Mostrate benignità a tutti
1. Quale effetto ha la mancanza di benignità su questo mondo e sugli uomini?
QUESTO è un mondo freddo e inospitale perché molte persone sono senza amorevole benignità. È un mondo dove gli estranei sono spesso considerati con gelido sospetto. Il timore ha prodotto un cattivo effetto sulla benignità e in molte persone l’amore del denaro ha soffocato ciò che rimaneva della loro amorevole benignità. Essendo considerata come un ostacolo per i profitti pecuniari, la benignità è spesso sostituita dalla mancanza di scrupoli; quindi la capacità mentale non ha provveduto nessuna garanzia di benignità. Osservando questo fatto, Sir Robert Watson-Watt, principale inventore del radar, disse: “Nei miei affari io ho sofferto maggiormente a motivo di persone che nelle loro tecniche sono brillanti e ingegnose, ma che non sono state educate come esseri umani”. L’intelligenza senza amorevole benignità fa somigliare non a Geova Dio, che è “ricco di amorevole benignità”, ma piuttosto a colui che “va attorno come un leone ruggente, cercando di divorare qualcuno”, Satana il Diavolo. È vero che “negli ultimi giorni verranno tempi molto difficili. Poiché gli uomini saranno amanti di se stessi, amanti del denaro . . . senza amorevole benignità”. — Giona 4:2, SA; 1 Piet. 5:8; 2 Tim. 3:1, 2.
2. (a) Mettete in contrasto i “figli di Dio” con i “figli del Diavolo”, mostrando i loro rispettivi frutti. (b) Possono i “figli di Dio” ricorrere appropriatamente alla crudeltà per cercar di promuovere gli interessi personali o cristiani?
2 Poiché il cristiano deve mostrare d’essere figlio dell’Altissimo e non “figlio del Diavolo”, come deve vivere in un mondo che non ha “amorevole benignità”? Può egli permettersi di cadere nel fango della crudeltà, in cui guazza questo empio mondo? Può egli permettersi di ricorrere alla crudeltà per far progresso negli affari, negli interessi personali o cristiani? No! non può far questo se desidera mostrare d’essere figlio dell’Altissimo, come mostra l’apostolo Giovanni: “I figli di Dio e i figli del Diavolo sono manifesti da questo fatto: Chiunque non pratica la giustizia non procede da Dio, né colui che non ama il suo fratello”. I “figli di Dio” non possono seguire le crudeli pratiche dei “figli del Diavolo”. I figli di Dio non possono portare, come i “figli di disubbidienza”, frutti fradici, ma devono continuare a “camminare come figli di luce, poiché il frutto della luce consiste di ogni specie di bontà, giustizia e verità”. Certamente i “figli della luce” non possono ricorrere alla crudeltà per cercar di promuovere gli interessi personali o gli interessi di Geova; anzi, essi usano “ogni specie di bontà”. Quindi la benignità o la sua mancanza indica di chi siamo figli. — Atti 13:10; 1 Giov. 3:10; Efes. 5:6, 8, 9.
3, 4. Come si possono raccomandare i cristiani quali ministri di Dio?
3 La benignità mostra agli altri se noi imitiamo Dio o no; ha il potere di raccomandare la persona. Questo è riconosciuto anche dal mondo, come quando un uomo noto si prese la pena di portare la valigia ad una signora anziana in una stazione ferroviaria; e un osservatore disse: “È la prima volta che ho visto camminare un sermone”. I cristiani, più di ogni altro, devono essere sermoni che camminano, e i loro discorsi e la loro condotta quotidiana li devono raccomandare come ministri di Dio. “In nessun modo noi diamo alcun motivo d’inciampo”, scrisse l’apostolo Paolo, “affinché non si trovi da ridire sul nostro ministero; ma in ogni modo ci raccomandiamo come ministri di Dio, con molta sopportazione, . . . con purezza, conoscenza, longanimità, benignità”. — 2 Cor. 6:3-6.
4 La benignità fa dunque parte di “ogni modo” in cui i veri ministri di Dio si raccomandano in ogni tempo, mostrando in tale maniera ad altri d’essere “figli di luce”. Questo significa che essi devono essere “figli di Dio senza macchia in mezzo a una generazione perversa e storta, fra la quale risplendete come luminari nel mondo”. I cristiani devono risplendere riguardo alla luce delle verità bibliche e con la loro condotta morale; essi risplendono brillantemente in due modi, come luminari in un mondo perverso che non ha “amorevole benignità”. — Efes. 2:15.
5. Come Gesù mise in risalto di mostrare benignità a tutti?
5 Se il cristiano si raccomanda perciò come ministro di Dio, dev’esser disposto a mostrare benignità a tutti. Questo comprende i suoi fratelli cristiani, gli estranei, “gli ingrati e gli empi”, e, sì, anche i suoi nemici. Il Signore Gesù disse: “Continuate ad amare i vostri nemici e a pregare per quelli che vi perseguitano; affinché dimostriate d’esser figli del Padre vostro che è nei cieli, poiché egli fa levare il suo sole sugli empi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se voi amate coloro che vi amano, che premio ne avete? Non fanno forse altrettanto anche gli esattori di tasse? E se voi salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno forse altrettanto anche le persone delle nazioni? Dovete quindi essere completi, come è completo il vostro Padre celeste”. — Luca 6:35; Matt. 5:44-48.
MOSTRARE BENIGNITÀ AGLI ESTRANEI È UNA RESPONSABILITÀ
6. Come Paolo mise in risalto di dover mostrare benignità a tutti?
6 Il cristiano ha la responsabilità, come spiegò chiaramente il Figlio di Dio, di mostrare benignità a tutti. L’apostolo di Gesù Cristo ci ammonisce di tenere sempre presente questa responsabilità; Paolo scrisse: “Il vostro amor fraterno duri. Non dimenticate la benignità verso gli estranei, perché per mezzo di essa alcuni, senza saperlo, ospitarono angeli”. Quali ricompense ottennero Abramo, Lot e Manoah perché furono benigni verso tutti! Essi ospitarono angeli e ricevettero benedizioni dall’Altissimo, perché non dimenticarono mai di mostrare “benignità agli estranei”. — Ebr. 13:1, 2; Gen. 18:1-10; 19:1-29; Giud. 13:8-20.
7. Come i cristiani mostrano oggi benignità agli estranei, e perché sono felici nel far questo?
7 Come possono i cristiani mostrare oggi benignità agli estranei? Seguendo l’esempio di Gesù Cristo. Egli mostrò benignità a tutti, e la più importante maniera in cui fece questo fu quella d’invitare altri a banchettare col cibo spirituale, le verità inerenti al “regno dei cieli”. Per promuovere gli interessi del regno di Dio Gesù mostrò benignità in ogni modo. Dal principio del suo ministero egli mostrò ospitalità agli estranei per aiutarli spiritualmente. Quando Giovanni Battista presentò Gesù a due suoi discepoli, essi seguirono Gesù e gli chiesero: “Dove dimori?” Gesù rispose: “Venite e vedete”. “Quindi essi andarono e videro dove dimorava, e stettero con lui quel giorno”. L’abitazione di Gesù era dunque un luogo ospitale; egli se ne servì per aiutare altri a conoscere il regno di Dio. Ma Gesù andò principalmente nelle case di altri, non per chiedere ma per dare; egli mostrò benignità agli estranei andando nelle loro case per insegnare loro il regno del cielo. Così i cristiani d’oggi non soltanto fanno delle loro case luoghi ospitali, ma sono desiderosi di andare nelle case degli estranei, affinché possano prender parte alla grande opera di predicazione predetta dal Signore Gesù: “Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata a scopo di testimonianza a tutte le nazioni”. Oggi questa grande opera di predicazione e insegnamento viene compiuta dai testimoni di Geova in tutto il mondo, e felici sono quelli che vi partecipano! Pertanto, la benignità verso gli estranei reca ora la ricompensa della felicità. L’apostolo Paolo scrisse: “Voi dovete assistere quelli che sono deboli e dovete ricordare le parole del Signore Gesù, il quale egli stesso disse: ‘C’è più felicità nel dare che nel ricevere’”. — Giov. 1:35-39; Matt. 24:14; Atti 20:35.
8. Perché alcuni si potrebbero sentire riluttanti a mostrare benignità agli estranei, ma qual è l’attitudine giusta?
8 A causa della mancanza di amorevole benignità di molti padroni di casa d’oggi, alcuni cristiani potrebbero sentirsi riluttanti ad andare nelle case degli estranei per portare il messaggio del Regno come fecero Gesù e gli apostoli. Questi potrebbero pensare che l’ingratitudine e la scortesia delle persone in genere rendano troppo difficile portar loro le informazioni spirituali. Ma se il cristiano ha nel proprio cuore vera benignità, non si tratterrà dal condividere la sua bontà spirituale con gli estranei, per quanto molti di essi possano essere ingrati. Non è Geova Dio benigno anche verso gli ingrati e gli empi? Geova Dio ha mostrato la sua amorevole benignità a tutti, inviando il suo Figlio nel mondo “affinché chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna”. Questa è immeritata benignità da parte di Dio. Nonostante la predicazione del regno di Dio ed altre buone opere, il cristiano non è perfetto; non può guadagnare la salvezza. Quindi Geova ci tratta benignamente. Come dovrebbe la benignità di Dio ispirarci ad essere come lui! “Quando la benignità e l’amore furono dal nostro Salvatore, Dio, manifestati all’uomo, non per qualche attività di giustizia che avessimo compiuta, ma secondo la sua misericordia egli ci salvò”. Poiché Geova ha dato un così amorevole esempio, come può alcun cristiano che desidera esser figlio dell’Altissimo trattenersi dal mostrare benignità agli estranei? — Giov. 3:16; Tito 3:4, 5.
9. Perché e importante condividere la buona notizia del Regno con gli estranei, ed è il ministro di Dio scoraggiato dalla inospitalità dei padroni di casa?
9 Se una persona riceve la bontà di Dio e, a sua volta, non vuole mostrare benignità agli estranei, portando loro la buona notizia del Regno, non mostra d’essere come il Padre celeste, ma lascia che il Diavolo la renda come Geova non vuole che sia: senza benignità verso gli estranei. Dio vuole che i cristiani mostrino benignità agli estranei. Quindi il ministro di Dio visita lietamente gli estranei per parlare loro del regno di Dio, benché a volte debba parlare loro attraverso uno spioncino. La mancanza di ospitalità dei padroni di casa non scoraggia il ministro di Dio; egli non smette di agire in modo benigno. “Non cessiamo di fare ciò ch’è giusto”. — Gal. 6:9.
10. In che modo il cristiano mostra benignità ai suoi nemici e persecutori, e quali benefici derivano da questa condotta?
10 Il modo in cui il cristiano risponde alle maniere scortesi mostra la sua benignità e il suo amore. Quando è trattato scortesemente, egli “non deve contendere, bensì deve aver tatto con tutti, esser qualificato per insegnare, trattenendosi dal male, istruendo con mansuetudine quelli che non sono favorevoli, poiché Dio potrebbe concedere loro il pentimento che porta all’accurata conoscenza della verità”. (2 Tim. 2:24, 25) Il ministro cristiano pone fine all’ostilità con la benignità: “Continuate a benedire quelli che perseguitano; benedite e non maledite. Ma, ‘se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli qualche cosa da bere; poiché così facendo accumulerai carboni accesi sul suo capo’. Non farti vincere dal male, ma vinci il male col bene”. (Rom. 12:14, 20, 21) Ancora leggiamo: “Quando siamo insultati, benediciamo; quando siamo perseguitati, sopportiamo; quando siamo diffamati, supplichiamo”. (1 Cor. 4:12, 13) Così il cristiano non rende il male quando è insultato; egli benedice. Quando è perseguitato, sopporta la mancanza di benignità e non ha lo spirito abbattuto. Carcerieri e guardie di prigioni hanno acquistato conoscenza della verità, perché i cristiani “benedicono quelli che li perseguitano”. — Atti 16:25-34.
BENIGNITÀ VERSO I FRATELLI
11. Quale esempio diede Gaio nel mostrare benignità?
11 Il cristiano ha il privilegio di mostrare benignità non solo agli estranei e ai persecutori, ma anche ai suoi fratelli cristiani che non conosce personalmente. L’apostolo Giovanni scrisse al suo diletto amico Gaio: “Diletto, tu compi un’opera fedele in tutto quello che fai per i fratelli, e perfino per gli estranei, i quali hanno reso testimonianza al tuo amore davanti alla congregazione. Questi tu farai bene a mandare per la loro via in modo degno di Dio. Poiché era per amor del suo nome che essi partirono, non accettando denaro dalle persone delle nazioni. Noi abbiamo quindi l’obbligo di ricevere tali persone con ospitalità, affinché operiamo con loro nella verità. Diletto, sii un imitatore non di ciò che è male, ma di ciò che è bene. Chi fa il bene ha origine da Dio”. La benignità è dunque mostrata non solo con la predicazione e l’insegnamento ad altri delle verità di Dio, ma mostrando ospitalità e benignità come fece Gaio. Egli faceva “un’opera fedele”, e Giovanni lo lodò altamente; poiché quelli che ricevevano la sua benignità erano “estranei”. A volte può essere un peso pecuniario mostrare tale benignità, ma Gaio non lesinava la sua ospitalità. La benignità di Gaio gli recò molte benedizioni. Oltre a questa rallegrante lettera dell’apostolo Giovanni, fu benedetto col privilegio di usare la sua casa come luogo di adunanza della congregazione di Corinto e per dare alloggio all’apostolo Paolo: “Gaio, ospite mio e di tutta la congregazione”. Ricco in benignità e amore, Gaio ricevette indicibili benedizioni; e la testimonianza della sua benignità è nella sempiterna Parola di Dio. — 3 Giov. 5-8, 11; Rom. 16:23.
12, 13. Che cosa si afferma sulla benignità mostrata da Filemone e Onesiforo?
12 Un buon esempio di benignità anche verso i fratelli cristiani lo diede Filemone. Scrivendogli Paolo disse: “Rendo sempre grazie al mio Dio quando ti menziono nelle mie preghiere, poiché continuo a udire del tuo amore e della tua fede che tu hai verso il Signore Gesù e verso tutti i santi. Infatti provo molta gioia e conforto a motivo del tuo amore, perché il cuore dei santi è stato ristorato per mezzo tuo, fratello”. Non sappiamo che cosa facesse Filemone per ristorare il cuore dei santi, ma fu qualche forma di benignità. Paolo ringraziò Geova nelle sue preghiere per tali prove dell’amore di Filemone. — Filem. 4, 5, 7.
13 Onesiforo consolò similmente il cuore dell’apostolo mediante la sua benigna considerazione. A Roma egli andò in cerca di Paolo, lo trovò ed evidentemente recò all’apostolo qualche ristoro. Paolo ebbe spesso motivo di ringraziare Geova per la benignità di Onesiforo: “Gli conceda il Signore di trovar misericordia presso Geova in quel giorno. E tutti i servizi che egli rese in Efeso tu li conosci abbastanza bene”. — 2 Tim. 1:16-18.
14, 15. Perché Onesiforo, Filemone e Gaio sono buoni esempi per i cristiani, e come anche i Filippesi mostrarono spirito cristiano?
14 Onesiforo, Filemone e Gaio furono cristiani desti alle opportunità di mostrarsi benigni. Essi non si lasciavano sfuggire le occasioni; non erano tanto presi dai loro interessi personali da non pensare ai bisogni di altri. A questo riguardo rammentiamo i Filippesi. Nell’amorevole lettera che inviò ai Filippesi, notiamo lo stretto legame di affetto che univa Paolo alla congregazione. Veramente, una delle ragioni per cui Paolo scrisse la lettera fu quella di esprimere la sua gratitudine per la benignità dei Filippesi. In un certo numero di occasioni essi avevano mostrato praticamente a Paolo affetto e benignità, assistendolo materialmente oltre ad esprimergli parole di conforto e allegrezza. Due volte inviarono a Paolo dei doni mentre era a Tessalonica, e quando l’apostolo era prigioniero a Roma gli inviarono Epafrodito con un ricordo del loro amore. Paolo rimandò Epafrodito con questa lettera, che mostra come i Filippesi fossero spesso menzionati nelle preghiere di Paolo:
15 “Io rendo grazie all’Iddio mio di tutto il ricordo che ho di voi . . . Ed è ben giusto ch’io senta così di tutti voi; perché io vi ho nel cuore”. “Anche voi sapete, o Filippesi, che quando cominciai a predicar l’Evangelo, dopo aver lasciata la Macedonia, nessuna chiesa mi fece parte di nulla per quanto concerne il dare e l’avere, se non voi soli; poiché anche a Tessalonica m’avete mandato una prima e poi una seconda volta di che sovvenire al mio bisogno. . . . Sono pienamente provvisto, avendo ricevuto da Epafrodito quel che m’avete mandato, e che è un profumo d’odor soave, un sacrificio accettevole, gradito a Dio. E l’Iddio mio supplirà a ogni vostro bisogno secondo le sue ricchezze e con gloria, in Cristo Gesù”. — Filip. 1:3, 4, 7; 4:15, 16, 18, 19, VR.
16. Chi assume l’obbligo di compensarci della benignità che mostriamo a tutti?
16 I Filippesi non sarebbero rimasti senza ricompensa per questa benignità, dichiara Paolo. Dio avrebbe provveduto pienamente a tutti i loro bisogni. Geova Dio assume la responsabilità di compensare la benignità, sia se la mostriamo agli estranei che se la manifestiamo ai fratelli cristiani. Geova Dio ci assicura su ciò: “Chi mostra favore all’umile presta a Geova, ed egli ricompenserà la sua opera”. “Manda il tuo pane sulla superficie delle acque poiché col passar di molti giorni lo ritroverai”. “Voi sapete che ciascuno, qualunque sia il bene che fa, lo riavrà da Geova”. — Prov. 19:17; Eccl. 11:1; Efes. 6:8.
RICOMPENSE PER CHI MOSTRA BENIGNITÀ
17, 18. Quali inaspettate benedizioni furono ricevute a causa della benignità mostrata da Dorcas?
17 Quindi, qualunque cosa seminiamo tornerà a noi. Se seminiamo benignità, riceveremo in cambio benignità; “col passar di molti giorni lo ritroverai”. Inaspettate benedizioni sono diffuse sui cristiani che mostrano benignità a tutti. Prendete, per esempio, Dorcas. “Costei abbondava in buone opere e faceva molte elemosine. E avvenne in que’ giorni ch’ella infermò e morì”. I discepoli di Ioppe, dove Dorcas era morta, udirono che l’apostolo Pietro era nella vicina città di Lidda. Essi mandarono da Pietro due uomini per supplicarlo, onde “senza indugio venisse fino a loro”. Quando Pietro arrivò a Ioppe, “lo menarono nella sala di sopra; e tutte le vedove si presentarono a lui piangendo, e mostrandogli tutte le tuniche e i vestiti che Dorcas faceva, mentre era con loro”. Noi ci possiamo ben raffigurare la scena: Un gruppo di vedove piangenti e afflitte per la perdita della cara amica e sorella le quali mostravano le prove dell’amore e della benignità di Dorcas, e ciascuna di esse parlava all’apostolo della benignità che le era stata mostrata. Noi sappiamo quello che accadde: Pietro fece uscire tutti e pregò Geova. “Ella aprì gli occhi; e veduto Pietro, si mise a sedere. Ed egli le diè la mano, e la sollevò; e chiamati i santi e le vedove, la presentò loro in vita”. — Atti 9:36-41, VR, nota in calce.
18 Quale inaspettata benedizione! Risuscitata dai morti! Questo fu il primo miracolo di risurrezione compiuto da un apostolo di cui vi sia la narrazione, e le circostanze che condussero ad esso erano basate sulla benignità. Chi può dire che questo miracolo sarebbe accaduto se Dorcas non avesse abbondato nell’amorevole benignità? Non solo furono benedette Dorcas e le vedove, ma l’occasione costituì una testimonianza per la verità e “molti divennero credenti del Signore”. — Atti 9:42.
19. Qual è la regola divina riguardo alla persona aspra e crudele, e com’è illustrato questo?
19 Quelli che mancano di mostrare benignità a tutti perdono molte benedizioni. Come è vero che “l’uomo di amorevole benignità ricompensa la sua propria anima”, così è vero che “la persona crudele reca afflizione sul suo proprio organismo”. (Prov. 11:17) Questa è la regola divina. Ne danno una buona illustrazione Abigail e Nabal. Abigail era “donna di buon senso e di bell’aspetto; ma l’uomo era duro e malvagio nell’agir suo”. Davide aveva mostrato benignità a Nabal, e un giorno mandò da Nabal i suoi uomini a chiedere un po’ di cibo: “Da’, ti prego, ai tuoi servi e al tuo figliuolo Davide ciò che avrai fra mano”. Il crudele e avaro Nabal rispose con dei rimproveri. Questo fece adirare Davide; egli cinse la spada e insieme ai suoi uomini decise di compensare Nabal per la sua mancanza di benignità. La moglie di Nabal, Abigail, andò incontro a Davide, portandogli “duecento pani, due otri di vino, cinque montoni allestiti, cinque misure di grano arrostito, cento picce di uva secca e duecento masse di fichi”. Abigail, con una commossa supplica, che rivelava la sua benignità e il suo discernimento, persuase Davide a non spargere sangue. In quanto a Nabal, “l’Eterno colpì Nabal, ed egli morì”. Davide riconobbe che Nabal aveva ricevuto da Geova ciò che meritava: “Quando Davide seppe che Nabal era morto disse: ‘Sia benedetto l’Eterno, che m’ha reso giustizia dell’oltraggio . . . La malvagità di Nabal, l’Eterno l’ha fatta ricadere sul capo di lui’”. Circa la benigna e riconoscente Abigail ella ebbe un’inaspettata benedizione: “Davide mandò da Abigail a proporle di diventar sua moglie”. — 1 Sam. 25:3, 8, 14, 18, 38, 39, VR.
20. Perché è certo che la persona perversa e crudele riceverà la ricompensa che merita?
20 Noi riceviamo da Geova quello che meritiamo. La mancanza di benignità compensa la persona così sicuramente come la benignità. La persona perversa e crudele perde le benedizioni della benignità e raccoglie — in vari modi — solo “afflizione sul suo proprio organismo”. Se la persona crudele sfugge alla ricompensa dell’uomo o pare che non soffra a causa di emozioni nocive, essa non può sfuggire alla ricompensa di Geova, l’accurato Calcolatore. “Chi fa torto”, dichiara Paolo, “riceverà la retribuzione del torto che avrà fatto; e non ci son riguardi personali”. D’altra parte, “chi ricerca la giustizia e la bontà troverà vita, giustizia e gloria”. — Col. 3:25; Prov. 21:21, VR.
21. Contro che cosa è Dio, ma qual è lo spirito cristiano?
21 Quale abbondante testimonianza mostra che Dio è contro la mancanza di benignità: bassezza, sgarbatezza, sarcasmo, grettezza ed egoismo! Lo spirito del cristiano è in armonia con la gentilezza, la compassione, la longanimità, l’ospitalità e la generosità. La misura del cristiano non è scarsa, benché possa esser traboccante. Gesù disse: “Praticate il dare, e vi sarà dato. Sarà versata nel vostro grembo una buona misura, pigiata, scossa e traboccante. Poiché con la misura con la quale misurate sarà in cambio rimisurato a voi”. — Luca 6:38.
22. Come dovrebbero misurare i cristiani la loro benignità, e quale sarà il risultato?
22 Misuriamo dunque la nostra benignità generosamente. Nel mostrare benignità agli estranei insegnando loro le verità del Regno, i cristiani hanno l’opportunità di mostrarsi generosi offrendo liberamente il loro tempo. Misurare il tempo con scarsezza nel prezioso ministero del regno di Dio, quando potremmo misurarlo generosamente, significa privarci delle benedizioni: “Chi semina scarsamente mieterà pure scarsamente, e chi semina abbondantemente mieterà pure abbondantemente”. Essendo generosi con la nostra benignità verso tutti, avremo ricche ricompense e inaspettate benedizioni, sì, e voi mostrerete “d’esser figli del Padre vostro che è nei cieli”. — 2 Cor. 9:6; Matt. 5:45.