‘Cresciamo nell’accurata conoscenza di Dio’
1, 2. (a) Quale condizione circa l’imparare predisse Paolo per gli “ultimi giorni”, e perché? (b) Quale altro fattore influisce sulla nostra crescita nell’accurata conoscenza?
PARLANDO degli “ultimi giorni” quando vi sarebbero stati “tempi difficili”, l’apostolo Paolo scrisse in merito a quelli che “imparano sempre e non sono mai in grado di venire all’accurata conoscenza della verità”. Tale imparare è davvero inutile, perché non reca nessun reale beneficio. Per questa ragione nella sua lettera ai Colossesi lo stesso apostolo pregò affinché i suoi conservi cristiani continuassero “a portar frutto in ogni opera buona e a crescere nell’accurata conoscenza di Dio”. — 2 Tim. 3:1, 7; Col. 1:10.
2 Come mai alcuni “imparano sempre e non sono mai in grado di venire all’accurata conoscenza della verità”? Naturalmente, come mostra il contesto di queste parole, quelli che non amano veramente Dio e non lo mettono al primo posto nella loro vita non potrebbero venire all’accurata conoscenza della verità. Abbandonandosi al peccato e favorendo il cattivo desiderio impediscono il necessario afflusso dello spirito di Dio, che è essenziale per tale intendimento. (1 Cor. 2:10-14) Ma la maniera in cui accumuliamo conoscenza determina pure la misura del nostro intendimento e della nostra comprensione.
3. Come possiamo provare l’accuratezza della nostra conoscenza, e come si potrebbe illustrare questo?
3 Per esempio, un uomo può considerare di costruirsi una casa. Potrebbe accumulare tutti i necessari materiali e depositarli nel luogo della costruzione, ammucchiando mattoni, sacchi di cemento, intelaiature di finestre e porte, tegole, ecc. Ma, se non comincia a mettere insieme tutto il materiale secondo un progetto o disegno preciso, essi rimarranno solo un mucchio di oggetti disparati che non servono a nessuno scopo utile. E questo è esattamente il modo in cui alcuni accumulano conoscenza, o almeno informazioni, comprese informazioni religiose o bibliche, accumulandole nella loro mente come un miscuglio di idee slegate. Solo quando comincia l’effettivo lavoro di costruzione nel luogo dell’edificio si può stabilire se i materiali soddisfano le specifiche esigenze e se staranno bene al loro posto nella struttura. È la stessa cosa quando si edifica nella mente accurata conoscenza. Solo quando mettiamo in relazione ciò che sappiamo, ponendo la conoscenza insieme in un modello composto, possiamo discernere se la nostra conoscenza è accurata, armoniosa e comprensibile, o se consiste di inesattezze, contraddizioni e forse anche falsità. Anche se abbiamo i fatti esatti, se non si comprendono nella giusta relazione l’uno con l’altro, nel nostro intendimento ci saranno ancora delle lacune ed esso potrebbe farci prendere cattive decisioni o arrivare a conclusioni errate.
EDIFICHIAMO LA CONOSCENZA SUL GIUSTO MODELLO
4. Come possiamo essere sicuri che edifichiamo la nostra conoscenza secondo il giusto modello di verità?
4 Per crescere nell’“accurata conoscenza di Dio” dobbiamo edificare la nostra conoscenza secondo il giusto modello. Dobbiamo capire le cose, vederle nella loro giusta relazione, secondo i princìpi di verità stabiliti dall’autore della Bibbia, Geova. Mentre studiamo la Bibbia, dobbiamo mettere al lavoro la mente per edificare nella mente un modello di verità. Ogni cosa che Geova Dio ha rivelata mediante la sua Parola fa parte del suo unico grande proposito. Ogni nuova cosa che impariamo dobbiamo dunque vederla nel suo giusto posto, nella giusta relazione con altre cose della Parola di Dio. Solo discernendo l’ambiente di ciascun episodio, di ciascuna idea, di ciascuna profezia o punto di istruzione o consiglio, contro lo sfondo del proposito di Dio come un tutto possiamo avere il massimo intendimento delle cose. In verità, quando il nostro intendimento della Parola e dei propositi di Dio come un tutto aumenta, questo accresce la nostra accurata conoscenza di ciascun singolo fatto o idea delle Scritture.
5. Quale punto di vista dobbiamo sforzarci di avere per capire le cose in modo accurato?
5 Allorché guardiamo le cose materiali con gli occhi letterali, vediamo che hanno dimensioni: altezza, profondità, lunghezza e ampiezza. Ciascun oggetto nella scena che abbiamo davanti è in relazione con la scena come un tutto. Quindi la posizione da cui vediamo un oggetto può influire sul modo in cui appare. Per un uomo in terra, un treno ferroviario che passa a pochi metri di distanza è una grande, imponente macchina. Ma, visto da un aereo che vola in alto nel cielo, lo stesso treno appare come un piccolo giocattolo. Grazie alla veduta molto più ampia del circostante panorama che si ha dall’aereo, il treno si vede di più nella sua relazione con altre cose. Nello stesso modo, per capire correttamente gli insegnamenti della Bibbia non possiamo considerare le cose solo da un punto di vista umano, attraverso gli imperfetti, incompleti, limitati occhi della filosofia e della sapienza umana. Invece, dobbiamo cercare, per quanto ci è possibile, di considerare le cose come le considera Geova, dal suo elevato, perfetto punto di vista, vedendo così le cose come sono realmente, in modo accurato. In tale maniera possiamo essere “pienamente capaci di afferrare mentalmente con tutti i santi ciò che è l’ampiezza e la lunghezza e l’altezza e la profondità” delle cose spirituali, ed essere così “ripieni di tutta la pienezza che Dio dona”. — Efes. 3:18, 19.
6. Quali fattori ci aiuteranno ad accrescere in modo accurato la conoscenza?
6 Quando studiate una parte della Bibbia, vi sono alcune cose da tenere presenti, fattori che vi aiuteranno ad accrescere in modo accurato la vostra conoscenza, per discernere le “dimensioni” spirituali delle cose. Considerate (1) la relazione di una dottrina biblica con altri insegnamenti delle Scritture, (2) l’immediato contesto e il suo rapporto con i particolari versetti considerati, (3) le circostanze in cui gli scritti originali furono messi per iscritto, (4) la posizione degli avvenimenti nel corso del tempo e (5) come il materiale considerato rientra nel più esteso quadro del proposito di Dio, che illumina i temi basilari della Bibbia.
7. A che cosa può condurre il non vedere la relazione fra un insegnamento e gli altri? Illustrate.
7 Se non si mette una dottrina in relazione con le altre ne risultano un pensiero confuso e l’accettazione dell’errore senza riconoscerlo come tale. Riscontriamo tale pensiero confuso nella cristianità. Per esempio, molte persone religiose accettano gli insegnamenti biblici secondo i quali “il salario che il peccato paga è la morte”, Gesù morì e “diede se stesso quale riscatto corrispondente per tutti” e vi dev’essere la “risurrezione dei morti”. (Rom. 6:23; 1 Tim. 2:6; 1 Cor. 15:42) Ma nello stesso tempo professano di credere nell’immortalità dell’anima. Non solo questa idea è in disaccordo con ciò che insegna la Bibbia circa l’anima umana — che l’uomo è un’anima, che l’anima muore e che i morti non sanno nulla. (Gen. 2:7; Ezech. 18:4; Eccl. 9:5-10) — ma l’insegnamento che l’anima umana sia immortale è in diretto contrasto con i summenzionati insegnamenti biblici. Se l’anima fosse immortale e la morte non fosse che la soglia di qualche altra vita, la morte non sarebbe la pena per il peccato. E per quale scopo morì Gesù? Da che cosa riscatta egli gli uomini, se non dal peccato e dalla morte? Se l’anima dell’uomo fosse immortale ed egli non cessasse di vivere alla morte, in realtà non avremmo nessun bisogno del sacrificio di Gesù, non vi pare? E che bisogno ci sarebbe della risurrezione, se non ci fossero morti da risuscitare?
8. Che cosa ci permette di fare l’accurata conoscenza della dottrina biblica?
8 D’altra parte, l’insegnamento biblico sul soggetto è logico e coerente. L’uomo fu creato come anima vivente. Egli peccò e fu condannato a morte, a perdere la vita sulla terra, la sola vita che aveva. Non essendo ora in grado di trasmettere la vita alla sua progenie, poteva trasmetterle solo il peccato e la morte, e, senza il provvedimento del sacrificio di riscatto di Gesù, la morte sarebbe stata la fine completa per tutti noi. Ora, in base alla morte di sacrificio di Gesù, Dio può giustamente liberare l’uomo alla vita eterna, e per i morti questo può avvenire solo mediante la risurrezione. Com’è semplice e logico! L’accurata conoscenza di questo giusto modello di insegnamento biblico fa rigettare dalla mente false dottrine come quella dell’immortalità dell’anima.
CONSIDERAZIONE DEL CONTESTO
9. (a) Che cos’è necessario per afferrare il pieno vigore di qualsiasi espressione biblica? (b) Come possiamo applicare questo a 1 Corinti 3:17?
9 Per afferrare il pieno vigore di qualsiasi espressione biblica è necessario vederla nel suo immediato contesto e tenendo presenti le circostanze della composizione originale. Per esempio, considerate 1 Corinti 3:17: “Se alcuno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui; poiché il tempio di Dio è santo, il quale tempio siete voi”. A prima vista si potrebbe concludere che questo si applichi a quelli di questo malvagio mondo che cercano di dividere la congregazione cristiana e la sua attività con la persecuzione. È vero che questo sarebbe un attacco alla disposizione di Dio simile a un tempio, contro la congregazione, e questo attirerebbe sicurissimamente l’avverso giudizio di distruzione di Dio su tali persone male intenzionate. Ma il contesto mostra che Paolo parlava di quelli che sono dentro la congregazione i quali, seguendo uomini e formando cricche, causavano divisioni e minacciavano così di distruggere l’unità della congregazione. (1 Cor. 3:3, 4) E Paolo non scriveva semplicemente un libero componimento sull’unità cristiana. Quando consideriamo il più esteso contesto, le circostanze e l’ambiente in cui fu scritta la lettera, afferriamo il pieno vigore dell’argomento di Paolo e comprendiamo il sentimento di urgenza e preoccupazione che così ovviamente lo spinse a scrivere.
10. In che modo le circostanze relative alla composizione della lettera di Paolo ai Corinti ci aiutano ad accrescere il nostro intendimento?
10 Paolo aveva contribuito a stabilire la congregazione cristiana a Corinto quando aveva visitato la città verso il 50 E.V. e vi era rimasto circa diciotto mesi. (Atti 18:1-11) Egli si sentiva legato molto strettamente a quei fratelli. (1 Cor. 4:14, 15) Ora, circa cinque anni dopo che era andato a Corinto per la prima volta, giungeva a Paolo la preoccupante notizia che vi era grave dissenso tra i fratelli. Mentre l’ultima parte della lettera (dal capitolo 7 in poi) indica che egli aveva considerato di scrivere su altre cose, fu questa notizia di dissenso che spinse Paolo a scrivere mentre era a Efeso. È naturale che fosse turbato. Egli amava quei fratelli ai quali aveva predicato per primo la buona notizia. Doveva fare qualche cosa per impedire che il suo lavoro fosse reso vano, per impedire che molti di quei diletti fratelli fossero danneggiati e forse fatti inciampare. Così, dopo un breve ma caloroso saluto e parole di lode, egli viene rapidamente al punto: “Mi è stato rivelato a vostro riguardo, fratelli miei, . . . che esistono fra voi dei dissensi”. (1 Cor. 1:11) Essi seguono uomini, non Cristo. Ragionano sulle cose in modo carnale, non in armonia con i princìpi di Dio. Lavorare in questo modo sarebbe stato non solo poco vantaggioso ma in effetti sarebbe stato un lavorare contro gli interessi della congregazione. Coloro che prendevano la direttiva in questo avrebbero agito in modo distruttivo verso il tempio di Dio, il quale tempio erano loro, la congregazione.
11. Paolo che cosa aiuta dunque i fratelli di Corinto a fare?
11 Paolo ragiona dunque sulle cose con la congregazione nella sua lettera, aiutandola a vedere le cose nella giusta prospettiva e non in modo sproporzionato. “Che cos’è dunque Apollo? Sì, che cos’è Paolo? Ministri per mezzo dei quali voi diveniste credenti, come il Signore concesse a ciascuno. Io piantai, Apollo innaffiò, ma Dio faceva crescere; così che né chi pianta né chi innaffia è alcuna cosa, ma Dio che fa crescere. Nessuno si vanti dunque negli uomini”. (1 Cor. 3:5-7, 21) Se dunque non cresciamo nell’accurata conoscenza di Dio e non conserviamo il dovuto discernimento, possiamo trovarci a considerare le cose in modo scorretto, con possibili conseguenze disastrose.
FISSIAMO GLI AVVENIMENTI NEL TEMPO
12. Perché sapere situare gli avvenimenti in relazione al tempo è utile per avere intendimento?
12 Per avere intendimento della Parola di Dio è anche molto utile saper fissare accuratamente nel corso del tempo gli avvenimenti biblici, e specialmente in relazione ad altri avvenimenti della Bibbia. Un avvenimento spiegherà spesso la causa di un altro, e le condizioni esistenti in un certo tempo sono dovute, almeno in parte, ad avvenimenti precedenti.
13, 14. (a) Come possiamo fissare nella mente il tempo del regno di Ezechia? (b) Quali altri personaggi biblici ci aiuta questo a situare nel corso del tempo?
13 Per fissare nella mente un avvenimento circa la sua posizione nel corso del tempo è bene cercare di collegarlo a qualche notevole avvenimento che possiamo subito stabilire. Forse leggete in merito a Ezechia, re di Giuda. Ad alcuni nostri lettori può subito venire in mente la sua posizione nel tempo, ma per altri questo può esser difficile. Ebbene, vediamo se possiamo collegarlo ad alcuni notevoli avvenimenti che possiamo subito situare nel tempo. Giacché fu re di Gerusalemme, ciò significa che governò qualche tempo prima del 607 a.E.V. quando il regno indipendente di Giuda giunse alla fine, essendo rovesciato dai Babilonesi al comando di Nabucodonosor. Un avvenimento del regno di Ezechia che viene subito in mente è quello dell’attacco a Giuda da parte degli Assiri al comando di Sennacherib, descritto in 2 Re, capitolo 18. Fu durante questa invasione che si verificò il famoso episodio in cui l’angelo di Geova distrusse 185.000 soldati assiri in una sola notte. Come mai gli Assiri invasero il lontano Giuda e minacciarono Gerusalemme? Ebbene, il precedente capitolo di 2 Re, il 17, parla della caduta del regno settentrionale d’Israele, e sappiamo che questo avvenne nel 740 a.E.V. Ezechia deve dunque aver governato per qualche tempo poco dopo quell’avvenimento. In realtà Ezechia regnò dal 745 al 716 a.E.V., ma anche se non potessimo ricordare queste date, tenendo presente la relazione dei summenzionati avvenimenti lo possiamo situare nel tempo approssimativamente. Per avere effettivi particolari possiamo sempre ricorrere a un fidato libro di consultazione come “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile” (inglese). — Si vedano le pagine 292-296 di questo libro.
14 A proposito, se ricordiamo che Isaia fu il profeta usato da Geova per rispondere agli scherni degli Assiri, possiamo situare prontamente anche lui nel tempo. (2 Re 19:20-34) Infatti, questo fu evidentemente proprio alla fine della sua lunga vita di profeta. Inoltre, avendo fissato in mente questo sfondo, i nostri pensieri si accentrano meglio sulla scena in cui profetizzò Michea come leggiamo nelle parole iniziali del suo libro: “La parola dell’Eterno che fu rivolta a Michea, il Morashtita, ai giorni di Jotham, di Achaz e di Ezechia, re di Giuda”. (VR) E quindi è logico ci venga in mente che Michea fu contemporaneo di Isaia e di Ezechia, verso il tempo della caduta del regno d’Israele nel 740 a.E.V.
15. A che cosa conduce tale specie di studio biblico?
15 Leggere la Bibbia in questo modo, cioè mettendo idee e avvenimenti in relazione gli uni con gli altri, è il modo di accrescere l’accurata conoscenza. Diviene sempre più piacevole, perché è comprensibile. In verità, diviene un’eccitante avventura mentre mettiamo insieme la nostra crescente ricchezza di informazioni secondo il modello di verità, e cresciamo nell’intendimento della meravigliosa e ampia rivelazione del grande proposito di Dio. Solo con tale meditazione e ragionamento possiamo giungere ad intendere l’unità e armonia dell’ispirata Parola di Dio.
IL TEMA DEL “SEME DEL REGNO” NELLA BIBBIA
16. (a) Che cosa è molto importante per crescere nell’accurata conoscenza? (b) Descrivete in breve lo svolgimento del tema biblico del Seme del Regno.
16 Per comprendere quest’ultimo punto è molto importante che identifichiamo e comprendiamo chiaramente i grandi temi che tengono insieme la Bibbia. Il principale di questi è il tema della rivendicazione del nome di Geova per mezzo del Seme del Regno. Nella Bibbia vi sono tante cose in diretta o indiretta relazione con questo tema che il non comprenderlo pienamente impedisce di afferrare il significato di molte profezie e molti avvenimenti riportati nella Bibbia. Il tema del Seme del Regno è introdotto prestissimo nel Racconto Divino con una frase enigmatica. (Gen. 3:15) Ad Abraamo, Dio rivelò in seguito che il Seme sarebbe nato come uomo sulla terra quale suo discendente, e a Davide fu detto che dai suoi discendenti sarebbe venuto colui con il quale sarebbe stato stabilito un regno permanente. Nelle Scritture Ebraiche vi sono molte profezie relative a colui che sarebbe stato il “figlio dell’uomo”, e al quale, come colui che “ha il diritto legale”, sarebbe stato dato il Regno. (Gen. 22:15-18; 2 Sam. 7:12, 13; Dan. 7:13, 14; Ezech. 21:25-27) Le Scritture Greche Cristiane identificano Cristo Gesù come il Seme di Abraamo, e rivelano che di mezzo al genere umano altri sarebbero stati inclusi con Cristo come compagni del Seme, per partecipare con lui alla vittoria finale sopra “l’originale serpente, colui che è chiamato Diavolo e Satana”, in adempimento di Genesi 3:15. — Gal. 3:16, 29; Riv. 12:7-12; Rom. 16:20.
17. Che parte ha nel nostro studio degli avvenimenti biblici il tenere presente questo tema?
17 Tenendo presente questo tema generale accresciamo l’intendimento circa molti avvenimenti biblici. Il Diluvio, pur essendo un’opportuna distruzione di una malvagia civiltà, è pure visto come profetico avvertimento del modo in cui il promesso Seme, colui che è chiamato “il Figlio dell’uomo”, avrebbe agito verso i malvagi alla fine completa di questo presente sistema di cose. L’attacco degli Assiri al paese di Giuda, considerato prima, fu in realtà un attacco alla casa di Davide per cercar di frustrare l’adempimento della promessa fattagli da Dio del futuro Regno del Seme, e il risultato ben illustra nuovamente che cosa deve avvenire agli odierni oppositori del regno di Dio. — Matt. 24:37-39; 2 Re 19:34-37.
18. Che cosa scrisse Paolo nella sua lettera agli Efesini in merito a questo tema biblico del Seme?
18 A motivo del suo intendimento della progressiva rivelazione di questo tema, Paolo poté scrivere in merito alla “mia comprensione del sacro segreto del Cristo. In altre generazioni questo segreto non fu fatto conoscere ai figli degli uomini come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti mediante lo spirito, cioè che persone delle nazioni sarebbero stati coeredi e membra dello stesso corpo e partecipi con noi della promessa unitamente a Cristo Gesù per mezzo della buona notizia”. Quindi egli prosegue parlando di Dio agli uomini per capire “come è amministrato il sacro segreto che dall’indefinito passato [dal tempo della prima profezia sul Seme in Genesi 3:15] è stato nascosto in Dio, . . . affinché . . . sia fatta conoscere per mezzo della congregazione la grandemente varia sapienza di Dio, secondo l’eterno proposito che egli formò riguardo al Cristo”. — Efes. 3:4-6, 9-11.
19. In che modo le espressioni sul Seme del Regno che si trovano nelle Scritture Ebraiche sono una vigorosa prova che Geova è l’autore della Bibbia?
19 Mentre era ancora un sacro segreto gli scrittori biblici ebrei parlarono su questo tema, e, pur non avendo intendimento a quel tempo, ciò che essi scrissero era del tutto armonioso e coerente, così che quando venne il tempo di capire questo segreto per la congregazione cristiana nessuna delle numerose dichiarazioni e profezie fu riscontrata contraddittoria. Questa coerenza nella progressiva rivelazione del tema del Seme, intessuto nella Bibbia da cima a fondo, è una delle più vigorose prove che la Bibbia è davvero il prodotto di un solo autore, Geova Dio, ed è un libro veramente ispirato dal Creatore di tutte le cose.
20. (a) Che cosa dobbiamo tenere presente se vogliamo accrescere l’intendimento della Bibbia? (b) In che modo la conoscenza della Bibbia ci permette di adorare e lodare Dio?
20 Per capire pienamente la Bibbia dobbiamo tenere presente che, soprattutto, fu scritta sotto ispirazione affinché conoscessimo Dio, comprendessimo la sua volontà e il suo proposito, e potessimo adorarlo. Ricorrendo alla sua Parola la Bibbia diamo ascolto al comando: “Consultate Jahve e la sua potenza, cercate di continuo il suo volto!” Così facendo, siamo in grado di “[ricordare] i prodigi che egli operò, i portenti e le sentenze della sua bocca”. Siamo in grado di apprezzare la sua “gloria e splendore” e “la gloria del suo nome”, e possiamo rispondere di cuore all’esortazione: “Celebrate Jahve: egli è buono ed eterno è il suo favore! Dite: ‘Salvaci, Dio della nostra salvezza; raccoglici e strappaci dalle genti affinché celebriamo il tuo santo nome e ci gloriamo della tua lode’”. — 1 Cron. 16:11, 12, 27, 29, 34, 35, Ga.
21. Come dovremmo dunque accingerci allo studio della Bibbia?
21 Com’è verace l’ispirato proverbio: “Gli uomini malvagi non intendono ciò che è giusto, ma coloro che cercano Jahve comprendono ogni cosa”. (Prov. 28:5, Ga) Quindi, cercate Geova ad ogni costo con il desiderio di adorarlo in spirito e verità, accostandovi alla Bibbia con salutare rispetto, riconoscendo il fatto che essa contiene le espressioni della bocca di Geova tanto necessarie per la vostra vita. Fate questo avendo fiducia nella promessa di Geova che non imparerete invano dalla sua Parola ma questo vi condurrà all’intendimento della verità e a “crescere nell’accurata conoscenza di Dio”. — Col. 1:10.
[Prospetto a pagina 531]
ASSOCIAZIONE DI AVVENIMENTI DELLA STORIA
a.E.V.
745 — Ezechia comincia a governare
(Isaia e Michea servivano già come profeti)
740 — Il regno settentrionale (Samaria) è conquistato dall’Assiria
732 — Gli Assiri al comando di Sennacherib invadono Giuda
716 — Il governo di Ezechia termina
607 — Il regno di Giuda (Gerusalemme) è rovesciato