Ministri che lavorano
1. In Romani 13:1-6 come sono chiamati i funzionari dei governi politici in relazione all’Iddio dei cristiani?
QUANDO nel 1607 tradusse la Sacra Bibbia in italiano, il lucchese Giovanni Diodati rese come segue il brano che parla delle “podestà” o “autorità superiori” di questo mondo: “Il magistrato è ministro di Dio per te, nel bene; ma, se tu fai male, temi, perciocchè egli non porta indarno la spada; conciossiachè egli sia ministro di Dio, vendicatore in ira contro a colui che fa ciò che è male. Perciò convien di necessità essergli soggetto, non sol per l’ira, ma ancora per la coscienza. Conciossiachè per questa ragione ancora paghiate i tributi; perciocchè essi son ministri di Dio, vacando del continuo a questo stesso”. — Rom. 13:1-6.
2. (a) Il fatto che i funzionari dei governi mondani siano chiamati “ministri” si basa forse sulla traduzione delle parole di Paolo? (b) L’uso che essi fanno di tale termine significa forse che Paolo e gli altri cristiani che non fanno parte del mondo non possano chiamarsi ministri?
2 Non c’è alcun motivo per ritenere che titoli come “primo ministro” o “ministro” attribuiti a certi funzionari dello stato da vari governi politici si basino sulle parole dell’apostolo Paolo che abbiamo appena menzionate. Se anche fosse, c’è un’enorme differenza fra il ministero secolare degli uomini politici chiamati ‘ministri di Dio’ e il “ministero” religioso dell’apostolo Paolo e dei suoi conservi cristiani che non fanno parte di questo mondo. Le rispettive sfere d’azione differiscono. Il fatto che i politici del mondo usino il termine “ministro” con riferimento all’attività di governo non esclude che nelle lingue in questione Paolo e i suoi conservi cristiani fossero chiamati “ministri” in senso religioso.
3. Ciascun testimone di Geova che oggi predica di casa in casa come facevano Tichico e Timoteo può ritenersi un “ministro di Dio nella buona notizia circa il Cristo”?
3 Quando in Efesini 6:21 l’apostolo Paolo chiama Tichico “fratello diletto e fedele ministro nel Signore”, non stava classificando Tichico fra gli ecclesiastici della cristianità. (Vedi anche Colossesi 1:7 e 4:7). Paolo chiamò anche Timoteo “nostro fratello e ministro di Dio nella buona notizia circa il Cristo”. (I Tess. 3:2) Certo gli odierni dedicati e battezzati testimoni di Geova che predicano questa “buona notizia” del Regno di casa in casa sono ‘ministri di Dio nella buona notizia circa il Cristo’. — Matt. 24:14; Mar. 13:10.
4. Secondo le Scritture, la congregazione cristiana nell’insieme, come anche i suoi singoli componenti, hanno un ministero?
4 Ma che dire della congregazione dei battezzati cristiani nel suo insieme? Alla congregazione di Tiatira, in Asia Minore, Gesù Cristo, il glorificato Figlio di Dio, disse: “Conosco le tue opere, e il tuo amore e la tua fede e il tuo ministero”. (Riv. 2:18, 19) Alla congregazione di Corinto, in Acaia (Grecia), Paolo scrisse: “Vi sono varietà di ministeri, eppure vi è lo stesso Signore”. (I Cor. 12:5) In armonia con questo fatto, dalla Pentecoste del 33 E.V. in poi il glorificato Gesù Cristo conferì alla sua congregazione sulla terra doni in forma di uomini, come apostoli, profeti, evangelizzatori, pastori, maestri. A che scopo? “In vista dell’addestramento dei santi, per l’opera di ministero, per l’edificazione del corpo del Cristo”. (Efes. 4:7-12) Infine, a tutti i componenti ebrei della congregazione cristiana di Gerusalemme, l’apostolo Paolo scrisse: “Iddio non è ingiusto, per dimenticare l’opera vostra, e la fatica della carità che avete mostrata inverso il suo nome, avendo ministrato e ministrando ancora a’ santi”. (Ebr. 6:10, Di) Così facendo svolgevano tutti un ministero approvato da Geova Dio.
LAVORO SECOLARE
5. (a) Contrariamente alle abitudini dei ministri di culto della cristianità, i ministri in senso scritturale possono svolgere un lavoro secolare per parte del tempo? (b) Quando cominciò a comparire nelle traduzioni bibliche il termine “ministro”?
5 Essere ministri in senso scritturale, in quanto membri della dedicata e battezzata congregazione dei testimoni di Geova, non significa vivere una vita di lussi e di agi, come qualcuno potrebbe pensare vedendo certi ministri di culto della cristianità. Non dovrebbe essere così secondo le ispirate istruzioni della Bibbia. Inoltre, quelli che sono “ministri” nel senso biblico del termine possono dover svolgere un lavoro secolare per parte del tempo. Persino Gesù Cristo fino all’età di trent’anni fece il falegname a Nazaret! Poi si dedicò a tempo pieno al ministero per il quale era stato unto dallo spirito di Dio. Non sappiamo se parlava il latino e se usava quindi la parola minister. Ma quando le Scritture Ebraiche e quelle Greche furono tradotte in latino, lingua dell’impero romano, nella traduzione comparve la parola minister.
6. (a) Secondo l’etimologia del termine corrispondente in latino o in greco, che senso ha la parola “ministro”? (b) In che modo dunque Paolo poteva ‘glorificare il suo ministero’?
6 Poiché minister deriva dal latino minus, che significa “meno”, essere un ministro significa basilarmente “essere o agire come qualcosa di minore” (quod minus est, in latino). La parola greca corrispondente, diàkonos, ha un’analoga umile derivazione. Si ritiene che derivi da dià (“attraverso”) e konis (“polvere”). Ai greci la parola dava l’idea di qualcuno che passa in mezzo alla polvere per rendersi disponibile e compiere qualche servizio. Tuttavia, nonostante le umili origini del termine greco, l’apostolo Paolo lo usò quando disse: “Io glorifico il mio ministero”. (Rom. 11:13) Ne diede prova svolgendolo assiduamente sino alla fine.
7. (a) Il fatto che i ministri del Regno svolgano il loro ministero gratuitamente ne sminuisce forse il valore? (b) Qualsiasi lavoro secolare debbano per necessità svolgere, come lo considerano i ministri del Regno?
7 Non fu per dar gloria a se stesso che Paolo svolse zelantemente il suo ministero. Lo svolse senza pesare in alcun modo su quelli ai quali predicava gratuitamente la “buona notizia”. Questo non sminuiva il valore del suo ministero. Quelli che ricevevano la “buona notizia”, pur non avendola pagata, dovevano ugualmente ‘calcolarne il costo’ per trarne personalmente beneficio. Paolo si sentiva altamente onorato della gloriosa “buona notizia” che gli era stata affidata, un ministero senza pari rispetto a tutte le professioni del mondo, per quanto ben rimunerate. Oggi i testimoni di Geova imitano l’esempio dell’apostolo Paolo. In che modo? Non compiendo il ministero relativo al messaggio del regno di Dio per guadagno personale, in senso materiale o mondano. Sanno che sarebbe sbagliato trattare il messaggio del Regno come qualcosa di carattere commerciale, come un semplice mezzo per fare vita comoda. Qualsiasi lavoro secolare debbano svolgere occupa nella loro vita un posto secondario. Vale la pena di fare sacrifici per il ministero del Regno!
8. In che modo Paolo, giunto infine a Roma, continuò a ‘glorificare il suo ministero’?
8 Quando l’apostolo Paolo infine arrivò a Roma e si mise in contatto con la congregazione, continuò a fare ciò che aveva detto anni prima nella lettera che aveva scritto loro. Continuò a ‘glorificare il suo ministero’. Come poté farlo, visto che era prigioniero in catene? Il medico Luca, suo fedele compagno, racconta: “Quando, infine, fummo entrati in Roma, fu permesso a Paolo di stare per suo conto col soldato che gli faceva la guardia. Comunque, tre giorni dopo egli radunò quelli che erano i principali dei Giudei. Quando si furono riuniti, [Paolo parlò loro]. . . . E rimase per due anni interi nella casa che aveva affittata, e riceveva benignamente tutti quelli che venivano da lui, predicando loro il regno di Dio e insegnando loro le cose inerenti al Signore Gesù Cristo con la più grande libertà di parola, senza impedimento”. — Atti 28:16-31; Efes. 6:20.
9. Fino a che punto divennero di pubblico dominio a Roma l’imprigionamento di Paolo e la sua causa? Che effetto produsse questo sui cristiani di quella città?
9 Quale fu il risultato dell’attività compiuta da Paolo mentre era ingiustamente imprigionato? Egli narra: “Ora desidero che sappiate, fratelli, che le mie cose sono riuscite per il progresso della buona notizia anziché altrimenti, tanto che i legami della mia prigionia son divenuti di pubblica conoscenza in relazione con Cristo fra tutta la guardia pretoriana e tutti gli altri; e la maggioranza dei fratelli nel Signore, provando fiducia a motivo dei legami della mia prigionia, mostrano ancor più coraggio nel dichiarare la parola di Dio senza timore”. “Tutti i santi, ma specialmente quelli della casa di Cesare, vi mandano i loro saluti”. — Filip. 1:12-14; 4:22.
ORA È IL TEMPO DI FAR ONORE AL MINISTERO
10. Quando fu che il fedele rimanente dei dedicati e battezzati servitori di Geova seguì l’invito di uscire dall’impero mondiale della falsa religione?
10 I testimoni di Geova hanno accettato l’invito divino a uscire da Babilonia la Grande, l’impero mondiale della falsa religione. Durante la prima guerra mondiale (1914-1918) Babilonia la Grande collaborò con le potenze politiche belligeranti nell’imporre restrizioni ai dedicati e battezzati servitori di Geova Dio. Si arrivò a imprigionare i membri principali della sede centrale dell’organizzazione. Ma nell’anno postbellico del 1919 vi furono sollievo e liberazione. Essi compresero il bisogno di riorganizzarsi per la predetta opera di predicare in tutto il mondo “questa buona notizia del regno”. — Matt. 24:14.
11. (a) Come fu smascherata Babilonia la Grande dai membri del rimanente riuniti a congresso nel 1919? (b) Quale atteso periodo di tempo acclamarono, e quale rivista cominciò a essere pubblicata in armonia con questo?
11 Il rimanente si riorganizzò per compiere in tutta la terra una predicazione senza precedenti di “questa buona notizia del regno”. A tal fine tennero un congresso generale a Cedar Point (Ohio, U.S.A.), nel settembre del 1919. In quell’occasione smascherarono pubblicamente Babilonia la Grande quale sostenitrice dell’allora proposta Lega delle Nazioni, che il clero della chiesa protestante definì “l’espressione politica del regno di Dio sulla terra”. I congressisti acclamarono l’“età d’oro” che diverrà realtà sotto il celeste regno di Dio retto da Cristo. Come annunciato al congresso, nell’ottobre del 1919 si cominciò a pubblicare una nuova rivista come complemento della Torre di Guardia. Si chiamava “L’Età d’Oro”. Successivamente, visto il crescente bisogno di conforto da parte dell’intera famiglia umana, il nome della rivista fu cambiato in “Consolazione”. Dopo la seconda guerra mondiale assunse il nome di “Svegliatevi!”.
12. (a) Quale nuova identità assunsero i membri del rimanente, migliorando così l’aspetto del loro ministero? (b) Cosa significò tutto questo per il loro ministero del Regno?
12 Tutto ciò conferì un nuovo aspetto al ministero di quei predicatori dello stabilito regno di Dio. Nel 1931 respinsero tutti i soprannomi dispregiativi che Babilonia la Grande continuava a dar loro, e adottarono un nome basato sulla profezia biblica, Testimoni di Geova. (Isa. 43:10-12) Questo diede loro una nuova identità agli occhi di Babilonia la Grande e dei suoi protettori politici. Il loro Dio Geova fu lieto che si fossero tolti di dosso gli abiti religiosi macchiati e contaminati dal contatto con Babilonia la Grande. Assunsero un nuovo aspetto ai suoi occhi. In senso simbolico, fu come se l’unto rimanente indossasse le “vesti da cerimonia” adatte al loro ministero sacerdotale. (Zacc. 3:4, 5) Questo conferì dignità, onore e gloria al loro ministero verso Dio.
13. (a) Quale ulteriore prova si ebbe dal 1935 in poi del fatto che il rimanente era ritornato nel favore di Dio? (b) Gli appartenenti alla “grande moltitudine” si unirono al rimanente nel fare che cosa circa il ministero?
13 Ci furono prove visibili che l’unto rimanente, dopo la prima guerra mondiale, era tornato nel favore di Dio? Sì, perché quella che si rivelò una “grande folla” di sinceri adoratori dell’unico vivente e vero Dio cominciò ad associarsi al rimanente comparativamente piccolo del “regal sacerdozio”. (I Piet. 2:9) Se ne ebbe la prova inconfutabile nella primavera del 1935, in occasione di un congresso generale a Washington (District of Columbia, U.S.A.). Lì il 31 maggio il presidente della Società (Watch Tower) pronunciò un discorso chiave sul soggetto “La grande moltitudine”, basato su Rivelazione 7:9-15. (AV) Il giorno seguente 840 persone simboleggiarono la loro dedicazione a Geova Dio mediante il battesimo in acqua. La maggioranza di quei candidati al battesimo condivideva la speranza della “grande moltitudine” di vivere in un paradiso terrestre sotto il regno di Cristo. Sapevano bene che questo richiedeva che si unissero all’unto rimanente nell’opera di predicazione di casa in casa quali ministri di Geova Dio. Anch’essi cominciarono a ‘glorificare il loro ministero’.
14. Anche se nella maggioranza dei casi non sono in grado di dedicare tutto il loro tempo alla predicazione del Regno, quale obbligo si assumono i componenti della “grande moltitudine” con la loro dedicazione simboleggiata dal battesimo?
14 Finora centinaia di migliaia di persone simili a pecore si sono affiancate all’unto rimanente intraprendendo insieme a questo il ministero del Regno. Non tutti hanno la possibilità di dedicare tutto il loro tempo a tale ministero in qualità di proclamatori a tempo pieno, rappresentanti viaggianti della Società (Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania), o membri del personale delle sue filiali. Impegni terreni obbligano la maggioranza di loro a svolgere un lavoro secolare per la maggior parte del tempo o per buona parte d’esso. Ciò nonostante, la loro dedicazione a Dio, simboleggiata col battesimo in acqua, richiede che siano suoi ministri nel servire gli interessi del suo regno.
15. In che senso essi si trovano in una situazione simile a quella dell’apostolo Paolo a Corinto?
15 Essi si trovano in una situazione simile a quella dell’apostolo Paolo. Per un anno e mezzo lavorò a Corinto come fabbricante di tende insieme ad Aquila, un giudeo credente. (Atti 18:1-11) Oggi alcuni classificherebbero Paolo come un “ministro regolare”.
16. Fermatosi a Mileto mentre si recava a Gerusalemme, cosa disse Paolo in merito al lavoro secolare da lui svolto?
16 Ricordiamo anche ciò che Paolo disse quando si fermò nella città portuale di Mileto, in Asia Minore, mentre era diretto a Gerusalemme. Da Mileto mandò a chiamare gli anziani o sorveglianti della congregazione di Efeso. Fra le altre cose disse loro: “Perciò siate svegli, e tenete presente che per tre anni, notte e giorno, non ho cessato di ammonire ciascuno con lagrime. . . . Non ho concupito né l’argento né l’oro né la veste di nessuno. Voi stessi sapete che queste mani han provveduto ai bisogni miei e di quelli che erano con me. In ogni cosa vi ho mostrato che, faticando così, dovete assistere quelli che son deboli, e dovete tener presenti le parole del Signore Gesù, che egli stesso disse: ‘Vi è più felicità nel dare che nel ricevere’”. — Atti 20:31-35.
17. (a) Svolgendo a volte un lavoro secolare, Paolo degradava forse il suo ministero? Perché lavorava? (b) Fra i dedicati cristiani di quel tempo c’erano altri ministri che lavoravano? Cosa dimostra l’esempio di quelli che nell’antichità prestavano servizio nel tempio?
17 Il fatto di svolgere temporaneamente un lavoro secolare rimunerato non degradava il ministero del Regno compiuto da Paolo. Il suo desiderio era quello di poter predicare e insegnare gratuitamente ai suoi ascoltatori e allievi. Così facendo, in effetti, evitava che qualcuno potesse accusare la sua opera educativa di essere un’attività lucrativa. (I Cor. 9:13-18) In questo caso faceva in realtà ciò che aveva detto: “Io glorifico il mio ministero”. (Rom. 11:13) Il fatto di essere un ministro che lavorava per sostenersi dimostrava la sincerità e l’altruismo dei motivi per cui egli svolgeva il ministero del Regno. La maggioranza dei suoi dedicati compagni cristiani erano ministri che lavoravano, e alcuni erano addirittura schiavi di proprietari non cristiani. (Atti 18:1-4; Rom. 16:3-5) La necessità di svolgere un lavoro secolare non degrada il ministero del Regno; ricordiamo infatti che in Israele, sotto il patto della legge mosaica, i leviti prestavano servizio nel tempio di Gerusalemme solo una settimana ogni sei mesi, oltre che alle feste annuali tenute a Gerusalemme. Per il resto del tempo vivevano nelle città levite distribuite in tutto il paese, e lì lavoravano per mantenere le rispettive famiglie. Anche loro quindi erano ministri che lavoravano.
18. (a) I ministri testimoni di Geova che lavorano hanno diritto allo stesso trattamento riconosciuto ai ministri di Babilonia la Grande? (b) In che modo i ministri che lavorano ‘glorificano il loro ministero’ mentre svolgono il loro lavoro secolare?
18 Il fatto che per molti dedicati e battezzati testimoni di Geova sia necessario o indispensabile svolgere un lavoro secolare per la maggior parte del tempo non significa e non dimostra che non siano veri ministri di Dio, con tutti i diritti che i governi riconoscono ai ministri religiosi di Babilonia la Grande. Pure essendo ministri che lavorano, mettono gli interessi del regno di Dio al di sopra di tutto. Poiché predicano il regno di Dio anche di casa in casa, sono effettivamente ministri del Regno, non inferiori ai ministri politici dei governi di questo mondo. Con la lodevole qualità del lavoro che svolgono alle dipendenze dei loro datori di lavoro umani, questi ministri lavoratori indirettamente ‘glorificano il loro ministero’. Questo reca lode all’Iddio al quale rendiamo sacro servizio.
19. (a) Se un cambiamento di circostanze lo rendesse possibile, cosa farebbero i ministri che lavorano? (b) Indipendentemente dalla quantità di tempo direttamente dedicata a promuovere gli interessi del Regno, cosa deve fare ciascun dedicato e battezzato testimone di Geova?
19 È inutile dire che, se un cambiamento di circostanze consentisse ai ministri che lavorano di intraprendere a tempo pieno il ministero del Regno, essi sarebbero ben lieti di compiere il ministero della Parola di Dio al massimo delle loro capacità. Ad ogni modo, sia che siamo in grado di dedicare tutto il nostro tempo o solo parte d’esso a promuovere direttamente gli interessi dello stabilito regno di Dio retto da Cristo, dobbiamo incessantemente ‘glorificare il nostro ministero’.