“La fede senza opere è morta”
“Che beneficio vi è, fratelli miei, se uno dice che ha fede ma non ha opere? Tale fede non lo può salvare, non vi pare?” — Giac. 2:14.
1. Definite la fede, e quali sono alcune idee suggerite da tale definizione?
QUANDO parliamo di fede pensiamo alla nostra credenza in Dio. L’apostolo Paolo, descrivendo la fede ai cristiani ebrei, disse: “La fede è la sicura aspettazione di cose sperate, l’evidente dimostrazione di realtà benché non vedute”. (Ebr. 11:1) Una sicura aspettazione è sostenuta da qualche cosa. Suggerisce l’idea che questa aspettazione è garantita, che ci sarà un futuro possedimento. Alcuni suggeriscono che la fede sia simile a un documento di proprietà di cose sperate. La fede può anche riguardare la fedeltà alle proprie promesse o l’ubbidienza al dovere. Chi ha fede in Geova Dio e in suo Figlio, Cristo Gesù, vuole mostrare lealtà, agendo in piena armonia con le vie di Geova e sostenendole dinanzi ad altri. — Sal. 145:10, 11.
2, 3. (a) Che cosa costituisce la vera fede cristiana? (b) Fino a che punto i discepoli di Gesù divulgarono quella vera fede? (c) Quale parte ebbe l’apostolo Paolo nella divulgazione di quella vera fede?
2 Ciò che Gesù Cristo insegnò ai suoi discepoli e ciò che è stato tramandato a tutti i cristiani nel corso dei secoli per mezzo della Parola di Dio costituisce la vera fede cristiana. (Efes. 1:15-17; 4:5) Nei primi giorni del cristianesimo, quando i discepoli di Gesù dichiararono le cose insegnate loro da Gesù, molti credettero e riposero fede in Cristo Gesù e nei suoi insegnamenti. I discepoli diedero la precedenza a questa opera di predicazione e insegnamento. “Quindi la parola di Dio cresceva, e il numero dei discepoli si moltiplicava moltissimo in Gerusalemme; e una gran folla di sacerdoti ubbidiva alla fede”. (Atti 6:7) Questa buona notizia predicata dai discepoli si divulgò certamente, e la loro fede in quella buona notizia divenne nota; così, quando Paolo scrisse ai Romani poté dire veracemente: “Prima di tutto, rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché della vostra fede si parla in tutto il mondo”. — Rom. 1:8.
3 Paolo fu un vero evangelizzatore, un proclamatore della buona notizia. Paolo acquistò conoscenza di Gesù Cristo, che per mezzo della sua morte sul palo di tortura provvide il mezzo per togliere il peccato del mondo, e apprese della risurrezione di Gesù dai morti. Paolo apprezzò così profondamente il significato di queste cose che ritenne tutti dovessero saperle. Così percorse migliaia di chilometri, soprattutto a piedi, predicando e insegnando. Iniziò l’opera in nuovi territori come farebbe un missionario e recò a molte persone di molte nazioni il messaggio che avrebbe fornito loro la base della fede.
“La parola della fede che noi predichiamo”
4. Che cos’era “la parola della fede” predicata da Paolo, e che parte ebbe nella predicazione d’essa?
4 Paolo disse, scrivendo ai Romani: “Vicina, sulla tua bocca e nel tuo cuore, ti sta la parola, la parola della fede che noi predichiamo. Poiché, se con la tua bocca confessi che Gesù è Signore e se nel tuo cuore credi che Dio lo ha risuscitato dai morti, otterrai la salvezza. Con la fede del tuo cuore consegui la giustizia, con la professione della tua bocca ottieni la salvezza”. (Rom. 10:8-10, La Sacra Bibbia a cura di mons. S. Garofalo) Paolo parlò nelle sinagoghe, sulle rive dei fiumi, nelle scuole, in prigione, nelle case private, a ogni genere di persone, Giudei e Greci, e a folle di varia grandezza. Quando Paolo parlò, la “parola” fu recata vicino a loro, così vicino che potevano ripeterla con la loro bocca e custodirla nel loro cuore. Alcuni credettero ed esercitarono fede nel loro cuore.
5. Affinché l’espressione della fede abbia come risultato una giusta reputazione dinanzi a Dio, in chi bisogna anche avere fede?
5 Riguardo alla ‘fede che fa conseguire la giustizia’, Paolo scrisse ai Romani: “Che cosa diremo dunque? Che persone delle nazioni, benché non perseguissero la giustizia, conseguirono la giustizia, la giustizia che risulta dalla fede; ma Israele, benché perseguisse una legge di giustizia, non ha conseguito la legge”. (Rom. 9:30, 31) È molto evidente che grazie all’evangelizzazione di Paolo molti Gentili furono aiutati a conseguire la giustizia. Anche gli altri discepoli, per mezzo dell’insegnamento in molte città portarono migliaia di Gentili alla conoscenza di Cristo Gesù, e questi conseguirono la giustizia, la giustizia che risulta dalla fede nel Figlio di Dio. Da ciò che Paolo spiegò ai Giudei i quali facevano grandi sforzi per osservare la legge mosaica, essi non erano mai in grado di conseguire la giustizia. “E perché? Perché voleva ottenerla per mezzo delle opere anziché per fede. Essi hanno urtato nella pietra d’inciampo, secondo che sta scritto: ‘Ecco, io pongo in Sion una pietra d’inciampo e una roccia che fa cadere, ma chi avrà fede in lui non sarà svergognato’”. — Rom. 9:32, 33, La Bibbia Concordata.
6. (a) Perché i Giudei come nazione rigettarono Gesù come Messia, e quindi a chi fu proclamato il messaggio che “Gesù è Signore”? (b) Su che cosa si basava la “parola della fede’’ di cui parlò Paolo?
6 La legge data ai Giudei doveva essere un tutore per condurli a Cristo. Doveva portarli al Messia e aiutarli a riconoscerlo e accettarlo come loro insegnante e Signore quando fosse venuto. (Gal. 3:24) Tuttavia, la maggioranza di essi, essendo priva di fede, inciampò proprio in colui a cui li guidava la giusta legge di Dio, cioè nel Figlio di Dio. Così, ora, la “parola” o messaggio che “Gesù è Signore” era proclamata non solo ai Giudei, ma anche ai Gentili, a tutte le nazioni. Questa “parola” di Dio è messa prontamente a disposizione delle persone in ogni luogo. La lettera di Paolo ai Romani diceva che “vicina, sulla tua bocca e nel tuo cuore, ti sta la parola”. Ma che cosa ne farà la persona? Se la “parola” scende realmente nel cuore, crederà. Avrà fede in Gesù Cristo come Signore e come colui mediante il quale Dio adempirà tutte le Sue meravigliose promesse. (2 Cor. 1:20) Per avere tale fede bisogna avere conoscenza, anzitutto, conoscenza di Dio e conoscenza di ciò che Egli ha detto e fatto, perché il provvedimento della salvezza mediante Cristo ha origine da Dio. Dio stesso destò Gesù dai morti. È di questo che Paolo cerca di convincere le persone, specialmente i Romani del suo giorno. Talvolta nel giorno di Paolo fu necessario far capire anche a coloro che asserivano d’essere dedicati a Dio il significato di queste fondamentali verità. Paolo proclamava “la parola della fede”. Su che cosa si basava quella fede? Paolo aveva in mente due cose molto specifiche, e lo stesso dobbiamo fare noi 1.900 anni dopo. Chi vuol essere cristiano deve udire “la parola della fede” e convincersi (1) Che Gesù, il Figlio di Dio, è Signore, che mediante la sua morte di sacrificio acquistò il genere umano e così dev’essere riconosciuto dai cristiani come loro proprietario; e (2) Che Geova Dio destò Gesù dai morti. Naturalmente, vorreste alcune prove di queste due cose giacché sono essenziali per trovare la salvezza, cioè per trovare la vita eterna. — 2 Cor. 5:14, 15.
7. A motivo della forte fede, che cosa riconobbero i discepoli di Gesù sull’identità di Gesù, ma come reagirono i Farisei?
7 I discepoli che camminarono con Gesù Cristo diciannove secoli fa ebbero la meravigliosa opportunità di acquistare forte fede perché camminarono realmente con il Figlio di Dio. Lo udirono parlare mentre era qui sulla terra come creatura umana e anche dopo la sua risurrezione. Quando Gesù chiese ai suoi seguaci: “Chi dite che io sia?” poterono rispondere con convinzione che egli era il Messia, il Figlio di Dio. (Matt. 16:15, 16) Ma a questo riguardo i Farisei senza fede furono messi in una posizione che non poterono più rispondere a Gesù. Il racconto è contenuto in Matteo 22:41-46: “E mentre i Farisei erano radunati insieme, Gesù chiese loro: ‘Che ne pensate del Cristo? Di chi è figlio?’ Gli dissero: ‘Di Davide’. Egli disse loro: ‘Com’è dunque che Davide per ispirazione lo chiama “Signore”, dicendo: “Geova ha detto al mio Signore: ‘Siedi alla mia destra finché io abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi’”? Se, perciò, Davide lo chiama “Signore”, com’è egli suo figlio?’ E nessuno poteva rispondergli una parola”.
8, 9. (a) Che cosa devono confessare i cristiani riguardo a Gesù per mostrare la loro fede, e come devono dimostrare che ci credono realmente? (b) Quale ulteriore passo è quindi necessario per mostrare la propria fede?
8 Comunque, il giorno di Pentecoste Pietro rese chiaro chi era questo “Signore” e che era alla destra di Dio. Egli disse: “Perciò sappia per certo tutta la casa d’Israele che Dio l’ha fatto Signore e Cristo, questo Gesù che voi avete messo al palo”. (Atti 2:36) Come fecero gli apostoli e i primi cristiani, così fino a questo giorno i cristiani confessano con la loro bocca che Gesù è Signore. Se sono veri cristiani, questa comunque è più che un’espressione verbale. Dimostrano la loro sottomissione a Cristo come Signore facendo la volontà del Padre di Gesù, come Gesù insegnò ai suoi discepoli a fare. (Matt. 7:21; Giov. 15:8) I cristiani devono credere anche a qualche altra cosa, e cioè che Gesù fu da Dio risuscitato dai morti. Pietro lo confermò il giorno di Pentecoste. Egli disse: “Questo Gesù ha Dio risuscitato, del quale fatto noi siamo tutti testimoni”. (Atti 2:32) Ora credete a questi due fatti fondamentali dichiarati sia da Paolo che da Pietro, che “Gesù è Signore” e che “questo Gesù ha Dio risuscitato” dai morti? In tal caso, c’è poi qualche cosa che dovete fare in merito, cioè fare confessione della vostra fede con la vostra bocca. Quelli che fanno tale sentita confessione dovrebbero essere battezzati. L’apostolo Pietro esortò in tal senso coloro che lo udirono parlare alla Pentecoste del 33 E.V. “Perciò quelli che accolsero di cuore la sua parola furono battezzati, e quel giorno si aggiunsero circa tremila anime”. — Atti 2:40, 41.
9 Pensate: furono battezzati circa tremila di quelli ai quali Pietro parlò! Si aggiunsero alla congregazione e continuarono a dedicarsi all’insegnamento degli apostoli e parteciparono personalmente all’opera di predicare ad altri la buona notizia. — Matt. 28:19, 20; Atti 8:1, 4.
10. (a) Come cercò l’apostolo Paolo di incoraggiare la congregazione romana a una zelante attività? (b) Che cosa avrebbero dunque fatto per dar prova della loro fede, lasciando quale esempio per gli odierni cristiani?
10 Molti anni dopo, verso il 56 E.V., l’apostolo Paolo scriveva alla congregazione cristiana di Roma. Quella congregazione poteva essere stata stabilita da alcuni Giudei o proseliti di Roma che avevano visitato Gerusalemme il giorno di Pentecoste del 33 E.V. Forse furono testimoni del miracoloso versamento dello spirito santo avvenuto a quel tempo. (Atti 2:1-5, 10) Ora erano passati ventitré anni. Nel frattempo Paolo era divenuto apostolo delle nazioni, e interessandosi della congregazione di Roma cercava di incitarla a maggiore attività così che questa buona notizia del Regno fosse predicata anche più estesamente che fino a quel tempo. Le cose in cui avevano confessato d’aver fede prima del battesimo dovevano pure essere dichiarate pubblicamente dopo il battesimo così che altri credessero. Paolo scrisse: “Se con la tua bocca confessi che Gesù è Signore e se nel tuo cuore credi che Dio lo ha risuscitato dai morti, otterrai la salvezza”. (Rom. 10:9, Ga) Se realmente ci credevano lo avrebbero zelantemente predicato ad altri. Dovevano dar prova della loro fede con le cose che avevano sulla bocca, esprimendo ad altri la loro credenza che Gesù è veramente Signore. Dovevano dar prova con le loro azioni di credere che Gesù era stato esaltato a una posizione seconda solo a Dio e che “ogni lingua [dovrebbe confessare] apertamente che Gesù Cristo è il Signore alla gloria di Dio Padre”. (Filip. 2:9-11) Anche noi dobbiamo dar prova d’avere tale fede. Naturalmente, per credere a ciò, ogni cristiano deve anche credere che Gesù Cristo fu destato dai morti, e che Geova Dio in cielo fece questo per suo Figlio. Paolo mostra nella sua lettera che ne era convinto, e cercava di persuadere tutti i lettori della sua lettera che dovevano parlare delle informazioni secondo cui Gesù è Signore e secondo cui Dio lo aveva destato dai morti. In tal modo la persona otterrà la salvezza. Naturalmente, chi è salvato consegue la vittoria. Vince il mondo. Otterrà la vita eterna.
11, 12. Come mostra Romani 10:10 che la vera fede dev’essere profondamente radicata?
11 Paolo dà risalto al bisogno di fede non solo in queste due cose, che Gesù è Signore e nella risurrezione, ma, naturalmente, in tutte le cose insegnate da Gesù. Questa fede dev’essere profondamente radicata, non superficiale, non qualche cosa che è solo esteriore; “con la fede del tuo cuore consegui la giustizia, con la professione della tua bocca ottieni la salvezza”. — Rom. 10:10, Ga.
12 Oggi i cristiani testimoni di Geova fanno questa confessione in tutto il mondo. Persone d’ogni nazione in centinaia di lingue imparano la verità della Parola di Dio. I cristiani devono dar prova d’avere fede con le opere che compiono.
A che cosa servono le parole senza le opere?
13. Benché dapprima non fosse un discepolo di Gesù, quale condotta di fede seguì infine Giacomo, fratellastro di Gesù?
13 Il discepolo Giacomo, fratellastro di Gesù, conosceva senz’altro le attività di suo fratello, ma non c’è nessuna indicazione che seguisse Gesù come suo discepolo durante il suo ministero terreno. Giacomo poté essere fra i parenti di Gesù che dissero di lui: “È fuori di sé”. (Mar. 3:21) Comunque, con molta probabilità fu questo Giacomo a vedere Gesù dopo la sua risurrezione. Paolo si riferiva evidentemente a lui quando scrisse ai Corinti: “Apparve poi a più di cinquecento fratelli in una volta . . . Apparve poi a Giacomo, quindi a tutti gli apostoli”. (1 Cor. 15:6, 7) È dunque probabile che questo Giacomo, dopo la morte di Gesù e prima della Pentecoste del 33 E.V., si riunisse per la preghiera insieme a sua madre e agli apostoli e ad altri nella camera superiore in Gerusalemme. (Atti 1:13, 14) Credette che Gesù è il Signore, e seppe pure che Gesù era stato destato dai morti. In seguito Giacomo divenne un notevole seguace di Cristo Gesù e, negli anni successivi, fu uno di quelli che, quando il corpo degli anziani si riunì a Gerusalemme, presero parte a decisioni emanate nell’interesse di tutte le congregazioni. — Atti 15:6, 13.
14. (a) Come mostrò Giacomo l’interrelazione tra la fede e le buone opere? (b) Quali parole di Gesù abbiamo per mostrare in base a che cosa separa ora le persone, in vista della vita o della morte?
14 Giacomo scrisse in termini molto vigorosi ai suoi fratelli cristiani e trattò questo soggetto della fede. Lo considerò nello stesso modo dell’apostolo Paolo. Giacomo si espresse in questo modo: “Che beneficio vi è, fratelli miei, se uno dice che ha fede ma non ha opere?” (Giac. 2:14) Non c’è nessuna ragione di vantarsi della propria fede se non si hanno opere per sostenerla. In realtà una tale asserzione di fede è falsa. Per illustrare questo importante soggetto delle opere appropriate Giacomo pone alla congregazione una domanda: “Se un fratello o una sorella è in uno stato di nudità e mancante del cibo sufficiente per il giorno, e uno di voi dice loro: ‘Andate in pace, riscaldatevi e saziatevi’, ma non date loro le cose necessarie al corpo, che beneficio vi è?” (Giac. 2:15, 16) Le opere sono necessarie per dimostrare che il desiderio espresso a parole è sincero. Rammentiamo che Gesù disse: “Quando il Figlio dell’uomo sarà venuto nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, sederà quindi sul suo glorioso trono. . . . ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri. E metterà le pecore alla sua destra, ma i capri alla sua sinistra. Quindi il re dirà a quelli alla sua destra: ‘Venite, voi che avete la benedizione del Padre mio, ereditate il regno preparato per voi. . . . Fui estraneo e mi accoglieste in modo ospitale; nudo, e mi vestiste. . . . In quanto l’avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me’”. — Matt. 25:31-40.
15, 16. (a) Quale spiegazione abbiamo della parola “nudo” che si trova in Matteo 25:36? (b) Come si possono fare buone opere verso i “fratelli” di Gesù e non dire solo, in effetti: “Buona fortuna a voi”?
15 Non è necessario essere letteralmente nudi per aver bisogno di aiuto. La nota in calce della Traduzione del Nuovo Mondo su Matteo 25:36 dice: “O ‘non sufficientemente vestito’; nella lingua comune la parola originale di questa espressione significava ‘vestito d’un abito leggero, solo con gli indumenti intimi’, quindi scarsamente vestito, non necessariamente nudo”. Che l’“estraneo” sia nudo o che sia vestito solo con abiti leggeri, chi vede la sua condizione non dovrebbe dire solo: ‘Va in pace, riscaldati e saziati’. Certo, non possiamo offrire tale aiuto a Gesù di persona, ma possiamo offrirlo ai suoi “fratelli”, ai cristiani unti dallo spirito che sono vivi qui sulla terra. Date loro tale aiuto, sia perché li vedete nel bisogno sia perché sapete che appartengono a Cristo? — Matt. 10:41, 42.
16 Giacomo spiega che le parole non sostenute dalle azioni sono prive di valore. Solo dicendo le parole ‘Riscaldati’ non recherete beneficio al vostro fratello o alla vostra sorella cristiana. Un’altra traduzione rende le parole di Giacomo in questo modo: “Supponete che un fratello o una sorella abbia il vestito a brandelli senza sufficiente cibo per il giorno, e uno di voi dice: ‘Buona fortuna a voi, riscaldatevi e abbiate abbondanza da mangiare’, ma non fa nulla per provvedere ai loro bisogni fisici, a che cosa giova?” (New English Bible) Se il cristiano vuole che le persone si riscaldino, ci vorrà quindi un po’ di lavoro da parte sua per dar loro qualche cosa con cui riscaldarsi, e non basterà dire solo: “Buona fortuna a voi”, senza fare nulla per provvedere ai bisogni fisici. In modo simile, la fede dev’essere accompagnata dalle opere. La fede dev’essere sostenuta dalle azioni.
La vostra fede è morta o viva?
17. Qual è l’argomento di Giacomo 2:18?
17 Giacomo prosegue dicendo: “Così anche la fede, se non ha opere, è in se stessa morta”. (Giac. 2:17) Questo è vero. Giacomo introduce ora una persona immaginaria e dice: “Tuttavia, qualcuno dirà: ‘Tu hai fede, e io ho opere. Mostrami la tua fede senza le opere, e io ti mostrerò la mia fede mediante le mie opere’”. (Giac. 2:18) Il punto in discussione non è se siano le opere in armonia con la legge mosaica a condurre alla salvezza o se sia la fede in Gesù Cristo. Piuttosto, la fede reale e viva è messa in contrasto con la fede morta o senza vita. Un’altra traduzione lo presenta in questo modo: “Ma qualcuno obietterà: ‘Ecco uno che asserisce di avere fede e un altro che addita le sue opere’. Al che rispondo: ‘Provami che questa fede di cui parli è reale benché non sia accompagnata da opere, e con le mie opere io ti proverò la mia fede’”. — NE.
18, 19. (a) Quale prova abbiamo che molti che dicono di credere in Dio e in Cristo non hanno vera fede? (b) Che cosa disse Giacomo a quelli che professavano di credere in Dio ma non avevano una fede attiva?
18 La persona è dunque costretta a porsi la domanda: Può il cristiano dar prova della sua fede senza avere nessuna opera? O deve il cristiano dar prova della sua fede facendo vedere ad altri con l’uso del cuore, della mente, dell’anima e della forza che la sua è una fede viva, una fede produttiva, non una fede morta? Giacomo mostra che le opere o l’attività è la prova della propria fede. Oggi nel mondo vi sono molti che dicono di credere in Dio, ma quando chiedete: ‘Chi è? Che cosa ha fatto? Che cosa sta facendo?’ la conversazione finisce lì. Non hanno vera fede in Dio, perché non lo conoscono. Non hanno nessuna “sicura aspettazione di cose sperate”. Non conoscono nessuna “evidente dimostrazione di realtà benché non vedute”. (Ebr. 11:1) Altri dicono: ‘Credo in Gesù Cristo’, ma quando chiedete: ‘Che cosa sta facendo ora Gesù Cristo?’ in realtà non lo sanno. Dicono che morì. Non credono che è il Signore risuscitato, vivo nei cieli, investito di grande potenza e regnante, che presto porrà fine al malvagio sistema di cose e si prepara a far divenire piena realtà la preghiera che ai cristiani è stato insegnato di pregare, cioè: “Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”. (Matt. 6:10, Ga) Tali persone si trovano in difficoltà quando si tratta di dirvi in che cosa consiste la loro fede. Non possono sostenerla con prove bibliche. Non hanno nessuna speranza. In realtà, non credono che Gesù è Signore e che Geova Dio lo destò dai morti e che è stato reso re del regno di Dio e posto sul trono celeste per la benedizione di tutto il genere umano. Ci credete voi?
19 Evidentemente, nella sua considerazione con persone che professavano d’essere della congregazione di Dio nel primo secolo Giacomo riscontrò che alcuni non avevano una fede viva, attiva, che spingesse a mostrare vero amore verso i fratelli cristiani e a partecipare all’opera di produrre altri discepoli di Gesù Cristo. Quindi Giacomo disse: “Tu credi che vi è un solo Dio, non è vero? Fai molto bene. E pure i demoni credono e rabbrividiscono”. (Giac. 2:19) Perché Giacomo disse così?
20, 21. Come sappiamo che i demoni credono in Dio, ma che cosa accadde loro al tempo del Diluvio, e perché?
20 Egli spiega che i demoni credono che c’è un Dio. Infatti, lo sanno molto bene, perché “quando gli uomini cominciarono a crescere di numero sulla superficie della terra e nacquero loro delle figlie, i figli del vero Dio notavano che le figlie degli uomini erano di bell’aspetto; e si presero delle mogli, cioè tutte quelle che scelsero”. (Gen. 6:1, 2) Questi “figli del vero Dio” erano creature spirituali ma si materializzarono. Mentre “continuarono ad avere relazione con le figlie degli uomini ed esse partorirono loro dei figli: essi furono i potenti dell’antichità, gli uomini famosi”. A causa della loro depravazione questi angeli decaduti portarono la rovina sulla terra, e la loro ibrida progenie, “i potenti”, contribuirono senz’altro alla “violenza” che riempì a quei giorni la terra. Di conseguenza, Dio disse che avrebbe distrutto il genere umano mediante un diluvio, preservando solo Noè, sua moglie e i suoi tre figli e le loro mogli. — Gen. 6:4-7, 11-13.
21 Che cosa ne fu di quegli angeli materializzati quando caddero le acque del diluvio? Furono costretti a tornare nel reame spirituale, ma non ai posti assegnati che avevano abbandonati. Giuda ci dice: “Gli angeli che non mantennero la loro posizione originale ma abbandonarono il proprio luogo di dimora egli li ha riservati al giudizio del gran giorno con legami sempiterni, sotto dense tenebre”. (Giuda 6) Giacomo si riferisce a questi angeli chiamandoli demoni. Questi demoni credevano che c’è un Dio, credevano che esiste, ma non facevano le opere di Dio.
22, 23. Quale prova c’è che anche i demoni conoscevano Cristo Gesù e ne riconoscevano la potenza?
22 Sapevano anche del Figlio di Dio, Cristo Gesù, ma non facevano le sue opere. Quando Gesù fu nel paese dei Gadareni incontrò due uomini posseduti da demoni che uscivano di fra le tombe commemorative. Questi uomini erano insolitamente fieri e nessuno aveva il coraggio di passare per la strada. Questi demoni sapevano chi era Gesù Cristo. “Essi gridavano, dicendo: ‘Che abbiamo a che fare con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo stabilito?’” Il racconto ci dice che Gesù espulse i demoni dagli uomini e i demoni andarono in una mandra di porci. — Matt. 8:28-32.
23 Indubbiamente questi demoni credevano che c’è un Dio e che Gesù è il Figlio di Dio. E rabbrividivano al pensiero di quello che significava per loro. Pietro ci dice: “Dio non si trattenne dal punire gli angeli che peccarono, ma, gettandoli nel Tartaro, li consegnò a fosse di dense tenebre per esser riservati al giudizio”. — 2 Piet. 2:4.
24. Perché, dunque, non è sufficiente credere in Dio?
24 È assai evidente che questi figli di Dio divennero demoni perché non facevano la volontà di Dio. Erano ribelli. Sapevano di certo che c’è un Dio, e ora Giacomo, parlando a quelli della congregazione cristiana, dice: “Tu credi che vi è un solo Dio, non è vero? Fai molto bene”. Ma se il loro credo arrivava solo lì, allora non erano molto migliori dei demoni. I demoni sono contro Dio eppure credono. Hanno conoscenza. Conoscono la posizione che Geova occupa nell’universo, ma non si conformano alla sua volontà. Similmente, milioni e milioni di persone proprio qui sulla terra credono che c’è un Dio, e dicono di avere fede, ma dove sono le loro opere? La loro fede è morta.
Prove di fede viva
25. (a) Quali domande si presentano ora a ciascuno di noi? (b) Che cosa ci dice Giacomo della fede di Abraamo?
25 Giacomo quindi presenta onestamente la questione ai suoi uditori: “Vuoi conoscere, o uomo vano, come la fede senza le opere è sterile?” (Giac. 2:20, Con) La donna sterile non partorisce; non produce. Che cosa fa la vostra fede per voi? Ha opere? Produce qualche cosa? Vivete in armonia con ciò che professate di credere? Vi aiuta la vostra fede a fare discepoli di Cristo Gesù? Aumentate gli interessi del Regno? Per dare risalto al suo argomento, Giacomo ci fa un’illustrazione e parla di Abraamo: “Non fu il nostro padre Abraamo dichiarato giusto dalle opere dopo che ebbe offerto suo figlio Isacco sull’altare? Tu vedi che la sua fede operava insieme alle sue opere e che mediante le sue opere la sua fede fu perfezionata, e si adempì la scrittura che dice: ‘Abraamo ripose fede in Geova e gli fu attribuito a giustizia’, ed egli fu chiamato ‘l’amico di Geova’. Voi vedete che l’uomo è dichiarato giusto dalle opere e non dalla fede soltanto”. (Giac. 2:21-24) Avete una fede simile a quella di Abraamo, il genere di fede che spinge a mettere l’adempimento della volontà di Dio prima della vita stessa?
26. (a) Secondo il racconto di Paolo, come Abraamo e Sara mostrarono fede nelle promesse di Dio? (b) Quale domanda si pone ora a ciascuno di noi?
26 Nella sua lettera riguardo alla fede, Paolo disse: “La fede è la sicura aspettazione di cose sperate”. Anch’egli scrisse di Abraamo e usa Abraamo come un effettivo esempio di fede. Egli dice: “Per la fede Abraamo obbedì alla chiamata divina di partire per un paese che doveva ricevere in eredità e partì ignorando dove andava. Per la fede venne a soggiornare nella terra promessa come in terra straniera, abitando sotto le tende, con Isacco e Giacobbe coeredi della stessa promessa; poiché aspettava la città che ha salde fondamenta, della quale architetto e costruttore è Dio. Per la fede Sara pure ricevette la forza di concepire, e questo oltre l’età appropriata, poiché ritenne fedele colui che aveva promesso. Per questo pure da uno solo, e per di più, pressoché morto, derivò una discendenza come le stelle del cielo, per moltitudine, e come l’arena lungo la spiaggia del mare, innumerabile”. (Ebr. 11:8-12, Ga) Sappiamo che Abraamo morì senza ottenere l’adempimento della promessa fattagli, ma ebbe certamente fede e la sicura aspettazione delle cose sperate, e per tutta la sua vita ebbe la prova che Dio lo benediceva. La fede di Abraamo nella “città . . . della quale architetto e costruttore è Dio” lo spinse ad abbandonare gli agi materiali per fare la volontà di Dio. Le vostre opere danno similmente prova che il regno di Dio è più importante per voi dei possedimenti materiali? — Luca 12:29-31.
27. Come mostrò Noè d’essere un uomo che aveva una fede attiva?
27 Ci fu un altro uomo, che vide ciò avevano fatto i figli di Dio insieme alle figlie degli uomini prima del diluvio universale, e Paolo lo usa come illustrazione di uno che mostrò vera fede. Leggiamo: “Per fede Noè, dopo aver ricevuto divino avvertimento di cose non ancora viste, mostrò santo timore e costruì un’arca per la salvezza della sua casa; e per mezzo di questa fede condannò il mondo e divenne erede della giustizia che è secondo la fede”. (Ebr. 11:7) La costruzione dell’arca non fu compiuta per mezzo di un miracolo. Noè dovette abbattere alberi, modellarli e mettere vari compartimenti nella struttura. Dovette coprirla dentro e fuori di catrame. (Gen. 6:14) Quest’arca non era piccola; misurava 134 metri di lunghezza, 22 metri di larghezza e 13 metri d’altezza. Questa enorme struttura a forma di cassa fu costruita sull’asciutto. La Bibbia fornisce anche i particolari sull’interessantissima lista dei passeggeri. Oltre a Noè, sua moglie, i tre figli e le loro mogli, Noè ricevette il comando di introdurre nell’arca con lui altre creature: “Di tutte le creature viventi d’ogni sorta di carne, ne farai entrare nell’arca due di ciascuna per conservarle in vita con te. Esse saranno maschio e femmina. Delle creature volatili secondo le loro specie e degli animali domestici secondo le loro specie, di tutti gli animali che si muovono sulla terra secondo le loro specie, ne verranno a te due di ciascuna per conservarli in vita. E in quanto a te, prenditi ogni sorta di cibo che si mangia; e te lo devi raccogliere, e dovrà servire di cibo per te e per loro. E Noè faceva secondo tutto ciò che Dio gli aveva comandato. Egli fece proprio così”. (Gen. 6:19-22) Direste che Noè lavorò per dar prova della sua fede?
28. A motivo della sua fede attiva, Mosè che cosa respinse?
28 C’è un altro uomo che i lettori della Bibbia hanno imparato a conoscere nelle Scritture. Mostrando che ebbe una sicura aspettazione di cose sperate, Paolo dice di lui: “Per fede Mosè, quando fu cresciuto, rifiutò d’esser chiamato figlio della figlia di Faraone, scegliendo d’essere maltrattato col popolo di Dio piuttosto che avere il temporaneo godimento del peccato, perché stimò il biasimo del Cristo come ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto; poiché guardava attentamente la ricompensa. . . . Per fede aveva celebrato la pasqua e l’aspersione del sangue, affinché il distruttore non toccasse i loro primogeniti. Per fede passarono attraverso il mar Rosso come su terra asciutta, ma avventurandovisi gli Egiziani furono inghiottiti”. — Ebr. 11:24-29.
29. Che cosa ci fu nel modo d’agire di Raab verso le due spie a indicare che aveva fede in Geova?
29 Giacomo non dedicò tempo a considerare la fede di altri uomini, come fece Paolo. Rivolgendosi ai suoi fratelli e sorelle, si riferì solo ad Abraamo e a Raab. Per cui disse: “Allo stesso modo Raab, la prostituta, non venne forse giustificata mediante le opere, per aver ospitato gli esploratori e averli rimandati per altra strada?” (Giac. 2:25, Ga) Raab era cresciuta in un paese dove si adoravano altri dèi, non l’Iddio d’Israele. Ma sentì parlare dell’Iddio d’Israele ed ebbe fede nel loro Dio a motivo di ciò che aveva fatto per gli Israeliti. Anche Paolo si riferì a lei, come Giacomo, citandola come esempio di fede. Paolo disse: “Per fede Raab la meretrice non perì con quelli che agirono disubbidientemente, avendo ricevuto le spie in modo pacifico”. (Ebr. 11:30, 31) Non solo Raab credette a ciò che le dissero i messaggeri quando andarono a casa sua, ma agì a loro favore. Nascose i messaggeri e li aiutò a fuggire. Radunò anche la sua famiglia in un luogo sicuro. Credette a ciò che le dissero gli Israeliti.
30, 31. Quale relazione indica Giacomo che vi è tra il corpo e il respiro e la fede e le opere, e qual è dunque lo scopo delle parole di Giacomo?
30 Giacomo conclude la sua considerazione sulla fede dicendo: “Come il corpo senza respiro è morto, così anche la fede senza opere è morta”. (Giac. 2:26) In passato, chi voleva esser sicuro che nel corpo non fosse rimasto nessun respiro prendeva un vetro o uno specchio e lo avvicinava alla bocca e al naso della persona. Se in quel corpo c’era del respiro lo si poteva vedere sul vetro. Se non c’era nessun segno di respiro, si diceva che la persona era morta. Così Giacomo usa l’illustrazione del corpo. Quando in esso non c’è respiro, così è la persona che professa di avere fede ma non ha opere. Quando la fede è separata dalle opere e non c’è nessuna opera per sostenere quella fede, allora la propria fede è come un corpo senza vita.
31 Una cosa che dovremmo ricordare è che Giacomo si rivolge a cristiani, a persone dedicate a Geova Dio e battezzate, che fanno la piena asserzione d’essere cristiani testimoni di Geova. Egli si sforza d’incitare ognuno di loro all’azione. Se hanno fede dovrebbero dimostrarla. Non dimenticate come diede inizio alla sua dissertazione sulla fede: “Che beneficio vi è, fratelli miei, se uno dice che ha fede ma non ha opere?” — Giac. 2:14.
32, 33. Per quale ragione gli odierni testimoni di Geova dovrebbero avere forte fede, e danno essi prova d’avere tale fede?
32 Oggi la nostra fede dovrebbe essere forte perché abbiamo l’intera Bibbia. Abbiamo le Scritture Ebraiche e quelle Greche. Vediamo ciò che fecero alcuni con fede prima della comparsa di Cristo Gesù, il Figlio di Dio, sulla scena terrestre. Vediamo pure la fede dei primi cristiani e ciò che essi fecero. Riconobbero Gesù Cristo come Figlio di Dio, osservarono la sua condotta nella vita e la sua determinazione di predicare la buona notizia del Regno e quindi lo imitarono riponendo fede in quel regno e predicando la buona notizia. Ora Gesù è stato risuscitato dai morti. Riguardo a questo il cui esempio i veri cristiani cercano d’imitare, Ebrei 1:3 dice: “Egli è il riflesso della . . . gloria [di Dio] e l’esatta rappresentazione del suo stesso essere, e sostiene ogni cosa mediante la parola della sua potenza; e dopo aver fatto la purificazione dei nostri peccati si mise a sedere alla destra della maestà negli alti luoghi”.
33 Così oggi troviamo centinaia di migliaia di cristiani testimoni di Geova che hanno forte fede. Hanno sulla bocca che Gesù è Signore, alla gloria di Dio, e nel cuore hanno fede che Dio destò Cristo Gesù dai morti. Avendo questo genere di fede e dichiarandola pubblicamente, parlandone a persone d’ogni nazione e lingua, hanno la sicura aspettazione della salvezza in vista della vita eterna.
34. Se abbiamo fede in Geova, come reagiremo nella situazione descritta in Abacuc 3:17, 18?
34 Può darsi che sia esercitata su di loro estrema pressione dal malvagio sistema di cose durante le sue ultime ore; può darsi che abbiano difficoltà economiche; può darsi che a volte la loro stessa sopravvivenza sia in dubbio. Ma nonostante tutto ciò, con fede in Geova avranno ragione di gioire. Come fu ispirato a scrivere il profeta Abacuc: “Benché il fico stesso non fiorisca, e non ci sia prodotto sulle viti; . . . sì, in quanto a me, per certo esulterò in Geova stesso; per certo gioirò nell’Iddio della mia salvezza”. — Abac. 3:17, 18.
35. Quale attività particolarmente in questi tempi mostrerà che abbiamo una fede viva?
35 Oggi siamo molto vicini a quel tempo critico. Viviamo negli ultimi giorni di questo sistema di cose e vediamo l’adempimento della profezia, specialmente di quella esposta nel ventiquattresimo capitolo di Matteo, che descrive proprio le cose che sarebbero accadute prima della fine di questo sistema di cose. Gesù disse, come narra Matteo 24:14: “E questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni; e allora verrà la fine”. I testimoni di Geova ci credono. Hanno fede nel regno di Dio e così hanno dichiarato in tutto il mondo questa buona notizia. Dovrebbe essere interessante per tutti vedere ciò che hanno fatto i testimoni di Geova durante lo scorso anno di servizio.
Rapporto mondiale
36, 37. (a) Come la tabella del servizio contenuta in questa rivista mostra la fede dei testimoni di Geova? (b) Fino a che punto sono stati fatti nuovi discepoli durante l’anno scorso?
36 Consultando la tabella alle pagine 347-350 potrete vedere ciò che hanno fatto i cristiani testimoni di Geova nell’anno di servizio del 1973 nell’opera di predicare la buona notizia del regno di Dio in 208 diversi paesi, nazioni e isole del mare. Tutto questo territorio è curato dalle sedi filiali della Società Torre di Guardia stabilite in 95 diverse nazioni.
37 Come i cristiani ben sanno, Gesù comandò ai suoi discepoli: “Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni, battezzandole”. (Matt. 28:19) Questo fu fatto con eccellente successo nel passato anno di servizio. 193.990 persone divennero discepoli, dedicando la loro vita a fare la volontà di Dio e simboleggiandolo con il battesimo in acqua. Ora si sono associati ai cristiani testimoni di Geova e danno prova della loro fede con le opere.
38. (a) Che cosa mostra la misura in cui si sono sforzati i testimoni di Geova per predicare la buona notizia durante lo scorso anno? (b) Quanti approssimativamente ebbero in effetti studi biblici?
38 In media, 1.656.673 predicatori della buona notizia parteciparono ogni mese al servizio di campo, ma un massimo di 1.758.429 dichiararono la buona notizia durante l’anno. Essi fecero un’enorme quantità di lavoro, che probabilmente si può capire meglio conoscendo quante ore dedicarono all’opera di casa in casa, fare visite ulteriori, condurre studi biblici e parlare in ogni momento appropriato e in ogni tipo d’occasione riguardo alla loro speranza del Regno. Queste persone impegnate a predicare la buona notizia dedicarono 300.468.676 ore al ministero di campo. Solo pensate che grande quantità di tempo è questa! Non fu tempo dedicato solo alla personale lettura della Bibbia, ma fu impiegato per andare effettivamente a parlare ad altri di ciò che dice la Parola di Dio. Per di più, fecero 131.657.832 visite ulteriori a persone che avevano mostrato interesse nella Bibbia, e condussero studi biblici a domicilio per un periodo di sei mesi o più con 1.209.544 diverse famiglie ogni settimana. È stato tenuto un simile studio biblico in casa vostra? Trascorsi sei mesi, se le persone s’interessano veramente del regno di Dio verranno di solito alla Sala del Regno. Quindi potremmo supporre che approssimativamente 2.400.000 persone in tutto il mondo ebbero in effetti nelle loro case studi biblici durante l’anno, e, naturalmente, dovettero decidere se divenire discepoli di Gesù Cristo e mostrare la loro fede nel regno di Dio con le opere. Come avete notato, 193.990 persone divennero discepoli, dedicando la loro vita a Dio, e ora si associano con i cristiani testimoni di Geova nella proclamazione della buona notizia.
39, 40. Secondo le statistiche, durante lo scorso anno che uso fece il popolo di Geova delle pubblicazioni stampate in tutta la terra?
39 Negli studi con le persone i testimoni di Geova non usano solo la Bibbia, ma si servono anche di pubblicazioni di studio biblico. Ne hanno distribuite molte durante l’anno. Infatti, furono distribuiti 21.761.877 Bibbie e libri di studio biblico nella loro predicazione della buona notizia, insieme a 9.965.259 opuscoli.
40 Tutti voi conoscete le riviste Torre di Guardia e Svegliatevi! e sapete che i testimoni di Geova usano queste riviste nelle regolari visite che fanno alle case delle persone. Durante l’anno passato ne lasciarono 235.468.467 copie in molte lingue. La Torre di Guardia si stampa in 75 diverse lingue e Svegliatevi! in 31 lingue. Furono anche fatti molti abbonamenti annui. Dalle registrazioni risulta che durante l’anno furono inviati alla Società 1.894.447 abbonamenti. Per soddisfare tutti gli abbonati e altri lettori di queste riviste, negli scorsi dodici mesi le 37 tipografie di cui si serve la Società Torre di Guardia dovettero stampare un totale di 198.177.981 copie de La Torre di Guardia e 202.520.820 riviste Svegliatevi! Questo è un aumento di 15.500.000 riviste rispetto all’anno precedente. La persone s’interessano dunque dello studio biblico e del messaggio che i cristiani testimoni di Geova si sforzano di portar loro.
41. Che cosa mostra l’eccellente numero di presenti alla celebrazione del Pasto Serale del Signore?
41 Oltre a quelli che sono attivi Testimoni, molti altri s’interessano vivamente di ciò che fanno i testimoni di Geova e assistono alle adunanze dei testimoni di Geova. Vi sono in tutto il mondo 31.850 congregazioni. Alla celebrazione della Commemorazione tenuta la sera del 17 aprile 1973, ci furono 3.994.924 presenti nelle Sale del Regno dei testimoni di Geova in ogni parte del mondo, e 10.523 parteciparono agli emblemi, il pane e il vino, indicando che professavano d’essere unti con lo spirito di Dio e speravano d’essere associati con Cristo Gesù nella gloria celeste. Gli altri attendono di vivere in una terra paradisiaca sotto il divino dominio del celeste regno di Geova.
42. Quale buona attività nel ministero compì durante l’anno passato il popolo di Geova dietro la Cortina di Ferro?
42 Alcuni chiedono a volte se i testimoni di Geova compiono la loro opera dietro la Cortina di Ferro. Sì, dalle nostre registrazioni risulta che ci sono 150.448 cristiani testimoni di Geova che predicano la buona notizia nonostante gravi difficoltà in paesi come questi. Difatti, negli ultimi dodici mesi ebbero un aumento del 5,5 per cento e 11.334 persone furono battezzate in questi paesi. Questi battesimi, naturalmente, furono fatti in privato, perché i testimoni di Geova sono al bando dietro la Cortina di Ferro e in alcuni altri paesi. Ma ciò non impedisce ai testimoni di Geova di cercar di fare discepoli anche di queste persone, battezzandole nel nome del Padre, e del Figlio e dello spirito santo. Tutti coloro che diventano discepoli credono che “la fede senza opere è morta”. Pertanto, in 208 paesi del mondo e sino alle estremità della terra, i cristiani testimoni di Geova hanno lavorato con gioia e strenuamente e avuto un piacevolissimo anno nella predicazione della buona notizia del regno di Geova.
43. Chi desidera avere una fede veramente attiva, che cosa dovrebbe fare ora?
43 Che dire di voi? Avete tale fede in Dio, una fede viva che vi spinge a parlare ad altri dei suoi amorevoli propositi? Se lo desiderate, ora è il tempo di sforzarvi nello studio della Parola di Dio, di associarvi regolarmente con quelli le cui opere danno prova che la loro fede è viva e di pregare fervidamente Geova di benedire gli sforzi che fate per mettere la vostra vita in armonia con la sua volontà. — 1 Giov. 5:14; Luca 13:23, 24.
[Prospetto alle pagine 347-350]
RAPPORTO MONDIALE DELL’ATTIVITÀ DEI TESTIMONI DI GEOVA NELL’ANNO DI SERVIZIO 1973
(Vedi l’edizione stampata)
[Immagini a pagina 344]
È viva la vostra fede?
Vi spinge a predicare ad altri?
[Immagine a pagina 345]
Raab fece scendere le due spie israelite con una corda rossa dalla finestra della sua casa, situata nelle mura di Gerico