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UomoAusiliario per capire la Bibbia
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dell’uomo e della donna nella disposizione di Dio, dice: “Voglio che sappiate che il capo di ogni uomo è il Cristo; a sua volta il capo della donna è l’uomo; a sua volta il capo del Cristo è Dio”. Fa poi notare che la donna che prega o profetizza nella congregazione col capo scoperto disonora colui che è il suo capo. Quindi, a sostegno del suo argomento, dice: “Poiché l’uomo non si deve coprire la testa, essendo egli immagine e gloria di Dio; ma la donna è gloria dell’uomo”. L’uomo fu creato per primo e per qualche tempo rimase solo, essendo in se stesso a immagine di Dio. La donna fu tratta dall’uomo e doveva essere soggetta all’uomo, a differenza di Dio, che non è soggetto a nessuno. L’autorità dell’uomo, comunque, è al terzo posto, dopo l’autorità di Dio e di Cristo. — I Cor. 11:3-7.
DOTATO DI LIBERO ARBITRIO
Essendo a immagine di Dio, secondo la Sua somiglianza, l’uomo era dotato di libero arbitrio. Era libero di scegliere di agire bene o male. Con la sua volontaria, amorevole ubbidienza al Creatore, aveva la possibilità di rendere a Dio onore e gloria molto maggiori di quelli che poteva rendere la creazione animale. Poteva lodare intelligentemente Dio per le Sue mirabili qualità e sostenere la Sua sovranità. Ma la libertà di Adamo era una libertà relativa; non era assoluta. Poteva continuare a vivere felice solo se riconosceva la sovranità di Geova. Questo era indicato dall’albero della conoscenza del bene e del male, di cui ad Adamo era vietato di mangiare. Mangiarne sarebbe stato un atto di disubbidienza, ribellione alla sovranità di Dio. — Gen. 2:9, 16, 17.
Essendo Adamo “figlio di Dio” (Luca 3:38), la sua relazione con Dio era quella di un figlio verso il padre, e quindi avrebbe dovuto ubbidire. Inoltre Dio creò nell’uomo un innato desiderio di adorare. Questo desiderio, se pervertito, avrebbe portato l’uomo nella direzione sbagliata e distrutto la sua libertà, rendendolo schiavo di ciò che era stato creato anziché del Creatore. Ciò a sua volta avrebbe provocato la degradazione dell’uomo.
Un ribelle figlio spirituale di Dio indusse Eva moglie di Adamo a peccare, ed essa tentò Adamo, che volontariamente si ribellò a Geova. (Gen. 3:1-6; I Tim. 2:13, 14) Entrambi divennero simili alle persone descritte in seguito da Paolo in Romani 1:20-23. Con la sua trasgressione Adamo perse la posizione di figlio e la perfezione e trasmise il peccato, con l’imperfezione e la morte, all’intero genere umano, disceso da lui. Tutti quelli che sarebbero nati sarebbero stati, a somiglianza del padre loro Adamo, uomini imperfetti: la morte era già operante nel loro corpo. — Gen. 3:17-19; Rom. 5:12; vedi ADAMO.
“L’UOMO CHE SIAMO DI DENTRO”
Parlando del combattimento del cristiano, anche con la carne decaduta, peccaminosa, la Bibbia usa le espressioni “l’uomo che sono interiormente”, “l’uomo che siamo di dentro”, e simili. (Rom. 7:22; II Cor. 4:16; Efes. 3:16) Queste espressioni sono appropriate perché i cristiani sono stati “rinnovati nella forza che fa operare la [loro] mente”. (Efes. 4:23) Questa forza o inclinazione della mente ha tendenza spirituale. Essi si sforzano di ‘spogliarsi della vecchia personalità [lett. “uomo vecchio”]’ per rivestirsi della “nuova personalità [lett. “uomo nuovo”]”. (Col. 3:9, 10; Rom. 12:2) Essendo stati battezzati in Cristo sono stati “battezzati nella sua morte”; la vecchia personalità è stata messa al palo, “affinché il ... corpo peccaminoso fosse reso inattivo”. Ma fino alla loro morte nella carne e risurrezione, il corpo carnale continua a combattere l’“uomo spirituale”. È un combattimento difficile, per cui Paolo dice: “In questa casa in cui dimoriamo, in realtà gemiamo”. Ma il sacrificio di riscatto di Gesù Cristo copre i peccati della vecchia personalità con i desideri carnali che operano nelle sue membra, a meno che i cristiani non si arrendano e perdano la battaglia cedendo alla carne. — Rom. 6:3-7; 7:21-25; 8:23; II Cor. 5:1-3.
L’UOMO SPIRITUALE
L’apostolo contrappone l’uomo spirituale all’uomo fisico e dice: “Ma l’uomo fisico non riceve le cose dello spirito di Dio, poiché per lui sono stoltezza”. (I Cor. 2:14) Questo “uomo fisico” non significa semplicemente quello che vive sulla terra, con un corpo carnale, perché è ovvio che i cristiani sulla terra hanno corpi carnali. L’uomo fisico qui menzionato è quello la cui vita non ha un lato spirituale. Segue i desideri dell’anima umana a esclusione delle cose spirituali.
Paolo prosegue dicendo che l’“uomo fisico” non può conoscere le cose dello spirito di Dio “perché sono esaminate spiritualmente”. Poi aggiunge: “Comunque, l’uomo spirituale esamina in realtà tutte le cose, ma egli stesso non è esaminato da nessun uomo”. L’uomo spirituale ha intendimento delle cose che Dio rivela; inoltre si rende conto che l’uomo fisico ha un atteggiamento e un comportamento sbagliato. Ma l’uomo fisico non può comprendere l’atteggiamento dell’uomo spirituale, le sue azioni e il corso della sua vita, e nessun uomo può giudicare l’uomo spirituale, perché solo Dio è il suo Giudice. (Rom. 14:4, 10, 11; I Cor. 4:3-5) L’apostolo fa questo ragionamento: “poiché ‘chi ha conosciuto la mente di Geova, onde lo istruisca?’” Nessuno, naturalmente. “Ma”, dice Paolo ai cristiani, “noi abbiamo la mente di Cristo”. Avendo la mente di Cristo, che rivela Geova e i suoi propositi ai cristiani, essi sono uomini spirituali. — I Cor. 2:14-16.
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Uomo dell’illegalitàAusiliario per capire la Bibbia
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Uomo dell’illegalità
Espressione usata dall’apostolo Paolo in II Tessalonicesi 2:3 per avvertire della grande apostasia anticristiana che si sarebbe manifestata prima del “giorno di Geova”. Il termine greco apostasìa, che ricorre in questo versetto, indica più che un semplice allontanamento dovuto a indifferenza. Significa defezione, rivolta, voluta e premeditata ribellione. In antichi documenti papiracei apostasìa aveva il significato politico di ribellione.
UNA RIVOLTA RELIGIOSA
Il Signore Gesù Cristo stesso avvertì della venuta dell’apostasia. Nella parabola del grano e delle zizzanie (Matt. cap. 13) Gesù disse che il Diavolo avrebbe seminato “zizzanie”, finti cristiani, “figli del malvagio”, in mezzo al “grano”, “i figli del regno”. “Zizzanie” sarebbero esistite fino al termine del sistema di cose, quando sarebbero state identificate e “bruciate”.
Paolo avvertì i sorveglianti cristiani di Efeso che dopo la sua partenza “oppressivi lupi” si sarebbero infiltrati fra i veri cristiani e non avrebbero trattato il gregge con tenerezza, ma avrebbero cercato di trascinare dietro a sé “i discepoli” (non semplicemente cercando di fare discepoli, ma cercando di sviare i veri discepoli di Cristo). (Atti 20:29, 30) E in I Timoteo 4:1-3 scrisse: “Comunque, l’espressione ispirata dice definitamente che in successivi periodi di tempo alcuni si allontaneranno dalla fede, prestando attenzione a ingannevoli espressioni ispirate e a insegnamenti di demoni, mediante l’ipocrisia di uomini che diranno menzogne, segnati nella loro coscienza come da un ferro rovente [insensibili, induriti, al punto di non sentire
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