Mostriamo i frutti dello spirito
1. (a) Menzionate le opere della carne. (b) Poiché il mondo è pieno di tali opere, può il cristiano evitarle? Come?
LO SPIRITO di questo mondo produce le “opere della carne”. Esse sono molto manifeste. Paolo dice che sono “fornicazione, impurità, condotta dissoluta, idolatria, pratica di spiritismo, odii, lotte, gelosie, accessi d’ira, contese, divisioni, sette, invidie, ubriachezze, baldorie e cose simili”. “In quanto a queste cose io vi preavverto, nello stesso modo in cui vi ho preavvertiti, che quelli che praticano tali cose non erediteranno il regno di Dio. (Gal. 5:19-21) Queste sono dunque alcune delle cose dalle quali bisogna liberarsi se si desidera la vita eterna. La descrizione di Paolo si applica sicuramente al mondo d’oggi come si applicò all’antico mondo romano in cui egli visse. Ma può il cristiano vivere oggi in un mondo come questo e cambiare? Sì, benché sia circondato da persone che compiono “le opere della carne”. Il cristiano può produrre i frutti dello spirito. Certamente Paolo e tutti gli altri scrittori ispirati non ci direbbero di far questo se non potesse farsi mediante lo spirito di Geova.
ESERCITIAMO AMORE
2. Qual è il primo amore necessario per produrre i frutti dello spirito? Il secondo?
2 Per produrre il “frutto dello spirito” il cristiano deve prima di tutto amare Geova Dio, il che significa seguire il grande comandamento citato da Gesù, cioè: “Devi amare Geova il tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la mente tua”. Gesù aggiunse: “Il secondo, simile ad esso, è questo: ‘Devi amare il tuo prossimo come te stesso’”. (Matt. 22:37-39) Questo significa amare molto; ma significa anche la vostra vita.
3. Che cosa significò l’amore per l’apostolo Paolo, e mostrò egli di avere personalmente questa qualità?
3 In Galati 5:22 l’amore è descritto da Paolo come il primo frutto che il cristiano deve manifestare. Questo grande adoratore di Dio e del suo Figlio, Gesù Cristo, lottò per il cristianesimo con la “spada dello spirito”. Egli la definì Parola di Dio. (Efes. 6:17) Paolo non odiò gli uomini; egli amò gli uomini. Desiderò che gli uomini conoscessero la verità. Essendo un uomo pieno d’amore, Paolo ebbe molto da dire intorno ad esso, ma riscontrò che era alquanto difficile fare una descrizione concisa dell’amore. Nel tredicesimo capitolo di Primo Corinzi, egli dice che sebbene ‘parlasse le lingue degli uomini e degli angeli, se non avesse avuto amore sarebbe stato come un pezzo di rame risonante o uno squillante cembalo. Anche se avesse avuto il dono di profetizzare e avesse compreso tutti i sacri segreti di Dio, avendo la più grande fede che alcun uomo avesse al mondo, sufficiente per trasportare i monti, se non avesse avuto amore non sarebbe stato nulla’. Che viaggiatore e lavoratore fu Paolo! Che energia impiegò nel servizio! Egli non risparmiò la sua vita, la consumò nella predicazione della buona notizia. Per il Greco, Paolo fu un Greco, per il Giudeo fu un Giudeo. Ma, se non avesse avuto amore, amore verso Geova Dio, il suo Figlio e i propri fratelli cristiani, Paolo disse che sarebbe stato ‘un nulla’. L’amore, egli affermò, è benigno. Paolo faceva favori senza attendere né desiderar compensi. Quando osservava il successo di un fratello non era geloso di tale persona, perché l’amore non è geloso.
4, 5. (a) Qual è il primo interesse del cristiano? (b) Quale condotta deve quindi seguire?
4 Il cristiano si deve interessare d’una sola cosa e questa è la vera adorazione di Geova. Adempiendo tale adorazione il cristiano non si vanta di ciò che fa. L’amore non si gonfia a motivo delle proprie opere; e certamente l’amore non si comporta indecentemente. L’amore si esprime con la buona condotta. Il cristiano che mostra amore non continua a vivere come il mondo, benché sia in esso. L’amore gli fa cambiar condotta onde segua la via giusta.
5 Producendo questo primo frutto dello spirito, l’amore, il cristiano non cercherà sempre il proprio interesse, considerandosi sempre il primo e il superiore. Non si irriterà per ogni piccola cosa che qualche altro compie, perché l’amore non si irrita. E quando qualcuno compie un’azione contro il cristiano, o perfino arriva al punto di danneggiarlo, egli, avendo questo frutto dello spirito, l’amore, non terrà conto del danno subìto. Quando al cristiano avviene qualche cosa che non è giusto o retto, l’amore non si rallegra dell’ingiustizia. Vi è una sola cosa di cui l’amore può rallegrarsi, e questa è la verità.
6. Come sa la congregazione del popolo di Dio d’appartenere a Cristo?
6 L’amore è un attributo che Geova Dio pose nel perfetto uomo Adamo. Perché non ripristinarlo? Inoltre, “Dio è amore”, ed egli è colui che adoriamo. L’amore è una qualità necessaria per tutti i cristiani. Essi non possono farne a meno. È urgente che ogni cristiano pensi di tanto in tanto a quanto ami gli altri. Quanto ama egli i suoi fratelli? La misura mediante cui si può determinare se è cristiano o no è l’amore. Gesù disse: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”. — Giov. 13:35.
7. (a) Che cosa ci manca se abbiamo paura di esprimerci? (b) Significa questo che non vi è speranza per noi?
7 Avete paura di parlare alla gente della vostra credenza nella Bibbia? Asserite d’esser cristiano e ciò nonostante avete timore di andare di casa in casa, per fare la stessa opera che fecero Gesù e i suoi discepoli? Avete paura d’esprimervi perfino dinanzi ai vostri fratelli nell’adunanza della congregazione? Dite: “Sì, ho paura”? Allora non avete amore perfetto e sapete che vi è posto per migliorare. Giovanni, che veramente amò il Signore, scrisse: “Non c’è paura nell’amore, ma l’amore perfetto caccia via la paura, perché la paura esercita una restrizione”. (1 Giov. 4:18) Subìte voi una restrizione che vi trattenga dall’esprimere la vostra credenza cristiana? Se tale timore esiste, vi è qualche tralcio da mondare perché porti più frutto. Gesù disse: ‘Ogni tralcio che porta frutto egli lo monda, perché porti più frutto’; e disse anche: “Ogni tralcio che in me non porta frutto egli lo toglie”. (Giov. 15:2) Desiderate essere edificati essendo potati o esser completamente abbattuti come una vite che non produce il frutto dello spirito?
8. Perché l’amore è il principale frutto dello spirito?
8 “La conoscenza gonfia, ma l’amore edifica”. (1 Cor. 8:1) I cristiani devono mostrare amore ed edificare. L’amore non è solo una parola da usare confusamente. È una parola piena di espressivo significato. L’amore è vivente, attivo. Chi ha questa qualità, l’amore, la mostrerà ogni giorno e in ogni cosa che farà. “Abbiate tenero affetto gli uni per gli altri. Quanto al mostrar amore gli uni verso gli altri prendete l’iniziativa”. (Rom. 12:10) Mentre l’amore è solo uno dei frutti dello spirito, esso è il principale. È basilare e fondamentale, perché tutti gli altri frutti dello spirito sono diversi aspetti dell’amore. Essi mantengono tutti l’amore operante. Coltivate perciò queste qualità e mostrate più amore.
GIOIA E PACE
9. (a) Definite la gioia. (b) Descrivete la gioia del cristiano.
9 La gioia è qualche cosa che il cristiano deve avere o ottenere, perché è il secondo frutto dello spirito menzionato da Paolo. Che cosa significa avere gioia? La gioia è “vivo godimento dell’animo, grande allegrezza” a motivo di beni presenti o futuri. (Novissimo Dizionario della Lingua Italiana di F. Palazzi) La più grande gioia del cristiano deriva dalla predicazione, dall’udire la buona notizia e le esperienze di quelli che hanno compiuto questa attività. Questo è ciò che avvenne ai primi cristiani. In Atti 15:3 (Co) leggiamo: “Essi dunque, deputati dall’Assemblea, attraversarono la Fenicia e la Samaria, narrando la conversione delle nazioni, e procuravano una gran gioia a tutti i fratelli”. Da che cosa era causata questa “gran gioia”? Dal ‘narrare la conversione delle nazioni’. Essi avevano parlato alla gente del regno di Dio. Avevano avuto meravigliose esperienze di servizio di campo da narrare ad altri. Questo recò grande gioia agli uditori e agli oratori. Udendo che altre persone hanno ascoltato la verità e l’hanno accettata, si prova gioia. L’amore spinse i discepoli a predicare; il risultato fu la gioia. — Atti 13:45-52; 2 Cor. 7:13.
10. (a) Che cos’è la pace? (b) Come la persegue il cristiano?
10 La pace è un frutto dello spirito. Chi è pacifico è “libero da lotta o agitazione”. Egli è sereno e tranquillo. Pietro ammonì i cristiani di ‘cercare la pace e perseguirla’. Il modo in cui egli disse loro di seguire questa meravigliosa via che conduce alla vita fu questo: “Chi vuole amare la vita e veder giorni buoni, trattenga la sua lingua da ciò che è dannoso e le sue labbra dal parlare con inganno, ma si trattenga da ciò che è dannoso e faccia il bene; cerchi la pace e la persegua”. (1 Piet. 3:10, 11) Per godere la pace con i suoi simili, l’uomo deve badare alla sua lingua. Le parole possono causare grandi difficoltà, specialmente le parole offensive. Le parole buone promuovono buoni rapporti. Ma quando si comincia a parlare con inganno e offensivamente, la pace presto scompare. La persona pacifica che ha un pacifico messaggio può parlare di Gesù Cristo e del regno dei cieli e di come Dio porterà “pace sulla terra fra gli uomini di buona volontà”. (Luca 2:14) Il cristiano userà la sua lingua per benedire. Paolo disse ai Corinzi: “Vivete pacificamente, e l’Iddio dell’amore e della pace sarà con voi”. — 2 Cor. 13:11; Matt. 10:12-14.
LONGANIMITÀ
11, 12. (a) Come definireste la longanimità? (b) Dite quale longanimità Gesù mostrò a Saulo, che divenne l’apostolo Paolo. (c) Quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento rispetto alla longanimità mostrata verso di noi?
11 È considerato longanime chi “sopporta a lungo con bontà, tolleranza, generosità”. Questo è un frutto dello spirito. La longanimità di alcune persone giunge al limite in circa trenta secondi, quella di altri in uno o due minuti; ma alcuni possono udire offese o provocazioni per un lungo tempo. Ricordate che Paolo disse che “l’amore è longanime e benigno”. (1 Cor. 13:4) Ed egli menzionò la longanimità di Dio verso il genere umano quando scrisse ai Romani: “Disprezzi tu le ricchezze della sua benignità, della sua sopportazione e della sua longanimità, perché non sai che la benevola qualità di Dio cerca di condurti al pentimento?” (Rom. 2:4) Gesù certamente mostrò longanimità a Saulo, che infine si convertì e disse: “Nondimeno, la ragione per cui mi fu mostrata misericordia fu affinché per mio mezzo Cristo Gesù dimostrasse in modo preminente tutta la sua longanimità per un esempio a quelli che riporranno la loro fede in lui per la vita eterna”. (1 Tim. 1:16) Paolo dovette spesso riflettere sui giorni nei quali era Fariseo e perseguitava i cristiani, orgoglioso della sua posizione, provando piacere nel rovinare l’organizzazione cristiana. Egli era allora un distruttore, non un edificatore. Ma ‘mentre s’avvicinava a Damasco una luce gli sfolgorò dintorno’ e udì una voce dire: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” I fatti mostrano che Paolo apprezzò la longanimità di Cristo Gesù in quanto gli permise di acquistare conoscenza della verità.
12 Tutti gli uomini che sono oggi sulla terra, specialmente i cristiani, devono mostrare gratitudine a Geova Dio e a Cristo Gesù per la longanimità che ha permesso loro di vivere finora. Essi pure possono ora esser longanimi verso altri quando non sono d’accordo con loro. Facendo questo, cercano di mostrare loro la via che conduce alla vita eterna nel giusto nuovo mondo di Dio. Mostrate longanimità anche a tutti i vostri fratelli. — 1 Tess. 5:14.
BENIGNITÀ
13. (a) Descrivete la persona benigna. (b) Come il popolo maltese mostrò questa qualità a Paolo e a quelli che fecero naufragio con lui?
13 La benignità, quinto frutto dello spirito, è qualche cosa che si può esprimere in molti modi. Chi è benigno mostra ‘la disposizione a far bene altrui’. La benignità non è qualche cosa che mostriamo soltanto a quelli che ci piacciono. Noi dobbiamo essere benigni verso quelli che non conosciamo. Paolo ricevette tale benignità e ne fece menzione, dicendo: “E quando fummo in salvo, riconoscemmo che l’isola si chiamava Malta. E la gente che parlava una lingua straniera ci mostrò straordinaria benignità umana, poiché accese un fuoco e ci accolse tutti servizievolmente a causa della pioggia che cadeva e del freddo”. (Atti 28:1, 2) Questi Maltesi cercarono d’aiutare i naufraghi. Non conoscevano questi stranieri. Essi avrebbero potuto essere invasori dell’isola. Ma questa gente di lingua straniera non li considerò in tal modo. Vi era l’opportunità di mostrare una straordinaria benignità umana.
14, 15. In che modo i testimoni di Geova mostrano benignità al popolo?
14 Ogni cristiano ha questa opportunità, a volte in vari modi. I testimoni di Geova cercano di mostrare straordinaria benignità umana portando direttamente il messaggio della vita alle persone nelle loro case, facendo visite ulteriori agli interessati e tenendo studi biblici, e fanno questo subendo grandi spese personali e impiegando molto tempo. Essi non chiedono nulla in cambio. Molti non apprezzano questa benignità mostrata dai testimoni di Geova. Ma la benignità dev’esser tuttavia continua, poiché questa è la volontà di Dio. Le Scritture dichiarano che tutto il genere umano deve sapere che Gesù ha comprato l’intera razza umana deponendo la propria vita. Facendo ciò egli ha offerto a tutti gli uomini il dono della vita eterna, benché non tutti l’accettino. Questa sarà la responsabilità di ciascun individuo.
15 Se un cristiano vuole avere questo frutto dello spirito, la benignità, dovrà manifestarlo nelle sue attività quotidiane a tutti, non solo ad alcuni eletti.
BONTÀ
16, 17. (a) Definite la bontà, e con quali qualità è essa posta in contrasto? (b) Quanto è necessaria questa qualità nella vita del cristiano?
16 La bontà è qualche cosa da ammirare. Essa significa “l’affabilità, la generosità, la benevolenza, la mitezza d’animo”. Per porre in risalto la bontà, Paolo fa un contrasto. Egli dice: “La fornicazione e l’impurità d’ogni specie o l’avidità non siano neppure menzionate fra voi, . . . né condotta vergognosa né discorsi insensati né scherzi osceni. . . . Poiché voi stessi sapete e riconoscete che nessun fornicatore o impuro o avaro — il che vuol dire essere idolatra — ha alcuna eredità nel regno del Cristo e di Dio”. (Efes. 5:3-5) Paolo consiglia quindi ai cristiani di separarsi da questo genere di persone. Nella vita del cristiano non c’è posto per associarsi con loro. Egli dice: “Perciò non siate partecipi con loro; perché voi una volta eravate tenebre, ma ora siete luce riguardo al Signore. Continuate a camminare come figli di luce, poiché il frutto della luce consiste di ogni specie di bontà, giustizia e verità”. (Efes. 5:7-9) Vivere in modo retto, morale, rispettabile significa avere bontà. Anche in questo mondo empio e degenerato, dice Paolo, essa è un necessario frutto dello spirito.
17 La bontà è una qualità da custodire, e certamente dev’essere la mèta di chi dedica la propria vita al servizio di Geova. Prima che alcuno possa chiamarsi cristiano deve abbandonare la condotta vergognosa. Se vogliamo produrre in noi stessi i frutti dello spirito e renderci qualificati per vivere nel nuovo mondo di Dio, dobbiamo certamente avere questo frutto dello spirito, la bontà.
FEDE
18. Con quali parole Paolo definisce la fede, e come mostra che la fede è necessaria?
18 “La fede è la sicura aspettazione di cose sperate, l’evidente dimostrazione di realtà benché non vedute”. (Ebr. 11:1) Paolo definisce la fede in questo modo. Il cristiano non può essere senza fede, perché “senza fede è impossibile ottenere il suo beneplacito, poiché chi si avvicina a Dio deve credere che egli è e che è il rimuneratore di quelli che sinceramente lo cercano”. (Ebr. 11:6) Il discepolo Giacomo mostrò la sua fede, ed egli indicò che la fede dev’essere confermata dalle opere. (Giac. 2:26) Se crediamo in Geova Dio, Cristo Gesù e il suo regno, mostreremo la nostra credenza con ciò che diremo, con ciò che faremo e col modo in cui vivremo.
19. (a) Che cosa è in stretta relazione con la fede? (b) Quali persone sono esempi di fede e di opere?
19 La fede dell’uomo può morire o indebolirsi. Molti che un tempo credevano in Gesù Cristo quale Redentore e Salvatore del genere umano si sono allontanati. Essi si son volti all’evoluzione. Rigettano la Bibbia. E ciò nonostante tali uomini si chiamano cristiani e frequentano le chiese della cristianità. Giacomo direbbe loro: “Così, anche la fede, se non ha opere, è in se stessa morta”. (Giac. 2:17) La fede è espressiva. Essa è eloquente. Paolo disse: “Perché col cuore si esercita fede per la giustizia, ma con la bocca si fa pubblica dichiarazione per la salvezza”. (Rom. 10:10) La fede diviene più forte quando si usano il cuore, la mente e la bocca per far pubblica dichiarazione della propria credenza nel regno di Dio come unica speranza dell’uomo. Gesù disse: “Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata a scopo di testimonianza a tutte le nazioni, e allora verrà la fine compiuta”. (Matt. 24:14) Questo viene fatto oggi non solo dal rimanente del “piccolo gregge” che ha fede e che Gesù cominciò a radunare millenovecento anni fa, ma anche dalla “gran folla” di persone d’ogni nazione che hanno la medesima fede. A causa di questa fede di molti cristiani sono state compiute in questi difficilissimi giorni grandi opere.
MITEZZA
20. (a) Come mostrò Gesù che la mitezza non è debolezza? (b) Quali parole pronunciò Paolo a questo riguardo?
20 La mitezza è qualche cosa che si confonde con la debolezza. Quando si legge la vita di Cristo narrata dagli scrittori dei quattro Vangeli, si vede che Gesù fu un uomo di temperamento mite. Ma leggete senz’altro il 23º capitolo di Matteo e vedrete che Gesù fu un vigoroso denunciatore dell’empietà. Egli fu intrepido. Ebbe amore perfetto, e tale amore scaccia la paura. Con quelli che volevano imparare egli era amorevole e gentile, dai sentimenti e dal comportamento benevolo verso tutti. A causa della sua mitezza Gesù poté insegnare al popolo. Egli disse loro: “Divenite miei discepoli, perché io sono mansueto ed umile di cuore, e troverete ristoro alle anime vostre”. (Matt. 11:29) Essi riposero fiducia in lui. Non ebbero paura quando Gesù dichiarò apertamente la verità, perché fece questo con amore. Furono pronti ad ascoltare. Paolo conosceva il valore della mitezza e a Timoteo disse: “Lo schiavo del Signore non deve contendere”. Non si aiuta una persona ad acquistare la verità lottando. Paolo proseguì dicendo che lo schiavo del Signore “deve aver tatto con tutti, essere qualificato per insegnare, trattenendosi dal male, istruendo con mansuetudine quelli che non sono favorevoli”. (2 Tim. 2:24, 25) Ciò che conduce al pentimento è la Parola di Dio dovutamente dichiarata, non la forza.
21. (a) Ha mostrato la storia della chiesa cattolica che essa sia un’organizzazione mite, e perché date tale risposta? (b) Come è diverso il vero cristianesimo sotto questo aspetto?
21 Che condotta diversa tenne la gerarchia cattolica romana, che ancora oggi esercita grande potere nel mondo, negli anni dell’Inquisizione! Questo falso corpo religioso non potrà mai cancellare la sua storia di torture, di sofferenze inflitte a uomini e donne, legandoli alle ruote di tortura, strappando i loro arti dal corpo e appendendoli per i loro alluci. Questi inquisitori che professavano d’esser cristiani — sì, sacerdoti, che inflissero a Giudei, Mori ed “eretici” pene tormentose — certamente non ebbero uno spirito mite. Questi capi religiosi combatterono per condurre gli uomini alla Chiesa Cattolica Romana. Che cosa hanno ottenuto essi con le loro guerre e con le loro torture? Un mondo di pace e unità? No! La falsa religione ha allontanato il popolo da Dio con le sue guerre e con le sue crociate. Il cristianesimo non sarà mai portato con l’uso di armi carnali. Se alcuno accetta la verità, questo avviene perché il ministro è mite e paziente verso quelli che non sono favorevoli al messaggio biblico. Gesù usò questo metodo e gli apostoli fecero la stessa cosa. I veri cristiani devono usare oggi lo stesso metodo. La mitezza è il frutto dello spirito santo di Dio e il suo uso reca durevoli risultati nella proclamazione del regno di Dio.
PADRONANZA DI SÉ
22. (a) Fino a qual punto la padronanza di sé influisce sulla vita del cristiano? (b) Con quali persone sono classificati quelli che sono senza padronanza di sé?
22 Fra gli uomini imperfetti è difficile esercitare la padronanza di sé. Perché scusarvi? Cercate di esercitarla. È uno dei frutti dello spirito. Quindi dev’essere conseguibile. Avere padronanza di sé significa essere in grado di controllare le proprie azioni, le proprie parole, le proprie abitudini di mangiare e bere, sì, i propri sentimenti. Secondo Paolo, chi non è in grado di padroneggiarsi si classifica con una folla piuttosto spregevole. Egli classifica quelli che non hanno padronanza di sé con individui che hanno cattiva reputazione, i quali, come dice la Bibbia, sarebbero prevalsi negli ultimi giorni. Scrivendo a Timoteo egli disse: “Ma sappi questo, che negli ultimi giorni verranno tempi molto difficili. Poiché gli uomini saranno amanti di se stessi, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, senza gratitudine, senza amorevole benignità, senza affezione naturale, non disposti ad alcun accordo, calunniatori, senza padronanza di sé, violenti, senza amore per il bene”. (2 Tim. 3:1-3) Perché classificarvi con tali delinquenti essendo privi di padronanza di voi stessi? Salomone scrisse: “Lo stolto dà libero sfogo alla sua collera, ma il saggio la frena e la calma”. (Prov. 29:11, Na) Se il cristiano non ha padronanza di sé o perde quella che ha, come sarà facile che ricada nelle vie della carne in modo da non ereditare le benedizioni del regno di Dio! Come è stolto, dunque, non cercar di produrre anche questo frutto, cioè la padronanza di sé! Chi ha padronanza di sé mostra amore.
23. Per edificarci e rimanere nell’opera edificante di Dio, che cosa dobbiamo fare?
23 Paolo pone tutti questi frutti dello spirito in contrasto con le opere della carne. Vi dev’essere un cambiamento quando il credente si dedica a fare la volontà di Dio. Egli non può più agire come il mondo ma “quelli che appartengono a Cristo Gesù mettono al palo la carne insieme alle sue passioni e ai suoi desideri”. (Gal. 5:24) Vi dev’essere un cambiamento, la persona si deve edificare. “Se viviamo mediante lo spirito, camminiamo pure ordinatamente mediante lo spirito. Non diventiamo vanagloriosi, suscitando competizione gli uni con gli altri, invidiandoci a vicenda”. (Gal. 5:25, 26) Producendo i frutti dello spirito si diviene qualificati per appartenere alla società del Nuovo Mondo di Geova. ‘Prestando quindi costante attenzione a voi stessi e al vostro insegnamento’, ottenete dei risultati. ‘Salverete sia voi stessi che quelli che vi ascoltano’. (1 Tim. 4:16) Edificatevi, prestando attenzione ai frutti dello spirito, e nello stesso tempo contribuite alla crescita della società del Nuovo Mondo di Geova. I cristiani devono essere uniti gli uni con gli altri, mostrando unità come “un gregge nell’ovile, come una mandra in mezzo al suo pascolo”. Nutritevi insieme alle pecore di Geova e mantenetevi in unità, poiché “nella casa del giusto è un abbondante deposito, ma nel raccolto dell’empio vi è l’afflizione”. — Prov. 15:6.