Guardate attentamente l’eredità?
“Quindi il re dirà a quelli alla sua destra: ‘Venite, voi che avete la benedizione del Padre mio, ereditate il regno preparato per voi dalla fondazione del mondo’”. — Matt. 25:34.
1-3. (a) Perché l’eredità a cui abbiamo l’opportunità di guardare è più importante del denaro o del patrimonio? (b) Quali eredità mostra la Bibbia che sono riservate a coloro che servono Dio?
SAPETE di poter avere un’eredità a cui guardare? Non un’eredità di semplice denaro, che può essere accompagnata da difficoltà. Non il genere di eredità che spesso fa divenire nemici i parenti. No, piuttosto questa è un’eredità che tutti i futuri eredi si aiutano gli uni gli altri a ottenere per intero.
2 Gli apostoli di Gesù Cristo parlarono spesso dell’eredità riservata ai fratelli spirituali di questo Figlio di Dio, un’eredità nei cieli con Cristo. Essi devono partecipare al suo dominio del regno. Come tale, la loro eredità include i doni dell’incorruzione e dell’immortalità. — 1 Cor. 6:9, 10; 15:50; Efes. 1:14; 1 Piet. 1:4.
3 C’è poi un’eredità riservata ad altri. In una sua illustrazione Gesù parlò di quelli che avrebbero mostrato amorevole benignità ai suoi fratelli spirituali, gli eredi celesti. Egli disse a queste persone di cuore benevolo: “Ereditate il regno preparato per voi dalla fondazione del mondo”. Egli dichiarò che ciò avrebbe significato per loro la vita eterna. Questa eredità non sarebbe stata come quella degli eredi celesti, ma come quella di coloro che avrebbero fatto parte del reame terrestre dominato dal regno di Cristo durante il suo dominio millenario. — Matt. 25:34, 46; Riv. 20:4, 6.
4, 5. Qual è il senso della parola greca tradotta “ereditare” nella Bibbia?
4 La parola greca usata dalla Bibbia per “ereditare” è kle·ro·no·meʹo. Nel modo in cui è usata sopra non si riferisce a qualche cosa che si riceve di diritto semplicemente a causa della parentela, come l’eredità che un figlio riceve dal padre. Piuttosto, vuol dire qualche cosa data come ricompensa, un dono elargito per le cose fatte con fede verso il provvedimento di Geova preso mediante Gesù Cristo.
5 Tutti coloro che si sono accostati a Geova Dio in base al sacrificio di Gesù Cristo e che vivono una vita dedicata hanno la prospettiva di ricevere tale eredità. Quale eccellente prospettiva a cui guardare! È un’eredità a cui non si può paragonare nessuna eredità terrena trasmessa dai genitori.
QUELLI CHE GUARDARONO SECOLI PRIMA
6-8. (a) Descrivete come fedeli uomini dell’antichità considerarono l’eredità. (b) Dove e quando si aspettavano questi uomini di ricevere l’eredità?
6 Che cosa sopportereste per ricevere l’eredità, la ricompensa della vita eterna? L’apostolo Paolo descrive come la considerarono fedeli uomini dell’antichità, secoli prima di ricevere l’eredità. Di Abraamo, egli scrive: “Per fede Abraamo . . . ubbidì andando in un luogo . . . benché non sapesse dove andava. . . . Poiché egli aspettava la città [il Regno] che ha reali fondamenta, il cui edificatore e creatore è Dio”. “Per fede [egli] . . . fece come se offrisse Isacco”. — Ebr. 11:8-10, 17.
7 Di un altro uomo che apprezzò più di ogni altra cosa la santa eredità, Paolo dice: “Per fede Mosè, quando fu cresciuto, rifiutò d’esser chiamato figlio della figlia di Faraone, scegliendo d’essere maltrattato col popolo di Dio piuttosto che avere il temporaneo godimento del peccato, . . . poiché guardava attentamente la ricompensa”. — Ebr. 11:23-26.
8 Questi uomini, e molti altri come loro, si prodigarono con zelo non per un’eredità terrena in questo sistema di cose, ma per un’eredità nel nuovo ordine di Dio. Paolo dice: “Non [ottennero] l’adempimento delle promesse, ma le videro da lontano e le salutarono . . . Quindi Dio non si vergogna di loro, d’esser chiamato loro Dio, poiché ha preparato per loro una città [il Regno]”. — Ebr. 11:13-16.
9. Benché i testimoni di Geova siano più vicini a ricevere la ricompensa che non quegli antichi fedeli, sono essi più sicuri di riceverla?
9 Tutti quelli che sono testimoni di Geova sanno che è in serbo una meravigliosa eredità, una ricompensa, e tutti desiderano parteciparvi. Infatti, non dobbiamo guardare tanto lontano, siamo ora alla soglia. Ma c’è il pericolo di disprezzare l’eredità, di disdegnarla e perderla? Sì. Bisogna prestare costante attenzione per tenere al giusto posto l’amore verso l’eredità, perché dev’essere non solo nella nostra mente ma anche nel nostro cuore. Affinché ognuno di noi si esamini, sarà bene ripassare un racconto biblico che dà risalto all’importanza dell’eredità. È la narrazione relativa ai fratelli gemelli Giacobbe ed Esaù.
10. Quale eredità di grande valore possedeva Isacco?
10 Cominciamo il racconto da quando i ragazzi stavano crescendo. Entrambi furono allevati dal padre Isacco e dalla madre Rebecca con la conoscenza del promesso “seme” che avrebbe benedetto tutte le famiglie della terra. (Gen. 3:15) Entrambi sapevano che al loro nonno Abraamo era stato detto che il “seme” sarebbe venuto dalla sua linea di discendenza, attraverso Isacco, e che la benedizione di Dio era stata sul loro padre Isacco. (Gen. 21:12; 22:15-18; 25:11; 26:24) Questa era un’eredità di straordinario significato. Isacco era anche materialmente ricco. I ragazzi avrebbero ereditato anche questa ricchezza e il primogenito ne avrebbe ricevuto una porzione doppia. Ma quale ragazzo sarebbe stato qualificato per ricevere l’eredità, particolarmente la promessa del “seme” attraverso la linea di discendenza della famiglia? Esaù, il primogenito, era nella posizione di favore da un punto di vista umano. — Gen. 25:25, 26.
11, 12. Descrivete l’attitudine dei ragazzi Giacobbe ed Esaù mentre crescevano.
11 Il racconto biblico dice: “E i ragazzi crebbero, ed Esaù divenne un uomo che sapeva cacciare, un uomo del campo, ma Giacobbe un uomo irriprovevole, che dimorava in tende”. — Gen. 25:27.
12 In che modo queste parole fanno luce sull’attitudine dei ragazzi? Rivelano ciò che ciascuno aveva nel cuore. Esaù era abile nella caccia. Trascorreva il suo tempo nel campo a imparare l’arte del cacciatore. Giacobbe, d’altra parte, s’interessava della famiglia. La parola ebraica resa qui “irriprovevole” significa “sano”, “innocente”, “completo”. Giacobbe, pur non facendo mostra della sua forza e della sua capacità come faceva probabilmente Esaù, non era tuttavia un debole, poiché in seguito, parlando di lui, Geova disse che aveva “energia dinamica”. (Osea 12:3) Il fatto è che Giacobbe stimava la promessa del patto fatta ad Abraamo più di ogni altra cosa e dedicò tutto ciò che aveva ad imparare da suo padre intorno alla promessa. Si dedicò ad aver cura degli interessi di questa famiglia che Dio aveva designata come erede. Voleva stare vicino a quelli che Dio benediceva, anche se considerava effettivamente Esaù come colui che veniva prima di lui, giacché Esaù era il primogenito.
13. Come i ragazzi diedero in seguito una prova molto vigorosa della loro attitudine verso l’eredità?
13 In seguito i due ragazzi diedero una più vigorosa prova della loro attitudine. Leggiamo:
“Una volta Giacobbe bolliva della minestra, quando Esaù venne dal campo ed era stanco. Esaù disse dunque a Giacobbe: ‘Presto, ti prego, dammi un boccone del rosso, del rosso lì, poiché sono stanco!’ . . . A ciò Giacobbe disse: ‘Vendimi, prima di tutto, il tuo diritto di primogenito!’ Ed Esaù continuò: ‘Ecco, io sto semplicemente per morire, e di quale beneficio mi è una primogenitura?’ E Giacobbe aggiunse: ‘Giurami prima di tutto!’ Ed egli gli giurava e vendeva il suo diritto di primogenito a Giacobbe. E Giacobbe diede a Esaù pane e minestra di lenticchie, ed egli mangiava e beveva. Quindi si levò e se ne andò”. — Gen. 25:29-34.
QUESTIONE DI APPREZZAMENTO
14, 15. Giacobbe approfittava forse egoisticamente di Esaù acquistando la primogenitura, e come fu rivendicato il giudizio di Geova dalla trattativa?
14 Fu Giacobbe egoista, approfittando ingiustamente di Esaù? Potrebbe sembrare così. Ma considerate: Apprezzò realmente Esaù le cose meravigliose rappresentate dalla sua primogenitura? Non stava effettivamente per morire, come disse. Ciò è mostrato dal fatto che dopo aver mangiato si levò e se ne andò. La Bibbia dice che “era stanco”. Perché Esaù fu spinto a fare quello che fece? Il racconto ci dice: “Esaù disprezzò dunque la primogenitura”. L’apostolo Paolo convalidò questa dichiarazione definendo Esaù come uno che non apprezzò “le cose sacre, . . . che in cambio di un pasto cedette i suoi diritti di primogenito”. — Gen. 25:34; Ebr. 12:16.
15 Tutto questo dimostrò che il giudizio di Dio era stato giusto quando, prevedendo le caratteristiche dei ragazzi, aveva detto alla madre Rebecca prima che nascessero: “Il più vecchio servirà il più giovane”. — Gen. 25:23; Rom. 9:12.
16. Perché Giacobbe ebbe diritto di ricevere da suo padre la benedizione del primogenito, ma perché, evidentemente, non prese l’iniziativa di chiederla?
16 Giacobbe possedeva ora il diritto di primogenito per mezzo di due cose: per la promessa di Dio e per diritto d’acquisto. Ma non aveva ancora la benedizione d’Isacco sul primogenito. È tuttavia evidente che Giacobbe agiva altruisticamente, non facendo nessun passo per passare davanti a Esaù in questo. Senza dubbio aspettava Geova. Ora Isacco era cieco, e non si rendeva conto pienamente degli avvenimenti che si verificavano. Indubbiamente spinta da Geova ad agire, Rebecca, ricordando le parole che Dio le aveva detto prima della nascita dei ragazzi, istruì Giacobbe affinché egli ricevesse la benedizione.
17, 18. Mostrate che Rebecca e Giacobbe non furono disonesti, e che fu la mano di Geova a far ottenere a Giacobbe la benedizione.
17 In quello che seguì, alcuni lettori della Bibbia accusano Rebecca e Giacobbe di inganno e disonestà. Ma è così? A questo punto, chi occupava realmente la posizione di primogenito secondo ogni diritto? Chi si interessava dell’eredità? Perché Esaù nascose a Isacco il fatto che Giacobbe aveva comprato la primogenitura, ma cercò invece di ottenere per sé la benedizione? È vero che Isacco benedisse Giacobbe pensando erroneamente di benedire Esaù. Ma in seguito riconobbe che l’azione di Giacobbe e di Rebecca era stata giusta. Vide la mano di Geova nella cosa, benedicendo di nuovo Giacobbe, questa volta consapevolmente, con una profezia riguardo al “seme”. Quindi diede istruzioni a Giacobbe e lo mandò via per metterlo al sicuro dal suo adirato fratello Esaù. Per di più, Dio stesso benedisse Giacobbe con la promessa che il “seme” sarebbe venuto dalla sua linea di discendenza. — Genesi cap. 27; 28:1-4.
18 Che l’azione di Giacobbe non fosse motivata dall’egoistico guadagno è ulteriormente comprovato dal fatto che lasciò la casa, non assumendo la responsabilità della proprietà familiare. E non c’è nessuna evidenza che pretendesse mai la sua porzione doppia. Per lui l’eredità avvenire era di insuperabile valore. Voleva che il patto di Dio rimanesse nella famiglia. Il suo apprezzamento verso Geova e la Sua promessa eclissava ogni altra considerazione.
19. (a) Come si sentì Giacobbe quando stava per incontrare di nuovo Esaù? (b) Quale episodio molto insolito si verificò prima che Giacobbe incontrasse Esaù?
19 In contrasto con la mancanza di apprezzamento manifestata da Esaù, la grande considerazione che Giacobbe aveva per l’eredità di Dio fu di nuovo resa evidente da qualcosa che accadde quando vent’anni dopo Giacobbe tornò a casa a visitare suo padre. Giacobbe aveva ragione di credere che Esaù potesse fargli del male, e per questa ragione era alquanto timoroso e cauto. Mandò un dono a Esaù prima che giungesse la sua casa emigrante. Se Esaù l’accettava, significava che fra loro c’era pace. Ma prima che avvenisse l’incontro, si verificò un episodio molto insolito. La Bibbia narra:
“Più tardi, quella notte, [Giacobbe] si levò e prese le sue due mogli e le sue due serve e i suoi undici figliolini e passò il guado di Iabboc. Dunque li prese e li condusse di là dalla valle del torrente, e condusse di là ciò che aveva. Infine Giacobbe fu lasciato solo. Quindi un uomo veniva alle prese con lui fino a che ascese l’aurora. Quando vide che non aveva prevalso su di lui, gli toccò la cavità della giuntura della coscia; e la cavità della giuntura della coscia di Giacobbe si slogò, mentre era alle prese con lui. Dopo ciò disse: ‘Lasciami andare, perché è ascesa l’aurora’. A ciò egli disse: ‘Non ti lascerò andare se prima non mi benedici’. Dunque, gli disse: ‘Qual è il tuo nome?’ Al che egli disse: ‘Giacobbe’. Quindi disse: ‘Il tuo nome non sarà più Giacobbe ma Israele, poiché hai conteso con Dio e con gli uomini così che alla fine hai prevalso’. A sua volta Giacobbe domandò e disse: ‘Dichiarami, ti prego, il tuo nome’. Comunque, egli disse: ‘Perché domandi il mio nome?’ Allora lì lo benedisse. Per cui Giacobbe diede al luogo il nome di Peniel, perché, come egli disse: ‘Ho visto Dio a faccia a faccia eppure la mia anima è stata liberata’. E il sole rifulgeva su di lui appena passò presso Penuel, ma zoppicava sulla coscia”. — Gen. 32:22-31.
20. Perché Giacobbe lottò con l’angelo tutta la notte?
20 Qui è rivelata la grande differenza fra l’attitudine di Giacobbe e quella di Esaù verso l’eredità. Mentre Esaù non volle soffrire nemmeno un po’ la fame per la primogenitura, Giacobbe lottò tutta la notte con un angelo di Dio che si era materializzato come uomo. Giacobbe fece questo per ottenere una parola di benedizione da Geova tramite l’angelo. Giacobbe sapeva senz’altro che l’angelo era apparso per uno scopo, ed era a conoscenza del fatto che nelle passate apparizioni gli angeli avevano recato una benedizione o un comando a conferma del patto abraamico. (Gen. 28:10-15; 31:11-13) Egli era perciò così desideroso che Dio continuasse ad essere con lui, così come era stato con suo padre e con suo nonno, che s’impegnò in una vigorosa, spossante lotta con l’angelo, tenendosi stretto a lui. Giacobbe dimostrò così il grande desiderio del suo cuore d’avere il favore di Dio. — Si paragoni Genesi 28:20-22.
21. Quale fu la ragione per cui l’angelo slogò la giuntura della coscia di Giacobbe?
21 Naturalmente, Giacobbe non vinse o non sopraffece in effetti l’angelo di Dio. L’episodio servì a mettere alla prova il desiderio che Giacobbe nutriva con tutto il suo cuore d’essere trovato accetto a Dio. In effetti, solo toccandolo l’angelo, con sovrumano potere, fece slogare la giuntura della coscia di Giacobbe così che da allora in poi zoppicò. Questo fu un fattore umiliante, una protezione per Giacobbe. Fu un rammemoratore per insegnare a Giacobbe che era stato per immeritata benignità di Dio, e non per alcuna forza o merito da parte di Giacobbe, che Dio lo aveva benedetto e si serviva di lui. Si paragoni l’esperienza dell’apostolo Paolo narrata in II Corinti 12:6-10.
22. Quali benedizioni ricevette allora e riceverà Giacobbe a motivo del suo grande rispetto per l’eredità di Dio?
22 Il risultato di Giacobbe e di Esaù ci dà un fortissimo incentivo a essere fedeli, ad attenerci alla speranza della ricompensa. Giacobbe fu benedetto divenendo il progenitore di una grande nazione. Ma soprattutto, fu la nazione che Geova Dio impiegò per operare la salvezza della razza umana. Il “seme”, il Messia, venne dalla linea di discendenza di Giacobbe. A motivo della sua forte fede, Giacobbe ‘vive’ agli occhi di Dio, e gli è assicurata la risurrezione per ricevere l’eredità, una parte nel reame terrestre del regno di Dio. Egli sarà senz’altro uno dei “principi” che Gesù Cristo costituirà come sorvegliante e pastore del suo popolo. — Luca 20:37, 38; Sal. 45:16.
COME VI SENTITE RIGUARDO ALL’EREDITÀ?
23, 24. Quali domande possiamo farci, e possiamo rendere sicura per noi stessi l’eredità?
23 Considerando la vita di Giacobbe e di Esaù, ciascuno di noi può chiedersi: ‘Che cosa ne faccio della mia vita? Quanto apprezzo la promessa eredità della vita nel nuovo ordine di Dio? Sono disposto a subire disagi pur di ricevere l’eredità? Voglio attenermi ad essa con tutte le mie forze?’
24 Come Giacobbe, possiamo rendere sicura l’eredità. La sua mente e il suo cuore furono rivolti alle promesse fin dalla sua giovinezza. Evidentemente impiegò il suo tempo a imparare tutto quello che poté sulle opere di Dio con suo padre Isacco e suo nonno Abraamo. Fu un uomo che pregò Dio. Lavorò strenuamente e sopportò molte prove ma mantenne in tutto e per tutto mitezza di spirito e forte fede.
25. Quali domande possiamo fare per determinare se riconosciamo il nostro bisogno spirituale?
25 Geova ha provveduto molto benignamente al nostro bisogno spirituale. Lo apprezzate come Giacobbe? Leggete regolarmente la Bibbia? Leggete La Torre di Guardia, non semplicemente gli articoli di studio ma anche gli altri articoli che contiene? Essi hanno molte eccellenti informazioni che altrimenti non otterreste.
26, 27. Come fu Giacobbe un esempio di pazienza aspettando da Geova l’eredità?
26 Siete pazienti e altruisti, come lo fu Giacobbe? Siete disposti a servire con tutto il cuore, aspettando che Geova vi benedica? Giacobbe non si irritò perché, a settantasette anni, il padre gli consigliò di lasciare la casa, non portando con sé nulla dell’eredità. La sua attitudine fu esattamente il contrario di quella del figlio prodigo dell’illustrazione di Gesù, che volle lasciare la casa e volle anche la sua eredità, per spenderla secondo i propri desideri. Giacobbe aveva novantasette anni quando si mise in viaggio per tornare a casa, non spinto dal desiderio di rivendicare un’eredità terrena, ma per comando di Dio. — Gen. 31:3.
27 Gesù Cristo disse: “Non c’è nessuno che, avendo lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per amor mio e per amore della buona notizia, non riceva ora, in questo tempo, cento volte tanto, di case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel sistema di cose avvenire la vita eterna”. (Mar. 10:29, 30) Giacobbe si sentì così.
28, 29. Come l’esempio di Giacobbe mostra la costanza con cui dovremmo guardare attentamente l’eredità?
28 Non si tratta quindi di servire pensando a un limite di tempo, o di cercare le comodità e gli agi materiali per noi stessi o semplicemente di sopportare alcune prove. Si tratta di tutta la vita, di tenere continuamente l’eredità dinanzi ai nostri occhi.
29 Si tratta di tenere stretta l’eredità, facendo vigorosamente e fino all’esaurimento ciò che le nostre mani trovano da fare, proprio come Giacobbe lottò tutta la notte con l’angelo. (Eccl. 9:10) E tutto ciò che Giacobbe fece, lo fece bene, con tutte le sue forze. Inoltre, mise gli interessi altrui prima dei suoi. Guardate come Giacobbe lavorò strenuamente negli interessi di Labano, suo parente e datore di lavoro. Egli disse:
“Questi vent’anni sono stato con te. Le tue pecore e le tue capre non hanno abortito, e non ho mai mangiato i montoni del tuo gregge. Non ti ho portato nessun animale fatto a brani. Ne subivo io la perdita. Se uno era rubato di giorno o era rubato di notte, tu lo richiedevi dalla mia mano. La mia esperienza è stata che di giorno mi consumava il caldo e di notte il freddo, e il sonno fuggiva dai miei occhi”. — Gen. 31:38-40.
30. Perché Giacobbe lavorò così strenuamente a favore di Labano per vent’anni?
30 Ora Giacobbe non faceva il lavoro secolare solo per aiutare Labano, né per accumulare ricchezza materiale. Giacobbe accresceva il suo gregge con la prospettiva di tornare a suo tempo a casa con una famiglia propria. Perché? Perché sapeva che sia Abraamo che Isacco erano forestieri nel paese e che Dio lo avrebbe infine dato alla posterità di Abraamo. Giacobbe credeva in questa promessa. Tutta la sua anima ne era completamente presa. Voleva avere una casa libera, che servisse Dio interamente. E Dio lo benedisse così che la sua famiglia, i suoi dodici figli, divenne realmente il fondamento della grande nazione d’Israele.
31. Quale opera hanno oggi i cristiani che somiglia a quella di Giacobbe?
31 I cristiani hanno oggi un’opera da compiere che richiede attenzione con tutto il cuore. Quest’opera consiste nell’aver cura degli interessi del Regno. Si deve dichiarare la buona notizia. Ci vuole fedeltà. Si deve compiere l’opera pastorale con lo stesso zelo e lo stesso vigore con cui Giacobbe ebbe cura dei suoi greggi e di quelli di Labano. Come avvenne a Giacobbe, l’eredità avvenire merita d’essere guardata attentamente. La parola greca tradotta “guardava attentamente”, in Ebrei 11:26, significa distogliere lo sguardo da ogni altra cosa e rivolgerlo a un solo oggetto.
32. Che cosa significa in realtà guardare attentamente l’eredità o la ricompensa?
32 Se stiamo così attenti all’eredità nulla ci farà inciampare. Nulla ci distoglierà. Avremo la certezza della grande eredità, o nei cieli, come nel caso dei fratelli di Gesù Cristo generati dallo spirito, o nel reame terrestre del Regno. Quest’ultima speranza è nutrita dalla grande maggioranza dei testimoni di Geova oggi sulla terra. Entrambi i gruppi hanno l’attitudine dell’apostolo Paolo, che nutrì la speranza della chiamata “superna” (celeste). Egli scrisse: “Fratelli, io non mi considero ancora come se l’avessi afferrato; ma vi è una cosa al riguardo: Dimenticando le cose di dietro e protendendomi verso quelle davanti, proseguo verso la mèta per il premio della superna chiamata di Dio mediante Cristo Gesù”. Continui tutto il popolo di Dio a guardare così attentamente. — Filip. 3:13, 14.
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Giacobbe stimò la promessa del patto fatta ad Abraamo, ma Esaù vendette per un pasto la sua eredità. Apprezzate le cose sacre, come fece Giacobbe? Guardate attentamente l’eredità della vita nel nuovo ordine di Dio e lo mostrate con ciò che fate della vostra vita?