Non abbiate lo spirito di lamentarvi
“Continuate a fare ogni cosa senza mormorii e discussioni”. — Filip. 2:14.
1, 2. Quali condizioni esistono oggi in tutto il mondo, e come reagiscono ad esse molte persone?
OGGI viviamo in “tempi difficili”. Problemi internazionali, nazionali e individuali sorgono ogni giorno e spesso sembrano insormontabili. Siamo stati testimoni di sanguinose guerre, carestie, micidiali epidemie, delinquenza di giovani e di adulti ed estrema povertà. Avverando le profetiche parole dello scrittore biblico Paolo, gli uomini sono divenuti “amanti di se stessi, amanti del denaro, millantatori, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, ingrati, sleali, senza affezione naturale, non disposti a nessun accordo, calunniatori, senza padronanza di sé, fieri, senza amore per la bontà, traditori, testardi, gonfi d’orgoglio, amanti dei piaceri anziché amanti di Dio”. — 2 Tim. 3:1-4.
2 La reazione a queste condizioni varia a seconda dell’individuo. Molti di coloro che osservano questo malvagio stato di cose incolpano Dio delle cose che accadono. Pensano che sia lento ad agire per porre rimedio alla situazione e così si lamentano, dicendo in effetti: “Dov’è questa sua promessa presenza? Infatti, dal giorno che i nostri antenati si addormentarono nella morte, tutte le cose continuano esattamente come dal principio della creazione”. (2 Piet. 3:4) Giuda, fratellastro di Gesù, dice che “questi uomini sono mormoratori, lamentatori della loro sorte nella vita”. — Giuda 16.
3. Le persone di cuore retto come ragionano circa le condizioni del mondo, e con quali favorevoli risultati per se stesse?
3 Le persone sincere e di cuore retto, comunque, ragionano come ragionò il profeta Geremia in Lamentazioni 3:38, 39: “Dalla bocca dell’Altissimo non escono cose cattive e ciò che è buono. Come può un uomo vivente indulgere nelle lamentele, un uomo robusto a motivo del suo peccato?” È vero che queste persone “sospirano e gemono” per le cose detestabili che avvengono intorno a loro, ma, invece di incolpare Dio, dicono umilmente con Geremia: “Scrutiamo le nostre vie ed esploriamole, e torniamo fino a Geova. Noi stessi abbiamo trasgredito, e ci siamo comportati in maniera ribelle”. (Ezech. 9:4; Lam. 3:40, 42) Essi gridano a Geova per la salvezza, e nella sua abbondante amorevole benignità egli ode il loro grido d’aiuto e li libera dal presente sistema di cose malvagio, conducendoli in spirituali “irrigui luoghi di riposo” in associazione coi suoi testimoni cristiani. — Sal. 23:2.
4. Dite varie ragioni per cui oggi i testimoni di Geova sono un popolo contento.
4 Questi veri cristiani hanno ogni ragione d’essere felici e contenti. Anche se vivono in 199 diversi Paesi, parlano molte diverse lingue e provengono da vari ambienti, vivono in pace e unità, a centinaia di migliaia! Essi sono in una stretta, preziosa relazione col loro Dio e hanno chiaro intendimento della sua volontà. Questo intendimento li libera dalle angosce e dall’infelicità di coloro che fanno ancora parte del presente sistema malvagio e attendono ottimisticamente un giusto nuovo ordine di cose in un futuro molto vicino. Esprimendo felicemente questa gioia, dedicano molto del loro tempo a incoraggiare altri, visitandoli nelle loro case, rallegrando quelli che sono abbattuti ed esortandoli: “Siate riconciliati con Dio”. — 2 Cor. 5:20.
5. (a) Quali domande sorgono in considerazione della prosperità spirituale del popolo di Dio, e quali tre ragioni sono date in risposta? (b) Che cos’è necessario per continuare a essere privi dello spirito di lamentarsi?
5 In considerazione di questa felice condizione spirituale esistente tra il popolo di Geova, perché fu necessario che l’apostolo Paolo scrivesse ai primi cristiani di Filippi: “Continuate a fare ogni cosa senza mormorii e discussioni”? Perché è necessario che La Torre di Guardia consideri questo soggetto e dia consigli in merito? È necessario perché questi cristiani, benché liberi spiritualmente, sono ancora imperfetti e soggetti alle deboli tendenze carnali ereditate da Adamo. Essi vivono ancora nel presente sistema di cose malvagio e, se non stanno attenti, possono essere influenzati dallo “spirito del mondo”, che include lo spirito di lamentarsi. Oltre a ciò, ogni anno decine di migliaia di persone si associano ai testimoni di Geova, avendo abbandonato solo di recente le molte corrotte influenze che sono comuni a questo mondo malvagio. Per essere completamente prive dello spirito di lamentarsi ci vorranno tempo e sforzo da parte di queste persone, insieme all’aiuto e alla guida di Geova. Una volta che se ne è privato, ogni singolo cristiano deve impegnare una continua, progressiva lotta per rimanerne privo, com’è indicato dalle parole: “Continuate a fare ogni cosa senza mormorii”. — Filip. 2:14; 1 Cor. 2:12.
CAUSE ED EFFETTI
6. Quali cose dobbiamo conoscere che ci aiutano a non avere lo spirito di lamentarci?
6 Per non avere lo spirito di lamentarci ed eliminarlo dalla congregazione cristiana, dobbiamo essere in grado di riconoscerlo nelle varie forme in cui può manifestarsi nella vita quotidiana e nell’associazione coi nostri fratelli. Dovremmo sapere qualcosa anche di ciò che fa avere uno spirito lamentatore e dei suoi distruttivi effetti. Questo è importante, poiché, in molti casi, quelli che si lamentano non se ne accorgono neppure o non ne capiscono pienamente le dannose conseguenze.
7. Com’è definito il lamentarsi, e in quali modi si può esprimere?
7 Lamentarsi è definito in un dizionarioa come “Dimostrare con voce il dolore, Rammaricarsi, Lagnarsi. . . . Risentirsi . . . Far lamenti, rimostranze, di torto patito . . . Deplorare”. Si può vedere così che una lamentela è l’espressione di un’intima sensazione di scontentezza, irritazione o dolore. Questa espressione esteriore del proprio malcontento avviene di solito per mezzo della lingua, anche se a volte un gesto di disgusto o una severa espressione facciale può pure servire a comunicare ad altri i vostri sentimenti. Spesso le azioni sono più eloquenti delle parole, e le persone fanno presto a intuire uno spirito di malcontento anche se non sono pronunciate effettive parole di lamentela.
8. (a) Che cosa scrisse Giacomo della difficoltà di controllare la lingua? (b) In che modo quelli che si lamentano non possono usare queste parole di Giacomo, ma come può trarne conforto il trasgressore involontario?
8 Non c’è un solo figlio di Adamo che non abbia peccato con la sua lingua. A motivo di questo Giacomo, discepolo di Gesù, scrisse in Giacomo 3:2, 8-10: “Poiché tutti inciampiamo molte volte. Se uno non inciampa in parola, questi è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche l’intero corpo. . . . la lingua, nessuno del genere umano la può domare. Insubordinata e dannosa, è piena di mortifero veleno. Con essa benediciamo Geova, sì, il Padre, eppure con essa malediciamo gli uomini che son venuti all’esistenza ‘a somiglianza di Dio’. Dalla stessa bocca escono benedizione e maledizione”. Comunque, nessuno usi queste parole come scusa per avere lo spirito di lamentarsi, poiché Giacomo continua: “Non conviene, fratelli miei, che queste cose continuino ad avvenire in questo modo”. Benché sia vero che tutti pecchiamo a volte, tuttavia fare un’abituale pratica del peccato con la propria lingua fino al punto di divenire effettivamente lamentatori, cioè di avere lo spirito di lamentarsi, non è cosa compatibile col vero cristianesimo. D’altra parte, possiamo trarre conforto dalle parole di Giacomo se pecchiamo involontariamente mentre ci sforziamo di vincere la nostra tendenza carnale a questo riguardo.
9. Che cos’è anche più essenziale del controllare la lingua, secondo le parole di Gesù in Matteo 12:34, e perché?
9 Gesù dichiarò un indiscutibile fatto quando disse: “La bocca parla dall’abbondanza del cuore”. (Matt. 12:34) Così, mentre è importante controllare la lingua e impedirle di parlare in modo da lamentarsi, è anche più importante controllare i pensieri che inducono a lamentarsi. La lingua pronuncia solo ciò che è nella mente e nel cuore della persona, esprimendolo così in modo verbale. Che specie di pensieri possono indurre una persona a lamentarsi?
10, 11. (a) Dite alcune possibili ragioni per cui le persone si lamentano. (b) Qual è essenzialmente la causa fondamentale dell’attitudine di lamentarsi?
10 L’orgoglio può essere un motivo per lamentarsi. La persona può avere un’opinione troppo alta di sé e, per esaltare il proprio io e la propria statura presso i suoi fratelli, può cominciare a criticare i difetti di altri. In questo modo attira l’attenzione sul fatto che essa non ha quei particolari difetti nella stessa misura. Un altro può essere impaziente perché i suoi fratelli non afferrano le cose così prontamente come lui o può irritarsi per ciò che considera loro debolezze. Altri che soffrono per qualche insolita avversità possono commiserarsi paragonando la loro condizione ad altri fratelli nella congregazione e così possono lamentarsene. Il desiderio di maggiore efficienza può indurre alcuni a lamentarsi, pensando forse che essi potrebbero fare il lavoro meglio di colui che è nominato per servire.
11 Comunque, dopo aver analizzato solo alcune delle molte possibili ragioni per cui i fratelli si lamentano, un fatto risalta chiaramente: Questo è causato in ogni caso dal darsi troppa importanza, dall’attribuire troppa importanza ai propri sentimenti o al proprio incarico. È perciò un’espressione di egoismo, che è l’opposto dell’amore.
12. In che modo colui che divenne Satana sviluppò uno spirito di lamento, e con quali conseguenze?
12 A questo riguardo è bene riflettere su come colui che divenne Satana il Diavolo cominciò a essere insoddisfatto del suo stesso privilegiato incarico di sorveglianza. La Bibbia ne dice il perché, dichiarando al re di Tiro che rivelò lo spirito del Diavolo: “Il tuo cuore s’insuperbì a causa della tua bellezza. Riducesti la tua sapienza in rovina a motivo del tuo brillante splendore”. (Ezech. 28:17) Il suo superbo desiderio d’essere il governante dell’universo lo fece ribellare al Sovrano Geova. Egli cominciò a stimarsi troppo altamente e così sviluppò uno spirito lamentatore, che presto si espresse con l’azione, la quale recò molta miseria e infelicità alla razza umana.
13. Mostrate che effetto ha il lamentarsi (a) su colui contro il quale si parla, (b) su colui che ode, (c) su un fratello nuovo o debole e (d) quando è rivolto contro l’organizzazione.
13 Benché non tutte le lamentele abbiano simili disastrose conseguenze, tuttavia anche la minima espressione di malcontento reca dannosi risultati. Se la lamentela è contro un fratello o una sorella, tenderà a denigrare la sua reputazione agli occhi di colui a cui parlate. Rivolge l’attenzione a cose che sono deboli e quindi è negativa e scoraggiante. Se è detta a un fratello debole o nuovo, può renderlo così deluso da indebolirlo assai nella fede e nella fiducia verso i suoi fratelli. Se è detta contro l’organizzazione di Dio o i suoi rappresentanti nominati, ha un effetto anche più nocivo, quello di minare la fiducia nelle disposizioni dell’organizzazione, indebolendo quindi la fede in Geova stesso.
14. Quale effetto ha la lingua lamentatrice sull’intera congregazione? Usate Proverbi 21:19 per illustrare la vostra risposta.
14 Anche se la persona non inciampa o non ne risente seriamente in maniera spirituale ascoltando una lingua lamentatrice, perché è matura e quindi lo riconosce e l’allontana dalla mente, tuttavia non è piacevole stare vicino a una persona che si lamenta. Il lamentarsi ha lo stesso effetto del mettere sabbia in una macchina ben lubrificata. È una doccia fredda per la gioia della congregazione. È come se una nube scura fosse improvvisamente apparsa all’orizzonte. Ha sui fratelli lo stesso effetto che ha la moglie rissosa sul marito, com’è scritto in Proverbi 21:19: “È meglio dimorare in un paese deserto che con una moglie rissosa insieme alla vessazione”.
15. Come ne risente colui che si lamenta?
15 Oltre all’effetto demoralizzante su quelli che l’ascoltano lamentarsi, colui che pronuncia la lamentela ne risente egli stesso in maniera sfavorevole. Egli è scontento, infelice, e in molti casi prova rimorso di coscienza dopo aver pronunciato la sua lamentela. In realtà, il saggio parlò bene quando disse sotto ispirazione: “Chi custodisce la sua bocca e la sua lingua custodisce la sua anima dalle angustie”. — Prov. 21:23.
“[GUARDATE] I VOSTRI CUORI E LE VOSTRE FACOLTÀ MENTALI”
16. L’aiuto di chi dovremmo cercare, come mostrò Paolo, per guardare i nostri cuori e le nostre facoltà mentali, e a che cosa dovremmo rivolgere i nostri pensieri?
16 Giacché le lamentele hanno origine nel cuore e nella mente, è essenziale che i nostri pensieri siano debitamente controllati e rivolti a cose edificanti e incoraggianti. L’apostolo Paolo mostrò che si deve cercare l’aiuto di Geova per far questo, dicendo: “Non siate ansiosi di alcuna cosa, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio con preghiera e supplicazione insieme a rendimento di grazie; e la pace di Dio che sorpassa ogni pensiero guardi i vostri cuori e le vostre facoltà mentali mediante Cristo Gesù”. Sì, se avete una debolezza a questo riguardo, non esitate a chiedere l’aiuto di Geova per superarla. Tali premurose richieste saranno udite da Geova ed egli vi concederà pace e contentezza mentale per sostituire uno spirito di lamentela, di insoddisfazione. Paolo, comunque, prosegue mostrando che la persona deve sforzarsi in armonia con le sue preghiere, dicendo: “Infine, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose di seria considerazione, tutte le cose giuste, tutte le cose caste, tutte le cose amabili, tutte le cose delle quali si parla bene, se vi è qualche virtù e qualche cosa degna di lode, continuate a considerare queste cose”. — Filip. 4:6-8.
17. (a) Perché dobbiamo lottare di continuo per applicare le parole di Paolo in Filippesi 4:8? (b) Che cosa dovremmo fare quando cominciamo a provare irritazione per le manchevolezze dei nostri fratelli?
17 In questo modo Paolo mette in risalto che la persona deve controllare non solo la sua lingua, ma anche i suoi pensieri, rivolgendoli alle cose buone, virtuose e amabili nei nostri fratelli. La tendenza della carne decaduta è quella di vedere prima le debolezze della persona, il che spesso impedisce di vedere le molte eccellenti, amabili e lodevoli qualità che possiede. E, poiché è così facile trovare punti deboli in ciascuno di noi, in tal modo non è difficile che lo spirito di lamentarsi trovi legna per continuare a bruciare. Per questo dobbiamo lottare di continuo per tenere sotto controllo i nostri pensieri. Quando notiamo qualcosa che ci fa provare gelosia o irritazione, dovremmo cercare di togliercelo subito dalla mente e pensare invece alle qualità buone. Questo in principio non sarà facile, ma, sforzandovi con l’aiuto di Geova, riscontrerete di coltivare una più stretta relazione coi vostri fratelli e più profondo apprezzamento per la loro devozione a Geova, e, naturalmente, voi stessi sarete persone molto più felici con le quali intrattenersi.
18. (a) Quale sbaglio fa colui che si lamenta, secondo le parole di Paolo ai Corinti e ai Romani? (b) Chi dunque trova più facile vincere l’attitudine di lamentarsi?
18 Chi si lamenta dà importanza alla carne e alle sue debolezze e così agisce come un bambino spirituale sotto questo particolare aspetto. Invece di guardare la devozione di cuore e l’amore mostrato dai suoi fratelli, guarda la carne decaduta e peccaminosa. Anche la congregazione di Corinto fu colpevole di ciò, e così Paolo scrisse loro: “Non vi potei parlare come a uomini spirituali, ma come a uomini carnali, come a bambini in Cristo. . . . Poiché dal momento che vi sono fra voi gelosia e contesa, non siete voi carnali e non camminate voi come gli uomini?” (1 Cor. 3:1, 3) In Romani 8:5, egli dice la ragione per cui avviene questo, affermando: “Poiché quelli che sono secondo la carne rivolgono la loro mente alle cose della carne, ma quelli che sono secondo lo spirito alle cose dello spirito”. Perciò, colui che continua a essere ripieno dello spirito santo di Dio mediante il regolare studio della Bibbia, la frequenza alle adunanze, la preghiera e l’attivo servizio di Geova troverà meno difficile vincere la tendenza a lamentarsi di colui che è irregolare in queste attività spirituali.
LAMENTELE PERSONALI
19. In quali due generali categorie rientrano le lamentele?
19 Analizzando la questione del lamentarsi, possiamo dividerla in due categorie generali: (1) Lamentele contro individui e (2) lamentele di una natura più seria che riguardano l’organizzazione di Geova o i suoi propositi. Considereremo prima la questione delle lamentele personali, e il seguente articolo de La Torre di Guardia tratterà il secondo aspetto.
20. Che cosa causa la stragrande maggioranza delle lamentele personali, e in genere sono esse premeditate?
20 La stragrande maggioranza delle lamentele contro persone sono causate da piccole incomprensioni o conflitti di personalità. Una sorella quieta e riservata può irritarsi con un’altra sorella di maniere molto più aperte, e può esprimere questa irritazione ad altri. Abitudini personali, usanze e azioni possono essere accettevoli ad alcuni, ma per altri possono essere molto fastidiose, facendoli a volte lamentare. La maggioranza di queste lamentele non sono premeditate, ma, piuttosto, sono provocate lì per lì da qualche piccola, seccante cosa che accade. Spesso sono pronunciate frettolosamente e di frequente si prova rammarico in seguito. Che cosa si può fare per evitare questa specie di lamentele?
21. Come dovremmo considerare queste minori manchevolezze da parte dei nostri fratelli, specialmente alla luce delle parole di Gesù in Matteo 6:14, 15?
21 Prima è essenziale che riconosciamo queste lamentele per quello che sono: insignificanti, prive di importanza, persino puerili in molti casi. Non c’è nessun vero motivo per lamentarsi, ma solo che un certo fratello o sorella non fa le cose come pensate che si dovrebbero fare. Ci aiuterà anche a considerare seriamente come Geova guarda le “debolezze” dei nostri fratelli, comprendendo che egli è disposto a passarci sopra e a perdonarle. Non vi perdona Geova liberalmente nonostante le vostre numerose manchevolezze? Non scusate le vostre proprie manchevolezze, chiedendo ripetutamente perdono a Geova, forse per la stessa debolezza? Un requisito preliminare per ottenere il perdono di Geova è che perdoniamo altri, come indicò Gesù in Matteo 6:14, 15: “Poiché se voi perdonate agli uomini i loro falli, il vostro Padre celeste perdonerà pure a voi; mentre se voi non perdonate agli uomini i loro falli, il Padre vostro non perdonerà neanche i vostri falli”.
22. Mostrate in che modo il lamentarsi per minori manchevolezze rivela mancanza d’amore.
22 In realtà, dunque, mostreremmo mancanza d’amore e di perdono se imputassimo ai nostri fratelli questi difetti minori e li ingrandissimo portandoli all’attenzione di altri. In questo non imiteremmo di certo il nostro Padre celeste. Descrivendo l’amore, la Parola di Dio dice: “L’amore è longanime e benigno. L’amore . . . non si irrita. Non tiene conto dell’ingiuria”. “L’amore copre una moltitudine di peccati. Siate ospitale gli uni verso gli altri senza brontolii”. (1 Cor. 13:4, 5; 1 Piet. 4:8, 9) In considerazione di ciò, non è difficile capire perché ci è consigliato di continuare a ‘sopportarci gli uni gli altri nell’amore’. — Efes. 4:2.
23. Che cosa si dovrebbe fare dunque riguardo a questi secondari motivi di lagnanza?
23 Perciò, se non dobbiamo ‘tenere conto dell’ingiuria’, abbiamo l’obbligo cristiano di dimenticare questi secondari motivi di lagnanza che ci sono, togliendoceli del tutto dalla mente. Non lasciate che crescano e assumano irragionevoli proporzioni, ma eliminateli presto, prima che abbiano il tempo di mettere radice e fiorire. Soffocate lo spirito di lamento e impedite molta infelicità a voi stessi e ad altri.
24. Come disse Gesù che si dovevano risolvere le più serie lamentele personali?
24 A volte, comunque, un fratello o una sorella ha realmente motivo di lamentarsi contro un altro. Sia consapevolmente che inconsapevolmente, un fratello può aver fatto qualche cosa che vi ha ferito in qualche modo e, a motivo della sua natura, non riuscite a dimenticarlo e a togliervelo di mente. Potete riscontrare che vi turba in maniera notevole e influisce anche sul vostro servizio a Geova. Per tali occasioni Gesù diede un ragionevolissimo consiglio in Matteo 18:15: “Se il tuo fratello commette un peccato, va e metti a nudo il suo fallo fra te e lui solo. Se ti ascolta, hai guadagnato il tuo fratello”.
25. (a) Che cosa non dovrebbe mai fare colui che ha una seria lamentela contro il suo fratello, e perché? (b) Mostrate perché è molto saggio seguire il consiglio di Matteo 18:15.
25 Anche se avete effettivamente dei motivi per lamentarvi, non dovreste mai divulgarli nella congregazione lamentandovi con altri dell’azione del fratello. Questo non contribuirà alla pace ma turberà l’intera congregazione, creando probabilmente anche divisione tra i fratelli. Certo non sarà d’aiuto all’offensore, che senza dubbio udrà la vostra lamentela indirettamente da altri. Lamentandovi, solo peggiorerete le cose invece di sanare la rottura, come mostra il proverbio: “Chi continua a parlare di una questione separa quelli che son familiari l’uno con l’altro”. (Prov. 17:9) No, un’attitudine lamentevole non sarà d’aiuto per alcuno. Il modo corretto è di avvicinare il fratello in privato e considerare con calma e pacificamente la cosa con lui. Potete riscontrare che egli non si era neppure reso conto d’avervi ferito e, se è così, immaginate come sarà felice che lo abbiate avvicinato direttamente invece di divulgare una lamentela nella congregazione!
26, 27. (a) Quale obbligo ha l’offeso quando il suo fratello chiede perdono, e fin dove arriva? (b) Mostrate come il consiglio di Paolo in Colossesi 3:12-14 sarà d’aiuto in ogni caso di lamentela personale.
26 Quando il vostro fratello vi chiede umilmente perdono, avete l’obbligo di accettare le sue scuse e perdonarlo, proprio come vi perdona il vostro Padre celeste. L’amore è un debito che non si paga mai completamente. (Rom. 13:8) Perciò, quando l’apostolo Pietro chiese a Gesù: “Quante volte il mio fratello peccherà contro di me e io gli perdonerò? Fino a sette volte?”, Gesù rispose: “Io non ti dico: Fino a sette volte, ma: Fino a settantasette volte”. (Matt. 18:21, 22) Essendo generosi col nostro amore, con la nostra misericordia e col nostro perdono verso i fratelli, avremo in cambio molta gioia e felicità e potremo continuare a non avere il corrosivo, divisivo spirito di lamentarci. Nutrendo profondo apprezzamento per Geova e amore per lui e per i nostri fratelli potremo rivolgere la nostra mente alle “cose più importanti” che influiranno sulla nostra vita futura invece che alle molte cose insignificanti che caratterizzano il presente, imperfetto sistema di cose. — Filip. 1:10.
27 Concludendo questa considerazione, ascoltiamo attentamente e applichiamo con diligenza le parole che Paolo disse molti anni fa ai Colossesi. Così, saremo molto aiutati a evitare ogni specie di lamentela personale. Paolo esortò: “Conformemente, come eletti di Dio, santi ed amati, rivestitevi dei teneri affetti di compassione, benignità, modestia di mente, mitezza e longanimità. Continuate a sopportarvi gli uni gli altri e a perdonarvi liberalmente gli uni gli altri se alcuno ha causa di lamentarsi contro un altro. Come Geova vi perdonò liberalmente, così fate anche voi. Ma, oltre a tutte queste cose, rivestitevi d’amore, poiché è un perfetto vincolo d’unione”. — Col. 3:12-14.
[Nota in calce]
a Vocabolario della lingua italiana, compilato da N. Zingarelli.