruiti] sulla fondazione degli apostoli e dei profeti, . . . edificati insieme in un luogo che Dio abiti mediante lo spirito”. Usando esattamente gli stessi simboli della casa e città di Dio, e parlando del programma di addestramento per questi “ultimi giorni”, nei quali la “casa di Geova si ergerà sulla vetta dei monti”, Isaia scrisse: “Molti popoli v’accorreranno, e diranno: ‘Venite, saliamo al monte di Geova, alla casa dell’Iddio di Giacobbe; egli ci ammaestrerà intorno alle sue vie e noi cammineremo per i suoi sentieri’. Poiché da Sion uscirà la legge, e da Gerusalemme la parola di Geova”. — Efes. 2:19-22, NW; Isa. 2:2, 3, VR e AS.
12. Se quest’opera fosse limitata ai nominati servitori della Società, quali difficoltà sorgerebbero, e quale ne sarebbe la conclusione?
12 Ma chi deve impartire tutto questo insegnamento e ammaestramento? Dovrebbero impartirlo soltanto i fratelli maturi della congregazione nominati dalla Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati, come servitori in incarichi speciali, insieme ai rappresentanti viaggianti della Società nominati in qualità di servitori di distretto e di circoscrizione? Se tale fosse la risposta, allora, dato il gran numero delle altre pecore del Signore che ora rispondono alla sua voce in ogni paese, ciò significherebbe inevitabilmente che la maggioranza di esse dovrebbe aspettare un lunghissimo tempo prima di poter ricevere l’aiuto e addestramento personale necessario perché siano in grado di diventare fidati e regolari predicatori e proclamatori. Inoltre, non è forse vero che anche fra quelli che sono stati associati con l’organizzazione per un certo tempo ce ne sono molti che hanno bisogno di assistenza? La risposta giusta e pratica è, dunque, che chiunque è stabilito nella verità, tanto maschio che femmina, può prender parte a quest’opera vitale di addestrarne altri onde progrediscano quanto lui.
13. Com’è stata soddisfatta teocraticamente la necessità di compiere l’opera di addestramento?
13 Però, la facoltà di giudicare se uno sia o meno in grado di ammaestrare altri o di determinare chi abbia bisogno di assistenza, e come questa dovrebbe essere impartita, non è lasciata ad ognuno in modo incontrollato e democratico. Invece, questo problema fu considerato e risolto, come ricorderanno quelli che erano alla grande assemblea nello Yankee Stadium nel 1953, in modo veramente teocratico e realistico, allorché fu annunciato un esteso programma di addestramento nell’attività di casa in casa. In quell’occasione fu mostrato chiaramente che ogni proclamatore dovrebbe esser capace di predicare regolarmente la buona notizia di casa in casa in maniera efficace. Furono poi esposte le nuove disposizioni in modo che tutti i servitori nominati potessero prestare a questo lavoro la dovuta attenzione. Questi servitori dovevano a loro volta invitare gli altri membri della congregazione, che erano stabiliti nella verità e fidati nel ministero, ad assumersi il privilegio e la responsabilità di addestrare uno o più d’uno di quei fratelli deboli o inesperti che avevano bisogno di una mano soccorrevole. Dato che questo programma di addestramento funziona già da un certo tempo, è probabile che vi abbiano invitati a prendervi parte, se siete proclamatori fidati, pur non facendo parte dell’unto rimanente, o essendo una sorella in una congregazione composta di un certo numero di fratelli capaci.
RESPONSABILITÀ INDIVIDUALE
14. Per essere “un vero ministro”, quali cose devono essere osservate e quali evitate?
14 Siete voi servitori nominati direttamente dalla Società? o fate parte di quelli che sono invitati da questi servitori a prendere in qualche modo parte a questo ministero di addestramento? In tal caso vogliamo esortarvi ad essere “un vero ministro”, come Paolo raccomandò a Timoteo. Non rifiutate né tiratevi indietro, lasciandovi cogliere dalla pigrizia a questo riguardo, poiché sapete che Geova disapprova tale attitudine. (Luca 9:62; Ebr. 6:11, 12) D’altra parte, non inorgoglitevi se vi viene affidata tale responsabilità, ma cercate di esercitare un sano giudizio e acquistate un punto di vista equilibrato. Troverete a questo proposito molto appropriata l’esortazione di Paolo in Romani 12:3-8. Studiatela bene e tenetela in mente. Non commettete l’errore dei capi mondani che hanno la tendenza di andare agli estremi, sia dirigendo valorosamente una posizione sicura nella retrovia o spingendosi innanzi con spirito di superba ambizione. Ricordate, invece, lo spirito dell’organizzazione di Dio, lo spirito combattivo per amore di coloro che hanno bisogno di protezione, e anche lo spirito di amore e umiltà dimostrato dal Maestro e Padrone, che lavò i piedi di coloro ai quali dava la giusta guida. Paolo nuovamente scrisse: “Quanto all’amor fraterno, siate pieni d’affezione gli uni per gli altri; quanto all’onore, prevenitevi gli uni gli altri; quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore”. Tenendo presenti queste cose non sarete mai arroganti, esigenti o impazienti verso quelli che sono stati affidati alla vostra cura, ma manifesterete quella stessa tenacia e tenerezza dimostrata dai Grandi Condottieri, Geova e il suo diletto Figlio, Cristo Gesù. — Rom. 12:10, 11; Giov. 13:12-17.
15, 16. (a) Quale aiuto e incoraggiamento ci offrono le Scritture nel compiere quest’opera di addestramento? (b) Allo stesso tempo, quale responsabilità dev’essere assolta?
15 Ma forse non vi sentirete capaci di ammaestrare qualche altro, pensando che l’opera sia troppo complicata, avendo in mente l’uso appropriato di tutti i mezzi di addestramento provveduti dall’organizzazione, e forse l’opposizione e gli argomenti spinosi che potrebbero essere incontrati nell’opera di casa in casa. In risposta vi ricordiamo le ultime parole di Gesù ai suoi discepoli: “Andate dunque e fate discepoli le persone di tutte le nazioni, battezzandole . . . [e] insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandate”. Non dovevano dividersi arbitrariamente ma, com’erano stati accuratamente istruiti sul modo di compiere il ministero in osservanza dei comandamenti di Cristo, dovevano scrupolosamente insegnare ad altri ad osservare quelle stesse cose; né più né meno. Certamente non dovrebbe essere troppo difficile aiutare qualche altro allo stesso modo in cui voi siete stati ammaestrati, specialmente se ricordate che oggi, come nei primi tempi, ai vari incarichi sono addetti quei servitori espressamente nominati dall’organizzazione “in vista dell’ammaestramento dei santi per l’opera di ministero”. Certo, non dovreste tentare di far questo lavoro con la vostra propria forza e sapienza. Anche Gesù, il Servitore perfetto, si affidò completamente allo spirito e alla Parola del Padre suo perché lo sostenessero e lo guidassero nell’adempiere la sua missione. — Matt. 28:19, 20; Efes. 4:12, NW.
16 Per aiutarvi a mantenere il giusto ed equilibrato punto di vista sul vostro ministero, dovremmo inoltre farvi notare come non si tratta di confrontare un incarico con un altro nell’opera di addestramento. Sia che siate un missionario, un servitore di circoscrizione o di distretto, oppure una sorella invitata dal servitore di congregazione ad aiutare un’altra sorella meno esperta, le qualità direttive richieste sono le stesse in ogni caso. Voi siete come un economo, e “ciò che si cerca negli economi è che siano trovati fedeli”. Nel confermare lo stesso principio, Gesù disse: “La persona fedele in ciò che è minimo è pure fedele nel molto, e la persona ingiusta in ciò che è minimo è anche ingiusta nel molto”. — 1 Cor. 4:2; Luca 16:10, NW. Vedere pure Matteo 25:14-30.
17. (a) Come devono essere intese le parole di Paolo in 1 Corinzi 4:15? (b) A questo riguardo che cosa si può imparare rispetto a Timoteo?
17 Mentre ci avviciniamo alla conclusione di questo studio vi vogliamo ricordare le parole di Paolo ai Corinzi: “Poiché quand’anche aveste diecimila pedagoghi in Cristo, non avete però molti padri; perché son io che vi ho generati in Cristo Gesù, mediante l’Evangelo”. (1 Cor. 4:15) Che differenza c’è fra un maestro e un padre? Un maestro stipendiato si preoccupa in primo luogo di adempiere i suoi doveri dando l’istruzione o l’ammaestramento da lui richiesto, benché non si possa pretendere ch’egli ripeta una lezione troppe volte a causa della lentezza del suo allievo nell’afferrare le cose. Compiuto il suo dovere, egli è soddisfatto ed ha finito e attende il suo pagamento. D’altra parte, un vero padre si preoccupa in primo luogo, non di se stesso, ma di aiutare suo figlio a progredire veramente, e spinto dall’amore più che dal dovere, è disposto ad essere sempre paziente e indulgente, dando tutto ciò che ha di meglio lietamente e altruisticamente. Quanto al modo in cui l’apostolo Paolo si mostrò un padre a quei fratelli di Corinto ci richiamiamo alle precedenti parole di 1 Corinzi 4:11-13. È interessante, inoltre, notare le sue parole successive nei versetti 16 e 17 di 1 Corinzi 4 relative al ben ammaestrato Timoteo, verso il quale Paolo fu come un padre. Riguardo ai metodi di ammaestramento menzionati, una buona idea degli stessi si può ottenere studiando le due lettere scritte dall’apostolo al diletto Timoteo, dove notiamo il sano consiglio scritturale di ammonizione e avvertimento con indicazioni pratiche per aiutare quel giovane ministro ad assolvere dovutamente la propria responsabilità nell’ammaestrare gli altri. Come Paolo dice: “Rappresentando queste cose ai fratelli, tu sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito delle parole della fede e della buona dottrina che hai seguita da presso”. Sì, Timoteo seguì fedelmente l’esempio che gli fu dato e così fu ammaestrato ad essere una buona guida per gli altri nel ministero. Anche noi vogliamo accettare l’immeritata benignità di Dio in questo giorno e adempierne il proposito nell’essere ammaestrati ad aiutare altri e divenire predicatori efficaci della buona notizia. — 1 Tim. 4:6.
18. Come dobbiamo esser attenti nel farci un’idea di Gesù quando era sulla terra?
18 Abbiamo già prestato un po’ di attenzione alla visione profetica di Cristo Gesù, Servitore e Condottiero di Geova, rivelata per mezzo del profeta Isaia. Tuttavia, poiché siamo ancora nella carne, vediamo infine quale specie di uomo e di condottiero fosse Gesù quando fu sulla terra con i suoi discepoli. Dobbiamo allontanare dalla nostra mente tutte le false idee attinte da libri o quadri religiosi che fanno credere spesso che Gesù avesse un aspetto fisico insolito, al cui magnetico sorriso nessuno potesse resistere e al cui sguardo imperioso nessuno osasse disubbidire. Al contrario, dalla meschina opinione che ebbero di lui i suoi concittadini, sembra evidente che Gesù non cercò di esibire o mettere in mostra le sue perfette qualità. No, egli esercitò un perfetto buon senso e modestia. — Matt. 13:54-56.
19. Quale specie di condottiero si dimostrò Gesù, e come lo provano le sue stesse parole?
19 Facendocene un concetto moderno, vediamo forse Gesù come un condottiero, che cammina in testa a tutti, che ha sempre l’ultima parola in quanto ad efficienza e organizzazione, intollerante degli errori e delle mancanze altrui? No. Notate che la sua perfetta abilità sotto tutti i riguardi non era messa in dubbio. Non vi fu alcun errore, né sciupio e mai una parola cattiva. Eppure i suoi seguaci, pur riconoscendolo come loro Signore, non erano intimiditi dalla sua personalità né lo ritenevano molto superiore a loro, come se appartenesse a una diversa categoria. Tutt’altro, tanto in ispirito che in azione egli fu vicinissimo ai suoi seguaci, amichevole e avvicinabile, eccetto quando, di tanto in tanto, le circostanze richiedevano diversamente. E questa indicazione di una relazione stretta è uno degli aspetti principali di un dirigente, simile ad un padre che conduce il figliuolo, o un cane che conduce un cieco. Che cosa disse Gesù quando invitò alcuni a divenire suoi discepoli? Notate le sue gentili parole: “Venite a me, voi tutti che siete afflitti e aggravati, e io vi ristorerò. Prendete su di voi il mio giogo e diventate miei discepoli, perché io son mansueto ed umile di cuore, e troverete ristoro alle anime vostre. Poiché il mio giogo è piacevole e il mio carico è leggero”. Questo significa ch’egli era mansueto, ragionevole, misericordioso e gentile verso quelli che ammaestrava. Non era agitato da cose insignificanti. Era anche di sentimenti umili nel trattare con loro, senza avere un’opinione esaltata di se stesso né dando un’impressione di superiorità, benché fosse perfetto. Era sempre un compagno piacevole, poiché aveva effettivamente la più amabile e amorevole personalità. I Farisei non ebbero, naturalmente, questa impressione, ma per il momento abbiamo limitato la nostra considerazione a Gesù quale condottiero e istruttore dei suoi amici, i discepoli. — Matt. 11:28-30.
20. Mentre avanziamo nell’opera di addestramento, quali cose si dovrebbero tenere in mente?
20 Benché Gesù oggi non sia visibile a noi, sappiamo che la sua personalità non è per nulla cambiata. (Ebr. 13:8) Egli è il nostro esempio e modello, e coloro che hanno il privilegio di avere qualsiasi parte, grande o piccola, nel guidare rettamente i loro fratelli faranno bene a seguire scrupolosamente questo esempio. Quindi anche voi, come Gesù, sarete sempre soccorrevoli ai vostri fratelli e in tal modo, pure, manifesterete il meglio che è in voi e aiuterete altri a fare il loro meglio. Per nostro profitto ed esempio, teniamo sempre in mente questa stimolante descrizione dell’incarico direttivo che viene ora assolto da Geova mediante il suo “servitore”, Cristo Gesù: “Come un pastore, egli pascerà il suo gregge; raccoglierà gli agnelli in braccio, se li torrà in seno, e condurrà pian piano le pecore che allattano”. — Isa. 40:10, 11.
Guai ai pastori che distruggono e disperdono il gregge del mio pascolo! dice l’Eterno. Perciò così parla l’Eterno, l’Iddio d’Israele, riguardo ai pastori che pascono il mio popolo: Voi avete disperse le mie pecore, le avete scacciate, e non ne avete avuto cura; ecco, io vi punirò, per la malvagità delle vostre azioni, dice l’Eterno. E raccoglierò il rimanente delle mie pecore da tutti i paesi dove le ho cacciate, e le ricondurrò ai loro pascoli, e saranno feconde, e moltiplicheranno. E costituirò su loro de’ pastori che le pastureranno, ed esse non avranno più paura né spavento, e non ne mancherà alcuna, dice l’Eterno. — Ger. 23:1-4.