Riconoscete il posto fondamentale di Cristo
“Ogni autorità mi è stata data in cielo e sulla terra”. — Matt. 28:18.
1. Quali domande potrebbe farsi chi si professa discepolo di Gesù Cristo? (Giov. 15:8-10)
SEI un discepolo del Signore Gesù Cristo? Riconosci il posto fondamentale che egli ha nella disposizione di Dio? In tal caso, mostri nella tua vita quotidiana di apprezzare il Figlio di Dio e ciò che egli ha fatto per te?
La più importante delle creature intelligenti di Dio
2, 3. (a) In che senso Gesù Cristo è “l’immagine dell’invisibile Iddio”? (Ebr. 1:3) (b) Come Geova Dio impiegò il suo Figlio primogenito, e quale posto occupa egli fra tutte le creature intelligenti? (Giov. 1:1-3)
2 L’apostolo Paolo ci aiuta a capire quanto è importante la posizione di Gesù Cristo. Nella lettera ai Colossesi, Paolo scrisse: “Egli è l’immagine dell’invisibile Iddio, il primogenito di tutta la creazione; perché per mezzo di lui tutte le altre cose furono create nei cieli e sulla terra, le cose visibili e le cose invisibili, siano troni o signorie o governi o autorità. Tutte le altre cose sono state create per mezzo di lui e per lui. Ed egli è prima di tutte le altre cose e per mezzo di lui tutte le altre cose furon fatte esistere”. — Col. 1:15-17.
3 Secondo queste parole ispirate, il Figlio primogenito, il principio della creazione di Dio, è la più importante di tutte le creature intelligenti. È l’immagine del suo Padre celeste in quanto è una persona spirituale che riflette alla perfezione le ammirevoli qualità divine di amore, sapienza, giustizia, misericordia, benevolenza e longanimità. (Eso. 34:6, 7; Sal. 33:5; Rom. 16:27; 1 Giov. 4:8) Per mezzo di lui, Geova Dio portò all’esistenza milioni di figli angelici, il vasto universo coi suoi miliardi di galassie e la terra con la sua abbondante varietà di vita vegetale e animale. Inoltre, “troni”, “signorie”, “governi” o “autorità” vennero all’esistenza per mezzo del Figlio. Cosa sono questi?
4. Perché i “troni”, le “signorie”, i “governi” o le “autorità” creati mediante il Figlio non potrebbero essere posizioni o cariche governative mondane, e che cosa devono dunque includere?
4 Non potrebbero essere posizioni o cariche governative mondane, poiché nelle Scritture si fa riferimento a queste come a creazioni umane e non divine. (1 Piet. 2:13, 14) Quindi, i “troni”, le “signorie”, i “governi” o “autorità” devono includere quelle forme di dominio di cui Geova Dio è responsabile mediante suo Figlio, incluso il regno di Melchisedec e quello di Davide a Gerusalemme.
5. (a) Secondo Colossesi 1:18, che relazione c’è fra Gesù Cristo e la congregazione? (b) Che effetto dovrebbe avere questa relazione sui membri della congregazione? (Matt. 23:8-10)
5 Del posto di Gesù Cristo in relazione alla congregazione l’apostolo Paolo dichiara: “Egli è il capo del corpo, la congregazione”. (Col. 1:18) Pertanto, la congregazione considera giustamente lui e non qualche uomo come il più importante, il capo.
6. (a) Cosa può accadere quando i cristiani danno troppa importanza agli uomini? (Mar. 9:33, 34) (b) Com’è illustrato questo da quanto accadde nella congregazione di Corinto?
6 Non riconoscendo questo fatto si crea disunione. Ciò è ben illustrato da quanto accadde nell’antica Corinto. L’apostolo Paolo dovette scrivere a quei fratelli: “Mi è stato rivelato a vostro riguardo, fratelli miei, da quelli della casa di Cloe, che esistono fra voi dei dissensi. Ciò che voglio dire è questo, che ciascuno di voi dice: ‘Io appartengo a Paolo’, ‘ma io ad Apollo’, ‘ma io a Cefa’, ‘ma io a Cristo’. Il Cristo esiste diviso”. (1 Cor. 1:11-13, Traduzione del Nuovo Mondo, ediz. inglese del 1971) Prestando troppa attenzione agli uomini i membri della congregazione di Corinto si dividevano in fazioni. Non comprendevano che gli uomini che prendevano la direttiva tra i cristiani erano solo servitori di Dio e di Cristo, che facevano gli schiavi a favore dei loro fratelli. — 1 Cor. 3:5-9.
7. (a) La colpa dell’errata veduta esistente nella congregazione di Corinto era forse di Paolo, Apollo o Pietro? (b) Come possono gli anziani essere come l’apostolo Paolo, e quindi da che cosa dovrebbero guardarsi?
7 Per fortuna, Paolo, Apollo e Cefa, o Pietro, non erano la causa della situazione sorta nella congregazione di Corinto. Davano personalmente l’esempio considerando Gesù Cristo il capo. L’apostolo Paolo, per esempio, poté dire: “Divenite miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo”. (1 Cor. 11:1) E certo gli anziani di oggi dovrebbero voler essere come Paolo. Per cui devono parlare concordemente. (1 Cor. 1:10) Se gli anziani esprimono pubblicamente vedute personali molto discordanti, i componenti della congregazione saranno inclini a rivolgersi a quelli le cui opinioni sono più conformi alla loro mentalità. La situazione diventa specialmente grave quando un anziano sminuisce gli altri anziani, forse sottintendendo d’essere più zelante e più fedele di loro o forse d’avere più discernimento, più intendimento e più comprensione. (Confronta II Samuele 15:2-6). Come risultato può farsi un seguito nella congregazione e indebolire gli sforzi che il corpo degli anziani compie per aver cura degli interessi spirituali del gregge.
8. Quali vantaggi ha la congregazione quando gli anziani danno l’esempio sottomettendosi a Cristo come capo? (Efes. 4:11-16)
8 D’altra parte, quando gli anziani si sforzano di parlare e di agire concordemente, lasciandosi guidare interamente dalle Scritture nelle loro decisioni, ci sarà unità nella congregazione. L’intera congregazione sarà allora incoraggiata a guardare non gli individui, ma Gesù Cristo come capo della congregazione.
9. Oltre al fatto che Gesù è il capo della congregazione, quale altra ragione della preminenza del Figlio di Dio è indicata in Colossesi 1:18, e cosa dovrebbe significare questo per noi?
9 Continuando la considerazione del posto fondamentale occupato da Gesù Cristo, l’apostolo Paolo presenta un’altra ragione ancora della preminenza del Figlio di Dio. Leggiamo: “Egli è il principio, il primogenito dai morti, affinché divenga colui che è primo in tutte le cose”. (Col. 1:18) Prima di Gesù Cristo nessuno era stato destato alla vita immortale nei cieli. Essendo il primo a ricevere la risurrezione alla vita perfetta, è “il primogenito dai morti”. Egli preparò la via affinché i suoi coeredi ricevessero insieme a lui l’eredità celeste essendo destati alla vita immortale come lo fu lui. (Ebr. 6:19, 20; Riv. 20:6) Per partecipare a quella risurrezione, si deve riconoscere che Gesù Cristo è il capo della congregazione. Anzi, chiunque vuole ricevere le benedizioni divine deve riconoscerlo come capo. — Filip. 2:9-11.
‘Tutta la pienezza dimora in lui’
10. In che senso ‘Dio ritenne bene di far dimorare nel Figlio tutta la pienezza’?
10 Per riconoscere Cristo come capo, tuttavia, non basta riconoscere la sua posizione preminente nella congregazione. Notate che l’apostolo Paolo continua: “Dio ritenne bene di far dimorare in lui tutta la pienezza”. (Col. 1:19) Secondo il beneplacito di Dio, Gesù Cristo occupa il posto più alto nella congregazione non solo in quanto a preminenza e autorità, ma anche avendo la “pienezza” di tutto ciò che occorre ai cristiani. Il Figlio di Dio è la personificazione delle qualità divine, inclusa la sapienza. Quindi è lui, non qualche uomo sulla terra, che i veri cristiani considerano come loro esempio e come colui che è stato costituito quale fonte di guida e istruzione.
11. Dato che tutta la “pienezza” dimora in Cristo, cosa si può dire sulla necessità delle filosofie e delle tradizioni umane?
11 L’esempio e gli insegnamenti perfetti di Gesù Cristo non hanno bisogno d’essere completati da filosofie e tradizioni umane. Nella sua lettera ai Colossesi, l’apostolo Paolo sviluppò ulteriormente questo aspetto scrivendo: “State attenti: vi può essere qualcuno che vi porti via come sua preda per mezzo della filosofia e di un vuoto inganno secondo la tradizione degli uomini, secondo le cose elementari del mondo e non secondo Cristo; perché in lui dimora corporalmente tutta la pienezza della qualità divina. E voi avete la pienezza mediante lui, che è il capo di ogni governo e autorità”. — Col. 2:8-10.
12. (a) Quali sono le “cose elementari del mondo”? (b) Perché Paolo poté definire “vuoto inganno” i ragionamenti e gli insegnamenti che distruggono la fede?
12 Nel primo secolo i cristiani correvano il pericolo d’essere sviati dalle “cose elementari del mondo”, cioè dai principi fondamentali del mondo alienato da Dio. Queste cose elementari includevano i concetti non scritturali dei Greci e di altri popoli non Ebrei nonché i tradizionali insegnamenti giudaici non basati sulla Bibbia. Alcune filosofie e alcuni insegnamenti potevano sembrare del tutto plausibili superficialmente. Forse erano accompagnati da ragionamenti e argomentazioni che facevano una certa presa sul pensiero umano. Ma erano privi di un solido fondamento. Questi insegnamenti infondati — in materia di dottrina, di condotta personale o di procedura nella congregazione — erano in realtà “un vuoto inganno”. Quindi i cristiani avevano ragione di stare attenti a non divenire preda di qualche falso insegnante e a non farsi sviare dalla via della verità. — Confronta I Giovanni 2:26, 27.
13. Secondo Colossesi 2:16-19, quale falso insegnamento promuovevano certuni, e perché questi insegnamenti erano pericolosi?
13 Considerando altre vedute errate allora prevalenti, Paolo dice pure: “Nessuno vi giudichi riguardo al mangiare e al bere o in quanto a festa o a osservanza della luna nuova o a sabato; poiché queste cose sono un’ombra delle cose avvenire, ma la realtà appartiene al Cristo. Nessuno vi privi del premio, provando diletto in una finta umiltà e in una forma di adorazione degli angeli, ‘ponendo piede su’ le cose che ha viste, gonfio senza debita causa mediante il suo stato di mente carnale, mentre non si attiene al capo, a colui dal quale tutto il corpo, essendo fornito e armoniosamente unito per mezzo delle sue giunture e dei suoi legamenti, continua a crescere con la crescita che Dio dona”. — Col. 2:16-19.
14. (a) Come poteva un cristiano lasciarsi erroneamente giudicare in quanto al mangiare e al bere o all’osservanza di certi giorni? (b) Perché coloro che esprimevano tali giudizi erano in errore?
14 In tal modo i cristiani di Colosse erano esortati a non permettere che altri giudicassero la loro fede e la loro giustizia, asserendo che non potessero ottenere la salvezza se non si circoncidevano e non seguivano la legge di Mosè. Chi giudicava in questo modo tornava alle “cose elementari”, all’ABC della vera adorazione, ignorando che Dio aveva modificato le cose e negando che ora “tutta la pienezza” dimorava in Cristo. Pertanto, costoro non si attenevano al Capo, Cristo, e distoglievano altri dalla sana dottrina di cui avevano bisogno per crescere spiritualmente.
15. Cosa potevano perdere i cristiani di Colosse accettando i ragionamenti dei falsi insegnanti?
15 I cristiani di Colosse che si lasciavano persuadere da un promotore di falsa dottrina potevano essere privati del “premio” posto loro dinanzi. Qual era questo premio? La gloriosa ricompensa della vita immortale nei cieli. — 1 Cor. 9:24-27; Filip. 3:14; 2 Tim. 4:7, 8; Riv. 2:7.
16. Secondo le parole di Paolo in Colossesi 2:18, come poteva apparire un insegnante d’errore?
16 Secondo le parole dell’apostolo Paolo, l’uomo che privava un cristiano del prezioso premio della vita poteva apparire del tutto innocente. L’apostolo lo descrive come uno che prova “diletto in una finta umiltà”. (Col. 2:18) Quindi, in apparenza, era un uomo molto condiscendente. Tuttavia, questa condiscendenza o questa umiltà era solo apparente.
17. (a) Che cosa intese dire l’apostolo Paolo descrivendo un falso insegnante come uno che ‘poneva piede sulle cose viste’? (b) In che modo tale falso insegnante era “gonfio senza debita causa mediante il suo stato di mente carnale”?
17 Cosa fosse in realtà si capisce dalle parole di Paolo in riferimento a costui, cioè uno che “‘[pone] piede su’ le cose che ha viste, gonfio senza debita causa mediante il suo stato di mente carnale”. (Col. 2:18) Cosa intendeva l’apostolo dicendo queste parole riguardo a un insegnante di falsità? L’espressione “ponendo piede su” era una frase usata anticamente in relazione ai riti di iniziazione dei misteri pagani. Non soddisfatto della completa e semplice verità rivelata mediante Gesù Cristo, tale individuo si vantava nella convinzione d’avere ottenuto sapienza e santità superiori a ciò che i suoi fratelli cristiani avevano in genere. Cercando di integrare la verità cristiana con ragionamenti falsi, congetturali, in effetti deviava dalla fede. A suo giudizio, il Figlio di Dio non era l’unico depositario della conoscenza e della sapienza. Un tale individuo non credeva alle parole ispirate: “Attentamente occultati in lui [Cristo] son tutti i tesori della sapienza e della conoscenza”. (Col. 2:3) Insisteva che oltre al Figlio di Dio c’erano altri depositari di conoscenza e sapienza a cui la congregazione poteva rivolgersi per avere una guida.
La posizione del cristiano oggi
18. In fatto di vedute e filosofie personali non scritturali, da che cosa devono guardarsi tutti i cristiani, specie gli anziani?
18 Oggi i servitori di Dio non si trovano nelle stesse identiche situazioni prevalenti nel primo secolo. Nondimeno, possiamo imparare lezioni importanti da ciò che Paolo scrisse ai Colossesi. Per esempio, tutti i cristiani, specialmente gli anziani, devono stare attenti a non immischiarsi nelle faccende private degli altri e a non mettere vedute e filosofie personali non scritturali sullo stesso piano della verità rivelata negli insegnamenti e nell’esempio di Gesù Cristo. — Confronta I Timoteo 1:3, 4; II Timoteo 4:1, 2.
19. (a) Su che cosa devono sempre essere basati i consigli spirituali, e perché? (b) Cosa negherebbe il cristiano che non si attenesse alle Scritture e incoraggiasse altri a seguire come guida filosofie personali?
19 Qualsiasi consiglio o suggerimento spirituale un cristiano dia ad altri dovrebbe basarsi non su gusti personali, pregiudizio o principi mondani, ma sull’esempio e sugli insegnamenti di Gesù Cristo. Tutto quello che il Figlio di Dio insegnò era in piena armonia con le Scritture ispirate, quindi per impartire aiuto spirituale si può e si deve giustamente usare la Bibbia completa. (2 Tim. 3:16, 17) Chi non si attiene alle Scritture manca di riguardo al Capo della congregazione. (Confronta Matteo 7:24-27; 15:3-9; Giov. 17:17). Significherebbe anche insinuare che nel Cristo non dimori tutta la “pienezza”, ma che le “lacune” di Cristo debbano essere colmate dalle opinioni personali e dalle filosofie umane.
20. Secondo Ebrei 5:14, perché è pericoloso farci guidare dalle opinioni personali di altri?
20 Che dire dei cristiani che accettano le filosofie e le opinioni personali di altri come guida per determinare se una particolare condotta è giusta? Possono danneggiare la propria coscienza e ostacolare la propria crescita spirituale. Perché? Anzitutto, la Bibbia mostra che ‘le facoltà di percezione devono essere esercitate per mezzo dell’uso’. Pertanto, allorché le decisioni di un individuo sono indebitamente condizionate o perfino dominate da altri, tale individuo non crescerà spiritualmente ma rimarrà bambino, incapace di distinguere il bene dal male. — Ebr. 5:14.
21. In che modo gli sforzi di conformarsi alle opinioni personali non scritturali di altri possono far provare sentimenti di colpa riguardo a cose giuste in se stesse?
21 Inoltre, cercando di conformarsi a quelle che sono semplicemente opinioni personali non scritturali di un altro cristiano, alcuni possono provare inutili sentimenti di colpa riguardo a faccende personali, sani divertimenti, svago, e così via. Per esempio, uno stimato membro della congregazione può esprimere apertamente l’opinione che negli “ultimi giorni” i servitori di Dio non dovrebbero assolutamente pensare di apportare notevoli miglioramenti alla propria casa. Mentre tanti riconoscono che questa è un’opinione privata e non ne sono influenzati, alcuni potrebbero cominciare a sentirsi in colpa per i propri progetti. Quelli che si lasciano influenzare troppo dalle opinioni personali di qualcun altro potrebbero in seguito avere problemi e fastidi che avrebbero evitati attuando i loro ragionevoli progetti. Accade la stessa cosa in altri campi della vita: possono sorgere gravi problemi quando si seguono le idee di uomini imperfetti invece della Parola di Dio. Ma saremo sempre dalla parte del sicuro prendendo decisioni basate sull’esempio e sugli insegnamenti del perfetto Figlio di Dio.
Sottomettetevi a Cristo come capo
22. (a) Avendo ricevuto Gesù una posizione molto elevata, come dovremmo considerare i suoi comandi? (b) Quali domande potremmo farci in relazione ai comandi di Gesù riportati in Matteo 28:19, 20; Luca 21:34-36; 22:19, 20 e Giovanni 13:34, 35?
22 Avendo Gesù Cristo ricevuto una posizione molto elevata, i suoi comandi si devono certo prendere sul serio e seguire con tutta l’anima. Vi sforzate di partecipare pienamente all’opera di rendere testimonianza e fare discepoli? (Matt. 28:19, 20) Vi mantenete spiritualmente svegli, non essendo aggravati dalle quotidiane preoccupazioni della vita o da intemperanza nel mangiare e nel bere? (Luca 21:34-36) Mostrate nei vostri rapporti con altri di volere veramente manifestare l’amore altruistico che distingue i veri discepoli di Gesù Cristo? (Giov. 13:34, 35) Quando vi riunite ubbidientemente con i compagni di fede per commemorare il Pasto Serale del Signore, pensate seriamente ai benefici che avete avuti grazie al sacrificio di Gesù? (Luca 22:19, 20; 1 Cor. 11:23-32) Siete spinti a badare attentamente alla vostra condotta per mantenere la pura condizione derivata dall’avere accettato con fede i benefici espiatori del sangue sparso da Gesù? — 1 Piet. 1:14-19.
23. Come siamo stati riconciliati con Dio, e quindi che cosa dobbiamo continuare a fare?
23 Non dovremmo mai dimenticare che finché i nostri peccati non erano stati espiati, eravamo alienati da Dio. Ma mediante il sangue sparso da Gesù sul palo di esecuzione siamo stati riconciliati con l’Altissimo e ora siamo in pace con lui. (Col. 1:20) Nondimeno, dopo essere stati inizialmente purificati con l’accettazione del sacrificio di Gesù Cristo a nostro favore, dobbiamo continuare a sforzarci per rimanere in una condizione immacolata dinanzi a Geova Dio. Nella sua lettera ai Colossesi, per esempio, l’apostolo Paolo indica chiaramente quale condotta si richiede dal cristiano.
Padroneggiate i desideri errati
24. (a) Prima di divenire un discepolo battezzato di Gesù Cristo, come un uomo può avere usato le membra del suo corpo e la sua capacità di parlare? (b) Cosa dovrebbe fare ora?
24 “Fate morire”, scrive Paolo, “le membra del vostro corpo che sono sulla terra rispetto a fornicazione, impurità, appetito sessuale, desideri dannosi e concupiscenza, che è idolatria”. (Col. 3:5) Prima di divenire un discepolo battezzato di Gesù Cristo, un uomo può avere usato le membra del suo corpo in modo contrario al proposito di Dio. L’apostolo dice perfino: “In queste stesse cose voi pure camminaste una volta quando vivevate in esse. Ma ora realmente allontanatele tutte da voi, ira, collera, malizia, parlar ingiurioso e discorso osceno, fuori della vostra bocca. Non mentite gli uni agli altri”. (Col. 3:7-9) L’errato uso delle membra del corpo e della facoltà di parlare non si addicono a chi è in una condizione pura dinanzi a Dio. Egli dovrebbe far morire gli errati desideri della carne non permettendo che facciano peccare le membra del suo corpo. Dovrebbe imitare l’esempio dell’apostolo Paolo che disse di sé: “Tratto con durezza il mio corpo e lo conduco come uno schiavo, affinché, dopo aver predicato agli altri, io stesso non sia in qualche modo disapprovato”. — 1 Cor. 9:27.
25. (a) Perché la concupiscenza è idolatria? (b) Riconoscendo questo fatto, come possiamo essere aiutati a padroneggiare gli errati desideri della carne?
25 Una cosa che può aiutarci a padroneggiare gli errati desideri della carne è quella di riconoscere che la concupiscenza, lo smodato desiderio di qualcosa a cui non si ha diritto, è una cosa grave. Come affermò Paolo, la concupiscenza è idolatria. Questo perché l’oggetto dell’errato desiderio di un individuo finisce per assumere troppa importanza nella sua vita. Diventa un idolo per lui e quindi gli impedisce di rendere esclusiva devozione a Geova Dio. Gli impedisce anche di amare Dio con tutto il cuore, poiché il suo egoistico desiderio lo spinge a trascurare la legge divina. La Bibbia dice che uno dei modi in cui mostriamo amore a Geova è quello di ubbidire lealmente ai suoi comandi. (1 Giov. 5:2, 3) Perciò, quando il cristiano si accorge che sta nascendo in lui un desiderio errato, fa bene a ricordare quanto è preziosa la sua relazione con Dio e come sarebbe insensato perderla divenendo idolatri.
Azione positiva verso i compagni di fede
26. Basta astenersi da una condotta errata per rimanere in una condizione immacolata dinanzi a Geova Dio, e com’è questo mostrato in Colossesi 3:12, 13?
26 Per rimanere in una condizione immacolata dinanzi a Geova Dio, però, non basta astenersi da una condotta errata e dalle parole corrotte. Ci vuole anche un’azione concreta. Così l’apostolo Paolo proseguì esortando i suoi fratelli colossesi: “Rivestitevi dei teneri affetti di compassione, benignità, modestia di mente, mitezza e longanimità. Continuate a sopportarvi gli uni gli altri e a perdonarvi liberalmente gli uni gli altri se alcuno ha causa di lamentarsi contro un altro. Come Geova vi perdonò liberalmente, così fate anche voi”. — Col. 3:12, 13.
27. Perché dovremmo trattare fraternamente i conservi cristiani e manifestare uno spirito clemente?
27 Considerate queste parole di Paolo. Come cristiani siamo stati purificati dal sangue di Gesù Cristo e siamo fratelli e sorelle spirituali. Dovremmo dunque trattarci fraternamente. Essendo tutti imperfetti, manchiamo tante volte di riflettere le eccellenti qualità del nostro Padre celeste e di suo Figlio. Giustamente, dunque, non dobbiamo essere troppo severi con i compagni di fede, trattandoli aspramente. È male che un cristiano si eriga a giudice dei suoi fratelli, facendo valere superbamente il suo preteso diritto di punirli per le loro mancanze. No, dovrebbe volontariamente sopportare le loro debolezze e non trattenersi dal mostrare compassione, benignità, umiltà, mitezza e longanimità. Sì, qualcuno può avere un motivo valido per lamentarsi di un fratello. Ma fa bene a chiedersi: La mancanza del mio fratello è davvero così grave che non posso perdonarlo? Se chi ha motivo di lamentarsi ricorda le proprie debolezze, è molto più incline a essere clemente, come Geova è stato clemente con lui. — Matt. 18:21-35.
28. (a) Cos’è “la pace del Cristo”? (b) Il fatto che essa domini nei nostri cuori come può influire sulla nostra relazione con i compagni di fede?
28 Ma che dire se le manchevolezze altrui mettono il nostro cuore in uno stato di agitazione? Come possiamo calmarlo? L’apostolo Paolo dà questo consiglio ispirato: “La pace del Cristo domini nei vostri cuori”. (Col. 3:15) Questa “pace” è la tranquillità, la calma che otteniamo divenendo discepoli del Figlio di Dio. Deriva dal sapere che siamo amati e approvati da Geova Dio e da suo Figlio. Quando questa pace è la forza che domina nei nostri cuori, faremo tutto il possibile per parlare e agire in modo da conservarla. Salvaguarderemo la nostra preziosa relazione con Geova Dio e con Gesù Cristo trattando i compagni di fede con benignità e amore. Così promuoveremo la pace nella congregazione ed eviteremo di agitarci fino al punto di peccare contro i nostri fratelli. — Efes. 4:26, 27.
29. Quale bene risulterà dal seguire il consiglio ispirato: “Mostratevi grati”?
29 Continuando, Paolo raccomanda: “Mostratevi grati”. (Col. 3:15) Sì, uno spirito di gratitudine contribuisce a mantenere la pace che abbiamo come cristiani. Quelli che riconoscono sinceramente l’immeritata benignità di Dio verso di loro e verso i compagni di fede sono felici e contenti. Apprezzando profondamente ciò che Geova Dio e Gesù Cristo hanno fatto dando loro la possibilità d’essere purificati dal peccato con la prospettiva della vita eterna, non sono pronti a offendersi quando altri mancano in qualche modo, ma li perdonano liberalmente, di cuore. Com’è diverso nel caso delle persone ingrate! Si lamentano spesso, non sono mai soddisfatte e sono molto infelici. Il loro atteggiamento egoistico e poco amorevole scoraggia coloro coi quali vengono a contatto e suscita liti e contese. Facciamo dunque bene a coltivare uno spirito di gratitudine.
30. Cosa significa lasciare che ‘la parola del Cristo risieda riccamente in noi in ogni sapienza’?
30 Dopo avere incoraggiato i cristiani a essere grati, Paolo scrive: “La parola del Cristo risieda riccamente in voi in ogni sapienza”. (Col. 3:16) Cosa vuol dire? “La parola del Cristo”, o il messaggio di Cristo, l’intero deposito dell’insegnamento cristiano, dovrebbe divenire parte di noi. Dovrebbe essere come se l’intero corpo degli insegnamenti impartiti da Cristo risiedesse in noi. Affinché ciò avvenga, dobbiamo essere pienamente assorti nel messaggio della verità cristiana, meditando su di esso. Quando la “parola del Cristo” è effettivamente parte di noi in tutta la sua pienezza o ricchezza, ci guiderà e ci aiuterà ad avere successo nella nostra via. Tale parola ci spingerà ad agire saggiamente. Essendo ripieni della “parola del Cristo”, incoraggeremo ed edificheremo i nostri fratelli.
Include ogni aspetto della vita
31. Secondo Colossesi 3:17, cosa dovremmo fare in riferimento a ogni aspetto della nostra vita?
31 I fattori che possono contribuire al mantenimento della pace con i compagni di fede sono essenziali anche per provare gioia e contentezza in ogni altro aspetto della vita. Non dovremmo mai perdere di vista il fatto che siamo discepoli di Gesù Cristo ogni giorno, ogni ora del giorno. L’apostolo Paolo scrisse: “Qualunque cosa facciate in parola o in opera, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio il Padre per mezzo di lui”. (Col. 3:17) Quindi, in ogni questione della vita, dobbiamo parlare e agire nel nome del Figlio di Dio, cioè come suoi rappresentanti, e dobbiamo essere grati a Geova Dio della capacità che ci ha dato di parlare e di lavorare.
32. (a) Avendo il giusto rispetto per Gesù Cristo, quali consigli seguiranno mogli, mariti, padri e figli? (b) In che modo i dipendenti cristiani dovrebbero svolgere il loro lavoro, e perché? (c) I datori di lavoro cristiani come dovrebbero trattare i dipendenti, e perché?
32 È dunque il rispetto per Gesù Cristo come Signore che dovrebbe rendere i cristiani mariti e padri eccellenti, mogli e madri brave, figli e figlie ubbidienti e dipendenti e datori di lavoro esemplari. Che siamo cristiani dovrebbe vedersi dalla nostra vita familiare e dal nostro lavoro secolare, come si capisce dal consiglio di Paolo: “Mogli, siate sottoposte ai vostri mariti, come si conviene nel Signore. Mariti, continuate ad amare le vostre mogli e non siate amaramente adirati con loro. Figli, siate ubbidienti ai vostri genitori in ogni cosa, poiché questo è grato al Signore. Padri, non esasperate i vostri figli, onde non siano scoraggiati. Schiavi [oggi, dipendenti], siate ubbidienti in ogni cosa a quelli che sono i vostri signori [oggi, datori di lavoro] in senso carnale, non con atti di servizio per l’occhio, come per piacere agli uomini, ma con sincerità di cuore, nel timore di Geova. Qualunque cosa facciate, fatela con tutta l’anima come a Geova, e non agli uomini, poiché sapete che da Geova riceverete la dovuta ricompensa dell’eredità. Siate schiavi del Signore, Cristo. Certamente chi fa torto riceverà ciò che avrà fatto a torto, e non vi è parzialità. Signori [oggi, datori di lavoro], continuate a trattare i vostri schiavi [oggi, dipendenti,] con giustizia ed equità, sapendo che anche voi avete un Signore in cielo”. — Col. 3:18–4:1.
33. (a) I cristiani dovrebbero dimostrare con la loro vita che riconoscono il ruolo di chi, e come si manifesta ciò? (b) Quale fiducia possiamo nutrire se osserviamo i comandamenti di Gesù Cristo?
33 Quindi, se professiamo d’essere discepoli di Cristo, dovremmo dimostrare con la nostra vita che riconosciamo il suo ruolo fondamentale nella disposizione di Dio. Pertanto, dobbiamo ubbidire ai suoi comandi e seguire come guida i suoi insegnamenti e il suo esempio. Così avremo la certezza del suo amore e dell’amore del Padre suo. Gesù stesso disse: “Se osservate i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre e rimango nel suo amore”. (Giov. 15:10) Come persone amate e approvate da Geova Dio e da Gesù Cristo, possiamo avere la fiducia di ottenere la ricompensa della vita eterna. — 1 Giov. 2:25.